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La VOCE 1803 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°7 | marzo 2003 | PAGINA 3 |
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Onorificenza Internazionale Medaglia della Amicizia col Popolo della RPD di Corea alla Partigiana Miriam Pellegrini Ferri. Invito all Ambasciata di Cuba in Italia dal Consigliere Politico Yamila Pita Montes. Colaboracion con Radio Habana Cuba. - Curriculum Miriam |
onorificenza internazionale medaglia della amicizia col popolo della rpd di corea alla partigiana miriam pellegrini ferri.
invito all’ ambasciata di cuba in italia dal consigliere politico yamila pita montes.
colaboracion con radio habana cuba. - curriculum miriam .
corrispondenza di miriam.
mi è stata offerta la richiesta di dare una adesione a zingaretti e io partigiana gramsciana l'ho fatto.
ho ricordato che gramsci era leninista il quale supportò i socialdemocratici contro lo zar.
oggi renzi mina il governo a vantaggio di una destra parafascista.
ho sentito il dovere di intervenire invitando chi si sente comunista a fare come me.
troppi compagni fanno gli schiavetti di presuntuosi che amano solo le diverse poltrone.
liberatevene e fate come me in difesa del paese e dell'europa!
miriam pellegrini ferri.
miriam su facebook.
segue da pag.2: ci sono oppressi e ci sono oppressori; aggrediti e aggressori; vittime e boia.
nelle "foibe" vennero gettati gerarchi fascisti e nazisti miliziani e collaborazionisti, oppositori vari. la violenza dei partigiani di tito contro gli invasori fascisti e nazisti, nonché quella dei partigiani triestini, era legittima; fu reazionaria nei confronti di operai e avanguardie comuniste. l’equiparazione postuma dei morti non supera il passato né elimina le responsabilità. la storia non si cancella. condanniamo il cordoglio odierno, di fascisti e antifascisti, sui morti delle “foibe” come manifestazione di revanschismo imperialistico e mettiamo in guardia “esuli” italiani e sloveni confinari sulle mire espansionistiche dell’italia.
istria e trieste, da luoghi di massacri, debbono ritornare centri di internazionalismo proletario.
le “ foibe” non furono né un genocidio del totalitarismo "comunista" (non c’era comunismo né in russia né in jugoslavia ed è una bestialità allineare marx - lenin con tito, stalin, mao, pol pot); né una pulizia etnica né una “folle vendetta“ attuata da gente disperata; né una “barbarie di guerra”; né una “grande tragedia”; né altro di consimili cose sciorinano giornali e televisioni con grande noncuranza o mistificazione degli avvenimenti storici. le “foibe”, cui ci limitiamo a quelle del 1945, furono una pratica di giustiziazione politica attuata dall’esercito di liberazione jugoslavo contro i nazi-fascisti e i loro accoliti che, che con le loro atrocità e invasione, avevano causato la morte di 1.700.000 persone.
la presenza delle truppe di tito a trieste e gorizia va dal 2 maggio al 12 giugno 1945. in questi quaranta giorni ci furono esecuzioni e deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi ma non ci fu alcun genocidio o pulizia etnica. l’esercito di tito epurò le due città essendo nei suoi piani, avvallati da togliatti, spostare il confine fino al tagliamento, ma non operò alcuna eliminazione sistematica in base alla nazionalità. le direttive ai comandanti sloveni erano di arrestare i nemici e di epurare in base all’appartenenza al fascismo (gli sloveni avevano giustiziato più di 10.000 connazionali perché collaborazionisti ).
dal novembre 1945 all’aprile 1948 sono state recuperate dai crepacci tra trieste e gorizia circa 500 salme. metà erano di militari metà di civili. le “foibe” furono quindi la modalità esecutiva di un più vasto repulisti politico operato con metodi sommari e feroci da una armata di liberazione nazionale che tendeva a stabilire la padronanza sul campo prima delle trattative di pace in una zona di confine conteso.
