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La VOCE 2001

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La VOCE ANNO XXII N°5

gennaio 2020

PAGINA 2         - 18

díaz-canel: lottiamo uniti per un mondo migliore, che è possibile, giusto e necessario! discorso pronunciato da miguel mario díaz-canel bermúdez, presidente della repubblica di cuba, nell’incontro di solidarietà con cuba, effettuato in argentina, il 9 dicembre del 2019, “61º anno della rivoluzione” autore: miguel díaz-canel bermúdez | internet@granma.cu. incontro di solidarietà con cuba. foto: estudios revolución. viva l’argentina! (applausi ed esclamazioni di: “viva!”). viva cuba! (applausi ed esclamazioni di “viva!”). viva fidel! (esclamazioni di: “viva!”). viva il che! (esclamazioni di: “viva!”). care amiche, cari amici, fratelli argentini: prima di tutto voglio ringraziare il popolo argentino. siamo qui da alcune ore, che quasi sommano un giorno della visita, la prima, in questa bella terra fraterna e negli incontri che abbaiamo avuto con i rappresentanti del popolo argentino : artisti, sociologi, intellettuali, imprenditori e gente qualunque, posso dire che abbiamo appreso molto e abbiamo ricevuto molto affetto. voglio ringraziare il movimento di solidarietà con cuba in argentina, le autorità dell’università di buenos aires e della facoltà di scienze esatte per l’ opportunità di questo incontro, emozionante e anche combattivo. voglio ringraziare le parole di eugenia per la sensibilità di questa dottoressa laureata a cuba. la passione di leonel con la musica del suo bandoneón. leonel l’ho conosciuto in casa di un amico argentino che vive a cuba da molti anni. nel cortile di questa casa, una notte leonel ci intrattenne con le sue canzoni, con tanghi argentini, con canzoni di silvio e altre di fito. e leonel andava a fare un giro per cuba con uno zaino, a percorrere il paese, e fu tanta l’umiltà con cui ci disse che andava a camminare tutta l’isola, che noi dopo ci demmo l’incarico di telefonare ogni giorno ai compagni del partito in ogni provincia dove doveva passare leonel per far sì che, come diciamo noi cubani “gli tirassero una corda” ossia lo aiutassero. ( risate e applausi). grazie a hugo per le sue parole rappresentando i lavoratori argentini. grazie a paula per la musica della sua chitarra e alla canzone. paula oggi è stata con noi nell’incontro con gli artista è venuta con la sua chitarra e non c’è stato tempo perchè cantasse, ma comunque ha già cantato qui. e grazie a tutti voi. una delle impressioni più immediate di questo viaggio, di questo incontro, è che coincidiamo in molte idee che dobbiamo difendere e le dobbiamo difendere sino alle ultime conseguenze. voglio anche esprimere una sensazione personale con quello che avviene in questo incontro : sono convinto che qui sono presenti fidel e il che (applausi). mi emoziona molto stare finalmente, per la prima volta in argentina con amici e fratelli argentini. credo ch ei motivi voi li conoscete bene come me: per noi cubani questa è una nazione alla quale dedichiamo un affetto speciale praticamente da quando veniamo al mondo. forse questa prima empatia viene dal tango, che da sempre ha avuto il suo spazio quasi tutte le emittenti di cuba. ma c’è una ragione più profonda che marca i destini di tutti e due i popoli. qui è nato il che, che fu dichiarato cubano per nascita, cosa eccezionale, condivisa nella nostra storia solo con il generalissimo máximo gómez, straordinario militare dominicano che divenne generale in capo delle truppe mambì nelle nostre guerre d’indipendenza. inoltre la città dove sono nato, cresciuto e mi sono formato come dirigente rivoluzionario è santa clara, che si è proclamata con tutto l’orgoglio la città del che, perché lì si sferrò con successo e ai suoi ordini una delle battaglie decisive per il trionfo del 1º gennaio del 1959. in questa città riposano i suoi resti immortali. a questa storia si sono poi sommati amici ed emozioni già inseparabili dai nostri sentimenti, da tutti i compagni che il che ha portato con sé nella costruzione dei nostri sogni di giustizia sociale negli anni della fondazione; passando per il dolore condiviso per i 30.000 scomparsi; le lotte delle nonne e delle madri di plaza de mayo; la passione per il calcio, maradona