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La VOCE 1809 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXI N°1 | settembre 2018 | PAGINA 10 |
IN RICORDO DEL NOSTRO SPARTACO FERRI GLI ABBIAMO DEDICATO LA PAGINA 12RICORDANDO DOMENICO LOSURDOLa morte di Domenico Losurdo mi ha fatto venire in mente Antonio Labriola. Altri lo hanno già scritto. Il parallelismo non è fuori luogo. Semina di pensieri materialistici tra il popolo comunista, in qualunque modo lo si voglia intendere, la ricerca della razionalità – Hegel, Marx, Engels – in quanto tale. Come Labriola al passaggio del secolo diciannovesimo, anche Losurdo molti decenni dopo, Labriola muore nel 1904, non ha mai smesso di comportarsi da intellettuale sociale, organico come si potrebbe anche dire. Un ruolo che gli intellettuali, tranne esempi come il suo, hanno dimenticato da troppi anni. L’azione di semina culturale negli strati proletari del nostro Paese come necessaria pratica politica. Due ricordi personali che risultano essere esempi di tale comportamento. Il primo: anni fa quando era vivo e cartaceo Marxismo oggi, ora solo in rete, ebbi diverse difficoltà ad essere ospitato, a scrivere su quella testata. Il sospetto di essere troppo marxista-leninista ostacolava la mia accoglienza in quella sede. Losurdo, che da quella tradizione proveniva, mi parlò diverse volte invitandomi ad insistere. A lui avrebbe fatto piacere e sarebbe stato utile avere altri interventi scritti strutturati, oltre ai suoi e ad altri, anche i miei potevano rinforzare tale curvatura. Io non mi sono mai considerato m-l né altro di definito in etichette, ma la ricerca della chiarezza e della razionalità mi ha sempre guidato. Questo bastava evidentemente a lui per spingermi ad insistere. Un altro ricordo, recentissimo. Prima delle ultime elezioni politiche lo incontrai a Milano alla fine di un incontro pubblico nel quale aveva tenuto una relazione per ricordare la fondazione del PCd’I nel 1921. Parlai con lui invitandolo a proporre un manifesto alle sparse membra della galassia comunista per una presentazione unitaria, a livello elettorale, da indirizzare alle liste che si sarebbero presentate, per offrire così ai compagni che avessero voluto recarsi alle urne un riferimento un poco solido. Mi pareva, e mi pare ancora ora, che tale unitarietà, almeno elettorale risulti essere fondamentale, per ripartire. Losurdo era scettico e titubante. Naturalmente gli proposi un progetto che avrebbe dovuto includere almeno un altro noto intellettuale, ascoltato dai compagni. Mi chiese una settimana di tempo. Passato quel periodo, telefonandogli, mi disse che i miei argomenti gli parevano “razionali” e si disse d’accordo. Non se ne fece nulla per Memoria Storica: Ricordando Domenico Losurdo - Tiziano Tussi ragioni che si sostanziarono dopo, ma quello che voglio rilevare è che Losurdo sapeva riconoscere la presenza della “razionalità” e prendere successivamente posizione rispetto ad essa. Ciò che rimane di questi due piccoli episodi è sicuramente la ricerca di un percorso si grande serietà e profondità. Alcune sue posizioni possono essere senz’altro criticate. Il metodo marxista impone l’uso del pensiero critico. Ad esempio la sua testardaggine a considerare la Cina attuale un Paese comunista, pur con tutte le specificità del caso, può non convincere. Così come la sua analisi su Stalin, che può apparire troppo giustificazionista. Il suo libro su Stalin - Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, Roma, Carocci, 2008 - comunque lo recensii per la rivista dell’ANPI, allora cartacea. E Losurdo mise nel suo sito questo breve e critico scritto. Insomma posizioni le sue che possono essere discusse, anche a fondo, ma mai liquidate come dogmatiche o miopi, sicuramente non cieche. Un pensiero strutturato, quale era il suo, vive e sopravvive proprio nella discussione proficua. Indipendentemente da quello che dice è sicuramente fondamentale “dire qualcosa” che guida una ricerca. Il “dire qualcosa” è sempre difficile. Deve tenere presente molti indicatori di limite. Deve essere appunto sempre razionale. Il cicaleccio di moda, anche se assolutamente facile e vincente sul breve e brevissimo periodo non resta, non fa storia, anche se risulta essere caldo e consolante. Un aperitivo infinito. Ci piace proprio