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La VOCE 2102

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La VOCE ANNO XXIII N°6

febbraio 2021

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joe biden dovrebbe smetterla con la farsa americana sulle armi nucleari israeliane ‘segrete’ trattato di non-proliferazione nucleare. desmond tutu - 1° gennaio 2021 – the guardian. bisogna finirla con questa buffonata e con le enormi somme di aiuti a un paese con politiche oppressive contro i palestinesi. al momento del loro insediamento, le ultime quattro amministrazioni usa hanno seguito un rituale iniquo. si sono tutte dichiarate d’accordo a disattendere la legge americana firmando missive segrete e stipulando così che non ammetteranno qualcosa che tutti sanno: che israele ha un arsenale di armi nucleari. uno dei motivi è per impedire alla gente di focalizzarsi sulla capacità di israele di polverizzare decine di città. questo rifiuto di fronteggiare la minaccia posta dallo spaventoso arsenale israeliano dà un senso di potere e impunità al suo primo ministro, benjamin netanyahu, e permette a israele di dettare agli altri le proprie condizioni. ma un altro effetto della strategia dello struzzo dell’amministrazione usa è evitare che l’america applichi le proprie leggi che richiedono la fine della generosità dei contribuenti verso chi contribuisce alla proliferazione di armi nucleari. israele infatti è uno di questi stati. ci sono prove schiaccianti che negli anni ’70 si offrì di vendere armi nucleari al regime di apartheid in sudafrica e che condusse persino congiuntamente un test nucleare. il governo usa ha tentato di occultare questi fatti. inoltre [israele] non ha mai firmato il trattato di non-proliferazione nucleare. eppure gli usa e i governi israeliani hanno promosso l’invasione dell’iraq sulla base di menzogne future esplosioni nucleari. mordechai vanunu, un tecnico nucleare israeliano che ha fatto la spia, ha detto: le armi nucleari non erano in iraq, sono in israele. gli emendamenti apportati al foreign assistance act dagli ex senatori stuart symington e john glenn vietano agli usa di fornire assistenza economica e militare a stati che contribuiscono alla proliferazione nucleare e a quelli che acquistano armi nucleari. jimmy carter, quando era presidente, aveva invocato tali misure contro india e pakistan. ma nessun presidente l’ha fatto nei confronti di israele. anzi, l’opposto. dai tempi del presidente richard nixon c’è stato un accordo verbale di accettare “l’ambiguità sul nucleare”, accordando in pratica a israele impunemente il potere che viene dagli armamenti nucleari. e, secondo il settimanale new yorker, il presidente bill clinton ha inviato queste lettere segrete. presidenti e politici statunitensi si sono rifiutati di ammettere che israele ha armi nucleari, benché la legge ammetta un’esenzione che permetterebbe la continuazione dei finanziamenti se il presidente certificasse al congresso che l’aiuto a un paese che contribuisce alla proliferazione nucleare è di vitale interesse per gli usa. il prodotto interno lordo pro-capite di israele è paragonabile a quello del regno unito. ciononostante i contribuenti americani sovvenzionano israele più di ogni altro paese. nel corso degli anni e tenendo conto dell’inflazione, il totale reso pubblico si avvicina ora ai 300 miliardi di dollari. questa farsa deve finire. il governo usa dovrebbe applicare le proprie leggi e tagliare i finanziamenti a israele dell’acquisizione e della proliferazione di armi nucleari da parte sua. l’amministrazione entrante di biden dovrebbe riconoscere onestamente che israele è uno stato leader nello sponsorizzare la proliferazione nucleare in medioriente e implementare correttamente la legge usa. altri governi, e in particolare quello del sudafrica, dovrebbero insistere sul rispetto delle leggi e su un disarmo effettivo e sollecitare immediatamente e con assoluta fermezza il governo usa ad agire. l’apartheid è stato abominevole in sudafrica ed è abominevole quando israele pratica la propria forma di apartheid contro i palestinesi, con checkpoint e un