e la sua personale amicizia con fidel ; il meglio del cinema latinoamericano e del rock in spagnolo, sino a giungere a néstor e cristina, il cui legato si cristallizza oggi nella vittoria d’ alberto. come direbbe león gieco: tutto è guardato nella memoria. e domani, ha sostenuto, quando l’alba del l‘argentina sarà più luminosa e piena di speranze, cuba starà con voi». come direbbe león gieco: tutto è conservato nella memoria e quella che condividiamo è immensa e arriva nel profondo. altri motivi d’emozione sono un pò più privati e li racconterò oggi pubblicamente per la prima volta. nel luglio del 2006 appena tornato dal suo ultimo viaggio all’estero, precisamente in argentina, per partecipare a un vertice storico di mercosur, il comandante in capo della rivoluzione cubana, fidel castro ruz, mi chiamò a holguín, dove allora io ero il dirigente del partito comunista di cuba, per dirmi che dopo la manifestazione del 26 di luglio nella vicina provincia di granma, sarebbe venuto nella nostra provincia. mi ricordo ancora l’entusiasmo di fidel quando arrivò. a meno di un mese dai suoi 80 anni non sembrava stanco per il lunghissimo volo, né per l’intensità delle emozioni vissute qui e poi a bayamo, il capoluogo della provincia granma. nella riunione del mercosur lui aveva esposto e proposto di condividere con i governi del blocco le esperienze di cuba nel programma di efficienza energetica. poi lui e chávez avevano visitato la casa museo del che in altagracia, dove avevano commentato alla stampa i sogni d’integrazione che condividevano. in internet si possono incontrare alcuni video dell’affollatissimo ricevimento che ricevettero i nostri leaders in quella visita alla casa del che, e l’entusiasmo dei due per dare, per dividere, per integrare risorse umane e di ogni tipo. parlarono del progetto congiunto per rendere la vista a milioni di persone: la missione miracolo, che tempo dopo ebbe i suoi missionari precisamente a córdoba.
nella storica università di questa provincia , la cui riforma impattò tutta l’america, fidel e chávez pronunciarono discorsi che emozionano ancora. lì il comandante i capo definì incredibile che esistessero ancora 50 milioni di analfabeti nell’emisfero e più di 200 milioni di semi analfabeti funzionali e da lì promosse il programma di alfabetizzazione “io sì posso” che era già usato in bolivia con la collaborazione di cuba e del venezuela e che è presente oggi anche in argentina. poi, già in holguín, mi disse con la sua energia e una passione che non scorderò mai : « l’alba sta qui!». si riferiva a un’opera di generazione che distribuiva elettricità, che stavamo inaugurando, ma anche ai latinoamericani che allora studiavano medicina e altre discipline nella provincia : 1000 di loro, boliviani che risiedevano in case di famiglie locali e migliaia di venezuelani che si formavano come lavoratori sociali. tutti loro parteciparono a quell’ indimenticabile manifestazione. precisamente tra qualche giorno celebreremo a l’avana il 15º anniversario di quelle idee di fidel e chávez che cristallizzarono nell’ alba-tcp, l’alleanza solidale di vari paesi, che diede inizio a uno dei periodi più promettenti e pieni di speranza della storia di nuestra america. tanto promettente e pieno di speranza, che i nemici dell’integrazione regionale si sono impegnati a distruggerla e attaccano senza pietà e con i metodi più barbari i governi progressisti e i loro progetti solidali. dall’honduras al paraguay, dall’ecuador al brasile, dal nicaragua alla bolivia, dal venezuela a cuba, hanno messo in pratica, sino a dove hanno potuto tutte le modalità di colpi possibili e hanno riattivato le peggiori esperienze della osa per eseguirli. è impossibile ovviare che è stato precisamente a córdoba, nel 2006, nel vertice dei popoli, che hugo chávez annunciò che il petrolio venezuelano aveva come priorità i paesi del blocco regionale. e sempre lì avvertì sui rischi dell’egemonia nordamericana che “deve terminare perche minaccia il mondo”. manifestazione di solidarietà con cuba nell’università di buenos aires. foto: estudios revolución. e fidel commentò: «questa integrazione ha nemici di secoli e non sono felici quando ascoltano le notizie di questa riunione». i fatti successivi danno ragione a tutti e due i leaders, tutti i