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La VOCE ANNO XXI N°7

marzo 2019

PAGINA 1         - 17

Cuba dedica all'educazione il triplo del PIL investito mediamente dai paesi ricchi

Vivian Bustamante Molina | granma.cu Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 08/02/2019

Cuba dedica all'educazione il triplo del Prodotto Interno Lordo (PIL) investito mediamente dai paesi ricchi, ha affermato Mariano Jabonero Blanco, Segretario Generale dell'Organizzazione degli Stati ibero-americani per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (OEI), durante il Congresso Pedagogia 2019.


L'esperto ha dettagliato l'argomento affermando che: "Mentre voi destinate il 10% del PIL a questo settore, la media delle nazioni ricche investe il 3,6%; nel mondo si raggiunge il 4,6% e in America Latina il 5,1%".

Jabonero Blanco ha sottolineato che con una differenza così significativa la Maggiore delle Antille presenta tutte le condizioni per continuare a progredire nel suo sistema educativo; fatto dimostrato inoltre nella recente riforma sull'integrazione delle università. La volontà politica è decisiva nell'educazione, ha sottolineato.

Il Segretario Generale della OEI ha segnalato che l'America Latina è progredita nella copertura del livello elementare e secondario, anche se non si può parlare di uguale qualità.

Inoltre ha espresso parole di elogio per eventi come Pedagogia 2019: "Eventi ricchi di storia, dove gli insegnanti di oltre 40 nazioni si scambiano esperienze: uno dei propositi dell'OEI, organizzazione che lavora con i governi nello scambio tecnico in aree concrete dell'educazione".

Tra le sue priorità di gestione c'è la prima infanzia e nel caso di Cuba c'è stata l'educazione speciale e la formazione dei docenti.

Circa il metodo di alfabetizzazione cubano "Io, sì posso", ha detto che è un successo mondiale esteso a tutte le regioni e lo ha considerato "uno sforzo educativo e solidale".

L'Educazione è una priorità statale e sociale di Cuba

Vivian Bustamante Molina | granma.cu
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

05/02/19

Il Presidente cubano ha partecipato all'inaugurazione di Pedagogia 2019, incontro di mille delegati di 43 paesi

Durante il Congresso di Pedagogia, evento politico-culturale inaugurato alla presenza del Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri Miguel Díaz-Canel Bermúdez nel teatro Karl Marx e giunto alla XVI edizione, la dottoressa Ena Elsa Velázquez Cobiella, ministro dell'Educazione, ha affermato che l'educazione è una priorità statale e sociale per Cuba, evidenziata dal fatto che quest'anno, per esempio, si dedica il 23,7 % del bilancio per finanziare un sistema educativo coerente e che rappresenta uno straordinario impegno la lotta costante per elevarne la qualità.

Velázquez Cobiella ha indicato brevemente lo sviluppo di questo settore dal trionfo della Rivoluzione spiegando quanto si fa per realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall'Agenda 2030 tracciati tre anni fa in un Forum Mondiale e che vogliono assicurare un insegnamento di qualità, equo ed inclusivo, aspirazione che coincide nell'essenza con le linee di lavoro perseguite da Cuba.

Ha poi segnalato che il Ministero dell'Educazione è inserito nel programma d'informatizzazione della società cubana e che una dimostrazione dell'applicazione dei passi in avanti compiuti dalla scienza e dalla tecnologia è costituita dal lavoro per un nuovo pacchetto integrale di servizi del programma di alfabetizzazione "Io, sì posso", metodo cubano grazie al quale ora tre nazioni sono state dichiarate territori liberi dall'analfabetismo.

In questa occasione si è reso omaggio a José Ramón Fernández Álvarez, conduttore di questi incontri di educatori, iniziati 33 anni fa. Roberto Morales Ojeda, membro dell'Ufficio Politico del Partito e vicepresidente del Consiglio dei Ministri, con Olga Lidia Tapia, Segreteria del Comitato Centrale del Partito, tra i vari dirigenti di organizzazioni politiche e di massa, erano presenti insieme al teologo brasiliano Frei Betto.

