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La VOCE 2101

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La VOCE ANNO XXIII N°5

gennaio 2021

PAGINA 5

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partecipare a tutti quegli organismi in cui si trovassero ugualmente presenti rappresentanti delle due classi antagoniste. il partito socialista avrebbe dovuto evitare la coabitazione in tutti quegli “organismi rappresentativi del sistema borghese nel quale il proletariato è classe oppressa, e comunque in organismi alla cui formazione elettiva partecipino le classi detentrici della ricchezza”7. in vista del congresso di bologna dell’ottobre ‘19 aveva dato vita alla frazione astensionista, che chiedeva appunto di non partecipare alle elezioni politiche, e aveva ottenuto 3.359 voti, pari al 5,3%. contro una tale impostazione della lotta alla borghesia lenin si era impegnato direttamente e senza diplomazie: prima nell’opuscolo dell’aprile 1920, l’estremismo, malattia infantile del comunismo, e poi nell’estate dalla tribuna del ii congresso mondiale. dimostrò come la partecipazione agli organismi rappresentativi radicati nella tradizione dei paesi capitalisti sviluppati fosse necessaria ai comunisti per mantenere ed espandere i rapporti con le masse. quanto all’opportunismo parlamentarista, esso andava combattuto non chiudendosi in posizioni settarie, ma esigendo dai candidati e dagli eletti la disciplina rispetto alle decisioni del partito. lenin ottenne inoltre che le posizioni ordinoviste fossero sostenute in un punto specifico delle conclusioni congressuali, il punto 17 della risoluzione sui compiti principali, ove era detto con chiarezza: circa il partito socialista italiano, il ii congresso della terza internazionale riconosce […] che le proposte presentate dalla sezione torinese al consiglio nazionale del partito e pubblicate nella rivista “l’ordine nuovo” dell’8 maggio 1920 sono in linea con tutti i princìpi fondamentali della terza internazionale. il congresso invita il partito socialista italiano a prendere in considerazione nel prossimo congresso… le suddette proposte e tutte le decisioni del ii congresso dell’internazionale comunista8.■ *ruggero giacomini è storico, comunista, studioso di gramsci da lungo tempo. curatore con domenico losurdo e michele martelli del volume gramsci e l’italia (1994), ha smontato la fantasiosa costruzione scandalistica di franco lo piparo sul “quaderno mancante” (cf. “storia e problemi contemporanei”, n. 62/2013 e inchiestasugramsci_il_quaderno_ritrovato.pdf). in gramsci e il giudice (2017), ha ricostruito l’azione provocatoria del giudice istruttore del tribunale speciale, da cui i sospetti infondati di gramsci sulla lettera di grieco del 1928 e, a seguire, tanta letteratura congetturale sui “tradimenti” di togliatti e del partito comunista. note: 1- ho svolto più ampiamente questo tema in un mio vecchio lavoro: gramsci e la formazione del partito comunista d’italia, cultura operaia, napoli 1975. 2- vedasi ora il mio via da valona! la rivolta dei bersaglieri e le giornate rosse, castelvecchi, roma 2020. 3- ancora utili: paolo spriano, l’occupazione delle fabbriche. settembre 1920, einaudi, torino 1964; gianni bosio, la grande paura, samonà e savelli, roma 1970; giuseppe maione, il biennio rosso. autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, il mulino, bologna 1975. 4- cf. lenin, opere complete, v. 31, editori riuniti, roma 1967, p. 192. 5- luigi cortesi, le origini del partito comunista italiano. il psi dalla guerra di libia alla scissione di livorno, laterza, bari 1972, p. 214. 6- tesi della frazione comunista astensionista sul parlamentarismo (2° congresso - giugno-agosto 1920), dal protokoll des ii. weltkongresses der kommunistische internationale, hamburg 1921, pp. 430-34, in https://www. internationalcommunistparty. org/index. php/it/pubblicazioni-2/67-documentaria-1912-1926/876-tesi-della-frazione-comunista-astensionista-sul-parlamentarismo-2d-congresso-giugno-agosto-1920. 7- il programma della frazione comunista, «il soviet », n. 29, 13 luglio 1919. 8- aldo agosti, la terza internazionale. storia documentaria, i. 1919-1923, editori riuniti, roma 1976, 1, pp. 223-4. livorno, 21 gennaio 1921: nasce il partito comunista d'italia - sezione dell'internazionale comunista 21 gennaio 2021: ricostruire e sviluppare il legame tra movimento operaio e movimento comunista. constatiamo che da decenni, in italia, non c'è un partito o un'organizzazione in grado di svolgere compiti che storicamente competono ai comunisti, per i quali esistono e lottano con l'obiettivo di realizzare la nuova società: il socialismo! il capitalismo, nei paesi imperialisti come il nostro, ha esaurito la sua funzione di sviluppo e sta distruggendo forze produttive e ambiente: per sopravvivere, senza l'intervento di un movimento proletario cosciente e organizzato, ci sta portando alla miseria e alla barbarie. per uscire dal sistema capitalista-imperialista, oggi globalizzato, è urgente condurre la lotta per la ricostruzione del partito comunista, in continuità con gli insegnamenti di gramsci. abbiamo iniziato un percorso di unità tra comunisti, basato sulle esperienze di lotta, sullo studio, sulla formazione e sull'intervento nella classe. ..segue ./.
Segue da Pag.4: Sorpresa! I comunisti cinesi sono marxisti.

