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La VOCE 2101

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La VOCE ANNO XXIII N°5

gennaio 2021

PAGINA 6

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segue da pag.5: livorno, 21 gennaio 1921: nasce il partito comunista d'italia - sezione dell'internazionale comunista 21 gennaio 2021: ricostruire e sviluppare il legame tra movimento operaio e movimento comunista. una delle principali sconfitte da combattere è la frantumazione dei comunisti e la loro separazione dalla classe operaia e dalle masse lavoratrici. nella ricomposizione del rapporto tra classe e movimento comunista deve concretizzarsi la formazione e il lavoro politico di un'organizzazione comunista che, nel vivo della lotta di classe, sappia porre le basi e le condizioni per la ricostruzione del partito. con la forza e la volontà degli operai più coscienti a farsi organizzazione può iniziare una nuova fase di sviluppo della lotta rivoluzionaria per l'emancipazione del proletariato e la costruzione di una società libera dallo sfruttamento. da oggi sino al 21 gennaio 2021, pubblichiamo settimanalmente una serie di articoli sulla storia e su quanto necessario oggi per il movimento comunista. la commissione politica di coordinamento comunista lombardia, coordinamento comunista toscano, piattaforma comunista - per il partito comunista del proletariato d’italia - 7 dicembre 2020. verso il 100° anniversario della fondazione del pcdi. si avvicina il 100° anniversario della fondazione del partito comunista d’italia - sezione dell’internazionale comunista. ogni realtà che riconosce nell’evento di livorno del 21 gennaio 1921 le proprie radici, rivendicando quel patrimonio storico, politico e ideologico, si prepara a celebrare la ricorrenza, sviluppando il dibattito, i contatti e le iniziative, nelle difficili condizioni di una pandemia che mostra la palese mancanza di prospettiva del sistema capitalista-imperialista. con la fondazione del partito, il proletariato del nostro paese uscì dalla “preistoria” e si dotò del partito indipendente che non nacque, però, già armato di teoria rivoluzionaria, linea politica e tattica all’altezza della situazione. la sua costituzione e la sua costruzione furono il risultato di un processo di lotta che, muovendo dalla scissione di livorno, in cui la parte più avanzata e consapevole della classe operaia ruppe con riformismo e opportunismo predominanti nel psi e si sviluppò negli anni successivi. fino a definire con le tesi di lione (gennaio 1926), la fisionomia di un partito di tipo nuovo, marxista e leninista. una delle questioni fondamentali risolte in quegli anni, nel vivo dello scontro con le bande fasciste, fu quella concernente la natura, le caratteristiche e la funzione del partito. due concezioni si opponevano. l’estrema sinistra definiva il partito come un “organo” della classe operaia, che si realizza per sintesi di elementi eterogenei; un partito che avrebbe elaborato quadri preparati a guidare le masse quando l’ondata rivoluzionaria le avrebbe condotte alle posizioni programmatiche e di principio fissate dal gruppo dirigente. in pratica, un’attesa messianica durante la quale ai comunisti sarebbe spettata solo una funzione di propaganda o, meglio, di una fede religiosa. il gruppo guidato da gramsci riconosceva il partito come “parte” integrante della classe operaia, il suo reparto avanzato, organizzato e cosciente, che orienta e dirige i migliori elementi della classe, la loro esperienza, il loro spirito rivoluzionario; un partito che deve impegnarsi a guidare la classe sforzandosi di esserle a contatto in qualsiasi situazione. oggi la lotta fra queste due opposte concezioni si ripresenta sotto altre forme. vi è chi, come la realtà comunista di questo scritto, ritiene fondamentale nella ricostruzione del partito il problema del legame fra movimento comunista e movimento operaio, affinché abbia legami solidi con la classe operaia e disponga la sua organizzazione di base, le cellule, in fabbrica e nei luoghi di lavoro. vi sono compagni, invece, che, sostengono un partito “senza classe”: un gruppo di soggettività scelte senza riferimento all’origine sociale, che non si