giorni in nuestra america. amici e amiche: ho ricordato con emozione le indimenticabili giornate de fidel in argentina nel 2006, ma non posso non citare quella visita che aveva realizzato tre anni prima nel 2003, con lo stesso proposito che abbiamo noi oggi, partecipare a una storica nomina ufficiale presidenziale, in quell’occasione,quella di néstor. quella scalinata della facoltà di diritto dell’università di buenos aires, strapiena di studenti, di professori, di popolo, con più di 50000 persone attente a un discorso di più di due ore – il mio non sarà così - (risate), in una fredda notte locale, è parte delle nostra più profonda connessione di cosa significa essere e sentirsi latinoamericano e dell’emozionate connessione dei nostri popoli. le parole di fidel quella notte ebbero una eco straordinaria per il loro contenuto di denuncia del modello neoliberale che s’impose nella regione, con un elevato costo sociale, particolarmente qui, dove generò una grande instabilità politica per le pene e le sofferenze che provocò tra il popolo argentino. alcuni amici che organizzarono quell’incontro stanno partecipando anche qui, oggi. quello era un contesto molto simile a quello che viviamo oggi. il popolo argentino salutava con allegria e speranza l’arrivo di néstor alla presidenza. il paese era enormemente indebitato e immerso in una profonda crisi. cuba era minacciata dal governo guerrafondaio dell’allora presidente george w. bush, impegnato ad attaccare quelli che aveva definito “oscuri angoli del mondo”, tra i quali eravamo inclusi, mentre induriva il blocco. cambiamo i nomi e stiamo vivendo tempi uguali. questu ricordi servono per reiterare qui che il popolo cubano non si farà intimorire nemmeno stavolta dall’attuale amministrazione statunitense! (applausi). lo escenario torna ad essere quello della lotta per i diritti dei popoli, per l’ unità e la pace della nostra regione contro le dittature neoliberali e i loro strumenti militari, polizieschi, giudiziari, mediatici e per la preservazione del pianeta e delle sue risorse naturali sempre più minacciate. le oligarchie neoliberali, appoggiate dal governo degli stati uniti si afferrano a non cedere il controllo di tutto quello di cui si sono impadroniti negli ultimi anni con metodi disonesti e perversi. appggiati da giudici corrotti e dal controllo del monopolio dei media di comunicazione nella dinamica era delle reti sociali , impulsano e applicano moderne tecniche di manipolazione e processi giudiziari ,motivati politicamente, quasi sempre con una messa a fuoco per perseguire, detenere, e distruggere l’immagine dei leaders politici progressisti e sociali di sinistra. l’episodio più recente di questi scontri è stao il colpo di stato contro il presidente costituzionale della bolivia, evo morales ayma, al quale reiteriamo da qui la nostra invariabile solidarietà e appoggio, così come al suo nobile popolo (applausi). in bolivia, come in altri paesi dell’america del sud, la repressione brutale e le gravi violazioni dei diritti umani, con decine di morti, centinaia di feriti e migliaia di detenuti nelle proteste sociali di fronte al colpo, contro politiche e leggi neoliberali e la violenza sociale, si producono con lo sguardo complice degli stati uniti, dei governi oligarchici e della disprezzabile osa. non abbiamo letto o ascoltato nemmeno una parola da parte loro di fronte alla distruzione dell’istituzionalità e le violazioni flagranti e di massa dei diritti di migliaia di cittadini in protesta , in maggioranza dei giovani oggi in america latina. è una burla il loro tentativo di presentare le proteste come una minaccia al presunto ordine democratico. i latinoamericani ci rendiamo conto che i politici neoliberali e la politica usata sono impotenti per risolvere i nostri problemi e migliorare le vite e l’america latina si è stancata. la riduzione dei salari, l’indebolimento dei diritti dei lavoratori, la privatizzazione e la cancellazione dei servizi pubblici non sono presenti nei discorsi elettorali. si applicano dopo in un tradimento ai popoli, mentendo loro. e come ha detto nel suo momento abraham lincoln: “puoi ingannare tutto il mondo per qualche tempo; puoi ingannare alcuni per tutto il tempo. ma non puoi ingannare tutto il mondo tutto il tempo”. ..segue ./.

