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La VOCE 2111

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La VOCE ANNO XXVI N°3

novembre 2021

PAGINA H         - 40

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abusi sessuali del clero: altro che mele marce, il problema è strutturale. il rapporto della commissione indipendente francese contiene elementi di grande interesse per affrontare seriamente la questione irrisolta degli abusi clericali. segue da pag.38: abusi sessuali del clero: altro che mele marce, il problema è strutturale. marco marzano 25 ottobre 2021. la pubblicazione del rapporto della commissione indipendente francese sugli abusi sessuali commessi dal clero cattolico (ciase) ha fatto molto rumore, almeno per qualche giorno. a essere entrato nella comunicazione pubblica è stato tuttavia un unico dato: quello sul numero di preti abusatori sul totale dei sacerdoti cattolici. il rapporto contiene però molti altri elementi interessantissimi che ispirano queste prime considerazioni: 1. per far luce sul fenomeno la costituzione di una commissione indipendente (composta da scienziati di diverse discipline) è uno strumento indispensabile e praticamente insostituibile. è stato così ovunque: negli stati uniti, in irlanda, in australia, in germania e ora in francia. solo le commissioni di inchiesta possono ottenere l’accesso agli archivi parrocchiali e diocesani e sollecitare su larga scala la deposizione delle vittime di ieri e di oggi, conseguendo un formidabile progresso nella conoscenza e nella misurazione del fenomeno. in francia, la commissione ciase, in poco più di un anno, ha ricevuto quasi 4000 telefonate e 2800 tra lettere ed email. i membri della commissione hanno incontrato personalmente quasi 200 vittime che hanno accettato di farsi intervistare per molte ore (in media tre per ciascuna intervista audioregistrata). sono stati ascoltati una moltitudine di esperti e addirittura un piccolo gruppo di abusatori, che si è spontaneamente reso disponibile a raccontare la propria versione. l’inerzia assoluta della conferenza episcopale italiana su questo terreno sconcerta e testimonia ancora una volta il livello di paurosa arretratezza del nostro paese, delle gerarchie ecclesiastiche così come della gran parte della stampa laica, sempre preoccupata di non disturbare le élites vaticane e nei fatti indifferente alle terribili sofferenze di tanti minori. 2. la questione degli abusi clericali non è affatto risolta, il problema non appartiene in alcun modo al passato. la commissione ciase ha riconosciuto che la chiesa ha iniziato, nell’ultimo ventennio, a prendere sul serio la questione, ma lo ha fatto in misura timidissima e quasi mai di propria iniziativa, con molte differenze da diocesi a diocesi, in definitiva in una forma così debole da non impedire, a partire dagli anni novanta e dopo un periodo di apparente declino, una decisa ripresa del fenomeno, un significativo aumento nel numero di abusi sessuali commessi da membri del clero. e tutto questo, aggiungo io, avviene malgrado il consistente declino nel numero dei sacerdoti e in quello dei frequentatori di parrocchie e oratori. quindi ci sono meno preti e meno fedeli, ma gli abusi invece che diminuire crescono. 3. quello della chiesa cattolica si conferma l’ambiente organizzativo più pericoloso per la salute e l’integrità fisica e psichica dei minori, molto più rischioso, secondo i dati del rapporto ciase, dei campi estivi per giovani, delle scuole pubbliche, dei club sportivi, delle istituzioni culturali o artistiche. 4. il report francese non manca di indicare anche alcune delle probabili cause degli abusi clericali: il diritto canonico, pensato per proteggere i sacramenti e cambiare l’animo dei peccatori, ma non per riconoscere in alcun modo il dolore delle vittime e per rispettare i loro fondamentali diritti umani; il clericalismo, e cioè l’eccessiva “santificazione” della figura del prete e la sopravvalutazione del suo status di celibe e casto; l’esaltazione delle virtù dell’obbedienza e del valore della gerarchia a discapito di tutti gli altri; una falsa interpretazione delle scritture in relazione ai temi dell’affettività e della sessualità; l’assenza di qualsiasi forma di separazione tra i poteri. 