il p.c.i. triestino ammetteva la tattica delle “foibe” raccomandando ai propri militanti di non sbagliare bersaglio e di colpire dirigenti responsabili del regime fascista e della rsi membri della milizia e della guardia repubblichina collaboratori aperti dei nazisti . quindi scaraventare l’avversario nei crepacci faceva parte della lotta antifascista ed era una giusta reazione alla violenza nera. questo il contesto storico di allora. dal 1992 operano 2 commissioni miste, una italo- slovena, l’altra italo-croata, per ricostruire questi episodi. non c’è molto da scoprire. i fatti storici a parte i dettagli sono noti.
l’unico capitolo da ricostruire è la distruzione dei reparti più combattivi della classe operaia giuliana e delle avanguardie comuniste ad opera congiunta del nazionalismo titino e dello stalinismo del p.c.i. triestino. ma non ci aspettiamo niente dalle predette commissioni e esortiamo perciò quanti hanno a cuore l’argomento e la possibilità di farlo di cimentarsi in questa ricostruzione.
che oggi gli ex partigiani si inchinino davanti le “fobie” in compagnia degli ex fascisti , i quali per quaranta anni ne hanno fatto un vessillo speculando sul dramma dei profughi da loro creato, non ci sorprende affatto. fascismo e antifascismo sono due facce della stessa medaglia borghese e già nell’89 il p.c.i. di allora aveva deposto i primi fiori alla “foiba” di basovizza. ma è un incolmabile atto di ipocrisia sostenere che tutti i morti sono uguali e che la violenza parifica i soggetti. nossignori. le repressioni, le atrocità, gli stermini degli imperialisti e degli oppressori non possono essere equiparati alle uccisioni e violenze dei movimenti nazionali né tantomeno a quelli degli oppressi. la persona umana non è un’entità astratta; è una cellula sociale; e ha un posto di serie a-b-c-d a seconda che appartenga a questa o quella classe, in vita e in morte. quindi si abbraccino pure i nemici di ieri la storia non si cancella.
e’ logico che ogni qualvolta si parla di “foibe” il clima per gli italiani dell’ex istria si fa più pesante in quanto cresce l’ostilità di sloveni e croati. certo che la raggiunta unità post-fascista di ex camice nere e di ex partigiani non prelude a nulla di buono. essa esprime la grande voglia dei gruppi economico-finanziari e militari di ritornare da padroni in queste terre ed è dunque foriera di nuove e più sanguinose avventure.
'giorno ricordo', vauro: "trucido mezzo propaganda sovranista e neofascista".
pubblicato il: 10/02/2020 16:52,
di roberta lanzara "la 'giornata del ricordo' non può essere trasformata in quella della dimenticanza. purtroppo quando la pietà umana diventa un alibi, per il modo in cui è stato istituito, il 'giorno del ricordo' diventa un volgare e trucido strumento di propaganda sovranista e neofascista. salvini parla di vittime del comunismo? e io trovo ripugnante l'uso strumentale di questa ricorrenza". a parlare con l'adnkronos è il vignettista vauro senesi, che solleva la questione: "mattarella finalmente ha dichiarato che le responsabilità fasciste nella shoah sono equiparabili a quelle naziste. e ha smantellato il mito degli italiani 'brava gente'. non capisco perché sulla 'giornata del ricordo' non abbia applicato lo stesso rigido criterio, parlando di 'angherie' fasciste invece che di crimini di guerra".
"premetto che - afferma il vignettista - non posso non condividere la pietà umana per le vittime e gli orrori della seconda guerra mondiale nel mondo. ma concordo con la serracchiani: la 'giornata del ricordo' è il palcoscenico della destra sovranista. in jugoslavia - rimarca vauro - ci sono stati crimini di guerra fascisti, i primi campi di concentramento. nel discorso alle truppe del 1942 mussolini disse: 'so che in patria siete ottimi padri di famiglie, ma in queste terre non sarete mai abbastanza stupratori, ladri e assassini'. perché il progetto fascista era un progetto di sostituzione etnica, quello che si perpetrò fu un genocidio. e noi - sottolinea - eravamo il paese aggressore".
