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La VOCE 2201

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La VOCE ANNO XXVI N°5

gennaio 2022

PAGINA D         - 36

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
segue da pag.35: scienza e moderno revisionismo. secolo, dell’utilizzo della meccanica come tecnologia attraverso la macchina a vapore, galileo non si avvalse della tecnologia (p. es. contava il tempo con i battiti del polso), bensì del nuovo ambiente culturale rinascimentale e dell’influsso dei primi filosofi materialisti tra cui francesco bacone che preconizzava di smetterla con la disquisizione e di iniziare a leggere “il gran libro della natura”. altro esempio: la relatività generale di einstein non è sorta nel corso della soluzione dei problemi della produzione, ma nel corso della soluzione di problemi della stessa scienza fisica. certamente la prima rivoluzione industriale e le successive hanno stimolato nell’800 lo sviluppo impetuoso, oltre che della meccanica, anche della chimica e dell’elettrologia. ma anche qui dobbiamo porre attenzione alla non esistenza di un nesso meccanico: se la termodinamica, kelvin e carnot, ne furono il prodotto, lavoisier, mendeleiev, miciurin, volta, linneo, darwin, ampere, faraday, maxwell, boltzmann, einstein non lo furono, almeno direttamente. alle scienze naturali prestarono attenzione marx e soprattutto engels. quest’ultimo, pur non essendo uno specialista nel campo, ne fece il punto nella “dialettica della natura” affermando che il materialismo dialettico deve fondarsi sulla conoscenza delle scienze naturali e della matematica, le quali a loro volta possono svilupparsi solo sulla base del materialismo dialettico. engels, e successivamente lenin, posero mano all’interpretazione dei risultati scientifici combattendo a fondo l’ideologia idealista nelle sue varianti. se il materialismo trovava nei risultati delle scienze naturali l’emersione della conoscenza progressiva della materia esistente indipendentemente dai nostri sensi e dal nostro cervello, la dialettica interpretava risultati successivi che approfondivano il livello delle conoscenze, anche quando contraddicevano teorie consolidate, come la presenza dell’etere luminifero. non ci addentriamo qui in questo difficile campo. più complesso il caso delle scienze sociali: economia, sociologia, pedagogia, psicologia, etc. già stalin osservava in “problemi economici del socialismo” la fondamentale differenza per cui alcune leggi dell’economia, pur continuando ad essere leggi oggettive, non sono eterne, anche se non sono né create, né abolite. queste branche non si possono assimilare alle forze produttive: non si prestano a svilupparle come tecnologie e non trovano alcun giovamento dallo sviluppo della tecnologia. sono inoltre sottoposte alla lotta delle idee, alla lotta di classe. le loro concezioni sociali si riferiscono alla sovrastruttura, esprimendo gli interessi di queste o quelle classi. sono fortemente influenzate dalle ideologie e le influenzano pesantemente. a volte coincidono con le vere e proprie ideologie (o ne fanno parte) che pretendono una loro oggettività, una loro scientificità, che per essere tale deve riflettere l’effettivo stato di cose. l’oggettivismo che così appassionatamente difendono gli ideologi borghesi, non è altro che un’espressione dello spirito di partito borghese. ad esempio nel campo dell’economia il marginalismo è sorto per combattere marx e la teoria del valore e del plusvalore. keynesismo e monetarismo, pur essendo teorie opposte che la borghesia utilizza a seconda della congiuntura, ciascuna pretende di essere la verità, pur senza dimostrazioni. allo stesso modo nel campo della pedagogia, il grande makarenko e il liberale dewey danno delle prescrizioni opposte: l’educazione del collettivo e l’individualismo sfrenato: esse riflettono la lotta di classe e sono da questa utilizzate come armi. questo non significa che l’economia classica, che marx sviluppò, non abbia un carattere scientifico. ma la teoria del plusvalore è teoria e spiegazione dello sfruttamento, e non può essere accettata dalle classi sfruttatrici. un cenno anche al campo della logica e della matematica. e’ ben vero che esse hanno delle origini materiali: la necessità di misurare l’estensione delle proprietà agricole nel caso della geometria, e di contare con particolare riferimento alle dieci dita delle mani nel caso dell’aritmetica. ma esse ricercano una coerenza logica all’interno di assiomi di partenza ed arrivano, anche con metodi differenti, a risultati incontrovertibili. non sempre riflettono direttamente una realtà oggettiva indipendente dal pensiero. tuttavia, poiché le scienze naturali fanno largo uso di queste discipline e poiché si sono prestate (sistema binario e algebra di boole) alle tecnologie computazionali
