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La VOCE 1909

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La VOCE ANNO XXII N°1

settembre 2019

PAGINA c         - 31

segue da pag.30: per gli americani è tempo di lasciare il golfo persico. “la presenza degli americani nella regione del golfo persico è giunta alla fine e devono lasciare il medio oriente“, ha dichiarato domenica scorsa il contrammiraglio hossein khanzadi. washington sta cercando di aumentare le probabilità di guerra inviando una portaerei nel golfo persico. sullo stesso tema un comandante del corpo delle guardie della rivoluzione islamica dell’iran, amirali hajizadeh, ha dichiarato che la presenza militare degli stati uniti nel golfo prima era una seria minaccia, ma ora rappresenta un obiettivo. “una portaerei con almeno 50/60 aerei da combattimento e seimila forze militari al suo interno era una seria minaccia per noi in passato, ma ora è un obiettivo e le minacce sono passate alle opportunità”, ha dichiarato amirali hajizadeh. l’alto comandante iraniano del corpo delle guardie della rivoluzione islamica ha sottolineato che i missili iraniani sono in grado di colpire navi statunitensi da una distanza di 300 chilometri e che i nuovi missili hanno una gamma ancora maggiore di 700 chilometri, che consente loro di colpire obiettivi oltre il golfo. il pentagono ha annunciato venerdì scorso che gli stati uniti stanno schierando una nave d’assalto anfibia e una batteria di missili patriot per sostenere una portaerei e i bombardieri b-52 già inviati nel golfo persico. la scorsa settimana, la casa bianca ha annunciato che avrebbe inviato il gruppo d’attacco della portaerei uss abraham lincoln nel golfo persico per contrastare teheran. la portaerei uss abraham lincoln ha attraversato la scorsa settimana il canale di suez in direzione del golfo persico. di giovanni sorbello . nella notte trump ha annullato all'ultimo momento un attacco all'iran. non è chiaro perché poi ci abbia ripensato: tra le ipotesi citate dai media usa ci sono questioni di strategia e di logistica. la rivelazione del new york times. di brahim maarad 21 giugno 2019 . stati uniti e iran a un passo dalla guerra: alle 19 di washington (l'1 in italia e le 3 in iran) il presidente americano, donald trump, aveva dato il via a un attacco mirato contro obiettivi iraniani per "vendicare" l'abbattimento del drone spia usa avvenuto ieri nel golfo. gli aerei erano già in volo e le navi, compresi gli incrociatori armati di missili, erano stati allertati qualche ora prima ed erano in posizione. ma prima che venisse lanciato qualche missile, punto di non ritorno, il capo della casa bianca ci ha ripensato e ha annullato l'operazione. lo scrive il new york times che cita alte fonti qualificate del pentagono e non solo. la notizia è stata confermata da più parti ma nessuna riesce a spiegare a cosa sia dovuta la brusca frenata di trump. non è chiaro se sia un annullamento totale dell'intervento o una semplice sospensione strategica. le prossime ore restano cruciali. e i segnali di altissima tensione ci sono tutti: la flotta usa nel golfo resta in stand-by per le prossime 72 ore, con l'equipaggio in posizione per attaccare, scrive newsweek; la federazione americana per l'aviazione civile ha sospeso "fino a nuovo avviso" i voli civili degli usa nello spazio aereo iraniano sul golfo e l'iran sostiene di avere "prove inconfutabili" che quel drone si trovavano nel suo spazio aereo. tra gli obiettivi designati dagli stati uniti per i raid vi era il sistema missilistico terra-aria neva/pechora s-125, un sistema sovietico noto all'alleanza militare occidentale della nato come sa-3 goa, ha spiegato un funzionario del pentagono a newsweek. l'arma dovrebbe essere la stessa usata per l'abbattimento del drone global hawk rq-4a della marina, anche se i pasdaran hanno annunciato di aver usato il 3 khordad, un trasportatore elevatore lanciatore (tel) e radar, variante del sistema missilistico terra-aria raad prodotto localmente. e' difficile prevedere cosa succederà nelle prossime ore. quello che è certo è la spaccatura interna all'amministrazione americana: i falchi john bolton, consigliere per la sicurezza nazionale; mike pompeo, segretario di