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La VOCE 1905

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La VOCE ANNO XXI N°9

maggio 2019

PAGINA 7

segue da pag.6: la libia, haftar e gli italiani furbetti: storia di una guerra dove non conta solo il petrolio. di alberto negri - 7 aprile 2019. ancora una volta sulla libia l’italia è stata colta apparentemente di sorpresa. come del resto accade nel 2011 quando francia, gran bretagna e stati uniti decisero di fare fuori il colonnello gheddafi. poi l’italia si accordò ai raid della nato commettendo un secondo errore: bombardammo il nostro maggiore alleato nel mediterraneo, ricevuto a roma soltanto sei mesi prima e con cui avevamo firmato accordi miliardari e nel campo della sicurezza, perdendo ogni credibilità internazionale. gli stessi americani ci hanno preso in giro: prima obama e poi trump ci hanno promesso una “cabina di regia” sulla libia che in realtà nessuno ci ha mai voluto dare, visti i precedenti. le illusioni dell’italia. l’italia è un paese di illusi. con il fascismo ha perso la seconda guerra mondiale, tutte le sue colonie ed è stato occupato dagli alleati ospitando dozzine di basi nato e testate nucleari americane che non controlla: puoi dichiarare di essere “sovranista” quanto vuoi ma non avendo mai recuperato sovranità reale conti ben poco. anche le famose missioni militari all’estero con cui abbiamo avuto dozzine di morti in iraq e in afghanistan non sono bastate a ridarci credibilità: siamo rimasti i camerieri degli americani che ci tirano le orecchie di continuo, come è accaduto quando abbiamo firmato un memorandum sulla via della seta con la cina e stretto contratti commerciali con pechino, di valore per altro ben inferiori a quelli di francesi e tedeschi. da escludere un intervento militare. del resto cosa accadrebbe se intervenissimo militarmente, da soli, a sostenere il governo sarraj di tripoli? al primo morto qui si scatenerebbe il finimondo. la francia che noi vituperiamo tanto perché protegge i suoi interessi manda i suoi soldati ovunque e nessuno protesta, nemmeno i gilet gialli che qui qualcuno ama tanto. un attacco annunciato. che il generale khalifa haftar fosse sul piede di guerra era sotto gli occhi di tutti da mesi e lo avevano segnalato anche su queste colonne: non possiamo dire che non fossimo informati, pur nel silenzio generale di governo e opposizione, della sua avanzata. il giacimento libico el feel. bastava guardare cosa stava accadendo sul terreno. haftar aveva preso il controllo dell’importante giacimento libico el feel, gestito dall’ eni assieme alla compagnia petrolifera nazionale libica (noc), un’operazione avvenuta nell’ambito della campagna di conquista del sud-ovest con cui si era già impadronito dei pozzi di sharara, i più importanti della libia. il vero problema della libia. ma qui in italia quando si parla di libia l’unico argomento sembrano i flussi dei migranti che sono un conseguenza dell’instabilità libica, non la causa. il problema libico è che nel 2011 il paese si è spezzato: tripolitania e cirenaica sono tornate a essere entità diverse e in competizione, come era prima della sanguinosa colonizzazione italiana che le unificò negli anni trenta con il generale graziani (80mila morti). dopo la seconda guerra mondiale la gran bretagna, potenza mandataria, puntò a tenere insieme la libia sotto la monarchia dei senussi nonostante re idriss avesse dichiarato: “io sono re della cirenaica non della tripolitania”. dopo la caduta di gheddafi le due grandi regioni, cui si aggiunge il fezzan, non sono più tornate assieme, se non in via teorica. l’errore dei governi italiani. l’errore più marchiano commesso dai governi italiani è stato quello di snobbare per lungo tempo i rapporti con haftar perché pensavano che il governo di sarraj fosse appoggiato dalla comunità internazionale. in realtà fayyez sarraj ce lo abbiamo messo noi a tripoli: è un uomo debole, privo di una sua forza militare autonoma e dipende dalla milizie. il governo di fayyez sarraj. inoltre il suo governo è malvisto perché viene appoggiato da gruppi islamisti e fratelli musulmani. ancora prima del petrolio questa è la vera ragione del conflitto. haftar, che è tra l’altro cittadino americano, gode del sostegno dell’egitto, della francia, dell’ arabia saudita, degli emirati e in parte degli usa e della russia perché ha il compito di far fuori i fratelli musulmani a tripoli, una della parti perdenti delle vicende mediorientali, appoggiati soltanto da qatar e turchia. il qatar tra l’altro proprio per questo è boicottato dalle monarchie del golfo che lo vedono come il fumo negli occhi. gli interessi petroliferi. l’italia si è adattata alla situazione perché ha il 70% dei suoi interessi petroliferi in tripolitania ma anche per gli affari con il qatar, uno dei maggiori investitori stranieri in italia e al quale abbiamo fornito in un anno mezzo circa 10 miliardi di dollari di armi, tra navi, elicotteri e aerei. non facciamo i furbetti come al solito: sappiamo benissimo le ragioni per cui sosteniamo il governo di tripoli. ma non abbiamo la forza per tenerlo in piedi. gli obiettivi del generale. il generale haftar ha tre obiettivi. il primo è conquistare il potere facendo fuori gli islamisti. il secondo impadronirsi delle entrate petrolifere: lui controlla infatti i pozzi del sud e i terminali dell’est ma non può esportare il greggio per un embargo internazionale e i soldi dell’oro nero li incassa ancora tripoli con la banca centrale libica. aveva infatti chiesto recentemente di aumentare del 40% la sua quota di entrate. questi due obiettivi non sono facili da raggiungere e non è detto che la sua offensiva su tripoli abbia successo: deve evitare un bagno di sangue per presentarsi come un “pacificatore” del paese. in realtà i sauditi gli hanno dato i finanziamenti per comprarsi l’appoggio delle fazioni avversarie ma questa operazione non è ancora riuscita completamente. la conferenza dell’onu sulla libia. ha già invece colto il terzo obiettivo, quello più immediato: far saltare, con ogni probabilità, la conferenza nazionale sulla libia sponsorizzata dall’onu che dovrebbe svolgersi a ghadames tra una settimana. in ogni caso adesso ha alzato la posta e fatto capire che lui e i suoi sponsor non hanno nessuna intenzione di lasciare a lungo al potere il governo di tripoli. l’arte della guerra. la strategia del caos guidato. manlio dinucci . tutti contro tutti: è l’immagine mediatica del caos che si allarga a macchia l’olio sulla sponda sud del mediterraneo, dalla libia alla siria. una situazione di fronte alla quale perfino washington sembra impotente. in realtà washington non è l’apprendista stregone incapace di controllare le forze messe in moto. è il centro motore di una strategia – quella del caos – che, demolendo interi stati, provoca una reazione a catena di conflitti da utilizzare secondo l’antico metodo del «divide et impera». usciti vincitori dalla guerra fredda nel 1991, gli usa si sono autonominati «il solo stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'europa occidentale, l'asia orientale, il territorio dell'ex unione sovietica e l'asia sud-occidentale (il medioriente) – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale». da allora gli usa e la nato sotto loro comando hanno frammentato o demolito con la guerra, uno dopo l’altro, gli stati ritenuti di ostacolo al piano di dominio globale – iraq, jugoslavia, afghanistan, libia, siria e altri – mentre altri ancora (tra cui l’iran e il venezuela) sono nel mirino. nella stessa strategia rientra il colpo di stato in ucraina sotto regia usa/nato, al fine di provocare in europa una nuova guerra fredda per isolare la russia e rafforzare l’influenza degli stati uniti in europa. mentre si concentra l’attenzione politico-mediatica sul conflitto in libia, si lascia in ombra lo scenario sempre più minaccioso della escalation nato contro la russia. il meeting dei 29 ministri degli esteri, convocato il 4 aprile a washington per celebrare i 70 anni della nato, ha ribadito, senza alcuna prova, che «la russia viola il trattato inf schierando in europa nuovi missili a capacità nucleare». una settimana dopo, l’11 aprile, la nato ha annunciato che questa estate sarà effettuato «l’aggiornamento» del sistema usa aegis di «difesa missilistica» schierato a deveselu in romania, assicurando che ciò «non fornirà alcuna capacità offensiva al sistema». tale sistema, installato in romania e polonia, e a bordo di navi, può invece lanciare non solo missili intercettori ma anche missili nucleari. mosca ha avvertito che, se gli usa schiereranno in europa missili nucleari, la russia schiererà sul proprio territorio analoghi missili puntati sulle basi europee. aumenta di conseguenza la spesa nato per la «difesa»: i bilanci militari degli alleati europei e del canada cresceranno nel 2020 di 100 miliardi di dollari.
