21 gennaio 1921: gramsci e il centenario della nascita del pc d’italia.
in questi giorni natalizi alla fine del 2020 siamo ammorbati da interminabili polemiche sulla pandemia da covid-19, che, pur non avendo un grado di mortalità pari a quello veramente tremendo della “spagnola” che imperversò nel primo dopoguerra, ha richiesto una serie di restrizioni, anche per non provocare il collasso dei nostri sistemi sanitari occidentali falcidiati da anni di thatcherismo, reganismo e liberismo selvaggio imposto dalla ue. mentre si moltiplicano le stucchevoli accuse delle destre, che fanno solo demagogia sfruttando le incertezze e gli errori del governo (ma di fronte al dilemma tra salute ed economia, e le limitate conoscenze scientifiche sul decorso dell’epidemia, sarebbe difficile non commettere degli errori), e mentre anche settori di “sinistra” sono vittime di paure irrazionali e fantasiose manie complottiste, rischia di passare sotto silenzio un evento simbolico come il centenario della nascita del pc d’italia, nato durante il congresso del partito socialista di livorno del 15-21 gennaio 1921.
in effetti ne ha parlato in suo libro il triste conservatore ezio mauro, già direttore di organi padronali come “la stampa”, finanziato dalla multinazionale che fa capo alla fiat, e di repubblica, organo della grande finanza capitalista, descrivendo l’episodio come una delle più grandi sciagure mai capitate all’italia, addirittura definito come una “dannazione”. invece il gruppo g.a.ma.di. ha organizzato un dibattito on-line che riguarda la figura di antonio gramsci che fu figura centrale in quel periodo che vide la nascita del partito comunista. durante il congresso si confrontarono le tre correnti in cui era diviso il partito socialista: quella “riformista” che faceva capo a turati, quella “massimalista”, e maggioritaria, che faceva capo a serrati (non ostile al bolscevismo) e la corrente comunista che si ispirava direttamente all’azione dei bolscevichi in russia. quest’ultima corrente si distaccò dando luogo al partito comunista, anche se subito dopo, anche su sollecitazione della iii internazionale comunista, si cercò di stabilire un’alleanza con le altre correnti socialiste in funzione antifascista.
già subito dopo che era stata attuata la rivoluzione in russia, gramsci aveva preso posizione a favore dell’azione di lenin e dei bolscevichi in un celebre articolo: “la rivoluzione contro il capitale”. i socialisti di “destra” si erano compromessi, specie in germania, votando a favore dei crediti di guerra e sostenendo lo sforzo bellico dei rispettivi paesi nel contesto dello scontro tra i grandi imperialismi dell’epoca. nel 1919 i capi della sinistra socialista tedesca, rosa luxembourg e karl liebenecht, erano stati assassinati dai corpi armati di destra (“frei korps”) con la complicità dei socialisti di destra scheidemann e noske , ed il tentativo rivoluzionario in baviera era stato represso nel sangue. in seguito gramsci, specie dopo il suo arresto ad opera dei fascisti nel 1926, confinato nel carcere di turi, aveva sviluppato il suo pensiero teorico. il punto più qualificante di questa teoria era il concetto di “egemonia”, costituito da quel complesso di idee e valori comuni accettati, che determinano il consenso globale ad un certo assetto sociale. gramsci riteneva che un movimento anticapitalista dovesse conquistare questo consenso attraverso lo sviluppo di un intellettuale collettivo che sviluppasse valori condivisi che permettessero di conquistare il cuore ed il cervello delle masse.
il movimento comunista dell’italia e dell’europa occidentale, ha raggiunto il suo apice in occasione della seconda guerra mondiale, con il grande movimento di resistenza antifascista che ha contribuito alla sconfitta del nazi-fascismo, che è un opzione sempre presente tra i sostenitori del capitalismo, ove i metodi “democratici” si rivelassero insufficienti. a questa grande
vittoria sul nazi-fascismo ha dato un contributo decisivo il paese nato dalla rivoluzione d’ottobre, l’unione sovietica, che ha contribuito all’opera con 20 o 25 milioni di morti. senza le grandi vittorie dell’armata rossa sulle forze nazi-fasciste, la vittoria finale della coalizione anti-fascista nella seconda guerra mondiale non sarebbe stata possibile.