costituisce nel vivo della lotta di classe, che alimenta così la frantumazione nel movimento comunista e copre il proprio vuoto di elaborazione politica con un inconsistente “scatto in avanti”. secondo questi compagni, la proclamazione - dettata da motivi di concorrenza politica - dell’ennesimo partitino autoreferenziale (comunque lo si voglia definire), avulso dal rapporto organico con la classe, con un programma contraddittorio e pesantemente influenzato dalle posizioni del revisionismo, determinerebbe la taumaturgica soluzione del problema. scomparirebbe magicamente la frantumazione, i lavoratori accorrerebbero a ingrossare le file del partito, la rivoluzione stessa dipenderebbe dalla sua esistenza ... si tratta di illusioni che l’esperienza storica - a partire da quella del partito di gramsci - ha smentito categoricamente e che sono ancor più pericolose in una situazione in cui ancora si avvertono le pesanti conseguenze della sconfitta transitoria del socialismo. questa impostazione organizzativista e meccanicista del problema del partito nega nei fatti la funzione dirigente della classe operaia e concepisce il partito non come parte integrante e dirigente del proletariato, ma come strumento esterno alla classe, che si pone ai margini delle lotte. una simile impostazione riduce il partito a pura “avanguardia ideologica” della classe, che ignora completamente i problemi dalla cui soluzione dipende la realizzazione dell’egemonia del proletariato. che origini hanno queste posizioni? in primo luogo, occorre considerare che nel nostro paese la classe operaia è circondata dalla massa ipertrofica della piccola borghesia ed esposta alla sua continua pressione; dunque al continuo pericolo di subire dai suoi intellettuali radicalizzati un’influenza deleteria che mira ad alterare la fisionomia del partito e deviarlo dalla sua funzione storica. in secondo luogo, esse sono un sottoprodotto della ripugnante politica riformista e socialdemocratica che spinge comunisti e giovani rivoluzionari ideologicamente confusi a posizioni di rigetto puramente esteriori, con frasi a effetto e formule rossastre, condizioni e forzature basate su schemi meccanicisti e razionalistici. il partito comunista è una necessità storica, dal momento che la storia contemporanea ha dimostrato che la classe operaia può avanzare e vincere nella lotta per la conquista rivoluzionaria del potere solo con il partito indipendente. ma questa necessità non si concretizza per decreto o a data prefissata. il problema scottante che si pone a 100 anni dalla fondazione del pcd’i è quello dell’unità e dell’organizzazione dei comunisti e degli operai più coscienti in un embrione di partito indipendente e rivoluzionario. la soluzione di tale problema non può essere al di fuori della relazione dei comunisti con i settori avanzati della classe operaia. un’unione che si forgia nella lotta e nel lavoro quotidiano, in cui i comunisti organizzati svolgono un ruolo vitale. l’assunzione di responsabilità da parte nostra oggi non può limitarsi a una “accelerazione” soggettivista, così come la conquista degli operai avanzati non si realizza “in un sol colpo”. nel nostro paese la via al partito passa per una complessa e difficile lotta alla frantumazione e al revisionismo che l’ha generata, da condurre sulla base dei principi e nella forma più adeguata alla situazione concreta. la forma non può consistere in una scissione, né in una confluenza in un gruppo esistente, tanto meno nella costituzione di un nuovo partito campato per aria, che si sviluppa in sé e per sé, e non come risultato di un processo materialista dialettico fra la volontà organizzativa dei comunisti e il movimento di classe. la proposta politico-organizzativa che poniamo all’attenzione e al dibattito di tutti i comunisti e gli operai avanzati è l’avvio di un processo di costruzione di un'organizzazione comunista intermedia (fra frantumazione e partito), per condurre la lotta in modo centralizzato, con un organismo politico che sviluppi l’intervento sul piano teorico, politico e organizzativo, in rapporto stretto con gli elementi coscienti e combattivi del proletariato. l’organizzazione è nella fase attuale lo strumento indispensabile ai comunisti per lavorare per collegare e unire i gruppi, i circoli e i singoli compagni, accumulare forze e riunire le condizioni basilari per costituire un autentico partito comunista, quale reparto di avanguardia