i ministri degli esteri nato, riuniti a washington il 4 aprile, si sono impegnati in particolare ad «affrontare le azioni aggressive della russia nella regione del mar nero», stabilendo «nuove misure di appoggio ai nostri stretti partner, georgia e ucraina». il giorno dopo, decine di navi e cacciabombardieri di stati uniti, canada, grecia, olanda, turchia, romania e bulgaria hanno iniziato nel mar nero una esercitazione nato di guerra aeronavale a ridosso delle acque territoriali russe, servendosi dei porti di odessa (ucraina) e poti (georgia). contemporaneamente oltre 50 cacciabombardieri di stati uniti, germania, gran bretagna, francia e olanda, decollando da un aeroporto olandese e riforniti in volo, si esercitavano a «missioni aeree offensive di attacco a obiettivi su terra o in mare». cacciabombardieri eurofighter italiani saranno invece inviati dalla nato a pattugliare di nuovo la regione baltica contro la «minaccia» degli aerei russi. la corda è sempre più tesa e può rompersi (o essere rotta) in qualsiasi momento, trascinandoci in un caos ben più pericoloso di quello libico. (il manifesto, 16 aprile 2019) . svetlana krupnik (светлана крупник). le 10 rivelazioni di assange che hanno cambiato il modo di vedere il potere. nei suoi quasi 15 anni di attività, wikileaks ha diffuso oltre 10 milioni di documenti classificati. tra questi, la maggior parte ha a che fare con piani segreti del governo degli stati uniti nei suoi programmi di intelligence, sicurezza e guerra. 1. gli archivi di guantanamo . nel 2007, hanno pubblicato migliaia di documenti sotto forma di manuali e informazioni sul carcere inaugurato dall'amministrazione bush nel 2002 a guantánamo bay, a cuba. gli archivi sono pieni di dettagli sui prigionieri e sui metodi di tortura utilizzati quotidianamente contro di loro nell'ambito di un programma di procedure per il trattamento di persone sospettate di essere terroristi. la croce rossa ha confermato che non tutti i prigionieri di guantanamo sono terroristi e le critiche al funzionamento di questa struttura sono aumentate nel corso degli anni. qui puoi controllare l'archivio di wikileaks sull'argomento. 2. notizie segrete sulle guerre all’afghanistan e all’iraq . war diaries è stato lanciato nel 2010 con quasi 400 mila resoconti riguardanti la guerra in iraq dal 2004 al 2009. possiamo trovare tutto, dalle attrezzature militari utilizzate dall'esercito usa in dettaglio, alle informazioni sugli obiettivi militari e civili uccisi, più abusi e torture di prigionieri di guerra nei rapporti. per indagare sui file inviati, clicca qui. 3. cablegate: una lente d’ingrandimento sulla diplomazia statunitense . nel 2010, wikileaks ha lanciato milioni di cable diplomatici scritti tra il 1966 e il 2010 e pubblicati in diversi media internazionali che mostrano le opinioni dei capi della diplomazia di washington (tra cui henry kissinger) e le istruzioni ai loro diplomatici per spiare politici stranieri, meglio noti come cablegate. i cable confermano la battuta: "perché non ci sono golpe negli stati uniti? perché non c'è un'ambasciata statunitense”. puoi controllarli qui. 4. collateral murder . gli archivi filtrati grazie a chelsea manning, nel 2010 wikileaks hanno portato alla luce un video dal titolo collateral murder che mostra come le forze armate statunitensi sparano dagli elicotteri apache contro obiettivi civili a baghdad (capitale dell'iraq), tra cui un giornalista della reuters, che cadono fulminati al suolo. la registrazione risale al 2007. 