negli anni seguenti gli eredi del congresso di livorno, ed altre forze comuniste dell’europa occidentale hanno appoggiato per qualche tempo il “blocco socialista” durante i duri anni della “guerra fredda”. poi la loro azione si è progressivamente diluita, fino ad approdare con gli attuali eredi del vecchio pci ad una completa adesione al capitalismo, alle politiche ultra-liberiste della ue, e all’alleanza nord-atlantica, la nato, guidata dall’imperialismo usa. a questa trasformazione ha contribuito anche la progressiva crisi dell’urss, la cui fine nel 1991 (comunque non inevitabile se fossero stati presenti dirigenti all’altezza del compito, in grado di affrontare le difficoltà) è stata poi determinata dall’ignobile calata di brache, attuata dal chiacchierone gorbaciov e dalla svendita del grande patrimonio pubblico sovietico attuato dalla banda dell’avventuriero eltzin a favore degli “oligarchi” sostenuti dalle banche e dai servizi occidentali.
questi avvenimenti hanno indotto molti storici e saggisti (più o meno al servizio del capitalismo occidentale) a parlare di “fine della storia” e del periodo tra il 1917, data della rivoluzione bolscevica fino al 1991 (caduta dell’urss) come di un incidente della storia ormai chiuso. anche un autore considerato di “sinistra” come hobsbawm, ha avvalorato questa tesi col noto libro “il secolo breve”, cioè il periodo 1914-1991.
tuttavia invece la storia procede e le trasformazioni prodotte nel mondo da quei 70 anni di storia sono duraturi ed irreversibili. c’è stata la grande rivoluzione anti-colonialista, che, pur tra mille contraddizioni, ha permesso la nascita di nuovi paesi come la nuova cina e la corea popolare, il vietnam indipendente, cuba socialista, repubbliche africane indipendenti e progressiste come angola o tanzania, repubbliche arabe laiche e di tendenza socialiste come l’egitto di nasser, la siria di assad, l’algeria nata dalla guerra di indipendenza anti-francese, la libia di gheddafi, l’iraq, oltre all’afghanistan socialista. gli ultimi trent’anni sono stati caratterizzati da continui sanguinosi tentativi militari, o attuati con colpi di stato, per far tornare indietro la storia. così abbiamo avuto la guerra contro la jugoslavia, le due guerre contro l’iraq, l’invasione dell’afghanistan, la distruzione della libia, il blocco di cuba, il colpo di stato in ucraina attuato con la determinante partecipazione di formazioni che inneggiano apertamente al nazismo (così come succede anche in lituania ed in altri paesi baltici secessionisti dall’urss), il colpo di stato in georgia, le finte “primavere arabe” che hanno colpito paesi come la siria, i tentativi di destabilizzazione attuati in venezuela, bolivia, nicaragua, paesi che nel frattempo avevano conquistato una reale indipendenza. ma molti di questi tentativi sono andati a vuoto ed hanno incontrato la forte resistenza di quei popoli. la russia si è ripresa dalla crisi e la bielorussia ha sempre difeso il passato sovietico; oggi insieme difendono la loro indipendenza dall’avanzata della nato che ha costellato i loro confini di batterie di missili pronte a colpire, e riempito i paesi europei, tra cui l’italia, di arsenali atomici forniti di bombe modernissime vietate dagli accordi internazionali. la cina, lo stato più popoloso del mondo, è diventato uno stato socialista flessibile in via di transizione, ed ormai la prima potenza economica mondiale. persino nell’attuale vicenda della pandemia da covid cina, vietnam, corea popolare hanno superato rapidamente la crisi con provvedimenti tempestivi e decisi che hanno permesso anche un rilancio dell’economia a livelli che nemmeno ci sogniamo (a meno che non li si voglia considerare anche loro complici di presunti complotti globali). la storia va avanti ed i giochi sono tutti aperti.
roma 25.12.2020 vincenzo brandi.
21 GENNAIO 1921: GRAMSCI E IL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL PC
d’ITALIA.
