Last name:

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1910

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XXII N°2

ottobre 2019

PAGINA 4         - 24

segue da pag.23: la balcanizzazione dell’italia. tale operazione è stata senza dubbio utile per ricostruire nelle elezioni locali il bipolarismo tanto caro ai poteri forti neoliberisti, con un centrodestra riorganizzato intorno a salvini (e meloni) e un sedicente centro-sinistra costruito intorno a zingaretti (e calenda). ciò ha garantito l’operazione gattopardesca di ricostruire il centro-sinistraintorno a un politicante che non ha mai, neanche sulle decisioni più reazionarie, votato contro renzi e ha fatto di tutto per presentarsi come alternativa non di “sinistra” a quest’ultimo, mettendo definitivamente a tacere anche quel minimo di opposizione interna di sinistra nel partito. in tal modo il pd ha potuto recuperare una parte della rendita di posizione del voto utile a tutto discapito della sinistra e dei cinque stelle. anche nel nuovo scenario politico che si è aperto dopo l’ultima tornata elettorale i poteri forti, le forze conservatrici e reazionarie hanno continuato ad attaccare, prevalentemente, da destra il governo, concentrando così i proprio strali sul m5s, dando ormai per definitivamente morta la sinistra, con la componente apertamente revisionista che ha già rilanciato l’alleanza in funzione subalterna con il pd. a stringere definitivamente il cappio al collo ai politicanti apolitici e qualunquisti grillini ci ha pensato casaleggio, confermando il limite dei due mandati per i suoi istituzionali. condannando definitivamente questi ultimi a fare qualsiasi cosa e a ingoiare qualsiasi rospo pur di difendere la poltrona istituzionale. del resto ad assicurare il pieno controllo dei poteri di governo a salvini ci ha pensato ancora una volta il pd, dal momento che anche quando di maio, per cercare di non rimanere del tutto subalterno alla lega, ha provato a cercare qualche sponda in zingaretti, si è ritrovato una volta di più la porta sbattuta in faccia, con il pd pronto ancora una volta ad assicurare i poteri forti che il primo nemico nel governo restano gli uomini qualunque a cinque stelle. in tal modo il neo sedicente centro-sinistra può assumersi di nuovo di fronte ai poteri forti la piena corresponsabilità nelle politiche più devastanti, portate in particolare avanti dalla componente più reazionaria del governo, con la quale resta l’interesse comune a rilanciare il tradizionale bipolarismo caro al neoliberismo. quindi il pd è rimasto a godersi lo spettacolo – mangiando pop-corn – del governo repubblicano più marcatamente spostato a destra, anche per la totale assenza di una qualche opposizione credibile di centro o di sinistra. nell’attesa che sulla base del principio neoliberista dell’alternanza le misure populiste e demagogiche promesse dai leader dei partiti al governo non potranno essere realizzate – vista l’opposizione dei poteri forti transnazionali, in primis la troika, e di chi controlla il debito, sempre pronti a usare l’arma di ricatto dello spread, ovvero minacciando di scatenare il grande capitale speculativo transnazionale contro il nostro paese, facendogli pagare una parte ancora più significativa della crisi di sovrapproduzione. per altro, visto il ricatto sempre più aperto dell’unione europea e delle opposizioni parlamentari che intendono imporre al governo la fine di qualsiasi forma di rivoluzione passiva e qualsiasi ribellione alle regole dell’austerità, anche quando si tratta di realizzare uno degli obiettivi più ambiti dei neoliberisti come la flat-tax, pur di riaffermare il dogma del pareggio di bilancio, è molto probabile che il governo per rimanere in piedi punterà principalmente a realizzare la secessione dei ricchi. anche perché si tratta di una prospettiva che si sposa in pieno con il pensiero unico dominante neoliberista, visto che mira a indebolire sempre di più le istituzioni nazionali poste sotto il controllo almeno teorico della sovranità popolare e del suffragio universale, a tutto vantaggio delle istituzioni oligarchiche transnazionali. inoltre, tale misura mira a dare il colpo di grazia alla costituzione, ovvero a quel compromesso ottenuto grazie alla resistenza egemonizzata dai comunisti al nazi-fascismo che i neoliberali non hanno mai potuto digerire. del resto, proprio per questo tale misura non incontra l’opposizione delle sedicenti opposizioni di centro-destra e centro-sinistra, dal momento che mirano a presentarsi come i più rigorosi cultori del pensiero unico. il progetto mira infatti a distaccare sempre di più le ricche regioni del centro-nord dal peso morto che sarebbe costituito dal centro-sud, per farle entrare a pieno titolo nel nocciolo duro che guida l’europa a doppia velocità, costituito dalla germania, olanda, danimarca etc. si tratta, in effetti, del vecchio progetto reazionario della lega, che mira a ripetere, senza nemmeno dover.