5. nel rapporto ciase si trovano indicati anche alcuni rimedi suggeriti con forza alla chiesa francese: dare più spazio ai laici e soprattutto alle donne; ascoltare le vittime; migliorare la valutazione psicologica dei candidati al sacerdozio e incrementare gli insegnamenti delle scienze umane e sociali; assumersi la responsabilità di aver protetto gli abusatori e rendersi non solo disponibile ad avviare processi di giustizia riparativa, ma anche a risarcire le vittime, tutte le vittime, anche quelle di settant’anni fa o i loro eredi. è su quest’ultimo terreno che il report mostra le sue maggiori debolezze. sono convinto infatti che le generiche richieste di cambiamento contenute nel rapporto siano del tutto insufficienti a risolvere il problema. l’abuso sessuale è un comportamento strutturalmente legato alla forma attuale del sacerdozio cattolico, ovviamente non nel senso che tutti i sacerdoti siano abusatori, ma che, per coloro che lo sono, siano stati decisivi la formazione seminariale, l’obbligo celibatario, il rapporto con la sessualità e l’affettività imposti dalla chiesa cattolica. la teoria delle “mele marce”, cioè dei pedofili che si infiltrano nella chiesa approfittando della buona fede e delle disattenzioni di vescovi e formatori, è del tutto priva, e da tempo, di ogni solido riscontro scientifico. se il nodo è strutturale dev’essere affrontato con riforme strutturali, prime fra tutte la chiusura dei seminari e la fine del vincolo celibatario, le uniche vie per raggiungere l’obiettivo auspicato anche dalla commissione ciase, di “desantificare” i preti. tutto il resto, l’aumento delle ore di insegnamento delle scienze umane, gli appelli a diminuire il clericalismo e ad aprire le donne, eccetera, è al più un modesto palliativo, inutile nella sostanza e adatto nella forma solo a dare l’impressione che la chiesa cattolica si muova mentre invece rimane
completamente immobile. il papa tuona contro il clericalismo da anni, ma gli effetti sulla struttura sono stati praticamente insignificanti. è venuto il momento di esigere di più, di non accontentarsi delle buone intenzioni e dei proclami. lo dobbiamo alle bimbe e ai bimbi, ai ragazzi e alle ragazze di domani alle quali dobbiamo offrire un mondo diverso e migliore. meloni, salvini, draghi e “il fascismo eterno” di umberto eco. dal fascismo in fratelli d’italia al razzismo di salvini fino al decisionismo tecnocratico di draghi: in quante e quali forme l’“ur-fascismo” teorizzato da umberto eco è presente nel nostro paese. angelo cannatà 8 ottobre 2021. il 25 aprile 1995 umberto eco tenne, alla columbia university, una conferenza dal titolo il fascismo eterno. non parlava solo di mussolini e del ventennio, e della tragica ideologia che portò l’italia – tra lutti, dolore, e morte – all’alleanza con hitler e alla seconda guerra mondiale; parlava del fascismo che permane nel tempo, e assume forme nuove e abiti civili; di un modo d’essere – arrogante, autoritario, razzista, lontano anni luce dallo spirito critico… – che è presente anche oggi e che definisce “ur-fascismo”, “fascismo eterno”, appunto. ne parlo perché si torna a discutere di fascismo dopo l’inchiesta di fanpage, i saluti romani, il razzismo antiebraico, e le ridicole giustificazioni di giorgia meloni: “voglio vedere l’intero girato”. in verità col fascismo in troppi non hanno ancora fatto i conti (non solo il partito di meloni) ed è il caso di vedere dunque, per non fermarsi alla superficie dei fatti, in quante (e quali) forme “il fascismo eterno” è presente nel nostro paese. 