stato e la direttrice della cia, gina haspel, avevano dato luce verde a una risposta militare. i dirigenti del pentagono però hanno ammonito che un intervento del genere potrebbe provocare un'escalation vertiginosa con rischi per le forze americane nella regione. nel frattempo l'agenzia federale per l'aviazione civile degli stati uniti ha escluso i voli americani da una parte dello spazio aereo iraniano, sopra lo stretto di hormuz e il golfo di oman. le restrizioni "fino a nuovo avviso" sono dovute ad "accresciute attività militari e all'aumento delle tensioni politiche nella regione, che rappresentano un rischio per le operazioni dell'aviazione civile statunitense e possibili errori di calcolo o errata identificazione", ha affermato l'amministrazione federale dell'aviazione degli stati uniti. "il rischio per l'aviazione civile statunitense è dimostrato dal lancio di missili terra-aria iraniani per l'abbattimento di un velivolo di sorveglianza americano", scrive l'authority. la sceneggiata delle relazioni con la russia. comitato promotore della campagna #no guerra #no nato. itali. 10 lug 2019 — manlio dinucci - (il manifesto, 9 luglio 2019) .
lo stato delle relazioni tra italia e russia è «eccellente»: lo afferma il premier conte ricevendo a roma il presidente putin. il messaggio è tranquillizzante, anzi soporifero nei confronti dell’opinione pubblica. ci si limita, fondamentalmente, allo stato delle relazioni economiche. la russia, dove operano 500 aziende italiane, è il quinto mercato extra-europeo per il nostro export e fornisce il 35% del fabbisogno italiano di gas naturale. l’interscambio – precisa putin – è stato di 27 miliardi di dollari nel 2018, ma nel 2013 ammontava a 54 miliardi. si è quindi dimezzato a causa di quello che conte definisce il «deterioramento delle relazioni tra russia e unione europea che ha portato alle sanzioni europee» (in realtà decise a washington). nonostante ciò vi è tra i due paesi una «intensa relazione a tutti i livelli». toni rassicuranti che ricalcano quelli della visita di conte a mosca nel 2018 e del premier renzi a san pietroburgo nel 2016, quando aveva garantito che «la parola guerra fredda è fuori dalla storia e dalla realtà». prosegue così la sceneggiata. nelle relazioni con la russia, conte (come renzi nel 2016) si presenta unicamente nelle vesti di capo di governo di un paese dell’unione europea, nascondendo dietro le quinte l’appartenenza dell’italia alla nato sotto comando degli stati uniti, considerati «alleato privilegiato». al tavolo italia-russia continua quindi a sedere, quale convitato di pietra, l’«alleato privilegiato» sulla cui scia si colloca l’italia. il governo conte dichiara «eccellente» lo stato delle relazioni con la russia quando, appena una settimana prima in sede nato, ha accusato di nuovo la russia di aver violato il trattato inf (in base alle «prove» fornite da washington), accodandosi alla decisione usa di affossare il trattato per schierare in europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla russia. il 3 luglio, il giorno prima della visita di putin in italia, è stata pubblicata a mosca la legge da lui firmata che sospende la partecipazione russa al trattato: una mossa preventiva prima che washington ne esca definitivamente il 2 agosto. lo stesso putin ha avvertito che, se gli usa schiereranno nuove armi nucleari in europa a ridosso della russia, questa punterà i suoi missili sulle zone in cui sono dislocate. è così avvertita anche l’italia, che si prepara a ospitare dal 2020 le nuove bombe nucleari b61-12 a disposizione anche dell’aeronautica italiana sotto comando usa. una settimana prima della conferma dell’«eccellente» stato delle relazioni con la russia, il governo conte ha confermato la partecipazione italiana alla forza nato sotto comando usa di 30 navi da guerra, 30 battaglioni e 30 squadre aeree dispiegabili entro 30 giorni in europa contro la russia a partire dal 2020. sempre in funzione anti-russia navi italiane partecipano a esercitazioni nato di guerra sottomarina; forze meccanizzate italiane fanno parte del gruppo di battaglia nato in lettonia e la brigata corazzata ariete si è esercitata due settimane fa in polonia, mentre caccia italiani eurofighter typhoon