"il nostro paese - prosegue vauro - aveva il ruolo del carnefice in jugoslavia, storicamente e letteralmente. con questa verità non abbiamo mai fatto i conti. ma oltre la giustizia umana c'è la giustizia storica e le colpe dei carnefici non possono essere nascoste dietro la pietà umana per le vittime. l'uso strumentale di questa ricorrenza è dunque disgustoso, ma anche comprensibile. perché il 'giorno della memoria' è stato instituito senza tener conto del contesto drammatico in cui è avvenuta la tragedia e questo ha lasciato spazio alle strumentalizzazioni".
vauro domanda: "perché non c'è un momento in cui si ricordano le vittime jugoslave? o i molti militari dell'esercito italiano che nel montenegro si unirono ai partigiani jugoslavi, in quanto consapevoli della violenza a cui si era arrivati? la pietà per le vittime - riflette concludendo il vignettista - non può diventare uno strumento auto-assolutorio o di propaganda becera".
la gazzarra delle autorità della repubblica pontificia attorno alle foibe è l’indice della loro disperazione: il sistema imperialista non ha futuro!
non c’è in italia persona che abbia una qualche conoscenza della storia dell’epoca che non sappia che tra l’inverno e l’estate del 1945 in europa orientale le armate e formazioni irregolari nazifasciste (tra queste ultime lugubremente celebri gli ustascia di ante pavelic in croazia alimentati dalla chiesa cattolica e dalle autorità italiane) furono travolte dall’avanzata verso berlino dell’armata rossa che il 27 gennaio liberò il campo di concentramento di auschwitz in polonia, diventato in gran parte del mondo emblema dello sterminio degli ebrei europei decretato dai nazisti con i fascisti al seguito, e dall’insurrezione delle formazioni partigiane particolarmente forti e combattive in jugoslavia (capeggiate da tito), in albania (capeggiate da enver hoxha) e in grecia (capeggiate da markos).
prima del crollo del fascismo in italia nel 1943, l’occupazione dell’jugoslavia, dell’albania e della grecia era stata particolarmente crudele contro la massa della popolazione, come testimoniarono gli stessi soldati italiani molti dei quali tuttavia, a crollo del fascismo avvenuto, si erano salvati dalla deportazione in germania arruolandosi con i partigiani locali. i tre giorni di saccheggio di montenegro con cui i fascisti iniziarono la guerra erano stati la dimostrazione esemplare che i fascisti facevano la guerra alla massa della popolazione dei paesi dell’europa orientale occupati, come l’avevano prima fatta agli africani in libia e in etiopia.
l’uccisione nel febbraio 1945 a basovizza, nelle montagne sopra trieste, di circa 800 tra militari e civili italiani gettati nei crepacci (foibe) a morire, va inquadrata in questo contesto: fu il risultato di venti anni di soprusi e maltrattamenti degli squadristi fascisti protetti da carabinieri e autorità italiane contro la popolazione slovena e croata della venezia giulia e della dalmazia. tutto questo è storia largamente nota in italia: per alcuni decenni subito dopo la vittoria della resistenza, venne insegnata anche nelle scuole.