Díaz-Canel: Lottiamo uniti per un mondo migliore, che è possibile, giusto e necessario!

Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, nell’incontro di solidarietà con Cuba, effettuato in Argentina, il 9 dicembre del 2019, “61º Anno della Rivoluzione”
Autore: Miguel Díaz-Canel Bermúdez | internet@granma.cu

Incontro di solidarietà con Cuba. Foto: Estudios Revolución

Viva l’Argentina! (applausi ed esclamazioni di: “Viva!”)

Viva Cuba! (applausi ed esclamazioni di “Viva!”)

Viva Fidel! (Esclamazioni di: “Viva!”)

Viva il Che! (Esclamazioni di: “Viva!”)

Care amiche, cari amici,

Fratelli argentini:

prima di tutto voglio ringraziare il popolo argentino. Siamo qui da alcune ore, che quasi sommano un giorno della visita, la prima, in questa bella terra fraterna e negli incontri che abbaiamo avuto con i rappresentanti del popolo argentino : artisti, sociologi, intellettuali, imprenditori e gente qualunque, posso dire che abbiamo appreso molto e abbiamo ricevuto molto affetto.

Voglio ringraziare il movimento di solidarietà con Cuba in Argentina, le autorità dell’Università di Buenos Aires e della Facoltà di Scienze Esatte per l’ opportunità di questo incontro, emozionante e anche combattivo.

Voglio ringraziare le parole di Eugenia per la sensibilità di questa dottoressa laureata a Cuba.

La passione di Leonel con la musica del suo bandoneón. Leonel l’ho conosciuto in casa di un amico argentino che vive a Cuba da molti anni.

Nel cortile di questa casa, una notte Leonel ci intrattenne con le sue canzoni, con tanghi argentini, con canzoni di Silvio e altre di Fito.

E Leonel andava a fare un giro per Cuba con uno zaino, a percorrere il paese, e fu tanta l’umiltà con cui ci disse che andava a camminare tutta l’Isola, che noi dopo ci demmo l’incarico di telefonare ogni giorno ai compagni del Partito in ogni provincia dove doveva passare Leonel per far sì che, come diciamo noi cubani “gli tirassero una corda” ossia lo aiutassero. ( Risate e applausi)

Grazie a Hugo per le sue parole rappresentando i lavoratori argentini.

Grazie a Paula per la musica della sua chitarra e alla canzone. Paula oggi è stata con noi nell’incontro con gli artista è venuta con la sua chitarra e non c’è stato tempo perchè cantasse, ma comunque ha già cantato qui.

E grazie a tutti voi.

Una delle impressioni più immediate di questo viaggio, di questo incontro, è che coincidiamo in molte idee che dobbiamo difendere e le dobbiamo difendere sino alle ultime conseguenze.

Voglio anche esprimere una sensazione personale con quello che avviene in questo incontro : sono convinto che qui sono presenti Fidel e il Che (applausi).

Mi emoziona molto stare finalmente, per la prima volta in Argentina con amici e fratelli argentini. Credo ch ei motivi voi li conoscete bene come me: per noi cubani questa è una nazione alla quale dedichiamo un affetto speciale praticamente da quando veniamo al mondo.

Forse questa prima empatia viene dal tango, che da sempre ha avuto il suo spazio quasi tutte le emittenti di Cuba. Ma c’è una ragione più profonda che marca i destini di tutti e due i popoli. Qui è nato il Che, che fu dichiarato cubano per nascita, cosa eccezionale, condivisa nella nostra storia solo con il Generalissimo Máximo Gómez, straordinario militare dominicano che divenne Generale in Capo delle truppe mambì nelle nostre guerre d’indipendenza.

Inoltre la città dove sono nato, cresciuto e mi sono formato come dirigente rivoluzionario è Santa Clara, che si è proclamata con tutto l’orgoglio la Città del Che, perché lì si sferrò con successo e ai suoi ordini una delle battaglie decisive per il trionfo del 1º gennaio del 1959. In questa città riposano i suoi resti immortali

A questa storia si sono poi sommati amici ed emozioni già inseparabili dai nostri sentimenti, da tutti i compagni che il Che ha portato con sé nella costruzione dei nostri sogni di giustizia sociale negli anni della fondazione; passando per il dolore condiviso per i 30.000 scomparsi; le lotte delle nonne e delle madri di Plaza de Mayo; la passione per il calcio, Maradona e la sua personale amicizia con Fidel ; il meglio del cinema latinoamericano e del rock in spagnolo, sino a giungere a Néstor e Cristina, il cui legato si cristallizza oggi nella vittoria d’ Alberto. Come direbbe León Gieco: tutto è guardato nella memoria. E domani, ha sostenuto, quando l’alba del l‘Argentina sarà più luminosa e piena di speranze, Cuba starà con voi».

