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La VOCE ANNO XXI N°7

marzo 2019

PAGINA 2         - 18

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VENEZUELA, GOLPE DELLO STATO PROFONDO

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
31 GEN 2019 — Manlio Dinucci

L‘annuncio del presidente Trump, che riconosce Juan Guaidó «legittimo presidente» del Venezuela, è stato preparato in una cabina di regia sotterranea all’interno del Congresso e della Casa Bianca. La descrive dettagliatamente il New York Times (26 gennaio).

Principale operatore è il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, «virtuale segretario di stato per l’America Latina, che guida e articola la strategia dell’Amministrazione nella regione», collegato al vicepresidente Mike Pence e al consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton.

Il 22 gennaio, alla Casa Bianca, i tre hanno presentato il loro piano al presidente, che l’ha accettato. Subito dopo – riporta il New York Tmes – «Mr. Pence ha chiamato Mr. Guaidó e gli ha detto che gli Stati uniti lo avrebbero appoggiato se avesse reclamato la presidenza».

Il vicepresidente Pence ha poi diffuso in Venezuela un video messaggio in cui chiamava i dimostranti a «far sentire la vostra voce domani» e assicurava «a nome del presidente Trump e del popolo americano: estamos con ustedes, siamo con voi finché non sarà restaurata la democrazia», definendo Maduro «un dittatore che mai ha ottenuto la presidenza in libere elezioni».

L’indomani Trump ha ufficialmente incoronato Guaidó «presidente del Venezuela», pur non avendo questi partecipato alle elezioni presidenziali del maggio 2018 le quali, boicottate dall’opposizione che sapeva di perderle, hanno decretato la vittoria di Maduro, con il monitoraggio di molti osservatori internazionali.

Tale retroscena rivela che le decisioni politiche vengono prese negli Usa anzitutto nello «Stato profondo», centro sotterraneo del potere reale detenuto dalle oligarchie economiche, finanziarie e militari. Sono queste che hanno deciso di sovvertire lo Stato venezuelano.

Esso possiede, oltre a grandi riserve di preziosi minerali, le maggiori riserve petrolifere del mondo, stimate in oltre 300 miliardi di barili, sei volte superiori a quelle statunitensi.

Per sottrarsi alla stretta delle sanzioni, che impediscono al Venezuela perfino di incassare i dollari ricavati dalla vendita di petrolio agli Stati uniti, Caracas ha deciso di quotare il prezzo di vendita del petrolio non più in dollari Usa ma in yuan cinesi. Mossa che mette in pericolo lo strapotere dei petrodollari.

Da qui la decisione delle oligarchie statunitensi di accelerare i tempi per sovvertire lo Stato venezuelano e impadronirsi della sua ricchezza petrolifera, necessaria immediatamente non quale fonte emergetica per gli Usa, ma quale strumento strategico di controllo del mercato energetico mondiale in funzione anti-Russia e anti-Cina.

A tal fine, attraverso sanzioni e sabotaggi, è stata aggravata in Venezuela la penuria di beni di prima necessità per alimentare il malcontento popolare.

È stata intensificata allo stesso tempo la penetrazione di «organizzazioni non-governative» Usa: ad esempio, la National Endowment for Democracy ha finanziato in un anno in Venezuela oltre 40 progetti sulla «difesa dei diritti umani e della democrazia», ciascuno con decine o centinaia di migliaia di dollari.

Poiché il governo continua ad avere l‘appoggio della maggioranza, è certamente in preparazione qualche grossa provocazione per scatenare all’interno la guerra civile e aprire la strada a un intervento dall’esterno.

Complice l’Unione europea che, dopo aver bloccato in Belgio fondi statali venezuelani per 1,2 miliardi di dollari, lancia a Caracas l’ultimatum (concordato col governo italiano) per nuove elezioni.

Le andrebbe a monitorare Federica Mogherini, la stessa che l’anno scorso ha rifiutato l’invito di Maduro di andare a monitorare le elezioni presidenziali.

(il manifesto, 29 gennaio 2019)

Col voto del Parlamento europeo Guaidò ci si attacca

Con il voto del 'parlamento europeo*' Guaido ci si può pulire: ha solo valore ad uso politico. Un pronunciamento PE in politica estera ha valore solo se votata unanime. A livello internazionale e all'Onu conta lo schieramento dei singoli governi: la UE come corpo unico non esiste, ancora e perlomeno. E va quindi dato valore che l'Italia si sia tenuta fuori, e che a comunicarlo sia stato Di Stefano ha ancor maggior valore, dopo il tentativo di Moavero di scavalcare il PdC. Dato il marasma in corso (da Aachen a Visegrad, da brexit alla Polonia che da fascista caccia Sosos etc.), puntare al MassimoCD mi pare un obiettivo intermedio utile: pure qua è stato detto che prima di pensare alla rivoluzione bisogna costruirne le condizioni, no? In PE probabile che M5S stia tenendo basso profilo per preparare alleanze in vista delle europee. Infine, niente male l'ulteriore spaccatura PDS: in 5 non hanno votato NATO. Jure LT * Juncker non preside il parlamento europeo, ma la Commissione. Fulvio Grimaldi ..e infatti dentro il PD è già iniziata la caccia alle streghe... bye bye uncle sam