5. i documenti di stratfor tra il 2012 e il 2013, oltre 5 milioni di e-mail sono trapelate dall'intelligence statunitense stratfor. i global intelligence files hanno rilasciato numerosi documenti in cui abbiamo appreso alcuni dettagli della rete interna di sorveglianza di massa negli stati uniti con la nsa come protagonista, nonché le operazioni segrete svolte da washington in siria, tutte tra il 2004 e il 2011, lasciando anche a nudo l'intimo legame che esiste tra l'intelligence americana e la comunità di sicurezza e alcune aziende che funzionano come carri armati e organizzazioni non governative al servizio delle loro élite. puoi immergerti nel file qui. 6. svelati tpp, ttip, tisa . dal 2013 al 2016, wikileaks ha pubblicato documenti successivi denunciando che il governo degli stati uniti stava segretamente negoziando accordi di libero scambio noti come transpacific of economic cooperation (tpp, il suo acronimo in inglese), transatlantic trade association e il investimento (ttip, il suo acronimo in inglese) e l'accordo sugli scambi di servizi (tisa, il suo acronimo in inglese). prima dell’ascesa di donald trump, washington aveva come strategia un nuovo sistema economico e legale in cui persino i diritti civili sarebbero stati profondamente calpestati in quasi tutto il mondo, sulla base di quegli accordi che non furono mai annunciati fino a quando non ci furono i leak. controlla le pubblicazioni qui. 7. alcune corporation a nudo . dalla sua fondazione nel 2006, wikileaks ha pubblicato diversi file declassificati di società multinazionali che contengono informazioni segrete, come le conseguenze della fuoriuscita tossica in costa d'avorio da parte della compagnia energetica trafigura che ha colpito più di 100 mila persone; allo stesso tempo, è stato scoperto che i media britannici erano complici di ciò quando falsificavano gli eventi (scoprilo qui). inoltre, le attività off-shore della banca svizzera julius bär group (qui) e le connessioni con la casa bianca e il complesso industriale-militare della società giapponese sony (qui) furono anch'esse soggette a fughe di notizie. pertanto, la politica governativa, ma anche quella imprenditoriale, sono obiettivi della fondazione di julian assange. 8. lo spionaggio globale come strumento geopolitico . nel 2016, abbiamo appreso che l'agenzia per la sicurezza nazionale (nsa) ha intercettato i telefoni della cancelliera tedesca angela merkel e l'ex segretario generale delle nazioni unite ban ki-moon, rubato cables della diplomazia italiana per conoscere quanto detto dall’ex premier silvio berlusconi con il suo omologo israeliano benjamin netanyahu su barack obama, ha spiato le comunicazioni dei ministri dell'unione europea e del giappone per apprendere in dettaglio i loro accordi per evitare "l'ingerenza degli stati uniti" nel loro relazioni internazionali, tutto con uno scopo: accumulare dati per utilizzarli a vantaggio dei loro interessi come potere geopolitico in tutto il mondo. tutto questo e altro ancora puoi scrutarlo qui. 9. la caduta di hillary clinton . per tutto il 2016 sono state pubblicate circa 44.000 e-mail dal comitato nazionale del partito democratico, evidenziando la campagna di sabotaggio contro la candidatura di bernie sanders a favore di hillary clinton all'interno del partito. a loro volta, 30.000 di queste e-mail appartengono o sono state inviate a clinton durante il suo mandato come segretario di stato, nell'era di obama. il suo ruolo nel golpe in honduras nel 2009, gli affari corrotti della fondazione clinton ad haiti, i suoi piani per intervenire segretamente nella guerra in siria, i milioni di dollari che guadagna per dare lezioni a banche e compagnie americane, tutte queste informazioni hanno prodotto la caduta di clinton durante la corsa contro donald trump per la casa bianca. ancora molti analisti credono che il magnate sia stata l'opzione migliore. i file sono qui. 10. la cia cibernetica . nel 2017 è stato pubblicato vault 7, la più grande pubblicazione di documenti della central intelligence agency (cia, il suo acronimo in inglese) fino ad oggi. puoi leggere gli archivi di come la cia possieda un immenso arsenale di computer hacking paragonabile a quello della nsa. la cosa più importante è che gli appaltatori e i funzionari dell'agenzia hacker hanno estratto migliaia di strumenti per il loro lavoro come "malware, virus, trojan, attacchi zero-day, sistemi di controllo remoto del malware e documentazione associata". tutti questi dati sono ora al servizio degli hacker, che potrebbero persino conoscere il tuo indirizzo ip a causa della irresponsabilità della sicurezza della cia. puoi leggere i file qui. (traduzione dell’antidiplomatico) .
Segue da Pag.6: La Libia, Haftar e gli italiani furbetti: storia di una guerra dove non conta solo il petrolio