affrontare una guerra civile, la scissione della federazione di jugoslavia, con le regioni più ricche del nord inserite a pieno titolo nell’indotto dell’imperialismo tedesco e le disastrate regioni del sud poste sempre più sotto il controllo della malavita organizzata, utile perché sempre disponibile a svolgere il lavoro sporco per le oligarchie. non a caso come il secessionismo leghista ha sempre incontrato le simpatie, se non le aperte complicità, delle oligarchie del nord europa e della malavita organizzata del sud, anche ora tali politiche non trovano nessuna forma di opposizione né nei tecnocrati dei centri di potere transnazionali, né nei politicanti del sud, da quelli più di destra a quelli più radical di sinistra, che credono di poter approfittare della situazione per accentrare ancora di più nelle loro mani il potere e il controllo delle risorse. per motivi analoghi tali tendenze trovano il favore anche dei governatori di regioni storicamente governate dal centro-sinistra. tali tendenze, inoltre, indeboliscono ancora di più le classi subalterne, a partire dai contratti nazionali di lavoro, favorendo ulteriori divisioni che procedono nella direzione opposta alla parola d’ordine con cui si chiude il manifesto del partito comunista, ovvero: “proletari di tutti i paesi, unitevi!”. === jasna tkalec e aleksandar tišma. nel secondo anniversario della scomparsa della indimenticabile compagna e collaboratrice jasna tkalec , diffondiamo un suo testo inedito ispirato alla figura dello scrittore aleksandar tišma: leggendo ancora un libro di aleksandar tišma, mi sono ricordata di averlo conosciuto a belgrado, nel 1992. fu in una occasione in cui lui descrisse la sua vita, passata fra giornali e case editrici dal 1945 in poi. prima, tišma aveva visto le persecuzioni degli ebrei a novi sad e a budapest, dove viveva sua nonna (la mamma era un'ebrea ungherese). per un breve periodo fu iscritto al partito comunista, anche se non fu mai comunista e i comunisti non gli sono mai stati simpatici.. in effetti era originario di una famiglia di commercianti benestanti di novi sad, che subito dopo la guerra erano caduti in semi-povertà - ma non fu nemmeno questo a determinare la sua ideologia, visto che per un certo tempo comunque fu giornalista di borba (il giornale ufficiale del partito), e percepì un ottimo stipendio. io arrivai a belgrado nel 1945, a tre anni e mezzo, senza mai aver visto prima mio papà, che era in prigione o combatteva con i partigiani; ero perciò "figlia di borbini", visto che mia madre faceva la redattrice della edizione per la croazia di borba, mentre mio padre subito dopo la fine della guerra andò a lavorare come traduttore di "testi sacri" (lenin, marx, engels...) in una casa editrice specializzata. lui - tišma - era stato, come tanti, sempre e solo spettatore, un borghese che non credette mai in cuor suo in una società socialista e dei comunisti pensò sempre quello che nel 1991 lessi su politika (giornale belgradese che, in origine, esprimeva posizioni borghesi): e cioè che i comunisti erano "innamorati e servi di idee irrealizzabili, le quali come sistema di vita si sono dimostrate fallimentari e violente...". eppure, la violenza della società borghese, seppure un po' nascosta e soggetta a quel "trucco e pittura che fa bella figura", è almeno altrettanto connaturata alla società ed alla vita ed è almeno altrettanto distruttiva e cattiva, e deturpa l'uomo e lo rende una cosa miserevole e meschina, dopo avergli tarpato le ali. eppoi, proprio tišma descrisse le morti violente, le persecuzioni atroci di ebrei e non-ebrei, a novi sad e altrove, in un libro molto bello intitolato: "l'uso dell'uomo" (upotreba coveka). di questo libro, personalmente ritengo che sia veramente un peccato che esso non sia stato tradotto in italiano.... jasna tkalec. (da una lettera a am, 11 settembre 2006).
Segue da Pag.23: La balcanizzazione dell’Italia

