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La VOCE 1803

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La VOCE ANNO XXI N°10

giugno 2019

PAGINA 3

Onorificenza Internazionale Medaglia della Amicizia col Popolo della RPD di Corea alla Partigiana Miriam Pellegrini Ferri.

Invito all’ Ambasciata di Cuba in Italia dal Consigliere Politico Yamila Pita Montes.

Colaboracion con Radio Habana Cuba. - Curriculum Miriam
twitt di miriam. miriam su facebook. sette italiani su dieci vogliono un'italia che dice no alle armi nucleari. scritto da ilcambiamento - 29-04-2019. un nuovo sondaggio promosso nei 4 paesi europei che ospitano testate nucleari statunitensi (italia, germania, belgio, paesi bassi) dalla campagna ican e dai suoi partner nazionali (per l’italia da senzatomica e rete italiana per il disarmo) conferma quanto già evidenziato da precedenti indagini: 7 italiani su 10 vorrebbero adesione dell’italia al trattato onu contro le armi nucleari e 3 su 5 chiedono che le testate statunitensi vengano rimosse dal nostro territorio. " come già evidenziato da precedenti indagini demoscopiche, un nuovo e recente sondaggio conferma che la maggioranza degli italiani vuole un mondo senza armi nucleari, a partire dal nostro paese. lo dimostrano i risultati elaborati da yougov e commissionati dalla campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (ican) con i suoi partner europei (per l'italia la rete italiana per il disarmo e senzatomica): ben il 70% dei cittadini si è detto favorevole all’adesione al trattato onu di proibizione delle armi nucleari (con solo il 16% contrario), mentre il 60% ritiene che si dovrebbero eliminare dal nostro territorio le testate nucleari statunitensi attualmente presenti nelle basi di ghedi ed aviano (e solamente il 21% concorda con il mantenerle in italia). la presa di distanza dagli ordigni nucleari si esplicita anche in aspetti non istituzionali, ma legati invece a dinamiche economiche: per il 72% degli intervistati dovrebbe essere impedito alle istituzioni finanziarie italiane qualsiasi investimento in società coinvolte nella produzione delle armi nucleari (coinvolgimento economico che risulta accettabile solo per il 13% del campione). molto significativo è anche il risultato relativo alla domanda sulla capacità nucleare aerea che i paesi in regime di “nuclear sharing” devono garantire agli usa: per due terzi degli italiani (un rotondo 66%) i cacciabombardieri attualmente in acquisizione (i famigerati f-35) non dovrebbero essere dotati della “doppia capacità” anche nucleare legata in particolare alle nuove bombe b61-12 che gli stati uniti stanno sviluppando, con costi miliardari, e dispiegheranno nei paesi alleati. l’orientamento verso la scelta di disarmo nucleare appare comune e trasversale a tutte le appartenenze politiche (pur con fisiologiche differenze in termini assoluti): il rifiuto delle bombe nucleari statunitensi è certamente robusto nell’elettorato del movimento 5 stelle (71%) e dei partiti di sinistra (dal 71% di liberi e uguali all’80% degli altri) ma ben presente anche per i sostenitori di partito democratico (58%), forza italia (58%) e lega con salvini (56%). ancora più netta la situazione per quanto riguarda l’adesione al trattato tpnw: se per gli elettori di sinistra la scelta è indiscutibile (dall’88% al 95%) risulta molto forte il sostegno per quelli di movimento 5 stelle (76%), partito democratico (78%) e fratelli d’italia (70%) risultando comunque chiaro anche per elettori di lega con salvini (64%) e forza italia (60%). da notare come gli f-35 non dovrebbero avere capacità nucleare per gli elettori di entrambi i partiti attualmente al governo (il 75% per il m5s e il 60% nel caso della lega). il nuovo sondaggio di opinione è stato condotto contemporaneamente nei quattro paesi dell'ue che ospitano armi nucleari statunitensi: belgio, paesi bassi, germania e italia. in ciascuno di essi la scelta politica migliore per le persone intervistate è risultata essere quella favorevole alla rimozione delle testate nucleari dal proprio territorio con un accordo molto alto (dal 62% al 70%!) relativamente all’ipotesi di sottoscrizione da parte del proprio stato del trattato tpnw che le vieta completamente. per l’italia, i partner del sondaggio sono stati senzatomica e rete italiana per il disarmo, che dal momento dell’approvazione del trattato onu contro le armi nucleari (luglio 2017) hanno promosso e continuano a rilanciare la mobilitazione “italia, ripensaci” (che negli scorsi mesi si è resa esplicita con la raccolta di cartoline controfirmate da migliaia di cittadini) con l’obiettivo della firma del trattato anche da parte del governo italiano, in vista di una successiva ratifica parlamentare. «riteniamo che l’italia debba allinearsi alla volontà di disarmo nucleare espressa dalla maggioranza degli stati parte delle nazioni unite dicono i promotori italiani - una volontà che è sicuramente anche patrimonio della maggioranza degli italiani (come dimostrano i ripetuti sondaggi condotti) oltre che delle città e comuni italiani, che a decine hanno raccolto l’invito della campagna di votare ed