1. certo, in fratelli d’italia il fascismo è presente nelle forme più becere ed evidenti – riti, gesti, atteggiamenti, barzellette, pose, raduni, cameratismo – e la meloni fingendo di non vedere l’alimenta e ne è responsabile; in verità quelle sono le radici del suo partito, lo sa bene, e da lì arrivano voti importanti; ergo, con quel mondo non vuole chiudere: prova a nasconderlo in certi momenti e lo vezzeggia in altri, lo coccola, e lascia che persista come zoccolo duro di fratelli d’italia. su questo tema giancarlo fini fu decisamente più chiaro: “il fascismo è il male assoluto”. finché meloni non dirà qualcosa di così forte, non ha piena legittimità per guidare una nazione fondata, costituzionalmente, sull’antifascismo. 2. ciò detto, queste righe sarebbero incomplete se non parlassimo (anche) di altre forme di “fascismo eterno” presenti nel paese: insomma, il razzismo di salvini che detesta i migranti e le politiche di accoglienza (da qui anche l’esultanza per la condanna esorbitante di mimmo lucano); l’odio ideologico per gli ultimi, i senza lavoro, e il reddito di cittadinanza che li aiuta a vivere; il rifiuto dell’equità; la difesa cieca dei poteri forti che favorirono l’ascesa della lega; cos’è tutto ciò se non, in varie forme e in veste nuova, un atteggiamento antico di stampo fascista? fascismo eterno. scrive eco: il termine fascismo va ben compreso, “è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista… ritengo che si possano indicare una lista di caratteristiche” – l’abbiamo appena fatto con salvini – “tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘ur-fascismo’ o ‘fascismo eterno’.” 3. la democrazia e il fascismo. da troppi anni in italia si formano governi che non rispettano il risultato delle elezioni politiche; il popolo vota in una direzione e nascono governi di segno opposto. è normale? un tempo si usavano altri metodi: una “bella” marcia su roma e si risolveva il problema. oggi non è più tempo di marce e il dominio del ceto plutocratico s’esprime in abiti civili attraverso la nomina calata dall’alto, per es., di un banchiere. la crisi della democrazia è evidente anche nel modo in cui si esercita il potere: insomma, un tecnico come draghi che bypassa i partiti, li ignora, li lascia parlare a vuoto e procede dritto verso l’obiettivo, non è più un tecnico (di cui la politica si serve) ma un capo che sottomette i politici e i partiti. lungi da me l’idea di difendere salvini (ho detto sopra cosa penso di lui), ma che draghi presenti mezz’ora prima ai suoi ministri un importante testo da votare in consiglio, è cosa che non sta né in cielo né in terra. faceva così il duce coi suoi ministri (a proposito di ventennio). e dunque e ancora: non è errato parlare, oggi, di forme light di fascismo eterno. 4. di matteo renzi non dico. basta solo ricordare che da presidente del consiglio e segretario del pd si atteggiava a piccolo ducetto, ignorava la minoranza interna al partito, calpestava i lavoratori che doveva rappresentare, umiliava i sindacati, amoreggiava con confindustria, eccetera: “con un linguaggio di sinistra faceva politiche di destra”. fascismo eterno, appunto. 5. l’astensionismo. in una situazione così deteriorata (in cui il pd che vince in tre città si illude d’esser pronto a vincere le politiche), ci si può meravigliare che il 50% dei cittadini non vadano a votare? nell’astensionismo s’è rifugiata la massa dei grillini che non s’è riconosciuta in nessuna delle proposte odierne. conte, se vuole intercettare quei voti, parli chiaro e faccia scelte nette (superando la subalternità a draghi): giustizia, equità, lavoro, antifascismo; su quest’ultimo punto rilegga eco: “il fascismo eterno è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ ahimè, la vita non è così facile. l’ur-fascismo può ancora tornare sotto spoglie più innocenti. il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme” (umberto eco, il fascismo eterno, la nave di teseo, p. 50). alle forme camuffate di fascismo (anche in veste tecnocratica) non si soccombe; nel campo progressista urge una leadership chiara e autorevole, presto, il tempo dei tentennamenti è finito.