Tale operazione è stata senza dubbio utile per ricostruire nelle elezioni locali il bipolarismo tanto caro ai poteri forti neoliberisti, con un centrodestra riorganizzato intorno a Salvini (e Meloni) e un sedicente centro-sinistra costruito intorno a Zingaretti (e Calenda). Ciò ha garantito l’operazione gattopardesca di ricostruire il centro-sinistraintorno a un politicante che non ha mai, neanche sulle decisioni più reazionarie, votato contro Renzi e ha fatto di tutto per presentarsi come alternativa non di “sinistra” a quest’ultimo, mettendo definitivamente a tacere anche quel minimo di opposizione interna di sinistra nel partito. In tal modo il Pd ha potuto recuperare una parte della rendita di posizione del voto utile a tutto discapito della sinistra e dei Cinque stelle.

Anche nel nuovo scenario politico che si è aperto dopo l’ultima tornata elettorale i poteri forti, le forze conservatrici e reazionarie hanno continuato ad attaccare, prevalentemente, da destra il governo, concentrando così i proprio strali sul M5s, dando ormai per definitivamente morta la sinistra, con la componente apertamente revisionista che ha già rilanciato l’alleanza in funzione subalterna con il Pd. A stringere definitivamente il cappio al collo ai politicanti apolitici e qualunquisti grillini ci ha pensato Casaleggio, confermando il limite dei due mandati per i suoi istituzionali. Condannando definitivamente questi ultimi a fare qualsiasi cosa e a ingoiare qualsiasi rospo pur di difendere la poltrona istituzionale.

Del resto ad assicurare il pieno controllo dei poteri di governo a Salvini ci ha pensato ancora una volta il Pd, dal momento che anche quando Di Maio, per cercare di non rimanere del tutto subalterno alla Lega, ha provato a cercare qualche sponda in Zingaretti, si è ritrovato una volta di più la porta sbattuta in faccia, con il Pd pronto ancora una volta ad assicurare i poteri forti che il primo nemico nel governo restano gli uomini qualunque a Cinque stelle. In tal modo il neo sedicente centro-sinistra può assumersi di nuovo di fronte ai poteri forti la piena corresponsabilità nelle politiche più devastanti, portate in particolare avanti dalla componente più reazionaria del governo, con la quale resta l’interesse comune a rilanciare il tradizionale bipolarismo caro al neoliberismo.

Quindi il Pd è rimasto a godersi lo spettacolo – mangiando pop-corn – del governo repubblicano più marcatamente spostato a destra, anche per la totale assenza di una qualche opposizione credibile di centro o di sinistra. Nell’attesa che sulla base del principio neoliberista dell’alternanza le misure populiste e demagogiche promesse dai leader dei partiti al governo non potranno essere realizzate – vista l’opposizione dei poteri forti transnazionali, in primis la troika, e di chi controlla il debito, sempre pronti a usare l’arma di ricatto dello spread, ovvero minacciando di scatenare il grande capitale speculativo transnazionale contro il nostro paese, facendogli pagare una parte ancora più significativa della crisi di sovrapproduzione.

Per altro, visto il ricatto sempre più aperto dell’Unione europea e delle opposizioni parlamentari che intendono imporre al governo la fine di qualsiasi forma di rivoluzione passiva e qualsiasi ribellione alle regole dell’austerità, anche quando si tratta di realizzare uno degli obiettivi più ambiti dei neoliberisti come la Flat-Tax, pur di riaffermare il dogma del pareggio di bilancio, è molto probabile che il governo per rimanere in piedi punterà principalmente a realizzare la secessione dei ricchi. Anche perché si tratta di una prospettiva che si sposa in pieno con il pensiero unico dominante neoliberista, visto che mira a indebolire sempre di più le istituzioni nazionali poste sotto il controllo almeno teorico della sovranità popolare e del suffragio universale, a tutto vantaggio delle istituzioni oligarchiche transnazionali.

Inoltre, tale misura mira a dare il colpo di grazia alla Costituzione, ovvero a quel compromesso ottenuto grazie alla Resistenza egemonizzata dai comunisti al nazi-fascismo che i neoliberali non hanno mai potuto digerire. Del resto, proprio per questo tale misura non incontra l’opposizione delle sedicenti opposizioni di centro-destra e centro-sinistra, dal momento che mirano a presentarsi come i più rigorosi cultori del pensiero unico.

