segue da pag.36: materialismo dialettico e questione ecologica.
è come durante il nazismo, tutti sapevano quello che avveniva, tutti noi oggi sappiamo che stiamo morendo, ma curiosamente anziché ribellarci tutti, conviviamo con questa idea come se fosse una cosa, in fondo, risolvibile con la bacchetta magica, all’improvviso; come se fosse semplicemente una trovata pubblicitaria, o una cosa che non ci riguarda perché tanto moriamo fra venti o trent’anni, gli altri ci penseranno, o si troverà magicamente una soluzione tecnica. non ci sono soluzioni tecniche magiche e non è vero che si tratta di controllare la tecnologia: il problema è il modo di produzione; o affrontiamo questo “corno”, questo “nodo”, che è quello posto dal marxismo, o in realtà c’è solo la morte.
l’abitudine alla catastrofe non è, nel nostro caso, da ricondurre ad una “inerzia” delle masse, ma al peso di una sconfitta, il che è profondamente diverso. il movimento operaio ha sempre imparato molto più dalle sue sconfitte che dalle sue vittorie. la storia del movimento operaio non è fatta di tante vittorie, quelle che ci sono state, però, hanno pesato e hanno cambiato il mondo. la storia del movimento operaio è una storia dura, che ha subito tante sconfitte. la gravità della nostra situazione presente è che manca un bilancio, una consapevolezza sufficientemente approfondita, di quello che è stato l’ultimo grande periodo, che non è il ‘68 ma è il ‘68/’77, o meglio sono gli anni ‘60 e gli anni ‘70 nella loro complessità, quello che è stato in italia quasi un ventennio di lotte. la mancanza di questa analisi, di questa riflessione, il fatto che non ci sia, per questo periodo, quello che lenin ha fatto per il 1905, è una cosa molto grave, molto pesante. oggi la storia non è più fatta a livello individuale, ma a livello di grande istituto: è tutto computerizzato, controllato attraverso i mass-media, presto non sarà più possibile fare storia autonomamente.
il problema della memoria, cioè della consapevolezza critica rispetto al presente e al futuro in relazione al passato, è uno dei grandi problemi della nostra cultura. perché a un certo punto finiamo con il credere alle immagini invece che a quello che è avvenuto: sempre più la immagine diventa ciò che è credibile. in questi anni duri, in questi anni di assenza, quando pensiamo al nostro passato lo pensiamo come il passato di un altra persona, come se fossero passati secoli tra ciò che è avvenuto qualche anno fa e ciò che sta accadendo adesso. a volte ci si sente un’ombra. è importante capire che si è resi ombra da un certo tipo di cultura. è necessario non permettere questa operazione. cessare di essere ombre e riprendere in mano il proprio filo, il proprio passato, la propria storia e ricominciare a raccontarla, ricominciare a testimoniare.
*filosofa marxista, scomparsa a marzo 2021.
congresso a.n.p.i. 2021-22: proposta di odg per la sospensione della legge sul “giorno del ricordo”
[in vista dell’imminente congresso dell’a.n.p.i. condivido la mia proposta di ordine del giorno, che potrebbe essere presentato identico in più sezioni per essere infine discusso al nazionale. andrea martocchia].
per la sospensione degli effetti della legge istitutiva del “giorno del ricordo”.
il congresso nazionale a.n.p.i. impegna gli organi dirigenti, che da esso scaturiranno, a dare seguito al documento della segreteria nazionale del 2 aprile 2015 (1) rilanciando la richiesta di sospensione della applicazione della legge n.92/2004 istitutiva del “giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati“. tale sospensione deve specialmente valere per quanto riguarda l’attribuzione delle onorificenze, e si deve procedere al riesame di quelle finora attribuite. i materiali istruttori della commissione che se ne è occupata devono
essere resi pubblici.