di Alberto Negri - 7 aprile 2019
Ancora una volta sulla Libia l’Italia è stata colta apparentemente di sorpresa. Come del resto accade nel 2011 quando Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti decisero di fare fuori il Colonnello Gheddafi. Poi l’Italia si accordò ai raid della Nato commettendo un secondo errore: bombardammo il nostro maggiore alleato nel Mediterraneo, ricevuto a Roma soltanto sei mesi prima e con cui avevamo firmato accordi miliardari e nel campo della sicurezza, perdendo ogni credibilità internazionale. Gli stessi americani ci hanno preso in giro: prima Obama e poi Trump ci hanno promesso una “cabina di regia” sulla Libia che in realtà nessuno ci ha mai voluto dare, visti i precedenti.

Le illusioni dell’Italia
L’Italia è un Paese di illusi. Con il fascismo ha perso la seconda guerra mondiale, tutte le sue colonie ed è stato occupato dagli Alleati ospitando dozzine di basi Nato e testate nucleari americane che non controlla: puoi dichiarare di essere “sovranista” quanto vuoi ma non avendo mai recuperato sovranità reale conti ben poco. Anche le famose missioni militari all’estero con cui abbiamo avuto dozzine di morti in Iraq e in Afghanistan non sono bastate a ridarci credibilità: siamo rimasti i camerieri degli americani che ci tirano le orecchie di continuo, come è accaduto quando abbiamo firmato un memorandum sulla Via della Seta con la Cina e stretto contratti commerciali con Pechino, di valore per altro ben inferiori a quelli di francesi e tedeschi.

Da escludere un intervento militare
Del resto cosa accadrebbe se intervenissimo militarmente, da soli, a sostenere il governo Sarraj di Tripoli? Al primo morto qui si scatenerebbe il finimondo. La Francia che noi vituperiamo tanto perché protegge i suoi interessi manda i suoi soldati ovunque e nessuno protesta, nemmeno i gilet gialli che qui qualcuno ama tanto.

Un attacco annunciato
Che il generale Khalifa Haftar fosse sul piede di guerra era sotto gli occhi di tutti da mesi e lo avevano segnalato anche su queste colonne: non possiamo dire che non fossimo informati, pur nel silenzio generale di governo e opposizione, della sua avanzata.

Il giacimento libico El Feel
Bastava guardare cosa stava accadendo sul terreno. Haftar aveva preso il controllo dell’importante giacimento libico El Feel, gestito dall’ Eni assieme alla Compagnia petrolifera nazionale libica (Noc), un’operazione avvenuta nell’ambito della campagna di conquista del Sud-Ovest con cui si era già impadronito dei pozzi di Sharara, i più importanti della Libia.

Il vero problema della Libia
Ma qui in Italia quando si parla di Libia l’unico argomento sembrano i flussi dei migranti che sono un conseguenza dell’instabilità libica, non la causa. Il problema libico è che nel 2011 il Paese si è spezzato: Tripolitania e Cirenaica sono tornate a essere entità diverse e in competizione, come era prima della sanguinosa colonizzazione italiana che le unificò negli anni Trenta con il generale Graziani (80mila morti). Dopo la seconda guerra mondiale la Gran Bretagna, potenza mandataria, puntò a tenere insieme la Libia sotto la monarchia dei Senussi nonostante Re Idriss avesse dichiarato: “Io sono re della Cirenaica non della Tripolitania”. Dopo la caduta di Gheddafi le due grandi regioni, cui si aggiunge il Fezzan, non sono più tornate assieme, se non in via teorica.