organizzato e cosciente del proletariato. dopo aver forgiato e sviluppato un’organizzazione intermedia sufficientemente forte, compatta ed estesa, dopo che proletari rivoluzionari e rappresentanti del marxismo-leninismo si riuniranno in questa scuola politica e cominceranno a saldare il socialismo scientifico con il movimento operaio, la questione della ricostruzione del partito sarà un qualcosa politicamente concreto e valido. con la maturità politica, la forza e la volontà dei comunisti e degli operai più coscienti, a trasformarsi in organizzazione può iniziare una nuova fase di sviluppo della lotta per la ricostruzione del partito comunista. la commissione politica di coordinamento comunista lombardia, coordinamento comunista toscano, piattaforma comunista - per il partito comunista del proletariato d’italia. - dicembre 2020. riflessioni sull'illuminismo gramsciano. miriam pellegrini ferri. presidente g.a.ma.di. (gruppo atei materialisti dialettici). tra qualche settimana due date fondamentali segnano la vita e l'opera di un grandissimo della nostra vita e della nostra storia: il 22 gennaio 1891 nasceva ad ales (vicino cagliari) in sardegna antonio gramsci e sempre lui il 21 gennaio 1921 fondava a livorno il pcd'i grande svolta storica ma anche cambiamento positivo di vita sia di noi che di gran parte di cittadini del mondo. le analisi politiche e quindi materialiste dialettiche di gramsci e del suo lavoro le faranno compagni g.a.ma.di. e la voce, mentre io rifletto su alcuni aspetti, che mi hanno coinvolta e continuano a farlo. ad esempio la grande lezione gramsciana sulla sua amicizia per gobetti, legato ad una classe opposta a quella di gramsci. perché? perché ci sono valori di natura umana civile e culturale capaci di prevaricare lo stesso ideale politico. io questa nobile lezione gramsciana l'ho sentita verso il presidente mattarella e gliel'ho scritto, che sono allieva di gramsci e per questo, nonostante veniamo da regioni diverse, da partiti diversi, io le sono davvero "amica" del presidente, che mi ha scritto, ringraziato e condiviso più di una volta. gramsci era un grande pedagogo e anche da questo io ho avuto importanti lezioni di vita: ad esempio quando gramsci raccomanda la cognata che aveva cura dei suoi figli di assecondare i loro desideri, anche nel vestire, pur se diversi dalla prassi. io ho avuto una bambina, che nel tempo in cui tutti portavano blue jeans e scarpe da ginnastica, volle essere vestita tutta di rosa con scarpette di vernice nere lucide. io, gramsciana, la accontentai. oggi quella bimba è un prestigioso ambasciatore europeo, vive a lisbona ed è madre di due splendidi bambini. gramsci linguista! gramsci scienziato! gramsci una fonte di valori umani che non hanno confini! grazie gramsci per la donna che sono, per la combattente che sono, per il compagno, che come me si sentiva tuo figlio e con me ha lottato e fondato il g.a.ma.di. sempre grata sempre combattente! 05/12/2020 - miriam pellegrini ferri teoria, prassi, e concetto di “egemonia”, nel pensiero rivoluzionario di antonio gramsci. vincenzo brandi. responsabile comitato scientifico g.a.ma.di. redattore la voce del g.a.ma.di. l’importanza dell’opera di gramsci risiede sia nella sua azione rivoluzionaria concreta, indissolubilmente legata alla nascita del partito comunista d’italia nel 1921, ma anche e soprattutto nella sua opera teorica, che seppe interpretare e sviluppare in modo originale il pensiero dei grandi pensatori rivoluzionari del passato. sotto questo aspetto il pensiero di gramsci può essere accostato a quello di grandi rivoluzionari come lenin, mao tse dong, ho chi min, fidel castro, kim il sung, che hanno rielaborato il pensiero dei “classici”, come marx ed engels, adattandoli alle condizioni concrete in cui sono avvenute le rivoluzioni e le lotte di liberazione di russia, cina, vietnam, cuba, corea, ed arricchendo il pensiero dei rivoluzionari “classici” con nuove ed importanti considerazioni. il pensiero