Come direbbe León Gieco: tutto è conservato nella memoria e quella che condividiamo è immensa e arriva nel profondo.

Altri motivi d’emozione sono un pò più privati e li racconterò oggi pubblicamente per la prima volta.

Nel luglio del 2006 appena tornato dal suo ultimo viaggio all’estero, precisamente in Argentina, per partecipare a un Vertice storico di Mercosur, il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, mi chiamò a Holguín, dove allora io ero il dirigente del Partito Comunista di Cuba, per dirmi che dopo la manifestazione del 26 di Luglio nella vicina provincia di Granma, sarebbe venuto nella nostra provincia.

Mi ricordo ancora l’entusiasmo di Fidel quando arrivò. A meno di un mese dai suoi 80 anni non sembrava stanco per il lunghissimo volo, né per l’intensità delle emozioni vissute qui e poi a Bayamo, il capoluogo della provincia Granma.

Nella riunione del Mercosur lui aveva esposto e proposto di condividere con i governi del blocco le esperienze di Cuba nel Programma di Efficienza Energetica. Poi lui e Chávez avevano visitato la casa museo del Che in Altagracia, dove avevano commentato alla stampa i sogni d’integrazione che condividevano

In Internet si possono incontrare alcuni video dell’affollatissimo ricevimento che ricevettero i nostri leaders in quella visita alla casa del Che, e l’entusiasmo dei due per dare, per dividere, per integrare risorse umane e di ogni tipo. Parlarono del progetto congiunto per rendere la vista a milioni di persone: la Missione Miracolo, che tempo dopo ebbe i suoi missionari precisamente a Córdoba.

Nella storica università di questa provincia , la cui riforma impattò tutta l’America, Fidel e Chávez pronunciarono discorsi che emozionano ancora.

Lì il Comandante i Capo definì incredibile che esistessero ancora 50 milioni di analfabeti nell’emisfero e più di 200 milioni di semi analfabeti funzionali e da lì promosse il programma di alfabetizzazione “Io sì Posso” che era già usato in Bolivia con la collaborazione di Cuba e del Venezuela e che è presente oggi anche in Argentina.

Poi, già in Holguín, mi disse con la sua energia e una passione che non scorderò mai : « L’ALBA sta qui!». Si riferiva a un’opera di generazione che distribuiva elettricità, che stavamo inaugurando, ma anche ai latinoamericani che allora studiavano medicina e altre discipline nella provincia : 1000 di loro, boliviani che risiedevano in case di famiglie locali e migliaia di venezuelani che si formavano come lavoratori sociali.

Tutti loro parteciparono a quell’ indimenticabile manifestazione.

Precisamente tra qualche giorno celebreremo a L’Avana il 15º anniversario di quelle idee di Fidel e Chávez che cristallizzarono nell’ ALBA-TCP, l’alleanza solidale di vari paesi, che diede inizio a uno dei periodi più promettenti e pieni di speranza della storia di Nuestra America. Tanto promettente e pieno di speranza, che i nemici dell’integrazione regionale si sono impegnati a distruggerla e attaccano senza pietà e con i metodi più barbari i governi progressisti e i loro progetti solidali.

Dall’Honduras al Paraguay, dall’Ecuador al Brasile, dal Nicaragua alla Bolivia, dal Venezuela a Cuba, hanno messo in pratica, sino a dove hanno potuto tutte le modalità di colpi possibili e hanno riattivato le peggiori esperienze della OSA per eseguirli.

È impossibile ovviare che è stato precisamente a Córdoba, nel 2006, nel Vertice dei Popoli, che Hugo Chávez annunciò che il petrolio venezuelano aveva come priorità i paesi del blocco regionale. E sempre lì avvertì sui rischi dell’egemonia nordamericana che “deve terminare perche minaccia il mondo”.


Manifestazione di solidarietà con Cuba nell’Università di Buenos Aires. Foto: Estudios Revolución

E Fidel commentò: «Questa integrazione ha nemici di secoli e non sono felici quando ascoltano le notizie di questa riunione».

i fatti successivi danno ragione a tutti e due i leaders, tutti i giorni in Nuestra America.