sistema di politiche repressive. inoltre, un’altra legge usa, la leahy law, proibisce aiuti militari a governi che violano sistematicamente i diritti umani. è molto probabile che uno dei motivi per cui la versione israeliana di apartheid è sopravvissuta a quella sudafricana è che israele è riuscito a mantenere il sistema di oppressione non solo usando le armi dei soldati, ma anche tenendo la pistola nucleare puntata alla tempia di milioni di persone. la soluzione non sta nel cercare di far avere tali armi a palestinesi e altri arabi. la soluzione sono pace, giustizia e disarmo. il sudafrica ha capito che poteva avere vera pace e giustizia tramite la verità che avrebbe portato alla riconciliazione. non succede niente fino a quando non ci si confronta onestamente con la verità e ci sono poche verità più importanti con cui fare i conti che l’arsenale di armi nucleari nelle mani di un governo in cui vige l’apartheid. desmond tutu, vincitore del premio nobel per la pace, è stato arcivescovo di città del capo e presidente della commissione verità e riconciliazione del sudafrica dal 1996 al 2003. (traduzione dall’inglese di mirella alessio). l’albero dei soldi americani: la storia mai raccontata degli aiuti statunitensi ad israele. ramzy baroud - 1 gennaio 2021 – counterpunch. il 21 dicembre scorso il congresso usa ha approvato il pacchetto di aiuti per il covid 19, come parte di una misura più ampia del valore di $2.3 trilioni [1.870 miliardi di euro, ndtr.] che coprirà la spesa per il resto dell’anno finanziario. come al solito i rappresentanti usa hanno destinato una massiccia somma di denaro ad israele.
proprio mentre disoccupazione e povertà stanno raggiungendo livelli record in seguito ai ripetuti lockdown, gli usa ritengono essenziale fornire ad israele $3.3 miliardi [2,69 miliardi di euro, ndtr.] in “assistenza alla sicurezza” e $500 milioni [407 milioni di euro, ndtr.] per la cooperazione usa-israeliana nella difesa missilistica. mentre un misero aiuto di 600 dollari [490 euro, ndtr.] alle famiglie americane in difficoltà è stato per mesi al centro di intensi dibattiti, non si è discusso molto fra i politici americani sui grandi fondi elargiti ad israele, che non hanno alcun ritorno. il sostegno ad israele è considerato una priorità bipartisan e da decenni viene visto come l’elemento più stabile dell’agenda della politica estera usa. sollevare semplicemente la questione di come israele utilizzi quei fondi – se gli aiuti militari siano usati attivamente per sostenere l’occupazione illegale della palestina, per finanziare le colonie ebraiche e l’annessione di terre palestinesi o per violare i diritti umani dei palestinesi – è assolutamente tabù. uno dei pochi membri del congresso a chiedere che gli aiuti ad israele siano condizionati al rispetto dei diritti umani è il senatore democratico del vermont bernie sanders, che è stato anche uno dei principali candidati presidenziali del partito democratico. “non possiamo dare carta bianca al governo israeliano…abbiamo il diritto di esigere il rispetto dei diritti umani e della democrazia”, aveva detto sanders nell’ottobre 2019. il suo rivale democratico, l’attuale presidente eletto joe biden, ha subito replicato: “l’idea che io ritiri, come è stato suggerito da altri, gli aiuti militari ad israele, è bizzarro”. non è certo un segreto che israele sia il maggiore beneficiario al mondo degli aiuti usa dai tempi della ii guerra mondiale. secondo dati del servizio ricerca del congresso, israele ha ricevuto ben 146 miliardi di dollari [119 miliardi di euro, ndtr.] dei contribuenti americani a partire dal novembre 2020. gran parte dei fondi ricevuti dagli usa fra il 1971 e il 2007 si sono rivelati fondamentali perché israele si desse una solida base economica. da allora in avanti gran parte del denaro è stato destinato ad attività militari, compresa la sicurezza delle colonie illegali israeliane. nonostante la crisi finanziaria usa del 2008, i soldi americani hanno continuato a fluire verso israele, la cui economia è passata quasi indenne attraverso la recessione globale. nel 2016 gli usa hanno promesso addirittura