approvare ordini del giorno a sostegno del trattato. i numerosi dibattiti ed eventi hanno confermato quanto sia importante per numerosi territori del nostro paese il ripudio delle armi nucleari e la volontà forte di metterle fuori dalla storia». «le armi nucleari sono le più distruttive, inumane e indiscriminate che siano mai state create - proseguono i promotori della campagna - una singola bomba nucleare potrebbe uccidere milioni di persone e l'uso anche solo di poche decine distruggerebbe il clima globale, causando una carestia diffusa. e’ giunto il momento per i paesi che ancora possiedono o ospitano armi nucleari - tra cui l’italia - di assumersi le proprie responsabilità e agire, adempiendo ai propri obblighi di disarmo nucleare da tempo non rispettati. tutti i governi realmente responsabili dovrebbero proibire le armi nucleari aderendo al trattato tpnw e così non solo realizzerebbero la volontà dei propri cittadini, ma adempirebbero anche ad una responsabilità fondamentale: proteggere le popolazioni da una delle peggiori atrocità, in base ai principi delle norme internazionali sui diritti umani».
in vietnam i crimini americani continuano a seminare morte. sono trascorsi 44 anni dalla fine del devastante conflitto che devastò il vietnam e la sua popolazione. quella del vietnam fu una guerra sciagurata che, nei quindici anni di durata, ha mietuto vittime infinite, probabilmente milioni anche se il numero esatto non è mai stato reso noto, sia per motivi di propaganda che per l’oggettiva impossibilità di tenere il macabro conteggio di corpi letteralmente svaniti fra esplosioni, napalm e il fango delle risaie. tuttavia, le conseguenze di quell’immane tragedia continuano a mietere lutti e ad affliggere quelle popolazioni; non parliamo semplicemente delle mine e degli ordigni, seminati fino a saturare aree amplissime, che a tutt’oggi provocano almeno trecento morti all’anno, parliamo di qualcos’altro, assai più subdolo, l’”agente arancio”, ovvero l’uso indiscriminato della diossina. fra gli anni ’60 e l’alba degli anni ’70, l’impegno americano era nel pieno; allora i g.i. si trovavano a fare i conti con la giungla dove si nascondevano i vietcong e i soldati dell’esercito del nord vietnam. per ovviare al problema venne avviata l’operazione “ranch hand”: centinaia di aerei, per anni, sganciarono un defoliante che spogliava la vegetazione e avvelenava il terreno praticamente per sempre; si trattava di composti a base di diossina, assai più concentrati di quelli che venivano allora ancora usati in agricoltura per il diserbo prima che venissero vietati. i risultati furono (e sono ancora) catastrofici, una seveso amplificata su scala colossale; si calcola che almeno un milione di persone siano state contaminate, fra cui almeno 150mila bambini, con conseguenze tragiche: cecità, sordità, tumori e poi deformazioni d’ogni tipo in chi è stato generato da chi è risultato contaminato gravemente o nasce in quell’inferno. il terreno, saturo di diossina concentrata che, come si sa, ha un lunghissimo periodo di tossicità, continua a provocare contaminazione ed effetti nefasti in una catena d’orrore che non conosce sosta. gli usa si trincerarono (e lo fanno ancora) dietro la scusa che, allora, gli effetti sul piano sanitario di quei composti non erano noti, tanto che allora la diossina era componente di numerosi prodotti per l’agricoltura, sia pure in dose assai più diluita. ma, appunto, è una scusa. a parte che già allora fra i g.i. (che pure in molti furono contaminati) le voci sugli effetti del defoliante cominciavano a girare, il dr. james clary, che ha lavorato allo sviluppo di quei composti, ha affermato che già allora, negli anni ’60, gli scienziati militari erano pienamente consapevoli del danno potenziale della contaminazione da diossina, soprattutto vista la maggiore concentrazione usata per l’”agente arancio”, ma, visto che doveva essere usato sul nemico, nessuno se n’era preoccupato. eppure la diossina che quei composti potevano sviluppare a certe temperature era la tcdd, la medesima, micidiale, di seveso. a quel tempo, le aziende produttrici (in testa la monsanto, capofila del programma), per mettersi le spalle al sicuro, inviarono diversi memorandum – ovviamente inascoltati – per avvertire dei potenziali rischi per la salute. da allora, dinanzi a tutte quelle vittime, a tutto quel disastro irreversibile, gli stati uniti non hanno speso una parola di rammarico, di solidarietà, neppure per tutti quei bambini che ancora oggi, nelle zone contaminate, nascono deformi o già malati. rifiutare di ammettere le proprie colpe dinanzi a simili fatti è già assai grave, rifiutare di constatare i propri errori è peggio; ma forse è la paura di dover poi risarcire le proprie vittime che li frena. e questa sarebbe la potenza globale che pretende di governare il mondo. di ardizzone . "il presidente dei ricchi". mario albanesi. pubblicato il 22 dic 2018 . nel giudizio di un italiano che vive in francia sulle manifestazione francesi c'è riprovazione per il modo in cui i mezzi di informazione hanno raccontato le motivazioni della popolazione riducendole a futili motivi.