Amici e amiche:

Ho ricordato con emozione le indimenticabili giornate de Fidel in Argentina nel 2006, ma non posso non citare quella visita che aveva realizzato tre anni prima nel 2003, con lo stesso proposito che abbiamo noi oggi, partecipare a una storica nomina ufficiale presidenziale, in quell’occasione,quella di Néstor.

Quella scalinata della Facoltà di Diritto dell’Università di Buenos Aires, strapiena di studenti, di professori, di popolo, con più di 50000 persone attente a un discorso di più di due ore – il mio non sarà così - (risate), in una fredda notte locale, è parte delle nostra più profonda connessione di cosa significa essere e sentirsi latinoamericano e dell’emozionate connessione dei nostri popoli.

Le parole di Fidel quella notte ebbero una eco straordinaria per il loro contenuto di denuncia del modello neoliberale che s’impose nella regione, con un elevato costo sociale, particolarmente qui, dove generò una grande instabilità politica per le pene e le sofferenze che provocò tra il popolo argentino. Alcuni amici che organizzarono quell’incontro stanno partecipando anche qui, oggi.

Quello era un contesto molto simile a quello che viviamo oggi.

Il popolo argentino salutava con allegria e speranza l’arrivo di Néstor alla presidenza. Il paese era enormemente indebitato e immerso in una profonda crisi. Cuba era minacciata dal governo guerrafondaio dell’allora presidente George W. Bush, impegnato ad attaccare quelli che aveva definito “oscuri angoli del mondo”, tra i quali eravamo inclusi, mentre induriva il blocco. Cambiamo i nomi e stiamo vivendo tempi uguali.

Questu ricordi servono per reiterare qui che il popolo cubano non si farà intimorire nemmeno stavolta dall’attuale amministrazione statunitense! (Applausi).

Lo escenario torna ad essere quello della lotta per i diritti dei popoli, per l’ unità e la pace della nostra regione contro le dittature neoliberali e i loro strumenti militari, polizieschi, giudiziari, mediatici e per la preservazione del pianeta e delle sue risorse naturali sempre più minacciate.

Le oligarchie neoliberali, appoggiate dal Governo degli Stati Uniti si afferrano a non cedere il controllo di tutto quello di cui si sono impadroniti negli ultimi anni con metodi disonesti e perversi.

Appggiati da giudici corrotti e dal controllo del monopolio dei media di comunicazione nella dinamica era delle reti sociali , impulsano e applicano moderne tecniche di manipolazione e processi giudiziari ,motivati politicamente, quasi sempre con una messa a fuoco per perseguire, detenere, e distruggere l’immagine dei leaders politici progressisti e sociali di sinistra.

L’episodio più recente di questi scontri è stao il colpo di Stato contro il presidente costituzionale della Bolivia, Evo Morales Ayma, al quale reiteriamo da qui la nostra invariabile solidarietà e appoggio, così come al suo nobile popolo (Applausi).

In Bolivia, come in altri paesi dell’America del Sud, la repressione brutale e le gravi violazioni dei diritti umani, con decine di morti, centinaia di feriti e migliaia di detenuti nelle proteste sociali di fronte al colpo, contro politiche e leggi neoliberali e la violenza sociale, si producono con lo sguardo complice degli Stati Uniti, dei governi oligarchici e della disprezzabile OSA.

Non abbiamo letto o ascoltato nemmeno una parola da parte loro di fronte alla distruzione dell’istituzionalità e le violazioni flagranti e di massa dei diritti di migliaia di cittadini in protesta , in maggioranza dei giovani oggi in America Latina.

È una burla il loro tentativo di presentare le proteste come una minaccia al presunto ordine democratico.

I latinoamericani ci rendiamo conto che i politici neoliberali e la politica usata sono impotenti per risolvere i nostri problemi e migliorare le vite e l’America Latina si è stancata.

La riduzione dei salari, l’indebolimento dei diritti dei lavoratori, la privatizzazione e la cancellazione dei servizi pubblici non sono presenti nei discorsi elettorali.

Si applicano dopo in un tradimento ai popoli, mentendo loro.

E come ha detto nel suo momento Abraham Lincoln: “Puoi ingannare tutto il mondo per qualche tempo; puoi ingannare alcuni per tutto il tempo. Ma non puoi ingannare tutto il mondo tutto il tempo”.

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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