L’errore dei governi italiani
L’errore più marchiano commesso dai governi italiani è stato quello di snobbare per lungo tempo i rapporti con Haftar perché pensavano che il governo di Sarraj fosse appoggiato dalla comunità internazionale. In realtà Fayyez Sarraj ce lo abbiamo messo noi a Tripoli: è un uomo debole, privo di una sua forza militare autonoma e dipende dalla milizie.

Il governo di Fayyez Sarraj
Inoltre il suo governo è malvisto perché viene appoggiato da gruppi islamisti e Fratelli Musulmani. Ancora prima del petrolio questa è la vera ragione del conflitto. Haftar, che è tra l’altro cittadino americano, gode del sostegno dell’Egitto, della Francia, dell’ Arabia Saudita, degli Emirati e in parte degli Usa e della Russia perché ha il compito di far fuori i Fratelli Musulmani a Tripoli, una della parti perdenti delle vicende mediorientali, appoggiati soltanto da Qatar e Turchia. Il Qatar tra l’altro proprio per questo è boicottato dalle monarchie del Golfo che lo vedono come il fumo negli occhi.

Gli interessi petroliferi
L’Italia si è adattata alla situazione perché ha il 70% dei suoi interessi petroliferi in Tripolitania ma anche per gli affari con il Qatar, uno dei maggiori investitori stranieri in Italia e al quale abbiamo fornito in un anno mezzo circa 10 miliardi di dollari di armi, tra navi, elicotteri e aerei. Non facciamo i furbetti come al solito: sappiamo benissimo le ragioni per cui sosteniamo il governo di Tripoli. Ma non abbiamo la forza per tenerlo in piedi.

Gli obiettivi del generale
Il generale Haftar ha tre obiettivi. Il primo è conquistare il potere facendo fuori gli islamisti. Il secondo impadronirsi delle entrate petrolifere: lui controlla infatti i pozzi del Sud e i terminali dell’Est ma non può esportare il greggio per un embargo internazionale e i soldi dell’oro nero li incassa ancora Tripoli con la banca centrale libica. Aveva infatti chiesto recentemente di aumentare del 40% la sua quota di entrate. Questi due obiettivi non sono facili da raggiungere e non è detto che la sua offensiva su Tripoli abbia successo: deve evitare un bagno di sangue per presentarsi come un “pacificatore” del Paese. In realtà i sauditi gli hanno dato i finanziamenti per comprarsi l’appoggio delle fazioni avversarie ma questa operazione non è ancora riuscita completamente.

La conferenza dell’Onu sulla Libia
Ha già invece colto il terzo obiettivo, quello più immediato: far saltare, con ogni probabilità, la conferenza nazionale sulla Libia sponsorizzata dall’Onu che dovrebbe svolgersi a Ghadames tra una settimana. In ogni caso adesso ha alzato la posta e fatto capire che lui e i suoi sponsor non hanno nessuna intenzione di lasciare a lungo al potere il governo di Tripoli.

L’ARTE DELLA GUERRA

La strategia del caos guidato

Manlio Dinucci

Tutti contro tutti: è l’immagine mediatica del caos che si allarga a macchia l’olio sulla sponda sud del Mediterraneo, dalla Libia alla Siria. Una situazione di fronte alla quale perfino Washington sembra impotente.

In realtà Washington non è l’apprendista stregone incapace di controllare le forze messe in moto. È il centro motore di una strategia – quella del caos – che, demolendo interi Stati, provoca una reazione a catena di conflitti da utilizzare secondo l’antico metodo del «divide et impera».

Usciti vincitori dalla guerra fredda nel 1991, gli Usa si sono autonominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa Occidentale, l'Asia Orientale, il territorio dell'ex Unione Sovietica e l'Asia Sud-Occidentale (il Medioriente) – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».