è quindi il caso di chiedersi come mai in questi giorni, in ricorrenza del “giorno del ricordo” istituito nel 2004 dal governo silvio berlusconi - gianfranco fini con legge approvata da entrambi i poli delle larghe intese, tanta gazzarra sulle foibe, con praticamente tutti i vertici della repubblica pontificia, dal presidente della repubblica in giù ma con l’eccezione del vaticano, mobilitati a maledire i “partigiani comunisti di tito” che avrebbero “barbaramente trucidato decine di migliaia” di normale popolazione italiana delle zone di confine dei due paesi.
la gazzarra delle autorità mira a contrastare il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari italiane di fronte al catastrofico corso delle cose. esso è tanto e le prospettive del regime così nere che tra le classi dominanti cresce la spinta a cercare diversivi per impedire che le masse popolari confluiscano nuovamente nel movimento comunista cosciente e organizzato e trovino nell’instaurazione del socialismo l’ideale per cui organizzarsi, lottare, porre fine al catastrofico corso delle cose e costruire il proprio futuro. la risoluzione del parlamento europeo del 19 settembre 2019 che ha equiparato nazismo e comunismo, hitler e stalin, indica chiaramente la disperazione a cui sono ridotti i gruppi imperialisti europei e il vasto stuolo di privilegiati che li circonda e asseconda.
la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è ancora agli inizi. non sono le nostre forze organizzate che fanno paura alla borghesia imperialista. sono le nere prospettive del loro sistema in campo economico, ecologico e sociale. ma la disperazione dei nostri nemici è un incitamento per noi a gettarci nella lotta con fiducia.
l’ostacolo maggiore alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato sta nel fatto che la gran parte di quelli che si professano comunisti recalcitrano a fare il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). sono i limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe propri dei comunisti più dediti alla causa che hanno portato all’esaurimento della prima ondata. tanto grandi e rapidi erano stati i successi del movimento comunista, dall’unione sovietica alla cina, che avevamo trascurato aspetti decisivi, quelli che solo negli ultimi anni abbiamo illustrato in i quattro temi principali da discutere nel movimento comunista internazionale e in maggiore dettaglio, per il nostro paese, nel manifesto programma del (n)pci.
è difficile riprendersi dall’effetto demoralizzante e disgregante dell’esaurimento della prima ondata e del disfacimento dell’unione sovietica. ma indicativo della forza del movimento comunista è che i primi paesi socialisti sono stati abbattuti non dall’aggressione dall’esterno delle potenze imperialiste, che pure si scatenò senza riserve, da ogni lato e in ogni campo, ma dalla difficoltà incontrata nei paesi socialisti stessi a dare soluzione ai problemi del proprio sviluppo. anche la rinascita dipende da noi. la velocità con cui avanza la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è determinata dalla scienza e dall’impegno di noi comunisti. il terreno per la rivoluzione socialista è fertile, il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari a fronte al corso delle cose è grande, la borghesia e il clero non hanno prospettive, il loro sistema è condannato: nel nostro paese e nel mondo.
la borghesia non è più in grado di impedire la rivoluzione socialista solo con la repressione e la forza. per questo la borghesia fa di tutto per intossicare il cuore e la mente delle masse popolari, distoglierle dalla lotta di classe e impedire che imparino a ragionare e che conoscano il corso reale delle cose: è il primo pilastro del sistema di controrivoluzione preventiva illustrato nel cap. 1.3.3 del manifesto programma del (n)pci, nell’articolo le tre trappole (in la voce 54 pagg. 17-19) e in altri testi della letteratura del nostro partito. la borghesia deve impedire che le masse popolari si aggreghino attorno a un partito comunista capace di guidarle alla lotta e alla vittoria. deve in ogni paese impedire che si formi un tale partito comunista.
la prima ondata della rivoluzione proletaria ha mostrato che un partito comunista per essere capace di questa impresa deve basarsi sulla concezione comunista del mondo, oggi il marxismo-leninismo-maoismo e concepire e guidare la sua attività con il materialismo dialettico. il partito comunista fondato a livorno nel 1921 è fallito in questo compito nonostante l’eroica dedizione di milioni di proletari e di comunisti, principalmente a causa della sua carenza in questo campo, carenza originaria che quel partito non superò nonostante l’opera condotta da antonio gramsci da quando alla fine del 1923 l’internazionale comunista lo pose alla sua testa fino a quando, alla fine del 1926, il regime monarchico-fascista di mussolini lo eliminò dall’attività politica.
viva il movimento comunista cosciente e organizzato che rinasce in tutto il mondo rendendo feconda la resistenza delle masse popolari e orientandole all’instaurazione del socialismo!
la seconda ondata della rivoluzione proletaria avanza in tutto il mondo sul terreno della resistenza delle masse popolari al catastrofico corso delle cose imposto dalla comunità internazionale dei gruppi imperialisti usa, sionisti ed europei!