vengono schierati in romania e lettonia. tutto ciò conferma che la politica estera e militare dell’italia viene decisa non a roma ma a washington, in barba al «sovranismo» attribuito all’attuale governo. le relazioni economiche con la russia, e anche quelle con la cina, poggiano sulle sabbie mobili della dipendenza italiana dalle decisioni strategiche di washington. basta ricordare come nel 2014, per ordine di washington, venne affossato il gasdotto south stream russia-italia, con perdite di miliardi di euro per le aziende italiane. con l’assoluto silenzio e consenso del governo italiano. la russia, dove operano 500 aziende italiane, è il quinto mercato extra-europeo per il nostro export e fornisce il 35% del fabbisogno italiano di gas naturale. l’interscambio – precisa putin – è stato di 27 miliardi di dollari nel 2018, ma nel 2013 ammontava a 54 miliardi. si è quindi dimezzato a causa di quello che conte definisce il «deterioramento delle relazioni tra russia e unione europea che ha portato alle sanzioni europee» (in realtà decise a washington). nonostante ciò vi è tra i due paesi una «intensa relazione a tutti i livelli». toni rassicuranti che ricalcano quelli della visita di conte a mosca nel 2018 e del premier renzi a san pietroburgo nel 2016, quando aveva garantito che «la parola guerra fredda è fuori dalla storia e dalla realtà». prosegue così la sceneggiata. nelle relazioni con la russia, conte (come renzi nel 2016) si presenta unicamente nelle vesti di capo di governo di un paese dell’unione europea, nascondendo dietro le quinte l’appartenenza dell’italia alla nato sotto comando degli stati uniti, considerati «alleato privilegiato». al tavolo italia-russia continua quindi a sedere, quale convitato di pietra, l’«alleato privilegiato» sulla cui scia si colloca l’italia. il governo conte dichiara «eccellente» lo stato delle relazioni con la russia quando, appena una settimana prima in sede nato, ha accusato di nuovo la russia di aver violato il trattato inf (in base alle «prove» fornite da washington), accodandosi alla decisione usa di affossare il trattato per schierare in europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla russia. il 3 luglio, il giorno prima della visita di putin in italia, è stata pubblicata a mosca la legge da lui firmata che sospende la partecipazione russa al trattato: una mossa preventiva prima che washington ne esca definitivamente il 2 agosto. lo stesso putin ha avvertito che, se gli usa schiereranno nuove armi nucleari in europa a ridosso della russia, questa punterà i suoi missili sulle zone in cui sono dislocate. è così avvertita anche l’italia, che si prepara a ospitare dal 2020 le nuove bombe nucleari b61-12 a disposizione anche dell’aeronautica italiana sotto comando usa. una settimana prima della conferma dell’«eccellente» stato delle relazioni con la russia, il governo conte ha confermato la partecipazione italiana alla forza nato sotto comando usa di 30 navi da guerra, 30 battaglioni e 30 squadre aeree dispiegabili entro 30 giorni in europa contro la russia a partire dal 2020. sempre in funzione anti-russia navi italiane partecipano a esercitazioni nato di guerra sottomarina; forze meccanizzate italiane fanno parte del gruppo di battaglia nato in lettonia e la brigata corazzata ariete si è esercitata due settimane fa in polonia, mentre caccia italiani eurofighter typhoon vengono schierati in romania e lettonia. tutto ciò conferma che la politica estera e militare dell’italia viene decisa non a roma ma a washington, in barba al «sovranismo» attribuito all’attuale governo. le relazioni economiche con la russia, e anche quelle con la cina, poggiano sulle sabbie mobili della dipendenza italiana dalle decisioni strategiche di washington. basta ricordare come nel 2014, per ordine di washington, venne affossato il gasdotto south stream russia-italia, con perdite di miliardi di euro per le aziende italiane. con l’assoluto silenzio e consenso del governo italiano. documenti inediti del governo tedesco confermano i piani americani per la distruzione della serbia. di miodrag novakovic – a cura di r. veljovic e e. vigna, forum belgrado italia .
Segue da Pag.30: Per gli americani è tempo di lasciare il Golfo Persico

