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La VOCE 2201

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La VOCE ANNO XXVI N°5

gennaio 2022

PAGINA 4

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siamo noi che abbiamo salari da fame, non in cina! pasquale cicalese. spesso in italia si dice che quando un lavoratore guadagna pochissimo, è pagato una miseria, ha salari cinesi. ma come sono i livelli del salario in cina? nel libro "piano contro mercato" racconto che il governo tramite il salario sociale globale di classe negli ultimi anni ha deciso detrazioni per spese mediche, abitative e detrazioni fiscali. da una ricerca condotta risulta che in una media metropoli i salari, se rapportati al costo della vita, non sono bassi, con la premessa che in cina i salari si differenziano notevolmente per province e che a pechino e shanghai risultano i più alti. andiamo a verificare i salari di una media metropoli posta nell’est del paese. un operaio guadagna 576 euro, un impiegato 1088 euro, nette. il suo salario ha delle trattenute: fondo pensione 54 euro, assicurazione medica 14 euro, disoccupazione 2 euro, fondo per la casa 34 euro. il suo salario lordo è 681, al netto di queste trattenute fa 576. a sua volta il datore di lavoro paga per il lavoratore 123 euro il fondo pensione, 61 euro assicurazione medica, 5 euro disoccupazione, 7 euro la maternità e 34 euro fondo casa, oltre a due euro assicurazioni infortuni. abbiamo detto che per la casa il governo dà detrazioni fiscali. in cina un lavoratore può usufruire parzialmente del fondo casa, suo e del datore di lavoro, per pagarsi l’affitto, affitto che, in una media metropoli, costa, casa nuova, 347 euro, 111 una casa che ha diversi anni. il fondo casa può essere utilizzato dal lavoratore al 100% per l’acquisto casa (costo medio mq 1800 euro) o può essere, se non utilizzato, liquidato a fine lavoro come liquidazione. per quanto riguarda il costo della vita un’ottima cena in un ristorante che non sia di lusso costa 6,87 euro a persona, le utenze domestiche, acqua luce gas, 28 euro, la corsa della metro 0,69 euro. questi dati si riferiscono a 5 giornate lavorative a settimana e non contemplano gli eventuali straordinari. diversa la situazione a pechino e shanghai, qui un operaio guadagna 873 euro nette e un impiegato 1296. nella media metropoli i salari possono sembrare bassi ma occorre rapportarli al costo della vita. la reflazione salariale cinese, partita 20 anni fa e ancora in pieno svolgimento, ha avuto effetti sulla domanda interna, che costituisce ormai il 70% del pil, e sul benessere dei cinesi, i quali, unici al mondo, hanno la prospettiva, e così pensano, di migliorare sempre più la loro condizione di vita. come si vede nella busta paga ci sono tutti gli istituti del welfare, parzialmente a carico dei lavoratori, a cui corrispondono costo della vita e costo utenze domestiche basse. tra salario diretto e salario globale di classe, garantito dal governo, pensiamo agli alloggi popolari con prezzi calmierati o alla copertura dell’assicurazione media tramite detrazioni, i salari cinesi mostrano un livello di tutto rispetto. siamo noi che abbiamo salari da fame, non loro, l’epoca dei salari bassissimi in cina è finita da un pezzo. p.s. pasquale cicalese ha aperto un suo blog pianocontromercato.it dove raccoglierà tutti gli scritti della sua lunga produzione scientifica.
"essere modelli di se stessi". a pechino il 12° forum sul socialismo mondiale. di www.partitocomunista.ch. “preservare e innovare il marxismo nel 21° secolo”: questo il titolo del 12° world socialism forum convocato in formato ibrido dall’accademia cinese delle scienze sociali (cass) e a cui per la svizzera è stato invitato per la prima volta il nostro partito alla presenza del compagno massimiliano ay, segretario politico e del compagno gionata genazzi, membro del comitato centrale. numerosi i relatori intervenuti, perlopiù cinesi, ma anche alcuni di europa e america latina come il compagno egon krenz, già segretario generale della sed, il partito