di gramsci fu anche estremamente vasto e versatile. nei suoi scritti si interessò anche di critica letteraria, con acute considerazioni critiche sull’opera di pirandello e manzoni; si interessò di critica storica ed analisi delle ideologie “storiche”, in particolare riguardo al pensiero di machiavelli, il primo pensatore ad auspicare la formazione di uno stato italiano moderno; si interessò di filosofia, criticando senza mezzi termini l’idealismo del liberale conservatore benedetto croce, il “meridionalismo” conservatore di giustino fortunato e lo storicismo idealista di giambattista vico, lodando invece l’opera di intellettuali progressisti come francesco de sanctis; si interessò persino di analisi del linguaggio, auspicando la nascita di un vero linguaggio nazionale popolare che facesse uscire i proletari dalla trappola delle lingue dialettali. il 24 novembre del 1917, quando era ancora membro del partito socialista, e quando cominciarono a giungere le prime notizie sulla rivoluzione bolscevica in russia, comparve sull’organo del partito, l’avanti, un suo famoso articolo: “la rivoluzione contro il capitale”. in esso gramsci prendeva decisamente posizione a favore della rivoluzione e dell’azione di lenin, e nel contempo criticava aspramente l’interpretazione pseudo-scientifica e revisionista del capitale di marx e del concetto di “materialismo storico” ad opera dei socialisti pseudo-riformisti che ritenevano che ciascuno stato sarebbe dovuto passare attraverso una fase di piena realizzazione del capitalismo prima di poter giungere al socialismo. i riformisti revisionisti sostenevano che il passaggio tra capitalismo e socialismo sarebbe avvenuto “spontaneamente” in seguito allo sviluppo delle forze produttive e che era impossibile costruire il socialismo in uno stato arretrato da un punto di vista capitalistico. la smentita a queste tesi è venuta, non solo dalla riuscita della rivoluzione bolscevica e dalla nascita dell’urss, in cui sono state coinvolte anche le masse dei contadini poveri, ma anche dalla riuscita delle rivoluzioni di paesi come la cina, la corea o il vietnam, dove dirigenti comunisti illuminati sono riusciti a coinvolgere grandi masse di contadini poveri ed anche di piccola borghesia “patriottica” anticolonialista ed antimperialista. questi sviluppi erano stati anticipati nello stesso pensiero di gramsci, in cui si auspicava la nascita di un blocco storico rivoluzionario che unisse gli operai rivoluzionari del nord sviluppato con i contadini poveri del sud, ed anche con settori di piccola borghesia, sottraendola alle suggestioni demagogiche del fascismo. nel 1919 la rivista torinese “ordine nuovo” divenne, per opera di gramsci un organo di diffusione del pensiero rivoluzionario e sostenne il movimento di occupazione delle fabbriche, fallito anche per il tradimento della direzione riformista ed opportunista del partito socialista. nello stesso anno fallirono, anche per il tradimento dei dirigenti socialisti riformisti che si schierarono con la reazione, i moti rivoluzionari in germania ed in ungheria con l’assassinio di rosa luxenbourg e karl liebenecht, ed il crollo delle repubbliche sovietiche della baviera e dell’ungheria. le direzioni socialiste revisioniste si erano già vergognosamente distinte per aver votato a favore dei crediti di guerra favorendo lo scoppio della devastante prima guerra mondiale, e poi appoggiando lo sforzo bellico. una delle cause principali della “rivoluzione di ottobre” era stato il sentimento diffuso che sfociava nella richiesta di fine della guerra e ritiro di tutti i soldati proletari di tutti i paesi in conflitto. dopo la nascita della iii internazionale nel 1919, e dopo il suo primo congresso nel 1920, in italia con il congresso di livorno fu fondato il 21 gennaio del 1921 il partito comunista d’itala, che vide tra i principali fondatori e teorici antonio gramsci. nel 1924 gramsci ne divenne segretario, distinguendosi sia dall’estremismo sterile del primo ..segue ./.
Segue da Pag.5: LIVORNO, 21 GENNAIO 1921: NASCE IL PARTITO COMUNISTA D'ITALIA - SEZIONE DELL'INTERNAZIONALE COMUNISTA 21 GENNAIO 2021: RICOSTRUIRE E SVILUPPARE IL LEGAME TRA MOVIMENTO OPERAIO E MOVIMENTO COMUNISTA