7. La Cina è capitalista o comunista a seconda delle convenienze della propaganda occidentale
Nell'ultimo decennio la Cina ha provato di essere superiore all'Occidente in almeno due ambiti distinti. In primo luogo, ha resistito molto meglio alla grande crisi economica mondiale innescata dagli Stati uniti nel 2007. Lo stretto controllo politico sulla finanza descritto dagli autori del volume ha permesso alla Cina di reagire alla crisi sistemica in atto nel capitalismo globale, dominato dall'alta finanza (p. 61). In secondo luogo, ed è sotto gli occhi di tutti, la Cina ha sconfitto la pandemia; mentre noi fronteggiamo la seconda ondata di contagi e ne temiamo una terza, ha nuovamente un'economia in forte crescita; prima degli altri Paesi si è dotata di un vaccino con l'86% di tasso di successo, sviluppato da un'azienda statale[12].

Lasciamo da parte i filosofi marxisti e postmarxisti convinti che la Cina sia il paese del turbocapitalismo: per loro attaccare la Cina è un modo di sviare il discorso dal fallimento dalle proprie teorie rivoluzionarie mai aggiornate, dal proprio essere disconnessi dal mondo del lavoro e dalla propria sostanziale inutilità politica. E' però notevole come la propaganda occidentale torni a considerare la Cina un Paese comunista, quando deve giustificare i propri fallimenti. Ad esempio, per certi giornalisti il virus sarebbe stato sconfitto grazie ai metodi autoritari del governo; non a causa degli investimenti di lungo periodo nella modernizzazione del sistema sanitario, che hanno portato quel Paese ad avere il doppio dei posti-letto per 1000 abitanti disponibili in Paesi come l'Italia o gli USA[13]. Allora ci si dimentica di aver sostenuto che la Cina non è una valida alternativa al nostro sistema di governo perché un'economia capitalista proprio come la nostra, e si sostiene che la Cina non è una valida alternativa al nostro sistema di governo perché è una dittatura comunista. Ultimamente si è diffuso perfino il luogo comune per cui la Cina non sarebbe una valida alternativa al nostro sistema di governo perché i cinesi sono confuciani (e quindi irriducibilmente diversi da noi). Immagino che chi sostiene questo sia un profondo conoscitore degli Analecta di Confucio, abbia studiato il parallelo con filosofi coevi come Socrate, Platone, Buddha, sia in grado di spiegare analogie e differenze con altre filosofie imperiali come lo stoicismo e conosca a memoria l'opera omnia di François Jullien. Tutti gli altri avrebbero per lo meno il dovere di spiegare come mai l'opera di un filosofo morale vissuto cinque secoli prima di Cristo dovrebbe aiutare a prendere decisioni economiche vincenti e a sintetizzare vaccini efficaci. Se fosse così, varrebbe a maggior ragione la pena di studiarlo.