ed informatiche una volta che l’elettronica ha sviluppato i microprocessori, esse sono in stretto legame con la produzione fornendo ad essa i dati necessari sul mondo continua a pagina 11 esterno e ricevendo da essa compiti e strumenti di indagine. tutte queste specifiche e precisazioni si rendono necessarie se si vuole capire fino in fondo la convergenza a cui sono approdati il moderno revisionismo, quale ideologia e politica della borghesia nel movimento operaio, e il postmodernismo, tendenza filosofica tesa alla negazione del progresso e del razionalismo, sviluppata direttamente dalla borghesia - che da tempo ha dismesso ormai ogni funzione progressiva e progressista - per essere immessa nel senso comune. con le vie nazionali al socialismo e con l’idea di “partito nuovo”, teorizzate apertamente da togliatti all’8° congresso del pci, ma praticate già da prima, questi aveva imbarcato una quantità di intellettuali portatori di idee estranee al marxismo-leninismo e al materialismo dialettico, e dato il via libera all’inglobamento diretto di tali idee, anche da parte di militanti non dell’ultima ora. già nel 1948, in un seminario alla casa della cultura a roma, emilio sereni affermò: “la scienza ci si presenta sotto un altro aspetto, non solo pratico, ma teorico, ideologico: cioè come forma particolare di coscienza di una determinata società e di un determinato gruppo sociale”. tradotto: la scienza è di classe, è una sovrastruttura. ecco il risultato dell’aver messo tutto in un unico calderone: scienze naturali e sociali, metodo scientifico e obiettività dei dati scientifici con la loro interpretazione, ignorando il pensiero dei classici (in particolare engels e lenin) che pur si sono espressi con forza contro simili assurdità. non è ancora l’attacco alle forze produttive in quanto elemento più mobile e rivoluzionario della produzione, all’idea che queste sono fattore di sviluppo della società umana. questo attacco il pci lo lascerà fare ad altri, ma intanto la porta si è aperta. al momento è solo un volersi “distinguere” e “liberare dai dogmi e dai canoni” del diamat (ovvero lo scritto staliniano “del materialismo storico e del materialismo dialettico) che subito dopo la morte di stalin verrà messo all’indice come testo che “avrebbe ucciso un dibattito”. e verranno i della volpe, i vacca e tanti altri, persino il geymonat che pure si dichiarò per la difesa del materialismo dialettico, una volta tolti di mezzo i “dogmi”: verranno per “approfondire”, “correggere”, “specificare”, e perché no? distorcere e occultare. la contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione quale interpretazione generale dei fatti economici, tra cui le crisi periodiche del capitale, contraddizione che porta alla ribalta della storia la radicalizzazione dello scontro di classe tra proletariato e borghesia, è sempre più occultata. il suo posto è preso dalla lotta per le “riforme di struttura”. la riportiamo in citazione da marx: “a un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse. questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. e allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. ” (prefazione a “per la critica dell’economia politica”). in campo proletario, oltre al pci, un lavoro intenso contro il materialismo dialettico, venne svolto in quegli anni dagli intellettuali socialisti: basso, panzieri, morandi, lombardi e altri. alla fine degli anni ’60 il terreno è pronto per l’attacco generalizzato al materialismo dialettico nel campo delle scienze. in quello politico l’attacco al marxismo-leninismo era in atto da più di dieci anni. le fondamentali posizioni di lenin e stalin, ma anche di engels, sul carattere progressivo delle scienze naturali e sulla tecnologia da prendere e porre al servizio del proletariato vengono ignorate o attaccate. cominciarono i bordighisti. nel giornale “il programma comunista” (n. 21-22, 1968), comparve un articolo dal titolo “marx e scienza borghese”. significativamente, un paragrafo è dedicato all’ “oscurantismo scientifico”. vi si possono leggere amenità tipo “la scienza del cervo”, “la scienza del coniglio” o della “volpe”. si parla di “progresso scientifico come uno dei grandi alibi della borghesia”; di “metodo scientifico (che) non sfugge alla determinazione sociale (!) nella misura in ..segue ./.