Twitt di Miriam



Miriam su Facebook



Sette italiani su dieci vogliono un'Italia che dice NO alle armi nucleari



Scritto da ilcambiamento - 29-04-2019

Un nuovo sondaggio promosso nei 4 Paesi europei che ospitano testate nucleari statunitensi (Italia, Germania, Belgio, Paesi Bassi) dalla Campagna ICAN e dai suoi partner nazionali (per l’Italia da Senzatomica e Rete Italiana per il Disarmo) conferma quanto già evidenziato da precedenti indagini: 7 italiani su 10 vorrebbero adesione dell’Italia al Trattato ONU contro le armi nucleari e 3 su 5 chiedono che le testate statunitensi vengano rimosse dal nostro territorio.



" Come già evidenziato da precedenti indagini demoscopiche, un nuovo e recente sondaggio conferma che la maggioranza degli italiani vuole un mondo senza armi nucleari, a partire dal nostro Paese.
Lo dimostrano i risultati elaborati da YouGov e commissionati dalla Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (ICAN) con i suoi partner europei (per l'Italia la Rete Italiana per il Disarmo e Senzatomica): ben il 70% dei cittadini si è detto favorevole all’adesione al Trattato ONU di proibizione delle armi nucleari (con solo il 16% contrario), mentre il 60% ritiene che si dovrebbero eliminare dal nostro territorio le testate nucleari statunitensi attualmente presenti nelle basi di Ghedi ed Aviano (e solamente il 21% concorda con il mantenerle in Italia).

La presa di distanza dagli ordigni nucleari si esplicita anche in aspetti non istituzionali, ma legati invece a dinamiche economiche: per il 72% degli intervistati dovrebbe essere impedito alle istituzioni finanziarie italiane qualsiasi investimento in società coinvolte nella produzione delle armi nucleari (coinvolgimento economico che risulta accettabile solo per il 13% del campione). Molto significativo è anche il risultato relativo alla domanda sulla capacità nucleare aerea che i Paesi in regime di “nuclear sharing” devono garantire agli USA: per due terzi degli italiani (un rotondo 66%) i cacciabombardieri attualmente in acquisizione (i famigerati F-35) non dovrebbero essere dotati della “doppia capacità” anche nucleare legata in particolare alle nuove bombe B61-12 che gli Stati Uniti stanno sviluppando, con costi miliardari, e dispiegheranno nei Paesi alleati.