Per concludere
Quello che davvero sorprende nell'ottimo volume pubblicato da MarxVentuno, in fondo, è il suo titolo. Una domanda come “La Cina è capitalista?” dovrebbe suonare banale o addirittura sciocca. La Cina è una repubblica popolare guidata da un partito comunista. Dovrebbe essere ovvio che non è un Paese capitalista. Il fatto che in Occidente, invece, la questione suoni da almeno vent'anni pertinente e interessante è il sintomo di un malessere che percorre le economie occidentali, scosse da tassi di crescita sonnacchiosi o travolte da crisi economiche finanziarie, incuranti di ridurre le diseguaglianze, sempre tentate dalle risposte autoritarie al disagio sociale e incapaci di fronteggiare le pandemie. Da più parti si guarda alla Cina, ai suoi tassi di crescita, ai milioni di persone strappate alla povertà, ai primi grandi successi in campo ambientale, alla sua capacità di anteporre la salute dei cittadini a qualsiasi altra considerazione economica, e ci si chiede: questo è capitalismo? Se la risposta è sì: perché noi non siamo capaci di fare altrettanto? Se la risposta è no: davvero il sistema economico socialista è superiore al nostro? E, che sia capitalista o meno, perché alcune politiche economiche proposte dalla Cina non dovrebbero essere considerate desiderabili? Quale che sia la risposta alla domanda, essa rivela comunque un'inquietudine mai del tutto sopita, l'angoscia di esorcizzare uno spettro che è sempre lo stesso da ormai quasi due secoli: lo spettro del comunismo.

Note:
1. Ad es. Karl Marx, Il Capitale, libro III, sez. 4, capitolo 18.
2. Massimo A. Bonfantini, Marco Macciò, La filosofia della rivoluzione culturale, Milano, Bompiani, 1974, p. 12.
3. Xi Jinping, “Proseguire il cammino senza mai dimenticare le aspirazioni iniziali”, in Governare la Cina, II, Firenze, Giunti, 2017,p. 49.
4. Deng Xiaoping, Selected works, vol. 3, Beijing, People's publishing house, 1993, p. 373.
5. Si legga sull'argomento Domenico Losurdo, La sinistra assente, Roma, Carocci, 2014.
6. Zhu Jiamu, “The New Era and the Adjusting of the Direction of the Reform and Opening Up”, in Marxist studies in China, 2018, Beijing, China Translation and Publishing House, pp. 24 – 25.
7. Ibid., pp. 33 – 34.
8. Feng Zhao and Shenxiao Ma, “Competition and cooperation between financial capital and functional capital in the era of financialization”, World Review of Political Economy, Vol. 10, n. 1, spring 2019, pp. 4 – 23.
9. Xi Jinping, “Sostenere e consolidare la leadership del Partito nel lavoro ideologico”, in op. cit., pp. 422 - 424.
10. Xi Jinping, “Proseguire il cammino senza mai dimenticare le aspirazioni iniziali”, in op. cit., p. 56.
11. Mao Zedong, “Sulla contraddizione”, in Scritti filosofici, a cura di Stefano Garroni, Napoli, La città del sole, 2008, pp. 35 - 81.
12. Secondo una sperimentazione condotta dagli Emirati Arabi Uniti in settembre, il vaccino cinese ha superato la fase III dei test ed è sicuro ed efficace nell'86% dei casi e quindi sarà adottato. Il vaccino cinese è prodotto dall'azienda statale Sinopharm e si basa su una tecnologia rodata, che utilizza un virus morto, simile alla vaccinazione antipolio. I principali concorrenti occidentali, come Pfizer e BioNTech, utilizzano una tecnologia più recente e meno collaudata che prende di mira una proteina del coronavirus utilizzando l'RNA. Nonostante questo, capita purtroppo di leggere sarcasmo e insinuazioni sulla scarsa sicurezza del vaccino cinese da parte dei nostri giornalisti, che evidentemente hanno deciso di arruolarsi in questa ideologica battaglia biopolitica contro la Cina. Nel frattempo, l'Indonesia ha già ricevuto un milione di dosi del vaccino cinese; la Cina ha dichiarato di poterne fornire altrettante su richiesta a qualsiasi Paese.
Fonte: https://www.theguardian.com/world/2020/dec/09/chinese-covid-19-vaccine-has-86-efficacy-uae-says?fbclid=IwAR3A-zbYRhgQQvxt_sHZ7Bls4wcUn9a6xUo4sQnVKgpaAl3Jsp2oYP8Y1N0
13. Cfr. Marco Bagozzi (a cura di), Contrasto al Covid-19: la risposta cinese, Cavriago, Anteo Edizioni, 2020 http://www.marx21.it/index.php/cultura/libri/30799-la-ricetta-segreta-della-cina-contro-la-pandemia


