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La VOCE ANNO XXIII N°5

gennaio 2021

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essendo ad intervallo di semitono dalla tonica tende fortemente a ‘risolvere’ sulla tonica. l'accordo costruito sul quinto grado della scala risolve, si ‘chiarisce’, al momento in cui ad essa segue l’accordo di tonica. tale risoluzione è la cadenza perfetta (v-i). attorno a questo nucleo ruotano altri accordi e altre note, che arricchiscono il potenziale espressivo della musica. in particolare, il quarto grado della scala (il fa, nella scala di do) costruisce l’accordo di sottodominante (ffa la do). questo accordo spesso precede l’accordo di dominante, e dunque la cadenza. anch’esso è formato da note estremamente significative: contiene la tonica della scala (do), la sottodominante (fa) e la sopra-dominante (la) che, come la nota modale (terzo grado), individua il modo della scala. altre tipologie di cadenze oltre quella perfetta sono comunemente impiegate nella musica tonale. la cadenza plagale è il passaggio accordale sottodominante-tonica (iv-i), molto impiegato nella musica liturgica, specialmente nel modo minore. la cadenza evitata è il passaggio dominante-sopradominante (v-vi), che, come ben avvertibile all’udito, non ‘risolve’, ma lascia il discorso armonico sospeso: il massimo effetto di sospensione e brusca interruzione si ha tuttavia con la cadenza interrotta, cioè con un arresto armonico sull’accordo di dominante. accordi più complessi, accordi alterati e dissonanze. gli accordi di quattro note sono dati dalla sovrapposizione di tre terze e prendono il nome di accordi di settima perché la quarta nota si trova ad un intervalo di settima dalla tonica. l'accordo di settima più utilizzato è quello di settima dominante: sol si re fa (nella tonalità di dom). gli accordi di cinque note sono accordi di nona perché fra la fondametale dell'accordo e la quinta nota c'è un intervallo di nona. altre tipologie di accordo prevedono l’alterazione cromatica di suoni, che, provocando una dissonanza, devono essere risolta sull’accordo successivo, innalzando o abbassando di mezzo tono una delle due note dissonanti (risoluzione per grado congiunto). fra queste tipologie di accordo, che nella musica tonale hanno per lo più funzione coloristica e dinamica, risulta assai usata la sesta napoletana (l'accordo di sesta napoletana è costruito sul ii grado abbassato della scala minore e risolve usl iv grado della scala minore napoletana, costituito da una terza minore e da una sesta minore), che si forma sulla sottodominante (iv grado) del modo minore usando la sesta minore invece che la quinta come terza nota dell’accordo. la sesta napoletana ‘risolve’ sulla dominante della tonalità (e
dunque spesso prepara la cadenza perfetta). modulazione. l’accorgimento tecnico più interessante della musica tonale che garantisce varietà al discorso musicale è la modulazione, cioè il passaggio all’interno di uno stesso brano da una tonalità all’altra. questo espediente consente infatti al compositore di muoversi nella gamma dei suoni con estrema libertà, arricchendo la sua ‘tavolozza’ armonica e melodica di infinite sfumature, e tuttavia rimanendo ancorato al principio unitario del ‘ritorno’ alla tonalità di riferimento. il principio della modulazione si basa sull’affinità fra due tonalità, quella di partenza e quella di arrivo, affinità determinata dal numero di accordi che esse hanno in comune. ad esempio, la tonalità di dom ha numerosi accordi in comune con la tonalità di solm, come sopra specificato. le due tonalità si chiamano vicine e, sfruttando uno di questi accordi come ‘ponte’, è possibile modulare dall’una all’altra, e l’avvenuta modulazione sarà affermata da una cadenza nella nuova tonalità. questo procedimento si dice modulazione diatonica. un esempio di modulazione a tonalità vicine si può facilmente individuare nelle concatenazioni armoniche degli accordi arpeggiati (in cui le note sono suonate in successione) che attraversano tutto il primo preludio, in dom, del primo volume del clavicembalo ben temperato di bach. qui ogni accordo è ripetuto due volte all’interno di ciascuna battuta; alla successione di 15 battute corrisponde quindi una successione di 15 diversi accordi arpeggiati i quali delineano tre modulazioni: da do a sol, da sol a re (in realtà un passaggio modulante) e infine da re a do (tonalità che resta affermata fino alla battuta 19).
essendo ad intervallo di semitono dalla tonica tende fortemente a ‘risolvere’ sulla tonica.
L'accordo costruito sul quinto grado della scala risolve, si ‘chiarisce’, al momento in cui ad essa segue l’accordo di tonica.
Tale risoluzione è la cadenza perfetta (V-I).
Attorno a questo nucleo ruotano altri accordi e altre note, che arricchiscono il potenziale espressivo della musica.
In particolare, il quarto grado della scala (il FA, nella scala di DO) costruisce l’accordo di sottodominante (fFA LA DO).
Questo accordo spesso precede l’accordo di dominante, e dunque la cadenza.
Anch’esso è formato da note estremamente significative: contiene la tonica della scala (DO), la sottodominante (FA) e la sopra-dominante (LA) che, come la nota modale (terzo grado), individua il modo della scala.
Altre tipologie di cadenze oltre quella perfetta sono comunemente impiegate nella musica tonale.
La cadenza plagale è il passaggio accordale sottodominante-tonica (IV-I), molto impiegato nella musica liturgica, specialmente nel modo minore.
La cadenza evitata è il passaggio dominante-sopradominante (V-VI), che, come ben avvertibile all’udito, non ‘risolve’, ma lascia il discorso armonico sospeso: il massimo effetto di sospensione e brusca interruzione si ha tuttavia con la cadenza interrotta, cioè con un arresto armonico sull’accordo di dominante.