di aumentare il flusso. l’amministrazione democratica di barack obama, che viene spesso – seppure a torto – considerata ostile nei confronti di israele, aveva aumentato significativamente i fondi usa ad israele. nel memorandum di intesa decennale, infatti, washington e tel aviv hanno concluso un accordo che garantisce ad israele $38 miliardi [31 miliardi di euro, ndtr.] in aiuti militari usa per gli esercizi finanziari 2019-2028. questo rappresenta l’esorbitante cifra di $8 miliardi [6,50 miliardi di euro, ndtr.] in più rispetto al precedente accordo decennale che scadeva alla fine del 2018. i nuovi fondi statunitensi sono divisi in due categorie: $ 33 miliardi [27 miliardi di euro, ndtr.] in contributi militari ed altri $ 5 miliardi [4 miliardi di euro, ndtr.] in difesa missilistica. la generosità usa viene tradizionalmente attribuita all’incommensurabile influenza dei gruppi pro-israeliani, aipac (american israel public affairs committee) in testa, ma negli ultimi quattro anni questi gruppi non hanno dovuto sforzarsi più di tanto, perché sono stati pezzi potenti all’interno dell’amministrazione stessa ad agire come sostenitori di primo piano di israele. oltre agli infiniti “omaggi politici” che l’amministrazione trump ha elargito negli ultimi anni ad israele, ora essa sta pure prendendo in considerazione la possibilità di accelerare la procedura di assegnazione dei fondi rimanenti secondo l’ultimo memorandum di intesa, che attualmente ammontano a $26,4 miliardi [21,5 miliardi di euro, ndtr.]. secondo documenti ufficiali del congresso, gli usa “potrebbero anche approvare ulteriori vendite di f-35 e velocizzare la consegna degli kc-46a, aerei militari per il rifornimento in volo e trasporto strategico, ad israele. questi non sono che una parte dei fondi e benefici ricevuti da israele. gran parte di essi passano inosservati, in quanto fluiscono attraverso canali indiretti oppure vengono propagandati sotto il termine flessibile di “cooperazione”. per esempio, fra il 1973 e il 1991 la imponente cifra di $460 milioni [375 milioni di euro, ndtr.] di fondi usa è andata a finanziare l’emigrazione ebraica verso israele. molti di questi nuovi immigranti sono gli stessi militanti israeliani che occupano attualmente le colonie illegali in cisgiordania. in questo caso particolare il denaro va all’organizzazione benefica united israel appeal, che a sua volta lo passa all’agenzia ebraica, la stessa agenzia che nel 1948 ha avuto un ruolo centrale nella fondazione di israele sulle rovine delle città e villaggi palestinesi. decine di milioni di dollari mascherati da donazioni benefiche vengono regolarmente inviati in israele sotto forma di “elargizioni deducibili dalle tasse per le colonie ebraiche in cisgiordania e gerusalemme est,” ha scritto il new york times. gran parte dei soldi, propagandati come donazioni per finalità educative e religiose, spesso finiscono col finanziare e comprare abitazioni per i coloni illegali, “oltre a cani da guardia, giubbotti antiproiettile, cannocchiali da puntamento e veicoli per proteggere avamposti (ebraici illegali) all’interno delle zone occupate (palestinesi).” molto spesso il denaro usa finisce nei forzieri statali israeliani con pretesti ingannevoli. per esempio l’ultimo pacchetto di incentivi comprende $50 milioni [41 milioni di euro, ndtr.] di fondi destinati al nita m. lowey middle east partnership for peace funds, che in teoria fornisce investimenti in “scambi interpersonali e cooperazione economica…fra israeliani e palestinesi al fine di sostenere la soluzione negoziata e sostenibile dei due stati.” questi soldi invece non sono funzionali ad alcuno scopo particolare, dal momento che washington e tel aviv sono impegnati per garantire il fallimento di un accordo di pace negoziato e lavorano fianco a fianco per uccidere la ormai defunta soluzione dei due stati. la lista potrebbe continuare all’infinito, anche se gran parte dei soldi non sono inclusi nei pacchetti di aiuti ufficiali da usa ad israele. proprio per questo essi raramente vengono esaminati e tanto meno sono sottoposti a copertura mediatica. ..segue ./.