Segue da Pag.3: CENTO ANNI DEL PARTITO COMUNISTA IN ITALIA

Nell’aprile 1920 al Consiglio nazionale del partito socialista a Milano i rappresentanti della sezione torinese avevano presentato un documento, scritto da Gramsci, che era un prontuario di ciò che occorresse fare, ponendo al centro proprio il tema del “rinnovamento” del partito. I capi massimalisti che governavano il partito snobbarono le proposte, che ebbero invece l’apprezzamento di Lenin al II congresso dell’Internazionale comunista (luglio-agosto 1920), e fu posto a base del lavoro da farsi in Italia4.

 

Fu ancora Gramsci che nel maggio 1920 si recò a Firenze, dove si teneva la conferenza nazionale della frazione astensionista, per cercare di convincere Bordiga e i suoi a partecipare alla battaglia comune, superando la pregiudiziale astensionista che era di ostacolo ad “un largo contatto con le masse”5. Non fu ascoltato. Bordiga era tanto convinto che si dovesse perseguire il “boicottaggio delle elezioni da parte dei lavoratori”, che lo sostenne anche al II congresso dell’IC, replicando agli argomenti di Lenin6.

 

Il suo ragionamento, detto un po’ schematicamente, era il seguente: poiché con la fine della guerra si era entrati in un periodo rivoluzionario, occorreva che il proletariato si distinguesse nettamente dalla borghesia, cessando di

partecipare a tutti quegli organismi in cui si trovassero ugualmente presenti rappresentanti delle due classi antagoniste. Il partito socialista avrebbe dovuto evitare la coabitazione in tutti quegli “organismi rappresentativi del sistema borghese nel quale il proletariato è classe oppressa, e comunque in organismi alla cui formazione elettiva partecipino le classi detentrici della ricchezza”7. In vista del congresso di Bologna dell’ottobre ‘19 aveva dato vita alla frazione astensionista, che chiedeva appunto di non partecipare alle elezioni politiche, e aveva ottenuto 3.359 voti, pari al 5,3%.

 

Contro una tale impostazione della lotta alla borghesia Lenin si era impegnato direttamente e senza diplomazie: prima nell’opuscolo dell’aprile 1920, L’estremismo, malattia infantile del comunismo, e poi nell’estate dalla tribuna del II Congresso mondiale. Dimostrò come la partecipazione agli organismi rappresentativi radicati nella tradizione dei paesi capitalisti sviluppati fosse necessaria ai comunisti per mantenere ed espandere i rapporti con le masse. Quanto all’opportunismo parlamentarista, esso andava combattuto non chiudendosi in posizioni settarie, ma esigendo dai candidati e dagli eletti la disciplina rispetto alle decisioni del partito. Lenin ottenne inoltre che le posizioni ordinoviste fossero sostenute in un punto specifico delle conclusioni congressuali, il punto 17 della risoluzione sui compiti principali, ove era detto con chiarezza:

 

Circa il Partito socialista italiano, il II congresso della Terza Internazionale riconosce […] che le proposte presentate dalla sezione torinese al Consiglio nazionale del partito e pubblicate nella rivista “L’Ordine Nuovo” dell’8 maggio 1920 sono in linea con tutti i princìpi fondamentali della Terza Internazionale. Il congresso invita il Partito socialista italiano a prendere in considerazione nel prossimo congresso… le suddette proposte e tutte le decisioni del II Congresso dell’Internazionale comunista8.