socialista unitario al governo fino al 1989 nella ex-ddr, il compagno vladimiro giacché, già dirigente dell’ex-partito dei comunisti italiani; il compagno carlos miguel pereira, ambasciatore di cuba a pechino e dimitri novikov, vice-presidente del partito comunista della federazione russa. la sinizzazione del marxismo. se il compagno guo yazhou, vice-responsabile del dipartimento delle relazioni internazionali del comitato centrale del partito comunista cinese (pcc), ha ammesso che sul piano mondiale il socialismo si trovi ancora in una situazione di debolezza rispetto al capitalismo, garantendo tuttavia l’impegno del pcc a restare nel solco del marxismo, il vice-presidente del cass, il compagno gao xiang, ribadendo il rifiuto cinese al militarismo e all’egemonismo, ha insistito sulla nuova tappa intrapresa nel processo di “sinizzazione” del marxismo grazie agli apporti anche sul piano teorico dell’attuale presidente cinese xi jinping. anche il compagno li wentang, insegnante alla scuola quadri del pcc, ha insistito non solo sulla fine dell’eurocentrismo nell’ideologia marxista, ma ha spiegato che con i paradigmi della politologia accademica occidentale è impossibile capire il ruolo morale ed educatore del partito comunista cinese. essere modelli di se stessi. il compagno li shenming, direttore del world socialism research center, ha spiegato – ricordando mao zedong – che “il marxismo-leninismo è uno solo, ma ciascun paese è diverso e quindi va creata una propria teoria”: un aspetto che anche il 24° congresso del nostro partito da poco conclusosi a bellinzona ha voluto esprimere con il concetto di “essere modello di noi stessi”. sempre il compagno li ha affermato che la linea del pcc è di combinare in forma organica e dialettica la preservazione del marxismo con l’innovazione dello stesso: se non c’è equilibrio fra queste due tendenze si cade nel dogmatismo da un lato o nel pragmatismo dall’altro. no all’egemonismo, sì al beneficio mutuo. il compagno jiang hui, direttore dell’istituto di marxismo del cass, ha sottolineato che in oriente si sta sviluppando una nuova civiltà, che ciò è un fatto inevitabile dal punto di vista macro-storico e che il ruolo del partito comunista resterà determinante. sulla stessa linea d’onda il compagno chen li, direttore dell’istituto per la storia e la letteratura di partito, che ha espresso la convinzione che la crescita economica della repubblica popolare vada continuamente vincolata alla lotta per la pace sul piano globale, e che ciò è possibile solo con la cooperazione a beneficio mutuo: molti sono infatti i paesi poveri che si emancipano dalla miseria proprio grazie all’impetuoso sviluppo cinese. ci vuole più sovranità intellettuale e tecnologica. per quanto riguarda i relatori non cinesi, si sottolinea come il compagno krenz abbia chiarito che le illusioni della riunificazione tedesca si sono vanificate: il muro di berlino esisterebbe ancora oggi analizzando la situazione sociale in cui versano i cittadini dell’ovest e dell’est della germania. l’accademico argentino atilio boron ha condannato la (post-) democrazia liberale di usa e ue considerandola non solo un mero formalismo decisionale svuotato di contenuti politici emencipatori, ma ha pure negato la possibilità di riformarla dall’interno. l’ambasciatore cubano invece – oltre a dare enfasi alla centralità del partito comunista come conditio sine qua non di ogni processo di riforma del socialismo – ha colto due questioni secondo lui strategiche: il primo è che cina e cuba devono insistere unite sull’efficienza dei rispettivi sistemi accademici e di ricerca (ad esempio nel campo vaccinologico) per raggiungere una sempre maggiore sovranità anche intellettuale. il secondo punto, ad esso legato, è la sfida ideologica: gli usa hanno lanciato una guerra non convenzionale contro la democrazia socialista cubana e cinese e per condurla usano i social network con cui stanno manipolando le nuove generazioni, ci vuole quindi una nuova narrazione socialista e una maggiore sovranità tecnologica dei paesi.