Sul Venezuela molti gruppi in Europa si spaccano. Anche il Pd, ma i renziani ne fanno un affare da congresso

Non tutti i 5 Dem astenuti sostengono Zingaretti. E la mozione approvata e voluta da Tajani ora mette pressione a Mogherini... By Angela Mauro
L'Europarlamento sceglie Juan Guaidò come presidente legittimo ad interim del Venezuela: la mozione, fortemente voluta dal presidente Antonio Tajani, passa con 439 sì, 104 no e 88 astensioni. Ma la mossa europea anti-Maduro lascia strascichi: molti partiti si spaccano nel voto, ben 16 socialisti votano no, altri 33 si astengono. Divisi anche i Verdi, 3 liberali dell'Alde si astengono e si astengono anche cinque eurodeputati del Pd, mentre altri due Dem non partecipano al voto pur essendo in aula. Gli altri 24 Democratici votano a favore della mozione. Insomma, la maggioranza, vince ma il dibattito è aperto. Solo che il Pd, o meglio i renziani del Pd, trasformano il dibattito su una cosa mondiale come la crisi in Venezuela, Guaidò contro Maduro, Trump con Guaidò contro Putin e la Cina che sostengono Maduro, in un affare congressuale a due mesi dalle primarie Dem.

Fa un po' sorridere, in effetti. I renziani partono in quarta a dire che chi si è astenuto sul Venezuela al congresso sta con Nicola Zingaretti, il governatore del Lazio candidato alla segreteria. Gli astenuti sono: Cecile Kyenge (che finora non ha espresso indicazioni sui candidati alla segreteria), Andrea Cozzolino (che sostiene Maurizio Martina), Renata Briano (non noto), Goffredo Bettini, Brando Benifei (solo loro tra i 5 sostengono sicuramente Zingaretti e sono quelli che conoscono meglio la materia Venezuela, visto che stanno in commissione Esteri a Bruxelles). I due che non votano pur stando in aula sono Daniele Viotti e Roberto Gualtieri (entrambi appoggiano Martina al congresso).

Benifei scrive un lungo post su Facebook per spiegare la scelta. "L'unica posizione accettabile, se non vogliamo essere come #Trump e #Putin o loro complici, è quella di ridare la parola al popolo venezuelano", dice, prendendosela con Tajani: "Il Presidente #Tajani, che è anche Vicepresidente di Forza Italia, evidentemente in affanno a trovare argomenti su cui costruire la campagna elettorale del proprio partito, ha voluto costruire questo 'caso' per rilanciare un messaggio propagandistico a uso e consumo di politica interna, lanciando anche in queste ore una indegna gazzarra su chi è a favore o contro Maduro". E inoltre, aggiunge Benifei, la mozione approvata oggi "danneggia il lavoro di mediazione che sta portando avanti l'Alto Rappresentante #Mogherini sostenuto dai governi europei, dando l'immagine di una ingerenza sproporzionata in una fase delicatissima".

Va poi detto che tanti altri eurodeputati sostengono Zingaretti al congresso, eppure hanno votato sì. Per esempio il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli. Ma i renziani si buttano a capofitto in questa polemica costruita ad arte.

Ecco Anna Ascani, candidata alla segreteria Dem in ticket con Roberto Giachetti, su twitter:
Ottima notizia: il Parlamento Europeo ha riconosciuto Guaidó come legittimo presidente del #Venezuela. L’Europa sta dalla parte della democrazia, contro i dittatori!
Trovo invece inaccettabile che qualcuno nel mio partito si sia voluto allineare a Lega e Cinque Stelle astenendosi

Ed ecco Lorenzo Guerini, che ce l'ha però solo con chi si è astenuto:
Sul #Venezuela non si possono avere dubbi da che parte stare. Bene il voto dell’europarlamento su riconoscimento #Guaidó. #M5s e #Lega come sempre pericolosamente ambigui. Sbaglia chi, anche tra noi, usa tatticismi. Il @pdnetwork non si astiene sulla democrazia e sulla sua difesa

Ci si mette anche Simona Malpezzi, portavoce della mozione di Maurizio Martina, dice: "Martina ha subito chiarito: sul rispetto della democrazia in Venezuela non ci si astiene. Se la scelta è tra un dittatore e l'avvio di un percorso democratico il Pd sa esattamente da che parte stare senza dubbi o distinzioni. Zingaretti invece che ne pensa? Sarebbe importante conoscere la sua opinione visto che tra gli europarlamentari del Pd, che si sono inspiegabilmente astenuti sul voto a favore di Guaidò, c'erano alcuni sostenitori della sua candidatura".