Abusi sessuali del clero: altro che mele marce, il problema è strutturale

Il Rapporto della Commissione Indipendente francese contiene elementi di grande interesse per affrontare seriamente la questione irrisolta degli abusi clericali.

Segue da Pag.38: Abusi sessuali del clero: altro che mele marce, il problema è strutturale

Marco Marzano 25 Ottobre 2021

La pubblicazione del Rapporto della Commissione Indipendente francese sugli abusi sessuali commessi dal clero cattolico (CIASE) ha fatto molto rumore, almeno per qualche giorno. A essere entrato nella comunicazione pubblica è stato tuttavia un unico dato: quello sul numero di preti abusatori sul totale dei sacerdoti cattolici. Il Rapporto contiene però molti altri elementi interessantissimi che ispirano queste prime considerazioni:

1. Per far luce sul fenomeno la costituzione di una commissione indipendente (composta da scienziati di diverse discipline) è uno strumento indispensabile e praticamente insostituibile. È stato così ovunque: negli Stati Uniti, in Irlanda, in Australia, in Germania e ora in Francia. Solo le commissioni di inchiesta possono ottenere l’accesso agli archivi parrocchiali e diocesani e sollecitare su larga scala la deposizione delle vittime di ieri e di oggi, conseguendo un formidabile progresso nella conoscenza e nella misurazione del fenomeno. In Francia, la commissione CIASE, in poco più di un anno, ha ricevuto quasi 4000 telefonate e 2800 tra lettere ed email. I membri della commissione hanno incontrato personalmente quasi 200 vittime che hanno accettato di farsi intervistare per molte ore (in media tre per ciascuna intervista audioregistrata). Sono stati ascoltati una moltitudine di esperti e addirittura un piccolo gruppo di abusatori, che si è spontaneamente reso disponibile a raccontare la propria versione. L’inerzia assoluta della Conferenza Episcopale Italiana su questo terreno sconcerta e testimonia ancora una volta il livello di paurosa arretratezza del nostro paese, delle gerarchie ecclesiastiche così come della gran parte della stampa laica, sempre preoccupata di non disturbare le élites vaticane e nei fatti indifferente alle terribili sofferenze di tanti minori.

2. La questione degli abusi clericali non è affatto risolta, il problema non appartiene in alcun modo al passato. La commissione CIASE ha riconosciuto che la Chiesa ha iniziato, nell’ultimo ventennio, a prendere sul serio la questione, ma lo ha fatto in misura timidissima e quasi mai di propria iniziativa, con molte differenze da diocesi a diocesi, in definitiva in una forma così debole da non impedire, a partire dagli anni Novanta e dopo un periodo di apparente declino, una decisa ripresa del fenomeno, un significativo aumento nel numero di abusi sessuali commessi da membri del clero. E tutto questo, aggiungo io, avviene malgrado il consistente declino nel numero dei sacerdoti e in quello dei frequentatori di parrocchie e oratori. Quindi ci sono meno preti e meno fedeli, ma gli abusi invece che diminuire crescono.

3. Quello della Chiesa Cattolica si conferma l’ambiente organizzativo più pericoloso per la salute e l’integrità fisica e psichica dei minori, molto più rischioso, secondo i dati del rapporto CIase, dei campi estivi per giovani, delle scuole pubbliche, dei club sportivi, delle istituzioni culturali o artistiche.

4. Il report francese non manca di indicare anche alcune delle probabili cause degli abusi clericali: il diritto canonico, pensato per proteggere i sacramenti e cambiare l’animo dei peccatori, ma non per riconoscere in alcun modo il dolore delle vittime e per rispettare i loro fondamentali diritti umani; il clericalismo, e cioè l’eccessiva “santificazione” della figura del prete e la sopravvalutazione del suo status di celibe e casto; l’esaltazione delle virtù dell’obbedienza e del valore della gerarchia a discapito di tutti gli altri; una falsa interpretazione delle Scritture in relazione ai temi dell’affettività e della sessualità; l’assenza di qualsiasi forma di separazione tra i poteri.