“La presenza degli americani nella regione del Golfo Persico è giunta alla fine e devono lasciare il Medio Oriente“, ha dichiarato domenica scorsa il contrammiraglio Hossein Khanzadi. Washington sta cercando di aumentare le probabilità di guerra inviando una portaerei nel Golfo Persico. Sullo stesso tema un comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell’Iran, Amirali Hajizadeh, ha dichiarato che la presenza militare degli Stati Uniti nel Golfo prima era una seria minaccia, ma ora rappresenta un obiettivo.

“Una portaerei con almeno 50/60 aerei da combattimento e seimila forze militari al suo interno era una seria minaccia per noi in passato, ma ora è un obiettivo e le minacce sono passate alle opportunità”, ha dichiarato Amirali Hajizadeh.

L’alto comandante iraniano del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha sottolineato che i missili iraniani sono in grado di colpire navi statunitensi da una distanza di 300 chilometri e che i nuovi missili hanno una gamma ancora maggiore di 700 chilometri, che consente loro di colpire obiettivi oltre il Golfo.

Il Pentagono ha annunciato venerdì scorso che gli Stati Uniti stanno schierando una nave d’assalto anfibia e una batteria di missili Patriot per sostenere una portaerei e i bombardieri B-52 già inviati nel Golfo Persico.

La scorsa settimana, la Casa Bianca ha annunciato che avrebbe inviato il gruppo d’attacco della portaerei Uss Abraham Lincoln nel Golfo Persico per contrastare Teheran. La portaerei Uss Abraham Lincoln ha attraversato la scorsa settimana il Canale di Suez in direzione del Golfo Persico.

di Giovanni Sorbello

Nella notte Trump ha annullato all'ultimo momento un attacco all'Iran

Non è chiaro perché poi ci abbia ripensato: tra le ipotesi citate dai media Usa ci sono questioni di strategia e di logistica. La rivelazione del New York Times

di BRAHIM MAARAD 21 giugno 2019



Stati Uniti e Iran a un passo dalla guerra: alle 19 di Washington (l'1 in Italia e le 3 in Iran) il presidente americano, Donald Trump, aveva dato il via a un attacco mirato contro obiettivi iraniani per "vendicare" l'abbattimento del drone spia Usa avvenuto ieri nel Golfo. Gli aerei erano già in volo e le navi, compresi gli incrociatori armati di missili, erano stati allertati qualche ora prima ed erano in posizione.

Ma prima che venisse lanciato qualche missile, punto di non ritorno, il capo della Casa Bianca ci ha ripensato e ha annullato l'operazione. Lo scrive il New York Times che cita alte fonti qualificate del Pentagono e non solo. La notizia è stata confermata da più parti ma nessuna riesce a spiegare a cosa sia dovuta la brusca frenata di Trump.

Non è chiaro se sia un annullamento totale dell'intervento o una semplice sospensione strategica. Le prossime ore restano cruciali. E i segnali di altissima tensione ci sono tutti: la flotta Usa nel Golfo resta in stand-by per le prossime 72 ore, con l'equipaggio in posizione per attaccare, scrive Newsweek; la Federazione americana per l'aviazione civile ha sospeso "fino a nuovo avviso" i voli civili degli Usa nello spazio aereo iraniano sul Golfo e l'Iran sostiene di avere "prove inconfutabili" che quel drone si trovavano nel suo spazio aereo.

Tra gli obiettivi designati dagli Stati Uniti per i raid vi era il sistema missilistico terra-aria Neva/Pechora S-125, un sistema sovietico noto all'alleanza militare occidentale della Nato come SA-3 Goa, ha spiegato un funzionario del Pentagono a Newsweek. L'arma dovrebbe essere la stessa usata per l'abbattimento del drone Global Hawk RQ-4A della Marina, anche se i Pasdaran hanno annunciato di aver usato il 3 Khordad, un Trasportatore elevatore lanciatore (Tel) e radar, variante del sistema missilistico terra-aria Raad prodotto localmente.

E' difficile prevedere cosa succederà nelle prossime ore. Quello che è certo è la spaccatura interna all'amministrazione americana: i falchi John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale; Mike Pompeo, segretario di Stato e la direttrice della Cia, Gina Haspel, avevano dato luce verde a una risposta militare. I dirigenti del Pentagono però hanno ammonito che un intervento del genere potrebbe provocare un'escalation vertiginosa con rischi per le forze americane nella regione.