L’orientamento verso la scelta di disarmo nucleare appare comune e trasversale a tutte le appartenenze politiche (pur con fisiologiche differenze in termini assoluti): il rifiuto delle bombe nucleari statunitensi è certamente robusto nell’elettorato del Movimento 5 Stelle (71%) e dei partiti di sinistra (dal 71% di Liberi e Uguali all’80% degli altri) ma ben presente anche per i sostenitori di Partito Democratico (58%), Forza Italia (58%) e Lega con Salvini (56%). Ancora più netta la situazione per quanto riguarda l’adesione al Trattato TPNW: se per gli elettori di sinistra la scelta è indiscutibile (dall’88% al 95%) risulta molto forte il sostegno per quelli di Movimento 5 Stelle (76%), Partito Democratico (78%) e Fratelli d’Italia (70%) risultando comunque chiaro anche per elettori di Lega con Salvini (64%) e Forza Italia (60%). Da notare come gli F-35 non dovrebbero avere capacità nucleare per gli elettori di entrambi i partiti attualmente al Governo (il 75% per il M5S e il 60% nel caso della Lega).

Il nuovo sondaggio di opinione è stato condotto contemporaneamente nei quattro Paesi dell'UE che ospitano armi nucleari statunitensi: Belgio, Paesi Bassi, Germania e Italia. In ciascuno di essi la scelta politica migliore per le persone intervistate è risultata essere quella favorevole alla rimozione delle testate nucleari dal proprio territorio con un accordo molto alto (dal 62% al 70%!) relativamente all’ipotesi di sottoscrizione da parte del proprio Stato del Trattato TPNW che le vieta completamente.

Per l’Italia, i partner del sondaggio sono stati Senzatomica e Rete Italiana per il Disarmo, che dal momento dell’approvazione del Trattato ONU contro le armi nucleari (luglio 2017) hanno promosso e continuano a rilanciare la mobilitazione “Italia, ripensaci” (che negli scorsi mesi si è resa esplicita con la raccolta di cartoline controfirmate da migliaia di cittadini) con l’obiettivo della firma del Trattato anche da parte del Governo italiano, in vista di una successiva ratifica parlamentare. «Riteniamo che l’Italia debba allinearsi alla volontà di disarmo nucleare espressa dalla maggioranza degli Stati parte delle Nazioni Unite dicono i promotori italiani - Una volontà che è sicuramente anche patrimonio della maggioranza degli italiani (come dimostrano i ripetuti sondaggi condotti) oltre che delle città e comuni italiani, che a decine hanno raccolto l’invito della campagna di votare ed approvare Ordini del Giorno a sostegno del Trattato. I numerosi dibattiti ed eventi hanno confermato quanto sia importante per numerosi territori del nostro Paese il ripudio delle armi nucleari e la volontà forte di metterle fuori dalla storia».

«Le armi nucleari sono le più distruttive, inumane e indiscriminate che siano mai state create - proseguono i promotori della campagna - Una singola bomba nucleare potrebbe uccidere milioni di persone e l'uso anche solo di poche decine distruggerebbe il clima globale, causando una carestia diffusa. E’ giunto il momento per i Paesi che ancora possiedono o ospitano armi nucleari - tra cui l’Italia - di assumersi le proprie responsabilità e agire, adempiendo ai propri obblighi di disarmo nucleare da tempo non rispettati. Tutti i Governi realmente responsabili dovrebbero proibire le armi nucleari aderendo al Trattato TPNW e così non solo realizzerebbero la volontà dei propri cittadini, ma adempirebbero anche ad una responsabilità fondamentale: proteggere le popolazioni da una delle peggiori atrocità, in base ai principi delle norme internazionali sui diritti umani».