Siamo noi che abbiamo salari da fame, non in Cina!

Pasquale Cicalese

Spesso in Italia si dice che quando un lavoratore guadagna pochissimo, è pagato una miseria, ha salari cinesi.

Ma come sono i livelli del salario in Cina?

Nel libro "Piano contro Mercato" racconto che il Governo tramite il salario sociale globale di classe negli ultimi anni ha deciso detrazioni per spese mediche, abitative e detrazioni fiscali.

Da una ricerca condotta risulta che in una media metropoli i salari, se rapportati al costo della vita, non sono bassi, con la premessa che in Cina i salari si differenziano notevolmente per province e che a Pechino e Shanghai risultano i più alti.

Andiamo a verificare i salari di una media metropoli posta nell’Est del Paese. Un operaio guadagna 576 euro, un impiegato 1088 euro, nette. Il suo salario ha delle trattenute: fondo pensione 54 euro, assicurazione medica 14 euro, disoccupazione 2 euro, Fondo per la casa 34 euro. Il suo salario lordo è 681, al netto di queste trattenute fa 576.

A sua volta il datore di lavoro paga per il lavoratore 123 euro il Fondo Pensione, 61 euro assicurazione medica, 5 euro disoccupazione, 7 euro la maternità e 34 euro Fondo Casa, oltre a due euro assicurazioni infortuni. Abbiamo detto che per la casa il Governo dà detrazioni fiscali. In Cina un lavoratore può usufruire parzialmente del Fondo Casa, suo e del datore di lavoro, per pagarsi l’affitto, affitto che, in una media metropoli, costa, casa nuova, 347 euro, 111 una casa che ha diversi anni.

Il Fondo Casa può essere utilizzato dal lavoratore al 100% per l’acquisto casa (costo medio mq 1800 euro) o può essere, se non utilizzato, liquidato a fine lavoro come liquidazione. Per quanto riguarda il costo della vita un’ottima cena in un ristorante che non sia di lusso costa 6,87 euro a persona, le utenze domestiche, acqua luce gas, 28 euro, la corsa della metro 0,69 euro. Questi dati si riferiscono a 5 giornate lavorative a settimana e non contemplano gli eventuali straordinari.

Diversa la situazione a Pechino e Shanghai, qui un operaio guadagna 873 euro nette e un impiegato 1296. Nella media metropoli i salari possono sembrare bassi ma occorre rapportarli al costo della vita.

La reflazione salariale cinese, partita 20 anni fa e ancora in pieno svolgimento, ha avuto effetti sulla domanda interna, che costituisce ormai il 70% del pil, e sul benessere dei cinesi, i quali, unici al mondo, hanno la prospettiva, e così pensano, di migliorare sempre più la loro condizione di vita. Come si vede nella busta paga ci sono tutti gli istituti del Welfare, parzialmente a carico dei lavoratori, a cui corrispondono costo della vita e costo utenze domestiche basse.

Tra salario diretto e salario globale di classe, garantito dal Governo, pensiamo agli alloggi popolari con prezzi calmierati o alla copertura dell’assicurazione media tramite detrazioni, i salari cinesi mostrano un livello di tutto rispetto.

Siamo noi che abbiamo salari da fame, non loro, l’epoca dei salari bassissimi in Cina è finita da un pezzo.

P.s. Pasquale Cicalese ha aperto un suo blog Pianocontromercato.it dove raccoglierà tutti gli scritti della sua lunga produzione scientifica.

"Essere modelli di se stessi". A Pechino il 12° Forum sul Socialismo Mondiale

Di www.partitocomunista.ch

“Preservare e innovare il marxismo nel 21° secolo”: questo il titolo del 12° World Socialism Forum convocato in formato ibrido dall’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS) e a cui per la Svizzera è stato invitato per la prima volta il nostro Partito alla presenza del compagno Massimiliano Ay, segretario politico e del compagno Gionata Genazzi, membro del Comitato Centrale. Numerosi i relatori intervenuti, perlopiù cinesi, ma anche alcuni di Europa e America latina come il compagno Egon Krenz, già segretario generale della SED, il Partito Socialista Unitario al governo fino al 1989 nella ex-DDR, il compagno Vladimiro Giacché, già dirigente dell’ex-Partito dei Comunisti Italiani; il compagno Carlos Miguel Pereira, ambasciatore di Cuba a Pechino e Dimitri Novikov, vice-presidente del Partito Comunista della Federazione Russa.