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"Il nostro Paese - prosegue Vauro - aveva il ruolo del carnefice in Jugoslavia, storicamente e letteralmente. Con questa verità non abbiamo mai fatto i conti. Ma oltre la giustizia umana c'è la giustizia storica e le colpe dei carnefici non possono essere nascoste dietro la pietà umana per le vittime. L'uso strumentale di questa ricorrenza è dunque disgustoso, ma anche comprensibile. Perché il 'Giorno della Memoria' è stato instituito senza tener conto del contesto drammatico in cui è avvenuta la tragedia e questo ha lasciato spazio alle strumentalizzazioni".
Vauro domanda: "Perché non c'è un momento in cui si ricordano le vittime jugoslave? O i molti militari dell'esercito italiano che nel Montenegro si unirono ai partigiani jugoslavi, in quanto consapevoli della violenza a cui si era arrivati? La pietà per le vittime - riflette concludendo il vignettista - non può diventare uno strumento auto-assolutorio o di propaganda becera". La gazzarra delle autorità della Repubblica Pontificia attorno alle foibe è l’indice della loro disperazione: il sistema imperialista non ha futuro!Prima del crollo del Fascismo in Italia nel 1943, l’occupazione dell’Jugoslavia, dell’Albania e della Grecia era stata particolarmente crudele contro la massa della popolazione, come testimoniarono gli stessi soldati italiani molti dei quali tuttavia, a crollo del fascismo avvenuto, si erano salvati dalla deportazione in Germania arruolandosi con i partigiani locali. I tre giorni di saccheggio di Montenegro con cui i fascisti iniziarono la guerra erano stati la dimostrazione esemplare che i fascisti facevano la guerra alla massa della popolazione dei paesi dell’Europa Orientale occupati, come l’avevano prima fatta agli africani in Libia e in Etiopia. L’uccisione nel febbraio 1945 a Basovizza, nelle montagne sopra Trieste, di circa 800 tra militari e civili italiani gettati nei crepacci (foibe) a morire, va inquadrata in questo contesto: fu il risultato di venti anni di soprusi e maltrattamenti degli squadristi fascisti protetti da Carabinieri e autorità italiane contro la popolazione slovena e croata della Venezia Giulia e della Dalmazia. Tutto questo è storia largamente nota in Italia: per alcuni decenni subito dopo la vittoria della Resistenza, venne insegnata anche nelle scuole. È quindi il caso di chiedersi come mai in questi giorni, in ricorrenza del “Giorno del ricordo” istituito nel 2004 dal governo Silvio Berlusconi - Gianfranco Fini con legge approvata da entrambi i poli delle Larghe Intese, tanta gazzarra sulle foibe, con praticamente tutti i vertici della Repubblica Pontificia, dal Presidente della Repubblica in giù ma con l’eccezione del Vaticano, mobilitati a maledire i “partigiani comunisti di Tito” che avrebbero “barbaramente trucidato decine di migliaia” di normale popolazione italiana delle zone di confine dei due paesi. La gazzarra delle autorità mira a contrastare il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari italiane di fronte al catastrofico corso delle cose. Esso è tanto e le prospettive del regime così nere che tra le classi dominanti cresce la spinta a cercare diversivi per impedire che le masse popolari confluiscano nuovamente nel movimento comunista cosciente e organizzato e trovino nell’instaurazione del socialismo l’ideale per cui organizzarsi, lottare, porre fine al catastrofico corso delle cose e costruire il proprio futuro. La Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 settembre 2019 che ha equiparato nazismo e comunismo, Hitler e Stalin, indica chiaramente la disperazione a cui sono ridotti i gruppi imperialisti europei e il vasto stuolo di privilegiati che li circonda e asseconda. La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è ancora agli inizi. Non sono le nostre forze organizzate che fanno paura