In Vietnam i crimini americani continuano a seminare morte

Sono trascorsi 44 anni dalla fine del devastante conflitto che devastò il Vietnam e la sua popolazione. Quella del Vietnam fu una guerra sciagurata che, nei quindici anni di durata, ha mietuto vittime infinite, probabilmente milioni anche se il numero esatto non è mai stato reso noto, sia per motivi di propaganda che per l’oggettiva impossibilità di tenere il macabro conteggio di corpi letteralmente svaniti fra esplosioni, napalm e il fango delle risaie. Tuttavia, le conseguenze di quell’immane tragedia continuano a mietere lutti e ad affliggere quelle popolazioni; non parliamo semplicemente delle mine e degli ordigni, seminati fino a saturare aree amplissime, che a tutt’oggi provocano almeno trecento morti all’anno, parliamo di qualcos’altro, assai più subdolo, l’”Agente Arancio”, ovvero l’uso indiscriminato della diossina.



Fra gli anni ’60 e l’alba degli anni ’70, l’impegno americano era nel pieno; allora i G.i. si trovavano a fare i conti con la giungla dove si nascondevano i Vietcong e i soldati dell’Esercito del Nord Vietnam. Per ovviare al problema venne avviata l’operazione “Ranch hand”: centinaia di aerei, per anni, sganciarono un defoliante che spogliava la vegetazione e avvelenava il terreno praticamente per sempre; si trattava di composti a base di diossina, assai più concentrati di quelli che venivano allora ancora usati in agricoltura per il diserbo prima che venissero vietati.

I risultati furono (e sono ancora) catastrofici, una Seveso amplificata su scala colossale; si calcola che almeno un milione di persone siano state contaminate, fra cui almeno 150mila bambini, con conseguenze tragiche: cecità, sordità, tumori e poi deformazioni d’ogni tipo in chi è stato generato da chi è risultato contaminato gravemente o nasce in quell’inferno. Il terreno, saturo di diossina concentrata che, come si sa, ha un lunghissimo periodo di tossicità, continua a provocare contaminazione ed effetti nefasti in una catena d’orrore che non conosce sosta.

Gli Usa si trincerarono (e lo fanno ancora) dietro la scusa che, allora, gli effetti sul piano sanitario di quei composti non erano noti, tanto che allora la diossina era componente di numerosi prodotti per l’agricoltura, sia pure in dose assai più diluita. Ma, appunto, è una scusa.

A parte che già allora fra i G.i. (che pure in molti furono contaminati) le voci sugli effetti del defoliante cominciavano a girare, il dr. James Clary, che ha lavorato allo sviluppo di quei composti, ha affermato che già allora, negli anni ’60, gli scienziati militari erano pienamente consapevoli del danno potenziale della contaminazione da diossina, soprattutto vista la maggiore concentrazione usata per l’”Agente Arancio”, ma, visto che doveva essere usato sul nemico, nessuno se n’era preoccupato. Eppure la diossina che quei composti potevano sviluppare a certe temperature era la Tcdd, la medesima, micidiale, di Seveso. A quel tempo, le aziende produttrici (in testa la Monsanto, capofila del programma), per mettersi le spalle al sicuro, inviarono diversi memorandum – ovviamente inascoltati – per avvertire dei potenziali rischi per la salute.

Da allora, dinanzi a tutte quelle vittime, a tutto quel disastro irreversibile, gli Stati Uniti non hanno speso una parola di rammarico, di solidarietà, neppure per tutti quei bambini che ancora oggi, nelle zone contaminate, nascono deformi o già malati. Rifiutare di ammettere le proprie colpe dinanzi a simili fatti è già assai grave, rifiutare di constatare i propri errori è peggio; ma forse è la paura di dover poi risarcire le proprie vittime che li frena. E questa sarebbe la potenza globale che pretende di governare il mondo.

di Ardizzone

"IL PRESIDENTE DEI RICCHI"

Mario Albanesi
Pubblicato il 22 dic 2018



Nel giudizio di un italiano che vive in Francia sulle manifestazione francesi c'è riprovazione per il modo in cui i mezzi di informazione hanno raccontato le motivazioni della popolazione riducendole a futili motivi.

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