Accordi più complessi, accordi alterati e dissonanze.
Gli accordi di quattro note sono dati dalla sovrapposizione di tre terze e prendono il nome di accordi di settima perché la quarta nota si trova ad un intervalo di settima dalla tonica.
L'accordo di settima più utilizzato è quello di settima dominante: SOL SI RE FA (nella tonalità di DOM).
Gli accordi di cinque note sono accordi di nona perché fra la fondametale dell'accordo e la quinta nota c'è un intervallo di nona.
Altre tipologie di accordo prevedono l’alterazione cromatica di suoni, che, provocando una dissonanza, devono essere risolta sull’accordo successivo, innalzando o abbassando di mezzo tono una delle due note dissonanti (risoluzione per grado congiunto).
Fra queste tipologie di accordo, che nella musica tonale hanno per lo più funzione coloristica e dinamica, risulta assai usata la sesta napoletana (l'accordo di sesta napoletana è costruito sul II grado abbassato della scala minore e risolve usl IV grado della scala minore napoletana, costituito da una terza minore e da una sesta minore), che si forma sulla sottodominante (IV grado) del modo minore usando la sesta minore invece che la quinta come terza nota dell’accordo. La sesta napoletana ‘risolve’ sulla dominante della tonalità (e
dunque spesso prepara la cadenza perfetta).

Modulazione
L’accorgimento tecnico più interessante della musica tonale che garantisce varietà al discorso musicale è la modulazione, cioè il passaggio all’interno di uno stesso brano da una tonalità all’altra.
Questo espediente consente infatti al compositore di muoversi nella gamma dei suoni con estrema libertà, arricchendo la sua ‘tavolozza’ armonica e melodica di infinite sfumature, e tuttavia rimanendo ancorato al principio unitario del ‘ritorno’ alla tonalità di riferimento.
Il principio della modulazione si basa sull’affinità fra due tonalità, quella di partenza e quella di arrivo, affinità determinata dal numero di accordi che esse hanno in comune.
Ad esempio, la tonalità di DOM ha numerosi accordi in comune con la tonalità di SOLM, come sopra specificato. Le due tonalità si chiamano vicine e, sfruttando uno di questi accordi come ‘ponte’, è possibile modulare dall’una all’altra, e l’avvenuta modulazione sarà affermata da una cadenza nella nuova tonalità.
Questo procedimento si dice modulazione diatonica.
Un esempio di modulazione a tonalità vicine si può facilmente individuare nelle concatenazioni armoniche degli accordi arpeggiati (in cui le note sono suonate in successione) che attraversano tutto il Primo Preludio, in DOM, del primo volume del Clavicembalo ben temperato di Bach.

Qui ogni accordo è ripetuto due volte all’interno di ciascuna battuta; alla successione di 15 battute corrisponde quindi una successione di 15 diversi accordi arpeggiati i quali delineano tre modulazioni: da DO a SOL, da SOL a RE (in realtà un passaggio modulante) e infine da RE a DO (tonalità che resta affermata fino alla battuta 19).

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