Joe Biden dovrebbe smetterla con la farsa americana sulle armi nucleari israeliane ‘segrete’

Trattato Di Non-Proliferazione Nucleare.


Desmond Tutu - 1° gennaio 2021 – The Guardian

Bisogna finirla con questa buffonata e con le enormi somme di aiuti a un Paese con politiche oppressive contro i palestinesi

Al momento del loro insediamento, le ultime quattro amministrazioni USA hanno seguito un rituale iniquo. Si sono tutte dichiarate d’accordo a disattendere la legge americana firmando missive segrete e stipulando così che non ammetteranno qualcosa che tutti sanno: che Israele ha un arsenale di armi nucleari.

Uno dei motivi è per impedire alla gente di focalizzarsi sulla capacità di Israele di polverizzare decine di città. Questo rifiuto di fronteggiare la minaccia posta dallo spaventoso arsenale israeliano dà un senso di potere e impunità al suo primo ministro, Benjamin Netanyahu, e permette a Israele di dettare agli altri le proprie condizioni.

Ma un altro effetto della strategia dello struzzo dell’amministrazione USA è evitare che l’America applichi le proprie leggi che richiedono la fine della generosità dei contribuenti verso chi contribuisce alla proliferazione di armi nucleari.

Israele infatti è uno di questi Stati. Ci sono prove schiaccianti che negli anni ’70 si offrì di vendere armi nucleari al regime di apartheid in Sudafrica e che condusse persino congiuntamente un test nucleare. Il governo USA ha tentato di occultare questi fatti. Inoltre [Israele] non ha mai firmato il trattato di non-proliferazione nucleare.

Eppure gli USA e i governi israeliani hanno promosso l’invasione dell’Iraq sulla base di menzogne future esplosioni nucleari. Mordechai Vanunu, un tecnico nucleare israeliano che ha fatto la spia, ha detto: le armi nucleari non erano in Iraq, sono in Israele.

Gli emendamenti apportati al Foreign Assistance Act dagli ex senatori Stuart Symington e John Glenn vietano agli USA di fornire assistenza economica e militare a Stati che contribuiscono alla proliferazione nucleare e a quelli che acquistano armi nucleari. Jimmy Carter, quando era presidente, aveva invocato tali misure contro India e Pakistan.

Ma nessun presidente l’ha fatto nei confronti di Israele. Anzi, l’opposto. Dai tempi del presidente Richard Nixon c’è stato un accordo verbale di accettare “l’ambiguità sul nucleare”, accordando in pratica a Israele impunemente il potere che viene dagli armamenti nucleari. E, secondo il settimanale New Yorker, il presidente Bill Clinton ha inviato queste lettere segrete.

Presidenti e politici statunitensi si sono rifiutati di ammettere che Israele ha armi nucleari, benché la legge ammetta un’esenzione che permetterebbe la continuazione dei finanziamenti se il presidente certificasse al Congresso che l’aiuto a un Paese che contribuisce alla proliferazione nucleare è di vitale interesse per gli USA.

Il prodotto interno lordo pro-capite di Israele è paragonabile a quello del Regno Unito. Ciononostante i contribuenti americani sovvenzionano Israele più di ogni altro Paese. Nel corso degli anni e tenendo conto dell’inflazione, il totale reso pubblico si avvicina ora ai 300 miliardi di dollari.

Questa farsa deve finire. Il governo USA dovrebbe applicare le proprie leggi e tagliare i finanziamenti a Israele dell’acquisizione e della proliferazione di armi nucleari da parte sua.

L’amministrazione entrante di Biden dovrebbe riconoscere onestamente che Israele è uno Stato leader nello sponsorizzare la proliferazione nucleare in Medioriente e implementare correttamente la legge USA. Altri governi, e in particolare quello del Sudafrica, dovrebbero insistere sul rispetto delle leggi e su un disarmo effettivo e sollecitare immediatamente e con assoluta fermezza il governo USA ad agire.

L’apartheid è stato abominevole in Sudafrica ed è abominevole quando Israele pratica la propria forma di apartheid contro i palestinesi, con checkpoint e un sistema di politiche repressive. Inoltre, un’altra legge USA, la Leahy law, proibisce aiuti militari a governi che violano sistematicamente i diritti umani.