Nel frattempo l'Agenzia federale per l'aviazione civile degli Stati Uniti ha escluso i voli americani da una parte dello spazio aereo iraniano, sopra lo Stretto di Hormuz e il Golfo di Oman. Le restrizioni "fino a nuovo avviso" sono dovute ad "accresciute attività militari e all'aumento delle tensioni politiche nella regione, che rappresentano un rischio per le operazioni dell'aviazione civile statunitense e possibili errori di calcolo o errata identificazione", ha affermato l'Amministrazione federale dell'aviazione degli Stati Uniti. "Il rischio per l'aviazione civile statunitense è dimostrato dal lancio di missili terra-aria iraniani per l'abbattimento di un velivolo di sorveglianza americano", scrive l'authority.

LA SCENEGGIATA DELLE RELAZIONI CON LA RUSSIA

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia




10 LUG 2019 — Manlio Dinucci - (il manifesto, 9 luglio 2019)

Lo stato delle relazioni tra Italia e Russia è «eccellente»: lo afferma il premier Conte ricevendo a Roma il presidente Putin. Il messaggio è tranquillizzante, anzi soporifero nei confronti dell’opinione pubblica. Ci si limita, fondamentalmente, allo stato delle relazioni economiche.

La Russia, dove operano 500 aziende italiane, è il quinto mercato extra-europeo per il nostro export e fornisce il 35% del fabbisogno italiano di gas naturale.

L’interscambio – precisa Putin – è stato di 27 miliardi di dollari nel 2018, ma nel 2013 ammontava a 54 miliardi. Si è quindi dimezzato a causa di quello che Conte definisce il «deterioramento delle relazioni tra Russia e Unione europea che ha portato alle sanzioni europee» (in realtà decise a Washington). Nonostante ciò vi è tra i due paesi una «intensa relazione a tutti i livelli».

Toni rassicuranti che ricalcano quelli della visita di Conte a Mosca nel 2018 e del premier Renzi a San Pietroburgo nel 2016, quando aveva garantito che «la parola guerra fredda è fuori dalla storia e dalla realtà». Prosegue così la sceneggiata.

Nelle relazioni con la Russia, Conte (come Renzi nel 2016) si presenta unicamente nelle vesti di capo di governo di un paese dell’Unione europea, nascondendo dietro le quinte l’appartenenza dell’Italia alla Nato sotto comando degli Stati uniti, considerati «alleato privilegiato».

Al tavolo Italia-Russia continua quindi a sedere, quale convitato di pietra, l’«alleato privilegiato» sulla cui scia si colloca l’Italia.

Il governo Conte dichiara «eccellente» lo stato delle relazioni con la Russia quando, appena una settimana prima in sede Nato, ha accusato di nuovo la Russia di aver violato il Trattato Inf (in base alle «prove» fornite da Washington), accodandosi alla decisione Usa di affossare il Trattato per schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia.

Il 3 luglio, il giorno prima della visita di Putin in Italia, è stata pubblicata a Mosca la legge da lui firmata che sospende la partecipazione russa al Trattato: una mossa preventiva prima che Washington ne esca definitivamente il 2 agosto.

Lo stesso Putin ha avvertito che, se gli Usa schiereranno nuove armi nucleari in Europa a ridosso della Russia, questa punterà i suoi missili sulle zone in cui sono dislocate.

È così avvertita anche l’Italia, che si prepara a ospitare dal 2020 le nuove bombe nucleari B61-12 a disposizione anche dell’aeronautica italiana sotto comando Usa.

Una settimana prima della conferma dell’«eccellente» stato delle relazioni con la Russia, il governo Conte ha confermato la partecipazione italiana alla forza Nato sotto comando Usa di 30 navi da guerra, 30 battaglioni e 30 squadre aeree dispiegabili entro 30 giorni in Europa contro la Russia a partire dal 2020.

Sempre in funzione anti-Russia navi italiane partecipano a esercitazioni Nato di guerra sottomarina; forze meccanizzate italiane fanno parte del Gruppo di battaglia Nato in Lettonia e la Brigata corazzata Ariete si è esercitata due settimane fa in Polonia, mentre caccia italiani Eurofighter Typhoon vengono schierati in Romania e Lettonia.