5. Nel rapporto CIASE si trovano indicati anche alcuni rimedi suggeriti con forza alla Chiesa francese: dare più spazio ai laici e soprattutto alle donne; ascoltare le vittime; migliorare la valutazione psicologica dei candidati al sacerdozio e incrementare gli insegnamenti delle scienze umane e sociali; assumersi la responsabilità di aver protetto gli abusatori e rendersi non solo disponibile ad avviare processi di giustizia riparativa, ma anche a risarcire le vittime, tutte le vittime, anche quelle di settant’anni fa o i loro eredi. È su quest’ultimo terreno che il Report mostra le sue maggiori debolezze. Sono convinto infatti che le generiche richieste di cambiamento contenute nel rapporto siano del tutto insufficienti a risolvere il problema. L’abuso sessuale è un comportamento strutturalmente legato alla forma attuale del sacerdozio cattolico, ovviamente non nel senso che tutti i sacerdoti siano abusatori, ma che, per coloro che lo sono, siano stati decisivi la formazione seminariale, l’obbligo celibatario, il rapporto con la sessualità e l’affettività imposti dalla Chiesa Cattolica. La teoria delle “mele marce”, cioè dei pedofili che si infiltrano nella Chiesa approfittando della buona fede e delle disattenzioni di vescovi e formatori, è del tutto priva, e da tempo, di ogni solido riscontro scientifico. Se il nodo è strutturale dev’essere affrontato con riforme strutturali, prime fra tutte la chiusura dei seminari e la fine del vincolo celibatario, le uniche vie per raggiungere l’obiettivo auspicato anche dalla commissione Ciase, di “desantificare” i preti.

Tutto il resto, l’aumento delle ore di insegnamento delle scienze umane, gli appelli a diminuire il clericalismo e ad aprire le donne, eccetera, è al più un modesto palliativo, inutile nella sostanza e adatto nella forma solo a dare l’impressione che la Chiesa Cattolica si muova mentre invece rimane
completamente immobile. Il papa tuona contro il clericalismo da anni, ma gli effetti sulla struttura sono stati praticamente insignificanti. È venuto il momento di esigere di più, di non accontentarsi delle buone intenzioni e dei proclami. Lo dobbiamo alle bimbe e ai bimbi, ai ragazzi e alle ragazze di domani alle quali dobbiamo offrire un mondo diverso e migliore.

Meloni, Salvini, Draghi e “il fascismo eterno” di Umberto Eco

Dal fascismo in Fratelli d’Italia al razzismo di Salvini fino al decisionismo tecnocratico di Draghi: in quante e quali forme l’“Ur-fascismo” teorizzato da Umberto Eco è presente nel nostro paese.

Angelo Cannatà 8 Ottobre 2021

Il 25 aprile 1995 Umberto Eco tenne, alla Columbia University, una conferenza dal titolo Il fascismo eterno. Non parlava solo di Mussolini e del Ventennio, e della tragica ideologia che portò l’Italia – tra lutti, dolore, e morte – all’alleanza con Hitler e alla Seconda guerra mondiale; parlava del fascismo che permane nel tempo, e assume forme nuove e abiti civili; di un modo d’essere – arrogante, autoritario, razzista, lontano anni luce dallo spirito critico… – che è presente anche oggi e che definisce “Ur-fascismo”, “fascismo eterno”, appunto. Ne parlo perché si torna a discutere di fascismo dopo l’inchiesta di Fanpage, i saluti romani, il razzismo antiebraico, e le ridicole giustificazioni di Giorgia Meloni: “voglio vedere l’intero girato”. In verità col fascismo in troppi non hanno ancora fatto i conti (non solo il partito di Meloni) ed è il caso di vedere dunque, per non fermarsi alla superficie dei fatti, in quante (e quali) forme “il fascismo eterno” è presente nel nostro paese.