È molto probabile che uno dei motivi per cui la versione israeliana di apartheid è sopravvissuta a quella sudafricana è che Israele è riuscito a mantenere il sistema di oppressione non solo usando le armi dei soldati, ma anche tenendo la pistola nucleare puntata alla tempia di milioni di persone. La soluzione non sta nel cercare di far avere tali armi a palestinesi e altri arabi. La soluzione sono pace, giustizia e disarmo.

Il Sudafrica ha capito che poteva avere vera pace e giustizia tramite la verità che avrebbe portato alla riconciliazione. Non succede niente fino a quando non ci si confronta onestamente con la verità e ci sono poche verità più importanti con cui fare i conti che l’arsenale di armi nucleari nelle mani di un governo in cui vige l’apartheid.

Desmond Tutu, vincitore del premio Nobel per la pace, è stato arcivescovo di Città del Capo e presidente della Commissione Verità e Riconciliazione del Sudafrica dal 1996 al 2003.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)

L’albero dei soldi americani: la storia mai raccontata degli aiuti statunitensi ad Israele

Ramzy Baroud - 1 gennaio 2021 – Counterpunch

Il 21 dicembre scorso il Congresso USA ha approvato il Pacchetto di Aiuti per il Covid 19, come parte di una misura più ampia del valore di $2.3 trilioni [1.870 miliardi di euro, ndtr.] che coprirà la spesa per il resto dell’anno finanziario. Come al solito i rappresentanti USA hanno destinato una massiccia somma di denaro ad Israele.

Proprio mentre disoccupazione e povertà stanno raggiungendo livelli record in seguito ai ripetuti lockdown, gli USA ritengono essenziale fornire ad Israele $3.3 miliardi [2,69 miliardi di euro, ndtr.] in “assistenza alla sicurezza” e $500 milioni [407 milioni di euro, ndtr.] per la cooperazione USA-israeliana nella difesa missilistica.



Mentre un misero aiuto di 600 dollari [490 euro, ndtr.] alle famiglie americane in difficoltà è stato per mesi al centro di intensi dibattiti, non si è discusso molto fra i politici americani sui grandi fondi elargiti ad Israele, che non hanno alcun ritorno.

Il sostegno ad Israele è considerato una priorità bipartisan e da decenni viene visto come l’elemento più stabile dell’agenda della politica estera USA. Sollevare semplicemente la questione di come Israele utilizzi quei fondi – se gli aiuti militari siano usati attivamente per sostenere l’occupazione illegale della Palestina, per finanziare le colonie ebraiche e l’annessione di terre palestinesi o per violare i diritti umani dei palestinesi – è assolutamente tabù.

Uno dei pochi membri del Congresso a chiedere che gli aiuti ad Israele siano condizionati al rispetto dei diritti umani è il senatore Democratico del Vermont Bernie Sanders, che è stato anche uno dei principali candidati presidenziali del Partito Democratico. “Non possiamo dare carta bianca al governo israeliano…Abbiamo il diritto di esigere il rispetto dei diritti umani e della democrazia”, aveva detto Sanders nell’ottobre 2019.

Il suo rivale Democratico, l’attuale Presidente eletto Joe Biden, ha subito replicato: “L’idea che io ritiri, come è stato suggerito da altri, gli aiuti militari ad Israele, è bizzarro”.

Non è certo un segreto che Israele sia il maggiore beneficiario al mondo degli aiuti USA dai tempi della II Guerra mondiale. Secondo dati del Servizio Ricerca del Congresso, Israele ha ricevuto ben 146 miliardi di dollari [119 miliardi di euro, ndtr.] dei contribuenti americani a partire dal novembre 2020.

Gran parte dei fondi ricevuti dagli USA fra il 1971 e il 2007 si sono rivelati fondamentali perché Israele si desse una solida base economica. Da allora in avanti gran parte del denaro è stato destinato ad attività militari, compresa la sicurezza delle colonie illegali israeliane.

Nonostante la crisi finanziaria USA del 2008, i soldi americani hanno continuato a fluire verso Israele, la cui economia è passata quasi indenne attraverso la recessione globale.