benché il termine entro cui si potevano presentare le domande per tali riconoscimenti fosse stato fissato dalla legge n.92/2004 in 10 anni, e fosse perciò scaduto nel 2015, nel 2016 il parlamento lo ha prorogato al 2025. eppure, il documento della segreteria nazionale, richiamandosi alle giuste dichiarazioni dell’allora presidente nazionale carlo smuraglia (newsletter anpi n. 155 e 156), aveva già evidenziato che le oltre 300 onorificenze fino allora attribuite erano “in netto contrasto con valori, princìpi e norme della costituzione“. tuttavia, da allora una unica onorificenza è stata revocata – quella al repubblichino parmense paride mori – mentre il numero totale dei nominativi di “infoibati” si è attestato a 384 (2) dei quali più dell’80% sono appartenenti a formazioni militari e collaborazioniste, 6 sono criminali di guerra conclamati, per almeno 61 persone la scomparsa non è attribuibile alle formazioni della resistenza e/o jugoslave, per molti non esistono dati certi su circostanze e luogo della scomparsa ed appena 33 sono stati effettivamente rinvenuti in qualche “foiba”. (3)
la segreteria nazionale chiedeva “con forza alla presidenza del consiglio di sospendere temporaneamente l’applicazione della legge suddetta e di dar luogo ad una indagine accurata, non solo sulla medaglia concessa di recente a paride mori (…) ma anche a quelle concesse negli anni precedenti a persone ritenute meritevoli del riconoscimento previsto dalla legge citata e che, invece, risulterebbero assolutamente in contrasto con le norme e lo spirito della legge e della costituzione. in ogni caso, nessun riconoscimento – né per questa legge né per altre – può essere attribuito a chi militò per la repubblica sociale italiana, in nome di una presunta pacificazione. non c’è nulla da “pacificare”; c’è solo da rispettare la storia e la costituzione, nata dalla resistenza. l’anpi svolgerà ogni azione necessaria per ottenere i risultati più sopra indicati, in nome della verità e della giustizia; considerandosi fin d’ora mobilitata, in tutti i suoi organismi, per la difesa di princìpi e valori assolutamente imprescindibili.“
considerata la gravissima deriva cui abbiamo tutti assistito ed assistiamo fino ad oggi, con intimidazioni ai danni di storici ed esponenti antifascisti, censure nei confronti di case editrici e istituti di ricerca, pressioni sulle istituzioni scolastiche, produzione di opere di propaganda fascista di pessimo gusto sotto forma di fumetti distribuiti nelle scuole (foiba rossa), film per la televisione (red land / rosso istria) e altro, la preoccupazione espressa dalla segreteria nazionale anpi nel 2015 si è dimostrata oltremodo fondata e impone azioni conseguenti.
note:
(1) https://www.anpi.it/articoli/1327/sospendere-la-legge-che-assegna-medaglie-a-chi-non-le-merita.
(2) http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/.
(3) http://www.diecifebbraio.info/2017/01/truffe-fuffe-e-fascisti-i-premiati-del-giorno-del-ricordo-un-bilancio-provvisorio/.
il decimo anniversario dell’assassinio di gheddafi e la questione della difesa dei paesi indipendenti.
nei giorni scorsi è stato ricordato nei mass media italiani, in modo meno evasivo di quanto ci si potesse aspettare, l’assassinio di gheddafi 10 anni fa da parte di bande jihadiste sostenute da vari paesi europei, dagli usa e dalla nato, con il probabile intervento diretto di agenti francesi o di altri paesi occidentali.
la rivolta contro gheddafi da parte di bande jihadiste tribali istigate e finanziate da servizi segreti e agenti occidentali e turchi sarebbe stata facilmente repressa dall’esercito libico, se nel momento della prossima sconfitta degli insorti non fosse intervenuta a loro sostegno l’aviazione della nato con pesanti bombardamenti, con il sostegno di truppe di terra da parte di alcune monarchie reazionarie del golfo arabo e di
..segue ./.