Una delle principali sconfitte da combattere è la frantumazione dei comunisti e la loro separazione dalla classe operaia e dalle masse lavoratrici.

Nella ricomposizione del rapporto tra classe e movimento comunista deve concretizzarsi la formazione e il lavoro politico di un'Organizzazione comunista che, nel vivo della lotta di classe, sappia porre le basi e le condizioni per la ricostruzione del Partito.

Con la forza e la volontà degli operai più coscienti a farsi Organizzazione può iniziare una nuova fase di sviluppo della lotta rivoluzionaria per l'emancipazione del proletariato e la costruzione di una società libera dallo sfruttamento.

Da oggi sino al 21 gennaio 2021, pubblichiamo settimanalmente una serie di articoli sulla storia e su quanto necessario oggi per il movimento comunista.

La Commissione politica di Coordinamento Comunista Lombardia, Coordinamento Comunista Toscano, Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia - 7 dicembre 2020

Verso il 100° anniversario della fondazione del PCdI

Si avvicina il 100° anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia - Sezione dell’Internazionale Comunista. Ogni realtà che riconosce nell’evento di Livorno del 21 gennaio 1921 le proprie radici, rivendicando quel patrimonio storico, politico e ideologico, si prepara a celebrare la ricorrenza, sviluppando il dibattito, i contatti e le iniziative, nelle difficili condizioni di una pandemia che mostra la palese mancanza di prospettiva del sistema capitalista-imperialista.

Con la fondazione del Partito, il proletariato del nostro paese uscì dalla “preistoria” e si dotò del partito indipendente che non nacque, però, già armato di teoria rivoluzionaria, linea politica e tattica all’altezza della situazione.

La sua costituzione e la sua costruzione furono il risultato di un processo di lotta che, muovendo dalla scissione di Livorno, in cui la parte più avanzata e consapevole della classe operaia ruppe con riformismo e opportunismo predominanti nel PSI e si sviluppò negli anni successivi. Fino a definire con le Tesi di Lione (gennaio 1926), la fisionomia di un partito di tipo nuovo, marxista e leninista.

Una delle questioni fondamentali risolte in quegli anni, nel vivo dello scontro con le bande fasciste, fu quella concernente la natura, le caratteristiche e la funzione del partito.

Due concezioni si opponevano. L’estrema sinistra definiva il partito come un “organo” della classe operaia, che si realizza per sintesi di elementi eterogenei; un partito che avrebbe elaborato quadri preparati a guidare le masse quando l’ondata rivoluzionaria le avrebbe condotte alle posizioni programmatiche e di principio fissate dal gruppo dirigente. In pratica, un’attesa messianica durante la quale ai comunisti sarebbe spettata solo una funzione di propaganda o, meglio, di una fede religiosa.

Il gruppo guidato da Gramsci riconosceva il partito come “parte” integrante della classe operaia, il suo reparto avanzato, organizzato e cosciente, che orienta e dirige i migliori elementi della classe, la loro esperienza, il loro spirito rivoluzionario; un partito che deve impegnarsi a guidare la classe sforzandosi di esserle a contatto in qualsiasi situazione.

Oggi la lotta fra queste due opposte concezioni si ripresenta sotto altre forme.

Vi è chi, come la realtà comunista di questo scritto, ritiene fondamentale nella ricostruzione del partito il problema del legame fra movimento comunista e movimento operaio, affinché abbia legami solidi con la classe operaia e disponga la sua organizzazione di base, le cellule, in fabbrica e nei luoghi di lavoro.

Vi sono compagni, invece, che, sostengono un partito “senza classe”: un gruppo di soggettività scelte senza riferimento all’origine sociale, che non si costituisce nel vivo della lotta di classe, che alimenta così la frantumazione nel movimento comunista e copre il proprio vuoto di elaborazione politica con un inconsistente “scatto in avanti”.

Secondo questi compagni, la proclamazione - dettata da motivi di concorrenza politica - dell’ennesimo partitino autoreferenziale (comunque lo si voglia definire), avulso dal rapporto organico con la classe, con un programma contraddittorio e pesantemente influenzato dalle posizioni del revisionismo, determinerebbe la taumaturgica soluzione del problema.