Nel 2016 gli USA hanno promesso addirittura di aumentare il flusso. L’amministrazione Democratica di Barack Obama, che viene spesso – seppure a torto – considerata ostile nei confronti di Israele, aveva aumentato significativamente i fondi USA ad Israele. Nel Memorandum di Intesa decennale, infatti, Washington e Tel Aviv hanno concluso un accordo che garantisce ad Israele $38 miliardi [31 miliardi di euro, ndtr.] in aiuti militari USA per gli esercizi finanziari 2019-2028. Questo rappresenta l’esorbitante cifra di $8 miliardi [6,50 miliardi di euro, ndtr.] in più rispetto al precedente accordo decennale che scadeva alla fine del 2018.

I nuovi fondi statunitensi sono divisi in due categorie: $ 33 miliardi [27 miliardi di euro, ndtr.] in contributi militari ed altri $ 5 miliardi [4 miliardi di euro, ndtr.] in difesa missilistica.

La generosità USA viene tradizionalmente attribuita all’incommensurabile influenza dei gruppi pro-israeliani, AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) in testa, ma negli ultimi quattro anni questi gruppi non hanno dovuto sforzarsi più di tanto, perché sono stati pezzi potenti all’interno dell’Amministrazione stessa ad agire come sostenitori di primo piano di Israele.

Oltre agli infiniti “omaggi politici” che l’Amministrazione Trump ha elargito negli ultimi anni ad Israele, ora essa sta pure prendendo in considerazione la possibilità di accelerare la procedura di assegnazione dei fondi rimanenti secondo l’ultimo Memorandum di Intesa, che attualmente ammontano a $26,4 miliardi [21,5 miliardi di euro, ndtr.]. Secondo documenti ufficiali del Congresso, gli USA “potrebbero anche approvare ulteriori vendite di F-35 e velocizzare la consegna degli KC-46A, aerei militari per il rifornimento in volo e trasporto strategico, ad Israele.

Questi non sono che una parte dei fondi e benefici ricevuti da Israele. Gran parte di essi passano inosservati, in quanto fluiscono attraverso canali indiretti oppure vengono propagandati sotto il termine flessibile di “cooperazione”.

Per esempio, fra il 1973 e il 1991 la imponente cifra di $460 milioni [375 milioni di euro, ndtr.] di fondi USA è andata a finanziare l’emigrazione ebraica verso Israele. Molti di questi nuovi immigranti sono gli stessi militanti israeliani che occupano attualmente le colonie illegali in Cisgiordania. In questo caso particolare il denaro va all’organizzazione benefica United Israel Appeal, che a sua volta lo passa all’Agenzia Ebraica, la stessa Agenzia che nel 1948 ha avuto un ruolo centrale nella fondazione di Israele sulle rovine delle città e villaggi palestinesi.

Decine di milioni di dollari mascherati da donazioni benefiche vengono regolarmente inviati in Israele sotto forma di “elargizioni deducibili dalle tasse per le colonie ebraiche in Cisgiordania e Gerusalemme Est,” ha scritto il New York Times. Gran parte dei soldi, propagandati come donazioni per finalità educative e religiose, spesso finiscono col finanziare e comprare abitazioni per i coloni illegali, “oltre a cani da guardia, giubbotti antiproiettile, cannocchiali da puntamento e veicoli per proteggere avamposti (ebraici illegali) all’interno delle zone occupate (palestinesi).”

Molto spesso il denaro USA finisce nei forzieri statali israeliani con pretesti ingannevoli. Per esempio l’ultimo Pacchetto di Incentivi comprende $50 milioni [41 milioni di euro, ndtr.] di fondi destinati al Nita M. Lowey Middle East Partnership for Peace Funds, che in teoria fornisce investimenti in “scambi interpersonali e cooperazione economica…fra israeliani e palestinesi al fine di sostenere la soluzione negoziata e sostenibile dei due Stati.”

Questi soldi invece non sono funzionali ad alcuno scopo particolare, dal momento che Washington e Tel Aviv sono impegnati per garantire il fallimento di un accordo di pace negoziato e lavorano fianco a fianco per uccidere la ormai defunta soluzione dei due Stati.

La lista potrebbe continuare all’infinito, anche se gran parte dei soldi non sono inclusi nei pacchetti di aiuti ufficiali da USA ad Israele. Proprio per questo essi raramente vengono esaminati e tanto meno sono sottoposti a copertura mediatica.

..segue ./.

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