1. Certo, in Fratelli d’Italia il fascismo è presente nelle forme più becere ed evidenti – riti, gesti, atteggiamenti, barzellette, pose, raduni, cameratismo – e la Meloni fingendo di non vedere l’alimenta e ne è responsabile; in verità quelle sono le radici del suo partito, lo sa bene, e da lì arrivano voti importanti; ergo, con quel mondo non vuole chiudere: prova a nasconderlo in certi momenti e lo vezzeggia in altri, lo coccola, e lascia che persista come zoccolo duro di Fratelli d’Italia. Su questo tema Giancarlo Fini fu decisamente più chiaro: “Il fascismo è il male assoluto”. Finché Meloni non dirà qualcosa di così forte, non ha piena legittimità per guidare una nazione fondata, costituzionalmente, sull’antifascismo.

2. Ciò detto, queste righe sarebbero incomplete se non parlassimo (anche) di altre forme di “fascismo eterno” presenti nel paese: insomma, il razzismo di Salvini che detesta i migranti e le politiche di accoglienza (da qui anche l’esultanza per la condanna esorbitante di Mimmo Lucano); l’odio ideologico per gli ultimi, i senza lavoro, e il reddito di cittadinanza che li aiuta a vivere; il rifiuto dell’equità; la difesa cieca dei poteri forti che favorirono l’ascesa della Lega; cos’è tutto ciò se non, in varie forme e in veste nuova, un atteggiamento antico di stampo fascista? Fascismo eterno. Scrive Eco: il termine fascismo va ben compreso, “è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista… ritengo che si possano indicare una lista di caratteristiche” – l’abbiamo appena fatto con Salvini – “tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-fascismo’ o ‘fascismo eterno’.”

3. La democrazia e il fascismo. Da troppi anni in Italia si formano governi che non rispettano il risultato delle elezioni politiche; il popolo vota in una direzione e nascono governi di segno opposto. È normale? Un tempo si usavano altri metodi: una “bella” marcia su Roma e si risolveva il problema. Oggi non è più tempo di marce e il dominio del ceto plutocratico s’esprime in abiti civili attraverso la nomina calata dall’alto, per es., di un banchiere. La crisi della democrazia è evidente anche nel modo in cui si esercita il potere: insomma, un tecnico come Draghi che bypassa i partiti, li ignora, li lascia parlare a vuoto e procede dritto verso l’obiettivo, non è più un tecnico (di cui la politica si serve) ma un capo che sottomette i politici e i partiti. Lungi da me l’idea di difendere Salvini (ho detto sopra cosa penso di lui), ma che Draghi presenti mezz’ora prima ai suoi ministri un importante testo da votare in Consiglio, è cosa che non sta né in cielo né in terra. Faceva così il duce coi suoi ministri (a proposito di Ventennio). E dunque e ancora: non è errato parlare, oggi, di forme light di fascismo eterno.

4. Di Matteo Renzi non dico. Basta solo ricordare che da Presidente del Consiglio e segretario del Pd si atteggiava a piccolo ducetto, ignorava la minoranza interna al partito, calpestava i lavoratori che doveva rappresentare, umiliava i sindacati, amoreggiava con Confindustria, eccetera: “con un linguaggio di sinistra faceva politiche di destra”. Fascismo eterno, appunto.

5. L’astensionismo. In una situazione così deteriorata (in cui il Pd che vince in tre città si illude d’esser pronto a vincere le politiche), ci si può meravigliare che il 50% dei cittadini non vadano a votare? Nell’astensionismo s’è rifugiata la massa dei grillini che non s’è riconosciuta in nessuna delle proposte odierne. Conte, se vuole intercettare quei voti, parli chiaro e faccia scelte nette (superando la subalternità a Draghi): giustizia, equità, lavoro, antifascismo; su quest’ultimo punto rilegga Eco: “Il fascismo eterno è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-fascismo può ancora tornare sotto spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme” (Umberto Eco, Il fascismo eterno, La nave di Teseo, p. 50). Alle forme camuffate di fascismo (anche in veste tecnocratica) non si soccombe; nel campo progressista urge una leadership chiara e autorevole, presto, il tempo dei tentennamenti è finito.

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