In questi giorni
natalizi alla fine del 2020 siamo ammorbati da interminabili
polemiche sulla pandemia da
Covid-19, che, pur non avendo un grado di mortalità pari a quello
veramente tremendo della “Spagnola”
che imperversò nel primo dopoguerra, ha richiesto una serie di
restrizioni, anche per non provocare il
collasso dei nostri sistemi sanitari occidentali falcidiati da anni
di thatcherismo, reganismo e
liberismo selvaggio imposto dalla UE. Mentre si moltiplicano le
stucchevoli accuse delle destre, che
fanno solo demagogia sfruttando le incertezze e gli errori del
Governo (ma di fronte al dilemma
tra salute ed economia, e le limitate conoscenze scientifiche sul
decorso dell’epidemia,
sarebbe difficile non commettere degli errori), e mentre anche
settori di “sinistra” sono vittime di
paure irrazionali e fantasiose manie complottiste, rischia di passare
sotto silenzio un evento simbolico
come il centenario della nascita del PC d’Italia, nato durante il
Congresso del Partito Socialista
di Livorno del 15-21 gennaio 1921.
In effetti ne ha
parlato in suo libro il triste conservatore Ezio Mauro, già
direttore di organi padronali come “La
Stampa”, finanziato dalla multinazionale che fa capo alla FIAT, e
di Repubblica, organo
della grande finanza capitalista, descrivendo l’episodio come una
delle più grandi sciagure mai
capitate all’Italia, addirittura definito come una “dannazione”.
Invece il gruppo G.A.MA.DI. ha
organizzato un dibattito on-line che riguarda la figura di Antonio
Gramsci che fu figura centrale in
quel periodo che vide la nascita del Partito Comunista. Durante il
Congresso si confrontarono le tre
correnti in cui era diviso il Partito Socialista: quella “riformista”
che faceva capo a Turati,
quella “massimalista”, e maggioritaria, che faceva capo a Serrati
(non ostile al bolscevismo) e la
corrente comunista che si ispirava direttamente all’azione dei
Bolscevichi in Russia. Quest’ultima
corrente si distaccò dando luogo al Partito Comunista, anche se
subito dopo, anche su
sollecitazione della III Internazionale comunista, si cercò di
stabilire un’alleanza con le altre correnti
socialiste in funzione antifascista.
Già subito dopo che
era stata attuata la Rivoluzione in Russia, Gramsci aveva preso
posizione a favore dell’azione
di Lenin e dei Bolscevichi in un celebre articolo: “La Rivoluzione
contro il Capitale”. I
Socialisti di “destra” si erano compromessi, specie in Germania,
votando a favore dei Crediti di Guerra e
sostenendo lo sforzo bellico dei rispettivi Paesi nel contesto dello
scontro tra i grandi Imperialismi
dell’epoca. Nel 1919 i capi della sinistra socialista tedesca, Rosa
Luxembourg e Karl Liebenecht,
erano stati assassinati dai corpi armati di destra (“Frei Korps”)
con la complicità dei Socialisti di
destra Scheidemann e Noske , ed il tentativo rivoluzionario in
Baviera era stato represso nel sangue.
In seguito Gramsci, specie dopo il suo arresto ad opera dei Fascisti
nel 1926, confinato nel
carcere di Turi, aveva sviluppato il suo pensiero teorico. Il punto
più qualificante di questa teoria era il
concetto di “egemonia”, costituito da quel complesso di idee e
valori comuni accettati, che
determinano il consenso globale ad un certo assetto sociale. Gramsci
riteneva che un movimento
anticapitalista dovesse conquistare questo consenso attraverso lo
sviluppo di un intellettuale
collettivo che sviluppasse valori condivisi che permettessero di
conquistare il cuore ed il cervello delle
masse.
Il movimento
comunista dell’Italia e dell’Europa occidentale, ha raggiunto il
suo apice in occasione della Seconda Guerra
Mondiale, con il grande movimento di Resistenza antifascista che ha
contribuito alla
sconfitta del Nazi-Fascismo, che è un opzione sempre presente tra i
sostenitori del Capitalismo, ove i
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metodi “democratici” si rivelassero insufficienti. A questa
grande
vittoria sul Nazi-Fascismo ha
dato un contributo decisivo il Paese nato dalla Rivoluzione
d’Ottobre, l’Unione Sovietica, che ha
contribuito all’opera con 20 o 25 milioni di morti. Senza le grandi
vittorie dell’Armata Rossa
sulle forze nazi-fasciste, la vittoria finale della coalizione
anti-fascista nella Seconda Guerra
Mondiale non sarebbe stata possibile.