Scomparirebbe magicamente la frantumazione, i lavoratori accorrerebbero a ingrossare le file del Partito, la rivoluzione stessa dipenderebbe dalla sua esistenza ... Si tratta di illusioni che l’esperienza storica - a partire da quella del Partito di Gramsci - ha smentito categoricamente e che sono ancor più pericolose in una situazione in cui ancora si avvertono le pesanti conseguenze della sconfitta transitoria del socialismo.

Questa impostazione organizzativista e meccanicista del problema del partito nega nei fatti la funzione dirigente della classe operaia e concepisce il partito non come parte integrante e dirigente del proletariato, ma come strumento esterno alla classe, che si pone ai margini delle lotte. Una simile impostazione riduce il partito a pura “avanguardia ideologica” della classe, che ignora completamente i problemi dalla cui soluzione dipende la realizzazione dell’egemonia del proletariato.

Che origini hanno queste posizioni? In primo luogo, occorre considerare che nel nostro paese la classe operaia è circondata dalla massa ipertrofica della piccola borghesia ed esposta alla sua continua pressione; dunque al continuo pericolo di subire dai suoi intellettuali radicalizzati un’influenza deleteria che mira ad alterare la fisionomia del partito e deviarlo dalla sua funzione storica.

In secondo luogo, esse sono un sottoprodotto della ripugnante politica riformista e socialdemocratica che spinge comunisti e giovani rivoluzionari ideologicamente confusi a posizioni di rigetto puramente esteriori, con frasi a effetto e formule rossastre, condizioni e forzature basate su schemi meccanicisti e razionalistici.

Il Partito comunista è una necessità storica, dal momento che la storia contemporanea ha dimostrato che la classe operaia può avanzare e vincere nella lotta per la conquista rivoluzionaria del potere solo con il partito indipendente. Ma questa necessità non si concretizza per decreto o a data prefissata.

Il problema scottante che si pone a 100 anni dalla fondazione del PCd’I è quello dell’unità e dell’organizzazione dei comunisti e degli operai più coscienti in un embrione di partito indipendente e rivoluzionario. La soluzione di tale problema non può essere al di fuori della relazione dei comunisti con i settori avanzati della classe operaia. Un’unione che si forgia nella lotta e nel lavoro quotidiano, in cui i comunisti organizzati svolgono un ruolo vitale.

L’assunzione di responsabilità da parte nostra oggi non può limitarsi a una “accelerazione” soggettivista, così come la conquista degli operai avanzati non si realizza “in un sol colpo”. Nel nostro paese la via al Partito passa per una complessa e difficile lotta alla frantumazione e al revisionismo che l’ha generata, da condurre sulla base dei principi e nella forma più adeguata alla situazione concreta.

La forma non può consistere in una scissione, né in una confluenza in un gruppo esistente, tanto meno nella costituzione di un nuovo partito campato per aria, che si sviluppa in sé e per sé, e non come risultato di un processo materialista dialettico fra la volontà organizzativa dei comunisti e il movimento di classe.

La proposta politico-organizzativa che poniamo all’attenzione e al dibattito di tutti i comunisti e gli operai avanzati è l’avvio di un processo di costruzione di un'Organizzazione comunista intermedia (fra frantumazione e Partito), per condurre la lotta in modo centralizzato, con un organismo politico che sviluppi l’intervento sul piano teorico, politico e organizzativo, in rapporto stretto con gli elementi coscienti e combattivi del proletariato.

L’Organizzazione è nella fase attuale lo strumento indispensabile ai comunisti per lavorare per collegare e unire i gruppi, i circoli e i singoli compagni, accumulare forze e riunire le condizioni basilari per costituire un autentico Partito comunista, quale reparto di avanguardia
organizzato e cosciente del proletariato.

Dopo aver forgiato e sviluppato un’Organizzazione intermedia sufficientemente forte, compatta ed estesa, dopo che proletari rivoluzionari e rappresentanti del marxismo-leninismo si riuniranno in questa scuola politica e cominceranno a saldare il socialismo scientifico con il movimento operaio, la questione della ricostruzione del Partito sarà un qualcosa politicamente concreto e valido.