Ma il Venezuela è affare che spacca diversi gruppi. Persino la tedesca Ska Keller, co-presidente del gruppo dei Verdi e candidata alla presidenza della Commissione alle elezioni del 2014, si è astenuta. E così altri suoi colleghi di gruppo, come Judith Sargentini, l'olandese autrice della relazione contro Viktor Orban, approvata all'Europarlamento lo scorso autunno per violazione dello stato di diritto da parte del presidente ungherese, componente del Ppe. Tra i voti contrari poi Sergio Cofferati, ex Pd, ed Ely Schlein (Possibile/S&d).

La capo-delegazione del Pd all'Europarlamento Patrizia Toia invita a non strumentalizzare il voto di oggi: "La delegazione del Pd all'Europarlamento ha votato a favore della risoluzione proposta sulla situazione in Venezuela, seguendo le indicazioni del gruppo S&D. Alcuni nostri parlamentari hanno legittimamente scelto di astenersi. Respingo ogni lettura fuorviante. Stiamo parlando di un paese allo sbando, il cui futuro non è materia di divisioni congressuali. Tutti i parlamentari del Pd sono interessati ad uno svolgimento democratico della crisi Venezuelana. L'attenzione, inoltre, per la folta comunità italiana in quel paese, obbliga tutti noi, compreso il Presidente del Parlamento europeo, ad evitare interpretazioni improprie".

Il punto - semmai - è che la mozione approvata dall'Europarlamento mette sotto pressione anche l'Alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri Federica Mogherini affinché anche lei riconosca Guaidò come presidente del Venezuela, fino a quando non saranno indette nuove elezioni presidenziali libere.

Finora Mogherini ha evitato di scegliere tra l'uomo di Trump e Maduro. La settimana scorsa ha dichiarato: "L'Ue chiede con forza l'avvio di un processo politico immediato che porti a elezioni libere e credibili, in conformità con l'ordine costituzionale" e "sostiene pienamente l'assemblea nazionale in quanto istituzione democraticamente eletta, i cui poteri devono essere ripristinati e rispettati". E ha anche specificato che la posizione europea sul Venezuela è stata concordata con il governo italiano guidato da Giuseppe Conte, che infatti non si è schierato ma auspica una soluzione rapida della crisi (oggi a Bruxelles M5s e Lega si sono astenuti).

Oggi, a margine del consiglio dei ministri della Difesa dell'Ue a Bucarest, Mogherini ha chiesto "il rilascio immediato" (poi avvenuto) dei quattro, tra giornalisti e dipendenti, dell'agenzia spagnola di notizie EFE, arrestati dai servizi di sicurezza venezuelani a Caracas, dove coprivano la crisi politica. E ha annunciato che l'Ue ha deciso di "stabilire un gruppo di contatto internazionale per accompagnare il processo democratico verso nuove elezioni presidenziali in Venezuela". Il gruppo sarà coordinato dall'Ue, il suo lavoro sarà soggetto ad una revisione dopo 90 giorni, ne faranno parte alcuni Paesi dell'Unione, tra cui l'Italia, e Stati dell'America Latina.

Il Venezuela è un guazzabuglio e ognuno lo sfrutta come può, anche a fini di politica interna e a maggior ragione a quattro mesi dalle elezioni europee. "Il Parlamento europeo ha riconosciuto a grande maggioranza Guaidò come legittimo Presidente ad interim del Venezuela", esulta Tajani che ha subito sentito al telefono Guaidò. "Chiediamo a tutti gli Stati membri Ue di fare subito lo stesso. L'Europa unita deve essere dalla parte della libertà del popolo venezuelano. Spiace che il M5S Europa e la Lega e molti del Pd si siano astenuti, senza schierarsi contro la dittatura di Nicolas Maduro", aggiunge.

Gli risponde Lia Quartapelle, deputata del Pd: "Egregio presidente Tajani, come deputati Pd abbiamo depositato una mozione per impegnare urgentemente il governo italiano a sostenere la posizione europea su Venezuela e Guaidò. Ci aiuta a farla firmare al suo partito Forza Italia che finora non ha voluto?".

Caracas utile bandierina per tutti.

"PENDAGLI DA FORCA"

Mario Albanesi Pubblicato il 5 feb 2019 E in atto una diffamazione intensiva sul Venezuela su mandato degli Stati Uniti che intendono riappropriarsi delle ricchezze dei Paesi del sud America che considerano loro possedimenti. Le masse popolari ovviamente non ci stanno.

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