Precisazioni

Gli analfabeti a Cuba si attestano al 0,2%, secondo il Censimento della Popolazione e delle Abitazioni del 2012, con alti livelli di scolarità.
Oltre 35.400 docenti in esercizio si aggiornano in pedagogia in corsi universitari.
Oltre 37.000 insegnanti di livello medio superiore e universitario si formano nelle 27 scuole pedagogiche e nelle 16 università del paese.
Oltre 10.600.000 giovani e adulti di 30 paesi si sono alfabetizzati con il metodo cubano "Io, sì posso".

La Santa Democrazia

“Il principale nemico dell’umanità negli ultimi decenni non è stato il terrorismo ma la Santa Democrazia. Così si potrebbe dire, se si credesse davvero nella Santa Democrazia e non la si ritenesse una maschera e un pretesto.
Questa maschera e questo pretesto sono stati utilizzati per condurre le guerre dell’Impero, quelle palesi e quelle occulte. Sono stati utilizzati per giustificare embarghi e boicottaggi e distruggere l’economia dei Paesi refrattari all’Impero e il benessere dei loro popoli; per bombardarli e invaderli; per condurre in tutto il mondo campagne di propaganda contro gli Stati che cercavano di sottrarsi alla colonizzazione occidentale e alla rapina delle loro risorse.
Dall’Irak allo Zimbabwe, dal Congo al Sudan, dalla Jugoslavia all’Iran, da Cuba alla Birmania, dalla Cina alla Russia all’Afganistan, chiunque rifiutasse il dominio delle multinazionali occidentali, e che fosse dominio incondizionato senza limiti né regole, diventava uno “Stato canaglia” e veniva fatto oggetto, prima di un vero e proprio linciaggio mediatico, poi di guerra vera, dichiarata o non ma con morti veri, stragi, distruzioni, assassinii, quando non stermini senza limiti.
Non importava e non importa che tipo di Paese sia, come sia organizzato, se sia o no democratico nel senso capitalista del termine, cioè se ci sia la possibilità di fondare partiti che facciano l’interesse dei padroni e che si presentino alle elezioni e stampino giornali e abbiano televisioni. Non importa, a meno che quei partiti non vincano le elezioni e si insedino al governo e offrano il paese alle orde multinazionali.
“Democrazia” è diventata ormai una parola vuota ma una minaccia piena d’orrore. Come fu per “eresia” in secoli non così lontani. La Russia di Eltsin, che faceva bombardare il parlamento ma lasciava rapinare allegramente il proprio Paese da multinazionali e mafie, era un Paese democratico. La Russia di Putin e Medvedev, che mantengono lo stesso ordinamento politico ma che hanno riportato nelle mani dello Stato l’economia del Paese, diventa automaticamente “un regime autoritario”.
I paladini della Santa Democrazia passano il loro tempo a ordire e organizzare colpi di Stato, assassinii politici, attentati terroristici, in tre quarti del mondo. Organizzano eserciti di mercenari criminali, che una volta chiamavamo “squadroni della morte” ma che oggi, a furia di progredire, chiamiamo “contractors”, per torturare, massacrare, trucidare, terrorizzare popolazioni inermi, al solo scopo di demoralizzare la resistenza di quei popoli o di destabilizzare governi e Stati che fanno qualche passo verso l’indipendenza economica e politica dall’Impero, verso un ordinamento sociale un po’ meno capitalista. In Nicaragua negli anni ottanta i contras, addestrati, armati, comandati dagli USA, lottavano per la democrazia.
Uccidendo in tre anni ottomila civili e novecentodieci funzionari statali. Gli ottomila civili erano sindacalisti, attivisti politici, famiglie di sindacalisti e attivisti politici, contadini di tutte le età e i sessi, villaggi interi di contadini compresi i bambini. I funzionari statali erano maestri, medici, infermieri mandati dal governo nei villaggi contadini, spesso volontari che volevano dare il proprio contributo alla crescita umana e culturale del Paese in cui vivevano.
Lottavano, i contras, contro il governo sandinista, e uccidevano nei modi più efferati per creare e diffondere panico e terrore, demoralizzazione, paura. Quella paura continua e totale che fa preferire la schiavitù alla libertà.
Ma non voglio e non posso fare un elenco dei crimini della Santa Democrazia. William Blum, ex funzionario del Dipartimento di Stato USA, ci ha provato, limitandosi appunto alla politica USA e utilizzando solo i documenti CIA dissecretati, e gli è venuto un libro di settecento pagine.
Il problema più grave oggi, però, per noi popoli dei Paesi santamente democratici, è che il mito della Santa Democrazia è ormai diffuso tra tutti noi. Grazie all’informazione e ai suoi mezzi, siamo diventati tutti paladini della Santa Democrazia. Un tempo invece molti di noi avrebbero lottato a fianco dei Paesi attaccati dall’Impero. Un tempo molti di noi avrebbero subito rizzato le orecchie, sentendo i giornali e le televisioni dell’Impero iniziare a sbraitare monotonamente e senza tregua contro il governo di un Paese non in linea con gli interessi dell’imperialismo.
Come una volpe rizza le orecchie al latrare dei cani e al corno del cacciatore, sapendo che è l’inizio della caccia e che, se anche quel giorno non toccherà a lei, toccherà a una sua simile.
Forse è solo questo il problema: non ci sentiamo più simili ai popoli sfruttati, né a quelli che rifiutano di essere sfruttati dai nostri Paesi, o meglio dai nostri padroni.
Forse ci sentiamo più simili al cacciatore. O almeno ai cani.”