Segue da Pag.36: Materialismo dialettico e questione ecologica
È come durante il nazismo, tutti sapevano quello che avveniva, tutti noi oggi sappiamo che stiamo morendo, ma curiosamente anziché ribellarci tutti, conviviamo con questa
idea come se fosse una cosa, in fondo, risolvibile con la bacchetta magica, all’improvviso; come se fosse semplicemente una trovata pubblicitaria, o una cosa che non ci riguarda perché tanto moriamo fra venti o trent’anni, gli altri ci penseranno, o si troverà magicamente una soluzione tecnica. Non ci sono soluzioni tecniche magiche e non è vero che si tratta di controllare la tecnologia: il problema è il modo di produzione; o affrontiamo questo “corno”, questo “nodo”, che è quello posto dal marxismo, o in realtà c’è solo la morte.
L’abitudine alla catastrofe non è, nel nostro caso, da ricondurre ad una “inerzia” delle masse, ma al peso di una sconfitta, il che è profondamente diverso. Il movimento operaio ha sempre imparato molto più dalle sue sconfitte che dalle sue vittorie. La storia del movimento operaio non è fatta di tante vittorie, quelle che ci sono state, però, hanno pesato e hanno cambiato il mondo. La storia del movimento operaio è una storia dura, che ha subito tante sconfitte. La gravità della nostra situazione presente è che manca un bilancio, una consapevolezza sufficientemente approfondita, di quello che è stato l’ultimo grande periodo, che non è il ‘68 ma è il ‘68/’77, o meglio sono gli anni ‘60 e gli anni ‘70 nella loro complessità, quello che è stato in Italia quasi un ventennio di lotte. La mancanza di questa analisi, di questa riflessione, il fatto che non ci sia, per questo periodo, quello che Lenin ha fatto per il 1905, è una cosa molto grave, molto pesante. Oggi la storia non è più fatta a livello individuale, ma a livello di grande istituto: è tutto computerizzato, controllato attraverso i mass-media, presto non sarà più possibile fare storia autonomamente.
Il problema della memoria, cioè della consapevolezza critica rispetto al presente e al futuro in relazione al passato, è uno dei grandi problemi della nostra cultura. Perché a un certo punto finiamo con il credere alle immagini invece che a quello che è avvenuto: sempre più la immagine diventa ciò che è credibile. In questi anni duri, in questi anni di assenza, quando pensiamo al nostro passato lo pensiamo come il passato di un altra persona, come se fossero passati secoli tra ciò che è avvenuto qualche anno fa e ciò che sta accadendo adesso. A volte ci si sente un’ombra. È importante capire che si è resi ombra da un certo tipo di cultura. È necessario non permettere questa operazione. Cessare di essere ombre e riprendere in mano il proprio filo, il proprio passato, la propria storia e ricominciare a raccontarla, ricominciare a testimoniare.
*filosofa marxista, scomparsa a marzo 2021
[In vista dell’imminente Congresso dell’A.N.P.I. condivido la mia proposta di Ordine del Giorno, che potrebbe essere presentato identico in più Sezioni per essere infine discusso al Nazionale. Andrea Martocchia]
PER LA SOSPENSIONE DEGLI EFFETTI DELLA LEGGE ISTITUTIVA DEL “GIORNO DEL RICORDO”
Il congresso nazionale A.N.P.I. impegna gli organi dirigenti, che da esso scaturiranno, a dare seguito al documento della Segreteria Nazionale del 2 Aprile 2015 (1) rilanciando la richiesta di sospensione della applicazione della Legge n.92/2004 istitutiva del “Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati“.
Tale sospensione deve specialmente valere per quanto riguarda l’attribuzione delle onorificenze, e si deve procedere al riesame di quelle finora attribuite. I materiali istruttori della Commissione che se ne è occupata devono
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essere resi pubblici.