Con la maturità politica, la forza e la volontà dei comunisti e degli operai più coscienti, a trasformarsi in Organizzazione può iniziare una nuova fase di sviluppo della lotta per la ricostruzione del Partito comunista.

La Commissione politica di Coordinamento Comunista Lombardia, Coordinamento Comunista Toscano, Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia. - Dicembre 2020

RIFLESSIONI SULL'ILLUMINISMO GRAMSCIANO

Miriam Pellegrini Ferri
presidente G.A.MA.DI. (Gruppo Atei Materialisti Dialettici)

Tra qualche settimana due date fondamentali segnano la vita e l'opera di un grandissimo della nostra vita e della nostra storia: il 22 gennaio 1891 nasceva ad Ales (vicino Cagliari) in Sardegna Antonio Gramsci e sempre Lui il 21 gennaio 1921 fondava a Livorno il PCd'I grande svolta storica ma anche cambiamento positivo di vita sia di noi che di gran parte di cittadini del mondo.
Le analisi politiche e quindi materialiste dialettiche di Gramsci e del suo lavoro le faranno compagni G.A.MA.DI. e La VOCE, mentre io rifletto su alcuni aspetti, che mi hanno coinvolta e continuano a farlo.
Ad esempio la grande lezione gramsciana sulla sua amicizia per Gobetti, legato ad una classe opposta a quella di Gramsci.
Perché?
Perché ci sono valori di natura umana civile e culturale capaci di prevaricare lo stesso ideale politico.
Io questa nobile lezione Gramsciana l'ho sentita verso il Presidente Mattarella e gliel'ho scritto, che sono allieva di Gramsci e per questo, nonostante veniamo da regioni diverse, da partiti diversi, io le sono davvero "amica" del Presidente, che mi ha scritto, ringraziato e condiviso più di una volta.
Gramsci era un grande pedagogo e anche da questo io ho avuto importanti lezioni di vita: ad esempio quando Gramsci raccomanda la cognata che aveva cura dei suoi figli di assecondare i loro desideri, anche nel vestire, pur se diversi dalla prassi.
Io ho avuto una bambina, che nel tempo in cui tutti portavano blue jeans e scarpe da ginnastica, volle essere vestita tutta di rosa con scarpette di vernice nere lucide.
Io, gramsciana, la accontentai.
Oggi quella bimba è un prestigioso ambasciatore europeo, vive a Lisbona ed è madre di due splendidi bambini.
Gramsci linguista!
Gramsci scienziato!
Gramsci una fonte di valori umani che non hanno confini! Grazie Gramsci per la donna che sono, per la combattente che sono, per il compagno, che come me si sentiva tuo figlio e con me ha lottato e fondato il G.A.MA.DI.
Sempre grata sempre combattente!
05/12/2020 - Miriam Pellegrini Ferri


TEORIA, PRASSI, E CONCETTO DI “EGEMONIA”, NEL PENSIERO RIVOLUZIONARIO DI ANTONIO GRAMSCI

Vincenzo Brandi
Responsabile Comitato Scientifico G.A.MA.DI.
redattore La VOCE del G.A.MA.DI.