Segue da Pag.35: Scienza e moderno revisionismo

secolo, dell’utilizzo della meccanica come tecnologia attraverso la macchina a vapore, Galileo non si avvalse della tecnologia (p. es. contava il tempo con i battiti del polso), bensì del nuovo ambiente culturale rinascimentale e dell’influsso dei primi filosofi materialisti tra cui Francesco Bacone che preconizzava di smetterla con la disquisizione e di iniziare a leggere “il gran libro della natura”.
Altro esempio: la relatività generale di Einstein non è sorta nel corso della soluzione dei problemi della produzione, ma nel corso della soluzione di problemi della stessa scienza fisica.
Certamente la prima rivoluzione industriale e le successive hanno stimolato nell’800 lo sviluppo impetuoso, oltre che della meccanica, anche della chimica e dell’elettrologia.
Ma anche qui dobbiamo porre attenzione alla non esistenza di un nesso meccanico: se la termodinamica, Kelvin e Carnot, ne furono il prodotto, Lavoisier, Mendeleiev, Miciurin, Volta, Linneo, Darwin, Ampere, Faraday, Maxwell, Boltzmann, Einstein non lo furono, almeno direttamente.
Alle scienze naturali prestarono attenzione Marx e soprattutto Engels. Quest’ultimo, pur non essendo uno specialista nel campo, ne fece il punto nella “Dialettica della natura” affermando che il materialismo dialettico deve fondarsi sulla conoscenza delle scienze naturali e della matematica, le quali a loro volta possono svilupparsi solo sulla base del materialismo dialettico.
Engels, e successivamente Lenin, posero mano all’interpretazione dei risultati scientifici combattendo a fondo l’ideologia idealista nelle sue varianti.
Se il materialismo trovava nei risultati delle scienze naturali l’emersione della conoscenza progressiva della materia esistente indipendentemente dai nostri sensi e dal nostro cervello, la dialettica interpretava risultati successivi che approfondivano il livello delle conoscenze, anche quando contraddicevano teorie consolidate, come la presenza dell’etere luminifero. Non ci addentriamo qui in questo difficile campo.
Più complesso il caso delle scienze sociali: economia, sociologia, pedagogia, psicologia, etc.
Già Stalin osservava in “Problemi economici del socialismo” la fondamentale differenza per cui alcune leggi dell’economia, pur continuando ad essere leggi oggettive, non sono eterne, anche se non sono né create, né abolite.
Queste branche non si possono assimilare alle forze produttive: non si prestano a svilupparle come tecnologie e non trovano alcun giovamento dallo sviluppo della tecnologia. Sono inoltre sottoposte alla lotta delle idee, alla lotta di classe. Le loro concezioni sociali si riferiscono alla sovrastruttura, esprimendo gli interessi di queste o quelle classi. Sono fortemente influenzate dalle ideologie e le influenzano pesantemente. A volte coincidono con le vere e proprie ideologie (o ne fanno parte) che pretendono una loro oggettività, una loro scientificità, che per essere tale deve riflettere l’effettivo stato di cose. L’oggettivismo che così appassionatamente difendono gli ideologi borghesi, non è altro che un’espressione dello spirito di partito borghese.
Ad esempio nel campo dell’economia il marginalismo è sorto per combattere Marx e la teoria del valore e del plusvalore. Keynesismo e monetarismo, pur essendo teorie opposte che la borghesia utilizza a seconda della congiuntura, ciascuna pretende di essere la verità, pur senza dimostrazioni. Allo stesso modo nel campo della pedagogia, il grande Makarenko e il liberale Dewey danno delle prescrizioni opposte: l’educazione del collettivo e l’individualismo sfrenato: esse riflettono la lotta di classe e sono da questa utilizzate come armi.
Questo non significa che l’economia classica, che Marx sviluppò, non abbia un carattere scientifico. Ma la teoria del plusvalore è teoria e spiegazione dello sfruttamento, e non può essere accettata dalle classi sfruttatrici.
Un cenno anche al campo della logica e della matematica. E’ ben vero che esse hanno delle origini materiali: la necessità di misurare l’estensione delle proprietà agricole nel caso della geometria, e di contare con particolare riferimento alle dieci dita delle mani nel caso dell’aritmetica.