Negli anni seguenti
gli eredi del Congresso di Livorno, ed altre forze comuniste
dell’Europa occidentale hanno
appoggiato per qualche tempo il “blocco socialista” durante i
duri anni della “Guerra fredda”.
Poi la loro azione si è progressivamente diluita, fino ad approdare
con gli attuali eredi del vecchio
PCI ad una completa adesione al Capitalismo, alle politiche
ultra-liberiste della UE, e all’alleanza
nord-atlantica, la NATO, guidata dall’Imperialismo USA. A questa trasformazione ha
contribuito anche la progressiva crisi dell’URSS, la cui fine nel
1991 (comunque non inevitabile se
fossero stati presenti dirigenti all’altezza del compito, in grado
di affrontare le difficoltà) è
stata poi determinata dall’ignobile calata di brache, attuata dal
chiacchierone Gorbaciov e dalla svendita del
grande patrimonio pubblico sovietico attuato dalla banda
dell’avventuriero Eltzin a favore
degli “oligarchi” sostenuti dalle banche e dai servizi
occidentali.
Questi avvenimenti
hanno indotto molti storici e saggisti (più o meno al servizio del
Capitalismo occidentale) a
parlare di “fine della storia” e del periodo tra il 1917, data
della Rivoluzione bolscevica fino al
1991 (caduta dell’URSS) come di un incidente della storia ormai
chiuso. Anche un autore
considerato di “sinistra” come Hobsbawm, ha avvalorato questa
tesi col noto libro “Il secolo breve”,
cioè il periodo 1914-1991.
Tuttavia invece la
storia procede e le trasformazioni prodotte nel mondo da quei 70 anni
di storia sono duraturi ed
irreversibili. C’è stata la grande rivoluzione anti-colonialista,
che, pur tra mille contraddizioni, ha
permesso la nascita di nuovi Paesi come la nuova Cina e la Corea
Popolare, il Vietnam
indipendente, Cuba socialista, repubbliche africane indipendenti e
progressiste come Angola o Tanzania,
repubbliche arabe laiche e di tendenza socialiste come l’Egitto di
Nasser, la Siria di Assad,
l’Algeria nata dalla guerra di indipendenza anti-francese, la Libia
di Gheddafi, l’Iraq, oltre
all’Afghanistan socialista. Gli ultimi trent’anni sono stati
caratterizzati da continui sanguinosi tentativi
militari, o attuati con colpi di Stato, per far tornare indietro la
storia. Così abbiamo avuto la
guerra contro la Jugoslavia, le due guerre contro l’Iraq,
l’invasione dell’Afghanistan,
la distruzione della Libia, il blocco di Cuba, il colpo di Stato in
Ucraina attuato con la determinante
partecipazione di formazioni che inneggiano apertamente al nazismo
(così come succede anche
in Lituania ed in altri paesi baltici secessionisti dall’URSS), il
colpo di Stato in Georgia, le finte
“Primavere arabe” che hanno colpito Paesi come la Siria, i
tentativi di destabilizzazione
attuati in Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Paesi che nel frattempo
avevano conquistato una
reale indipendenza. Ma molti di questi tentativi sono andati a vuoto
ed hanno incontrato la forte
resistenza di quei popoli. La Russia si è ripresa dalla crisi e la
Bielorussia ha sempre difeso il
passato sovietico; oggi insieme difendono la loro indipendenza
dall’avanzata della NATO che ha
costellato i loro confini di batterie di missili pronte a colpire, e
riempito i Paesi europei, tra cui
l’Italia, di arsenali atomici forniti di bombe modernissime vietate
dagli accordi internazionali. La
Cina, lo Stato più popoloso del mondo, è diventato uno Stato
socialista flessibile in via di
transizione, ed ormai la prima potenza economica mondiale. Persino
nell’attuale vicenda della pandemia da
Covid Cina, Vietnam, Corea Popolare hanno superato rapidamente la
crisi con provvedimenti
tempestivi e decisi che hanno permesso anche un rilancio
dell’economia a livelli che nemmeno ci sogniamo
(a meno che non li si voglia considerare anche loro complici di
presunti complotti globali).
La storia va avanti ed i giochi sono tutti aperti.
Roma 25.12.2020
Vincenzo Brandi
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