L’importanza dell’opera di Gramsci risiede sia nella sua azione rivoluzionaria concreta, indissolubilmente legata alla nascita del Partito Comunista d’Italia nel 1921, ma anche e soprattutto nella sua opera teorica, che seppe interpretare e sviluppare in modo originale il pensiero dei grandi pensatori rivoluzionari del passato.
Sotto questo aspetto il pensiero di Gramsci può essere accostato a quello di grandi rivoluzionari come Lenin, Mao Tse Dong, Ho Chi Min, Fidel Castro, Kim Il Sung, che hanno rielaborato il pensiero dei “classici”, come Marx ed Engels, adattandoli alle condizioni concrete in cui sono avvenute le rivoluzioni e le lotte di liberazione di Russia, Cina, Vietnam, Cuba, Corea, ed arricchendo il pensiero dei rivoluzionari “classici” con nuove ed importanti considerazioni.
Il pensiero di Gramsci fu anche estremamente vasto e versatile.
Nei suoi scritti si interessò anche di critica letteraria, con acute considerazioni critiche sull’opera di Pirandello e Manzoni; si interessò di critica storica ed analisi delle ideologie “storiche”, in particolare riguardo al pensiero di Machiavelli, il primo pensatore ad auspicare la formazione di uno Stato italiano moderno; si interessò di filosofia, criticando senza mezzi termini l’idealismo del liberale conservatore Benedetto Croce, il “meridionalismo” conservatore di Giustino Fortunato e lo storicismo idealista di Giambattista Vico, lodando invece l’opera di intellettuali progressisti come Francesco De Sanctis; si interessò persino di analisi del linguaggio, auspicando la nascita di un vero linguaggio nazionale popolare che facesse uscire i proletari dalla trappola delle lingue dialettali.
Il 24 novembre del 1917, quando era ancora membro del Partito Socialista, e quando cominciarono a giungere le prime notizie sulla rivoluzione bolscevica in Russia, comparve sull’organo del Partito, l’Avanti, un suo famoso articolo: “La rivoluzione contro il Capitale”.
In esso Gramsci prendeva decisamente posizione a favore della rivoluzione e dell’azione di Lenin, e nel contempo criticava aspramente l’interpretazione pseudo-scientifica e revisionista del Capitale di Marx e del concetto di “Materialismo storico” ad opera dei socialisti pseudo-riformisti che ritenevano che ciascuno stato sarebbe dovuto passare attraverso una fase di piena realizzazione del Capitalismo prima di poter giungere al Socialismo.
I riformisti revisionisti sostenevano che il passaggio tra Capitalismo e Socialismo sarebbe avvenuto “spontaneamente” in seguito allo sviluppo delle forze produttive e che era impossibile costruire il Socialismo in uno stato arretrato da un punto di vista capitalistico.
La smentita a queste tesi è venuta, non solo dalla riuscita della rivoluzione bolscevica e dalla nascita dell’URSS, in cui sono state coinvolte anche le masse dei contadini poveri, ma anche dalla riuscita delle rivoluzioni di Paesi come la Cina, la Corea o il Vietnam, dove dirigenti comunisti illuminati sono riusciti a coinvolgere grandi masse di contadini poveri ed anche di piccola borghesia “patriottica” anticolonialista ed antimperialista.
Questi sviluppi erano stati anticipati nello stesso pensiero di Gramsci, in cui si auspicava la nascita di un blocco storico rivoluzionario che unisse gli operai rivoluzionari del Nord sviluppato con i contadini poveri del Sud, ed anche con settori di piccola borghesia, sottraendola alle suggestioni demagogiche del Fascismo. Nel 1919 la rivista torinese “Ordine nuovo” divenne, per opera di Gramsci un organo di diffusione del pensiero rivoluzionario e sostenne il movimento di occupazione delle fabbriche, fallito anche per il tradimento della direzione riformista ed opportunista del Partito Socialista.
Nello stesso anno fallirono, anche per il tradimento dei dirigenti socialisti riformisti che si schierarono con la reazione, i moti rivoluzionari in Germania ed in Ungheria con l’assassinio di Rosa Luxenbourg e Karl Liebenecht, ed il crollo delle repubbliche sovietiche della Baviera e dell’Ungheria.
Le direzioni socialiste revisioniste si erano già vergognosamente distinte per aver votato a favore dei Crediti di Guerra favorendo lo scoppio della devastante Prima Guerra Mondiale, e poi appoggiando lo sforzo bellico.
Una delle cause principali della “Rivoluzione di Ottobre” era stato il sentimento diffuso che sfociava nella richiesta di fine della guerra e ritiro di tutti i soldati proletari di tutti i Paesi in conflitto.
Dopo la nascita della III Internazionale nel 1919, e dopo il suo primo congresso nel 1920, in Italia con il congresso di Livorno fu fondato il 21 gennaio del 1921 il Partito Comunista d’Itala, che vide tra i principali fondatori e teorici Antonio Gramsci.
Nel 1924 Gramsci ne divenne Segretario, distinguendosi sia dall’estremismo sterile del primo
..segue ./.

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