Da Scemi di guerra, di Sonia Savioli, Edizioni Punto Rosso, pp. 195-196.

"Il problema più grave oggi, però, per noi popoli dei Paesi santamente democratici, è che il mito della Santa Democrazia è ormai diffuso tra tutti noi. Grazie all’informazione e ai suoi mezzi, siamo diventati tutti paladini della Santa Democrazia. Un tempo invece molti di noi avrebbero lottato a fianco dei Paesi attaccati dall’Impero. Un tempo molti di noi avrebbero subito rizzato le orecchie, sentendo i giornali e le televisioni dell’Impero iniziare a sbraitare monotonamente e senza tregua contro il governo di un Paese non in linea con gli interessi dell’imperialismo.
Come una volpe rizza le orecchie al latrare dei cani e al corno del cacciatore, sapendo che è l’inizio della caccia e che, se anche quel giorno non toccherà a lei, toccherà a una sua simile.
Forse è solo questo il problema: non ci sentiamo più simili ai popoli sfruttati, né a quelli che rifiutano di essere sfruttati dai nostri Paesi, o meglio dai nostri padroni.
Forse ci sentiamo più simili al cacciatore. O almeno ai cani."

Grazie per l'attenzione
bye bye uncle sam

Ottimo l'intervento di Sonia. Bella l'allegoria delle volpi. Vincenzo Brandi

ALEX ZANOTELLI VI INVITA AL CONVEGNO INTERNAZIONALE SUI 70 ANNI DELLA NATO

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia

I 70 ANNI DELLA NATO:
QUALE BILANCIO STORICO?
USCIRE DAL SISTEMA DI GUERRA, ORA.
12 FEB 2019 —

Mentre il sistema di guerra USA/NATO ci sta portando in situazioni sempre più pericolose e cresce la minaccia nucleare, la NATO celebrerà il 4 aprile il suo 70° anniversario all'insegna dello slogan "la Nato ha assicurato 70 anni di pace". Un vero e proprio falso storico, che sarà propagandato anche in Italia dai media e dalle celebrazioni ufficiali.

E' il momento di far sentire la nostra voce. Il nostro Appello per l'uscita dell'Italia dalla NATO, per un'Italia sovrana e neutrale, ha oggi oltre 35 mila sostenitori. Un risultato significativo, ma ancora insufficiente rispetto alla gravità della situazione.

Per questo invitiamo chiunque di voi possa farlo a partecipare al Convegno internazionale che terremo a Firenze domenica 7 aprile sul tema I 70 ANNI DELLA NATO: QUALE BILANCIO STORICO? USCIRE DAL SISTEMA DI GUERRA, ORA.

Dimostriamo con la nostra presenza che esiste ancora un'Italia libera di pensare e decidere il proprio futuro.

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