Benché il termine entro cui si potevano presentare le
domande per tali riconoscimenti fosse stato fissato dalla Legge n.92/2004 in 10 anni, e fosse perciò scaduto nel 2015, nel 2016 il Parlamento lo ha prorogato al 2025. Eppure, il documento della Segreteria Nazionale, richiamandosi alle giuste dichiarazioni dell’allora presidente nazionale Carlo Smuraglia (Newsletter ANPI n. 155 e 156), aveva già evidenziato che le oltre 300 onorificenze fino allora attribuite erano “in netto contrasto con valori, princìpi e norme della Costituzione“. Tuttavia, da allora una unica onorificenza è stata revocata – quella al repubblichino parmense Paride Mori – mentre il numero totale dei nominativi di “infoibati” si è attestato a 384 (2) dei quali più dell’80% sono appartenenti a formazioni militari e collaborazioniste, 6 sono criminali di guerra conclamati, per almeno 61 persone la scomparsa non è attribuibile alle formazioni della Resistenza e/o jugoslave, per molti non esistono dati certi su circostanze e luogo della scomparsa ed appena 33 sono stati effettivamente rinvenuti in qualche “foiba”. (3)
La Segreteria Nazionale chiedeva “con forza alla presidenza del Consiglio di sospendere temporaneamente l’applicazione della legge suddetta e di dar luogo ad una indagine accurata, non solo sulla medaglia concessa di recente a Paride Mori (…) ma anche a quelle concesse negli anni precedenti a persone ritenute meritevoli del riconoscimento previsto dalla legge citata e che, invece, risulterebbero assolutamente in contrasto con le norme e lo spirito della legge e della Costituzione. In ogni caso, nessun riconoscimento – né per questa legge né per altre – può essere attribuito a chi militò per la Repubblica Sociale Italiana, in nome di una presunta pacificazione. Non c’è nulla da “pacificare”; c’è solo da rispettare la storia e la Costituzione, nata dalla Resistenza.
L’ANPI svolgerà ogni azione necessaria per ottenere i risultati più sopra indicati, in nome della verità e della giustizia; considerandosi fin d’ora mobilitata, in tutti i suoi organismi, per la difesa di princìpi e valori assolutamente imprescindibili.“
Considerata la gravissima deriva cui abbiamo tutti assistito ed assistiamo fino ad oggi, con intimidazioni ai danni di storici ed esponenti antifascisti, censure nei confronti di case editrici e istituti di ricerca, pressioni sulle istituzioni scolastiche, produzione di opere di propaganda fascista di pessimo gusto sotto forma di fumetti distribuiti nelle scuole (Foiba Rossa), film per la televisione (Red Land / Rosso Istria) e altro, la preoccupazione espressa dalla Segreteria nazionale ANPI nel 2015 si è dimostrata oltremodo fondata e impone azioni conseguenti.
Note:
(1) https://www.anpi.it/articoli/1327/sospendere-la-legge-che-assegna-medaglie-a-chi-non-le-merita
(2) http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/
(3) http://www.diecifebbraio.info/2017/01/truffe-fuffe-e-fascisti-i-premiati-del-giorno-del-ricordo-un-bilancio-provvisorio/
IL
DECIMO ANNIVERSARIO DELL’ASSASSINIO DI GHEDDAFI E LA QUESTIONE
DELLA DIFESA DEI Paesi INDIPENDENTI
Nei
giorni scorsi è stato ricordato nei mass media italiani, in
modo meno evasivo di quanto ci si potesse aspettare, l’assassinio
di Gheddafi 10 anni fa da parte di bande jihadiste sostenute da vari
Paesi europei, dagli USA e dalla NATO, con il probabile intervento
diretto di agenti francesi o di altri Paesi occidentali.
La
rivolta contro Gheddafi da parte di bande jihadiste tribali istigate
e finanziate da servizi segreti e agenti occidentali e turchi sarebbe
stata facilmente repressa dall’esercito libico, se nel momento
della prossima sconfitta degli insorti non fosse intervenuta a loro
sostegno l’aviazione della NATO con pesanti bombardamenti, con
il sostegno di truppe di terra da parte di alcune monarchie
reazionarie del Golfo Arabo e di
..segue ./.
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