Il progetto mira infatti a distaccare sempre di più le ricche regioni del centro-nord dal peso morto che sarebbe costituito dal centro-sud, per farle entrare a pieno titolo nel nocciolo duro che guida l’Europa a doppia velocità, costituito dalla Germania, Olanda, Danimarca etc. Si tratta, in effetti, del vecchio progetto reazionario della Lega, che mira a ripetere, senza nemmeno dover

affrontare una guerra civile, la scissione della Federazione di Jugoslavia, con le regioni più ricche del nord inserite a pieno titolo nell’indotto dell’imperialismo tedesco e le disastrate regioni del sud poste sempre più sotto il controllo della malavita organizzata, utile perché sempre disponibile a svolgere il lavoro sporco per le oligarchie.

Non a caso come il secessionismo leghista ha sempre incontrato le simpatie, se non le aperte complicità, delle oligarchie del nord Europa e della malavita organizzata del sud, anche ora tali politiche non trovano nessuna forma di opposizione né nei tecnocrati dei centri di potere transnazionali, né nei politicanti del sud, da quelli più di destra a quelli più radical di sinistra, che credono di poter approfittare della situazione per accentrare ancora di più nelle loro mani il potere e il controllo delle risorse. Per motivi analoghi tali tendenze trovano il favore anche dei governatori di regioni storicamente governate dal centro-sinistra.

Tali tendenze, inoltre, indeboliscono ancora di più le classi subalterne, a partire dai contratti nazionali di lavoro, favorendo ulteriori divisioni che procedono nella direzione opposta alla parola d’ordine con cui si chiude il Manifesto del partito comunista, ovvero: “proletari di tutti i paesi, unitevi!”.

===

Jasna Tkalec e Aleksandar Tišma

Nel secondo Anniversario della scomparsa della indimenticabile compagna e collaboratrice Jasna Tkalec , diffondiamo un suo testo inedito ispirato alla figura dello scrittore Aleksandar Tišma:



Leggendo ancora un libro di Aleksandar Tišma, mi sono ricordata di averlo conosciuto a Belgrado, nel 1992.

Fu in una occasione in cui lui descrisse la sua vita, passata fra giornali e case editrici dal 1945 in poi. Prima, Tišma aveva visto le persecuzioni degli ebrei a Novi Sad e a Budapest, dove viveva sua nonna (la mamma era un'ebrea ungherese). Per un breve periodo fu iscritto al partito comunista, anche se non fu mai comunista e i comunisti non gli sono mai stati simpatici.. In effetti era originario di una famiglia di commercianti benestanti di Novi Sad, che subito dopo la guerra erano caduti in semi-povertà - ma non fu nemmeno questo a determinare la sua ideologia, visto che per un certo tempo comunque fu giornalista di Borba (il giornale ufficiale del partito), e percepì un ottimo stipendio. 

Io arrivai a Belgrado nel 1945, a tre anni e mezzo, senza mai aver visto prima mio papà, che era in prigione o combatteva con i partigiani; ero perciò "figlia di borbini", visto che mia madre faceva la redattrice della edizione per la Croazia di Borba, mentre mio padre subito dopo la fine della guerra andò a lavorare come traduttore di "testi sacri" (Lenin, Marx, Engels...) in una casa editrice specializzata. Lui - Tišma - era stato, come tanti, sempre e solo spettatore, un borghese che non credette mai in cuor suo in una società socialista e dei comunisti pensò sempre quello che nel 1991 lessi su Politika (giornale belgradese che, in origine, esprimeva posizioni borghesi): e cioè che i comunisti erano "innamorati e servi di idee irrealizzabili, le quali come sistema di vita si sono dimostrate fallimentari e violente...". Eppure, la violenza della società borghese, seppure un po' nascosta e soggetta a quel "trucco e pittura che fa bella figura", è almeno altrettanto connaturata alla società ed alla vita ed è almeno altrettanto distruttiva e cattiva, e deturpa l'uomo e lo rende una cosa miserevole e meschina, dopo avergli tarpato le ali. 

Eppoi, proprio Tišma descrisse le morti violente, le persecuzioni atroci di ebrei e non-ebrei, a Novi Sad e altrove, in un libro molto bello intitolato: "L'uso dell'uomo" (Upotreba coveka). Di questo libro, personalmente ritengo che sia veramente un peccato che esso non sia stato tradotto in italiano....


Jasna Tkalec

(da una lettera a AM, 11 settembre 2006)


  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1809

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.