Ma esse ricercano una coerenza logica all’interno di assiomi di partenza ed arrivano, anche con metodi differenti, a risultati incontrovertibili. Non sempre riflettono direttamente una realtà oggettiva indipendente dal pensiero. Tuttavia, poiché le scienze naturali fanno largo uso di queste discipline e poiché si sono prestate (sistema binario e algebra di Boole) alle tecnologie computazionali
ed informatiche una volta che l’elettronica ha sviluppato i microprocessori, esse sono in stretto legame con la produzione fornendo ad essa i dati necessari sul mondo continua a pagina 11 esterno e ricevendo da essa compiti e strumenti di indagine.
Tutte queste specifiche e precisazioni si rendono necessarie se si vuole capire fino in fondo la convergenza a cui sono approdati il moderno revisionismo, quale ideologia e politica della borghesia nel movimento operaio, e il postmodernismo, tendenza filosofica tesa alla negazione del progresso e del razionalismo, sviluppata direttamente dalla borghesia - che da tempo ha dismesso ormai ogni funzione progressiva e progressista - per essere immessa nel senso comune.
Con le vie nazionali al socialismo e con l’idea di “partito nuovo”, teorizzate apertamente da Togliatti all’8° Congresso del PCI, ma praticate già da prima, questi aveva imbarcato una quantità di intellettuali portatori di idee estranee al marxismo-leninismo e al materialismo dialettico, e dato il via libera all’inglobamento diretto di tali idee, anche da parte di militanti non dell’ultima ora.
Già nel 1948, in un seminario alla Casa della Cultura a Roma, Emilio Sereni affermò: “La scienza ci si presenta sotto un altro aspetto, non solo pratico, ma teorico, ideologico: cioè come forma particolare di coscienza di una determinata società e di un determinato gruppo sociale”.
Tradotto: la scienza è di classe, è una sovrastruttura.
Ecco il risultato dell’aver messo tutto in un unico calderone: scienze naturali e sociali, metodo scientifico e obiettività dei dati scientifici con la loro interpretazione, ignorando il pensiero dei classici (in particolare Engels e Lenin) che pur si sono espressi con forza contro simili assurdità.
Non è ancora l’attacco alle forze produttive in quanto elemento più mobile e rivoluzionario della produzione, all’idea che queste sono fattore di sviluppo della società umana.
Questo attacco il PCI lo lascerà fare ad altri, ma intanto la porta si è aperta.
Al momento è solo un volersi “distinguere” e “liberare dai dogmi e dai canoni” del DIAMAT (ovvero lo scritto staliniano “Del materialismo storico e del materialismo dialettico) che subito dopo la morte di Stalin verrà messo all’indice come testo che “avrebbe ucciso un dibattito”.
E verranno i Della Volpe, i Vacca e tanti altri, persino il Geymonat che pure si dichiarò per la difesa del materialismo dialettico, una volta tolti di mezzo i “dogmi”: verranno per “approfondire”, “correggere”, “specificare”, e perché no? distorcere e occultare.
La contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione quale interpretazione generale dei fatti economici, tra cui le crisi periodiche del capitale, contraddizione che porta alla ribalta della storia la radicalizzazione dello scontro di classe tra proletariato e borghesia, è sempre più occultata. Il suo posto è preso dalla lotta per le “riforme di struttura”.
La riportiamo in citazione da Marx: “A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale.
” (Prefazione a “Per la critica dell’economia politica”).
In campo proletario, oltre al PCI, un lavoro intenso contro il materialismo dialettico, venne svolto in quegli anni dagli intellettuali socialisti: Basso, Panzieri, Morandi, Lombardi e altri.
Alla fine degli anni ’60 il terreno è pronto per l’attacco generalizzato al materialismo dialettico nel campo delle scienze. In quello politico l’attacco al marxismo-leninismo era in atto da più di dieci anni.
Le fondamentali posizioni di Lenin e Stalin, ma anche di Engels, sul carattere progressivo delle scienze naturali e sulla tecnologia da prendere e porre al servizio del proletariato vengono ignorate o attaccate.
Cominciarono i bordighisti. Nel giornale “Il Programma Comunista” (n. 21-22, 1968), comparve un articolo dal titolo “Marx e scienza borghese”.
Significativamente, un paragrafo è dedicato all’ “oscurantismo scientifico”. Vi si possono leggere amenità tipo “la scienza del cervo”, “la scienza del coniglio” o della “volpe”. Si parla di “progresso scientifico come uno dei grandi alibi della borghesia”; di “metodo scientifico (che) non sfugge alla determinazione sociale (!) nella misura in
..segue ./.

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