 

*Ruggero Giacomini è storico, comunista, studioso di Gramsci da lungo tempo. Curatore con Domenico Losurdo e Michele Martelli del volume Gramsci e l’Italia (1994), ha smontato la fantasiosa costruzione scandalistica di Franco lo Piparo sul “quaderno mancante” (cf. “Storia e problemi contemporanei”, n. 62/2013 e InchiestasuGramsci_Il_quaderno_ritrovato.pdf). In Gramsci e il giudice (2017), ha ricostruito l’azione provocatoria del giudice istruttore del tribunale speciale, da cui i sospetti infondati di Gramsci sulla lettera di Grieco del 1928 e, a seguire, tanta letteratura congetturale sui “tradimenti” di Togliatti e del partito comunista.

 

Note:

1- Ho svolto più ampiamente questo tema in un mio vecchio lavoro: Gramsci e la formazione del Partito Comunista d’Italia, Cultura operaia, Napoli 1975.

2- Vedasi ora il mio Via da Valona! La rivolta dei bersaglieri e le giornate rosse, Castelvecchi, Roma 2020.

3- Ancora utili: Paolo Spriano, L’occupazione delle fabbriche. Settembre 1920, Einaudi, Torino 1964; Gianni Bosio, La grande paura, Samonà e Savelli, Roma 1970; Giuseppe Maione, Il biennio rosso. Autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, Il Mulino, Bologna 1975.

4- Cf. Lenin, Opere complete, v. 31, Editori Riuniti, Roma 1967, p. 192.

5- Luigi Cortesi, Le origini del Partito Comunista Italiano. Il PSI dalla guerra di Libia alla scissione di Livorno, Laterza, Bari 1972, p. 214.

6- Tesi della frazione comunista astensionista sul parlamentarismo (2° Congresso - giugno-agosto 1920), dal Protokoll des II. Weltkongresses der Kommunistische Internationale, Hamburg 1921, pp. 430-34, in https://www. internationalcommunistparty. org/index. php/it/pubblicazioni-2/67-documentaria-1912-1926/876-tesi-della-frazione-comunista-astensionista-sul-parlamentarismo-2d-congresso-giugno-agosto-1920.

7- Il programma della Frazione Comunista, «Il Soviet », n. 29, 13 luglio 1919.

8- Aldo Agosti, La Terza Internazionale. Storia documentaria, I. 1919-1923, Editori riuniti, Roma 1976, 1, pp. 223-4.

LIVORNO, 21 GENNAIO 1921: NASCE IL PARTITO COMUNISTA D'ITALIA - SEZIONE DELL'INTERNAZIONALE COMUNISTA 21 GENNAIO 2021: RICOSTRUIRE E SVILUPPARE IL LEGAME TRA MOVIMENTO OPERAIO E MOVIMENTO COMUNISTA

Constatiamo che da decenni, in Italia, non c'è un Partito o un'Organizzazione in grado di svolgere compiti che storicamente competono ai comunisti, per i quali esistono e lottano con l'obiettivo di realizzare la nuova società: il socialismo! Il capitalismo, nei paesi imperialisti come il nostro, ha esaurito la sua funzione di sviluppo e sta distruggendo forze produttive e ambiente: per sopravvivere, senza l'intervento di un movimento proletario cosciente e organizzato, ci sta portando alla miseria e alla barbarie.

Per uscire dal sistema capitalista-imperialista, oggi globalizzato, è urgente condurre la lotta per la ricostruzione del Partito comunista, in continuità con gli insegnamenti di Gramsci. Abbiamo iniziato un percorso di unità tra comunisti, basato sulle esperienze di lotta, sullo studio, sulla formazione e sull'intervento nella classe.

..segue ./.

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