Tutto ciò conferma che la politica estera e militare dell’Italia viene decisa non a Roma ma a Washington, in barba al «sovranismo» attribuito all’attuale governo.

Le relazioni economiche con la Russia, e anche quelle con la Cina, poggiano sulle sabbie mobili della dipendenza italiana dalle decisioni strategiche di Washington.

Basta ricordare come nel 2014, per ordine di Washington, venne affossato il gasdotto South Stream Russia-Italia, con perdite di miliardi di euro per le aziende italiane. Con l’assoluto silenzio e consenso del governo italiano.

La Russia, dove operano 500 aziende italiane, è il quinto mercato extra-europeo per il nostro export e fornisce il 35% del fabbisogno italiano di gas naturale.

L’interscambio – precisa Putin – è stato di 27 miliardi di dollari nel 2018, ma nel 2013 ammontava a 54 miliardi. Si è quindi dimezzato a causa di quello che Conte definisce il «deterioramento delle relazioni tra Russia e Unione europea che ha portato alle sanzioni europee» (in realtà decise a Washington). Nonostante ciò vi è tra i due paesi una «intensa relazione a tutti i livelli».

Toni rassicuranti che ricalcano quelli della visita di Conte a Mosca nel 2018 e del premier Renzi a San Pietroburgo nel 2016, quando aveva garantito che «la parola guerra fredda è fuori dalla storia e dalla realtà». Prosegue così la sceneggiata.

Nelle relazioni con la Russia, Conte (come Renzi nel 2016) si presenta unicamente nelle vesti di capo di governo di un paese dell’Unione europea, nascondendo dietro le quinte l’appartenenza dell’Italia alla Nato sotto comando degli Stati uniti, considerati «alleato privilegiato».

Al tavolo Italia-Russia continua quindi a sedere, quale convitato di pietra, l’«alleato privilegiato» sulla cui scia si colloca l’Italia.

Il governo Conte dichiara «eccellente» lo stato delle relazioni con la Russia quando, appena una settimana prima in sede Nato, ha accusato di nuovo la Russia di aver violato il Trattato Inf (in base alle «prove» fornite da Washington), accodandosi alla decisione Usa di affossare il Trattato per schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia.

Il 3 luglio, il giorno prima della visita di Putin in Italia, è stata pubblicata a Mosca la legge da lui firmata che sospende la partecipazione russa al Trattato: una mossa preventiva prima che Washington ne esca definitivamente il 2 agosto.

Lo stesso Putin ha avvertito che, se gli Usa schiereranno nuove armi nucleari in Europa a ridosso della Russia, questa punterà i suoi missili sulle zone in cui sono dislocate.

È così avvertita anche l’Italia, che si prepara a ospitare dal 2020 le nuove bombe nucleari B61-12 a disposizione anche dell’aeronautica italiana sotto comando Usa.

Una settimana prima della conferma dell’«eccellente» stato delle relazioni con la Russia, il governo Conte ha confermato la partecipazione italiana alla forza Nato sotto comando Usa di 30 navi da guerra, 30 battaglioni e 30 squadre aeree dispiegabili entro 30 giorni in Europa contro la Russia a partire dal 2020.

Sempre in funzione anti-Russia navi italiane partecipano a esercitazioni Nato di guerra sottomarina; forze meccanizzate italiane fanno parte del Gruppo di battaglia Nato in Lettonia e la Brigata corazzata Ariete si è esercitata due settimane fa in Polonia, mentre caccia italiani Eurofighter Typhoon vengono schierati in Romania e Lettonia.

Tutto ciò conferma che la politica estera e militare dell’Italia viene decisa non a Roma ma a Washington, in barba al «sovranismo» attribuito all’attuale governo.

Le relazioni economiche con la Russia, e anche quelle con la Cina, poggiano sulle sabbie mobili della dipendenza italiana dalle decisioni strategiche di Washington.

Basta ricordare come nel 2014, per ordine di Washington, venne affossato il gasdotto South Stream Russia-Italia, con perdite di miliardi di euro per le aziende italiane. Con l’assoluto silenzio e consenso del governo italiano.

Documenti inediti del governo tedesco confermano i piani americani per la distruzione della Serbia

di Miodrag Novakovic – A cura di R. Veljovic e E. Vigna, Forum Belgrado Italia

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