alla borghesia imperialista. Sono le nere prospettive del loro sistema in campo economico, ecologico e sociale. Ma la disperazione dei nostri nemici è un incitamento per noi a gettarci nella lotta con fiducia. L’ostacolo maggiore alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato sta nel fatto che la gran parte di quelli che si professano comunisti recalcitrano a fare il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). Sono i limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe propri dei comunisti più dediti alla causa che hanno portato all’esaurimento della prima ondata. Tanto grandi e rapidi erano stati i successi del movimento comunista, dall’Unione Sovietica alla Cina, che avevamo trascurato aspetti decisivi, quelli che solo negli ultimi anni abbiamo illustrato in I quattro temi principali da discutere nel movimento comunista internazionale e in maggiore dettaglio, per il nostro paese, nel Manifesto Programma del (n)PCI. È difficile riprendersi dall’effetto demoralizzante e disgregante dell’esaurimento della prima ondata e del disfacimento dell’Unione Sovietica. Ma indicativo della forza del movimento comunista è che i primi paesi socialisti sono stati abbattuti non dall’aggressione dall’esterno delle potenze imperialiste, che pure si scatenò senza riserve, da ogni lato e in ogni campo, ma dalla difficoltà incontrata nei paesi socialisti stessi a dare soluzione ai problemi del proprio sviluppo. Anche la rinascita dipende da noi. La velocità con cui avanza la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è determinata dalla scienza e dall’impegno di noi comunisti. Il terreno per la rivoluzione socialista è fertile, il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari a fronte al corso delle cose è grande, la borghesia e il clero non hanno prospettive, il loro sistema è condannato: nel nostro paese e nel mondo. La borghesia non è più in grado di impedire la rivoluzione socialista solo con la repressione e la forza. Per questo la borghesia fa di tutto per intossicare il cuore e la mente delle masse popolari, distoglierle dalla lotta di classe e impedire che imparino a ragionare e che conoscano il corso reale delle cose: è il primo pilastro del sistema di controrivoluzione preventiva illustrato nel cap. 1.3.3 del Manifesto Programma del (n)PCI, nell’articolo Le tre trappole (in La Voce 54 pagg. 17-19) e in altri testi della letteratura del nostro Partito. La borghesia deve impedire che le masse popolari si aggreghino attorno a un partito comunista capace di guidarle alla lotta e alla vittoria. Deve in ogni paese impedire che si formi un tale partito comunista. La prima ondata della rivoluzione proletaria ha mostrato che un partito comunista per essere capace di questa impresa deve basarsi sulla concezione comunista del mondo, oggi il marxismo-leninismo-maoismo e concepire e guidare la sua attività con il materialismo dialettico. Il Partito comunista fondato a Livorno nel 1921 è fallito in questo compito nonostante l’eroica dedizione di milioni di proletari e di comunisti, principalmente a causa della sua carenza in questo campo, carenza originaria che quel Partito non superò nonostante l’opera condotta da Antonio Gramsci da quando alla fine del 1923 l’Internazionale Comunista lo pose alla sua testa fino a quando, alla fine del 1926, il regime monarchico-fascista di Mussolini lo eliminò dall’attività politica. Viva il movimento comunista cosciente e organizzato che rinasce in tutto il mondo rendendo feconda la resistenza delle masse popolari e orientandole all’instaurazione del socialismo! La seconda ondata della rivoluzione proletaria avanza in tutto il mondo sul terreno della resistenza delle masse popolari al catastrofico corso delle cose imposto dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei! |
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