per questo. Ma al cicaleccio possiamo solo fare seguire una pratica sommatoria: film, romanzi, canzonette, inni. Insomma fanno bene al momento ma non fanno storia. Metodi di lavoro, stili come quello di Losurdo, rimangono. Lo si può studiare ed usare anche a distanza di tempo, non dimenticando mai che lui si pose, nel tempo, sempre a disposizione della pratica politica. Teoria e pratica. Sino che ha potuto. Grande merito. La scomparsa del compagno Domenico LosurdoCi associamo al cordoglio della sua famiglia e dei compagni del suo partito, riprendendo quanto ha scritto il compagno Ruggero Giacomini nel sito del PCI. Mauro Gemma e la redazione di Marx21.it È con immenso dolore che apprendiamo la notizia della morte di Domenico Losurdo, compagno e amico, uomo di cultura tra i più grandi del nostro Paese, intellettuale marxista di fama internazionale, militante politico rivoluzionario, tra i fondatori e dirigenti del nostro partito, membro del Comitato Centrale. Colpito da un male inesorabile scoperto di recente e che ha avuto una rapida precipitazione, il compagno Losurdo ha tenuto la sua ultima iniziativa pubblica proprio in Ancona, il 7 aprile scorso, con una conferenza alla sala Anpi gremita di pubblico attentissimo su “Marxismo e comunismo a 200 anni dalla nascita di Marx”. Egli ha voluto caratterizzare il suo discorso in tale occasione con una sottolineatura particolare del carattere universalistico e altamente morale del movimento comunista che da Marx ha preso le mosse, e che ha affermato e afferma l’unità del genere umano, contro ogni forma di discriminazione, di classe di sesso e di popoli; e ha richiamato all’impegno contro le guerre neocoloniali, il neo-nazismo e il neo-razzismo, pericolosamente avanzanti in Europa e anche in Italia. Originario della Puglia, Losurdo si era stabilito nelle Marche, in provincia di Pesaro, fin dai primi anni Sessanta del Novecento, ha insegnato prima all’Istituto magistrale di Urbino e poi a lungo all’Università. |
Ai familiari che lascia, alla moglie e cara compagna Hute e al figlio Federico, esprimiamo in questo triste e doloroso momento il nostro
cordoglio e la nostra fraterna sentita vicinanza. Il Segretario Ruggero Giacomini Una notizia molto triste. Perdiamo un uomo, un compagno, uno studioso di valore e uno dei pochissimi marxisti che si ricordava che oltre alla logica esiste la Storia. Mi associo al cordoglio dei suoi cari. Piero Pagliani È UNA GRANDE PERDITA PER TUTTI NOI GIUSEPPE ZAMBON Una grande perdita per tutti! Con Losurdo il marxismo era una cosa viva, non mummificata ma continuamente aggiornata in funzione della lotta antimperialista per leguaglianza e la pace tra i popoli. Vincenzo Brandi Cieco strumento d‘occhiuta rapinaQuando il mattarello dell’impero asburgico colpì la popolazione lombarda con nuovi balzelli, il popolo comprese che bisognava immaginare e imporre nuove regole di convivenza. È stato interessante istruttivo assistere alla lezione di economia impartita al volgo a mezzo della televisione dal presidente della repubblica per tentare di giustificare il suo irrituale intervento a gamba tesa contro il governo (in fieri) eletto dal 60% dei nostri concittadini. Egli ha dimostrato la propria lungimiranza politica spiegando, alle vittime, il funzionamento dei meccanismi economici che vigono in Europa. E lo ha fatto con la sicumera di un ragioniere che giura sulla verità assoluta della propria “scienza”. Ma che dico? Per le “prestigiose” personalità che formano la ristretta élite che ci comanda, non si tratta di una “scienza”, quanto piuttosto di una nuova “religione”, nel cui nome possiamo/dobbiamo accettare vengano consumati i peggiori crimini. Quanti suicidi sono stati consumati in Grecia e in Italia sull’altare di questa nuova religione? Sostenuto dai propri valletti di corte, oltre che dalla “libera” stampa, Mattarella non esiterà a invalidare anche il risultato delle nuove elezioni che si preannunciano diventare un vero e proprio trionfo plebiscitario a favore di 5 stelle e soprattutto della lega. I fatti ci insegnano dunque questa lezione: La democrazia viene rispettata e i risultati del voto popolare vengono accettati soltanto a condizione che il popolo accetti di votare i propri aguzzini… Giuseppe Zambon
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