La sinizzazione del marxismo
Se il compagno Guo Yazhou, vice-responsabile del Dipartimento delle relazioni internazionali del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), ha ammesso che sul piano mondiale il socialismo si trovi ancora in una situazione di debolezza rispetto al capitalismo, garantendo tuttavia l’impegno del PCC a restare nel solco del marxismo, il vice-presidente del CASS, il compagno Gao Xiang, ribadendo il rifiuto cinese al militarismo e all’egemonismo, ha insistito sulla nuova tappa intrapresa nel processo di “sinizzazione” del marxismo grazie agli apporti anche sul piano teorico dell’attuale presidente cinese Xi Jinping. Anche il compagno Li Wentang, insegnante alla Scuola quadri del PCC, ha insistito non solo sulla fine dell’eurocentrismo nell’ideologia marxista, ma ha spiegato che con i paradigmi della politologia accademica occidentale è impossibile capire il ruolo morale ed educatore del Partito Comunista Cinese.

Essere modelli di se stessi
Il compagno Li Shenming, direttore del World Socialism Research Center, ha spiegato – ricordando Mao Zedong – che “il marxismo-leninismo è uno solo, ma ciascun paese è diverso e quindi va creata una propria teoria”: un aspetto che anche il 24° Congresso del nostro Partito da poco conclusosi a Bellinzona ha voluto esprimere con il concetto di “essere modello di noi stessi”. Sempre il compagno Li ha affermato che la linea del PCC è di combinare in forma organica e dialettica la preservazione del marxismo con l’innovazione dello stesso: se non c’è equilibrio fra queste due tendenze si cade nel dogmatismo da un lato o nel pragmatismo dall’altro.

No all’egemonismo, sì al beneficio mutuo
Il compagno Jiang Hui, direttore dell’Istituto di Marxismo del CASS, ha sottolineato che in Oriente si sta sviluppando una nuova civiltà, che ciò è un fatto inevitabile dal punto di vista macro-storico e che il ruolo del Partito Comunista resterà determinante. Sulla stessa linea d’onda il compagno Chen Li, direttore dell’Istituto per la storia e la letteratura di Partito, che ha espresso la convinzione che la crescita economica della Repubblica Popolare vada continuamente vincolata alla lotta per la pace sul piano globale, e che ciò è possibile solo con la cooperazione a beneficio mutuo: molti sono infatti i paesi poveri che si emancipano dalla miseria proprio grazie all’impetuoso sviluppo cinese.

Ci vuole più sovranità intellettuale e tecnologica
Per quanto riguarda i relatori non cinesi, si sottolinea come il compagno Krenz abbia chiarito che le illusioni della riunificazione tedesca si sono vanificate: il Muro di Berlino esisterebbe ancora oggi analizzando la situazione sociale in cui versano i cittadini dell’Ovest e dell’Est della Germania. L’accademico argentino Atilio Boron ha condannato la (post-) democrazia liberale di USA e UE considerandola non solo un mero formalismo decisionale svuotato di contenuti politici emencipatori, ma ha pure negato la possibilità di riformarla dall’interno. L’ambasciatore cubano invece – oltre a dare enfasi alla centralità del Partito Comunista come conditio sine qua non di ogni processo di riforma del socialismo – ha colto due questioni secondo lui strategiche: il primo è che Cina e Cuba devono insistere unite sull’efficienza dei rispettivi sistemi accademici e di ricerca (ad esempio nel campo vaccinologico) per raggiungere una sempre maggiore sovranità anche intellettuale. Il secondo punto, ad esso legato, è la sfida ideologica: gli USA hanno lanciato una guerra non convenzionale contro la democrazia socialista cubana e cinese e per condurla usano i social network con cui stanno manipolando le nuove generazioni, ci vuole quindi una nuova narrazione socialista e una maggiore sovranità tecnologica dei paesi.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

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