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La VOCE ANNO XXX N°2

ottobre 2024

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Cuba condanna gli attacchi israeliani contro il Libano

«Condanniamo la vile aggressione d’Israele contro il Libano, azione ripudiabile che mette in pericolo la pace e la sicurezza della regione, che e già convulsa per il genocidio israeliano contro il popolo palestinese», ha denunciato il cancelliere cubano nella rete sociale X.

Autore: Granma | internet@granma.cu - 23 settembre 2024

Attacchi di Israele al Libano. Foto: Account in X di Bruno Rodríguez
Il membro del Burò Politico del Partito e ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, ha condannato l’aggressione realizzata da Israele nel suburbio sud di Beirut, nel Líbano, che ha provocato 37 morti e decine di feriti, comprese donne e bambini.
«Condanniamo la vile aggressione d’Israele contro il Libano, azione ripudiabile che mette in pericolo la pace e la sicurezza della regione, che e già convulsa per il genocidio israeliano contro il popolo palestinese», ha denunciato il cancelliere cubano nella rete sociale X.
Solo questa settimana, le aggressioni israeliane contro il Libano hanno tolto la vita a 70 persone, con circa 3000 feriti come conseguenza dell’operazione terrorista elettronica di due giorni (martedì e mercoledì,17 e 18) e il bombardamento nel suburbio sud di Beirut, ha informato l’agenzia PL.
La Cancellería egiziana ha ratificato in un comunicato la necessità de un cessate il fuoco immediato alle aggressione israeliane contro la Striscia di Gaza e la Cisgiordania occupata, che sono la causa principale dell’aumento delle tensioni nell’area.
Il Governo brasiliano ha chiamato le parti coinvolte ad esercitare la massima moderazione e a fermare immediatamente gli attacchi che minacciano di portare la regione a un conflitto a grande scala. (GM/Granma Int.)

Tutto il nostro appoggio alla Internazionale Antifascista

Una costante in due secoli d’ingerenza degli Stati Uniti nella regione è l’ossessione di distruggere qualsiasi progetto sovrano o mediamente progressista

Autore: Granma | internet@granma.cu - 19 settembre 2024
Nel 1937, quando la Repubblica spagnola resisteva all’assalto delle truppe di Franco, appoggiate decisamente da Hitler e Mussolini, e di fronte al silenzio complice della maggior parte dei governi europei, si alzò
a Valencia il clamore dei migliori intellettuali del momento. Da lì, Juan Marinello sentenziò: «non è possibile combattere il fascismo senza attaccare il suo fratello gemello, l’ imperialismo».
Oggi gli Stati Uniti hanno molti fronti aperti nel mondo.
Attizzano conflitti in Europa, nel medio e nel lontano Oriente –per parlare solo dei più conosciuti attualmente – e anche all’interno del paese si ravvivano scontri che stanno ponendo a rischio la loro propria avversione della democrazia.
Niente di tutto questo impedisce loro di dimenticarsi della nostra regione, che continuano a considerare come il cortile posteriore.
Eredi di una storia di duecento anni basata su formule come «l’impero per la libertà»
proclamata da Jefferson, con il suo inevitabile corollario nella Dottrina Monroe e la politica del
Destino Manifesto; in consonanza con le decine d’interventi diretti o indiretti, assalti a caserme,
colpi di Stato giudiziari, blocchi e pressioni di ogni tipo in America Latina e nei Caraibi, dalla metà
del XIX secolo ad oggi, gli Stati Uniti mantengono intatta la loro vocazione imperiale sui territori a sud
del Rio Bravo e la rinnovano una e un’altra volta.
Una costante in questi due secoli d’ingerenza è l’ossessione di distruggere qualsiasi progetto sovrano
o mediamente progressista nella regione, per non parlare già, ovviamente, della guerra imperturbabile e
implacabile contro quelli che difendono alternative rivoluzionarie.

Opera “L’eco del pianto” (1937) *Foto: David Alfaro Siqueiros

In un momento nel quale il mondo e il nostro stesso continente assistono all’avanzata dell’estrema
destra, gli attacchi si moltiplicano e si fanno più evidenti.
Intanto una nuova dama di ferro , la generale Richardson, capo del temibile Comando Sur,
percorre parte della nostra geografia –recentemente il Cile, e prima l’Argentina, Brasile, Colombia,
Ecuador, Perù e Uruguay–, perchè tutti ricordino chi è che comanda.
Ma ci sono popoli che non ubbidiscono nè accettano imperi, dottrine, né destini manifesti. Per questo
motivo, contro il Venezuela oggi si alza la più rabbiosa crociata di destabilizzazione, che comprende
la violenza fascista, le cospirazioni armate come quella denunciata pochi giornifa, l’ingerenza sfacciata
di governi stranieri, sino all’incessante campagna di discredito attraverso media egemonici,
piattaforme digitali e reti sociali.
Tutto questo senza scontare le sanzioni economiche: l’arma che Lester D. Mallory, un oscuro
vice segretario di Stato Assistente per i Temi Interamericani raccomandava, nel caso cubano,
nel 1960, con il fine di «provocare fame, disesperazione e il crollo del Governo ».
La stessa arma che dieci anni dopo, appena eletto Salvador Allende, il presidente Nixon,
noto tra i suoi compatrioti come Dirty Dick, raccomandava d’usare al suo Segretario di Stato:
«Dobbiamo far scricchiolare l’economia cilena».
Simile anche a quella usata un decennio dopo contro la Rivoluzione Sandinista, e tanto usuale
oggi e in buona parte del mondo.
..segue ./.

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