Da allora gli Usa e la Nato sotto loro comando hanno frammentato o demolito con la guerra, uno dopo l’altro, gli Stati ritenuti di ostacolo al piano di dominio globale – Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria e altri – mentre altri ancora (tra cui l’Iran e il Venezuela) sono nel mirino.

Nella stessa strategia rientra il colpo di stato in Ucraina sotto regia Usa/Nato, al fine di provocare in Europa una nuova guerra fredda per isolare la Russia e rafforzare l’influenza degli Stati uniti in Europa.

Mentre si concentra l’attenzione politico-mediatica sul conflitto in Libia, si lascia in ombra lo scenario sempre più minaccioso della escalation Nato contro la Russia.

Il meeting dei 29 ministri degli Esteri, convocato il 4 aprile a Washington per celebrare i 70 anni della Nato, ha ribadito, senza alcuna prova, che «la Russia viola il Trattato Inf schierando in Europa nuovi missili a capacità nucleare».

Una settimana dopo, l’11 aprile, la Nato ha annunciato che questa estate sarà effettuato «l’aggiornamento» del sistema Usa Aegis di «difesa missilistica» schierato a Deveselu in Romania, assicurando che ciò «non fornirà alcuna capacità offensiva al sistema».

Tale sistema, installato in Romania e Polonia, e a bordo di navi, può invece lanciare non solo missili intercettori ma anche missili nucleari.

Mosca ha avvertito che, se gli Usa schiereranno in Europa missili nucleari, la Russia schiererà sul proprio territorio analoghi missili puntati sulle basi europee. Aumenta di conseguenza la spesa Nato per la «difesa»: i bilanci militari degli alleati europei e del Canada cresceranno nel 2020 di 100 miliardi di dollari.

I ministri degli Esteri Nato, riuniti a Washington il 4 aprile, si sono impegnati in particolare ad «affrontare le azioni aggressive della Russia nella regione del Mar Nero», stabilendo «nuove misure di appoggio ai nostri stretti partner, Georgia e Ucraina».

Il giorno dopo, decine di navi e cacciabombardieri di Stati uniti, Canada, Grecia, Olanda, Turchia, Romania e Bulgaria hanno iniziato nel Mar Nero una esercitazione Nato di guerra aeronavale a ridosso delle acque territoriali russe, servendosi dei porti di Odessa (Ucraina) e Poti (Georgia).

Contemporaneamente oltre 50 cacciabombardieri di Stati uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia e Olanda, decollando da un aeroporto olandese e riforniti in volo, si esercitavano a «missioni aeree offensive di attacco a obiettivi su terra o in mare».

Cacciabombardieri Eurofighter italiani saranno invece inviati dalla Nato a pattugliare di nuovo la regione baltica contro la «minaccia» degli aerei russi. La corda è sempre più tesa e può rompersi (o essere rotta) in qualsiasi momento, trascinandoci in un caos ben più pericoloso di quello libico.

(il manifesto, 16 aprile 2019)

Svetlana Krupnik (Светлана Крупник)


Le 10 rivelazioni di Assange che hanno cambiato il modo di vedere il potere





Nei suoi quasi 15 anni di attività, WikiLeaks ha diffuso oltre 10 milioni di documenti classificati. Tra questi, la maggior parte ha a che fare con piani segreti del governo degli Stati Uniti nei suoi programmi di intelligence, sicurezza e guerra.

1. Gli archivi di Guantanamo
Nel 2007, hanno pubblicato migliaia di documenti sotto forma di manuali e informazioni sul carcere inaugurato dall'amministrazione Bush nel 2002 a Guantánamo Bay, a Cuba. Gli archivi sono pieni di dettagli sui prigionieri e sui metodi di tortura utilizzati quotidianamente contro di loro nell'ambito di un programma di procedure per il trattamento di persone sospettate di essere terroristi. La Croce Rossa ha confermato che non tutti i prigionieri di Guantanamo sono terroristi e le critiche al funzionamento di questa struttura sono aumentate nel corso degli anni. Qui puoi controllare l'archivio di WikiLeaks sull'argomento.

2. Notizie segrete sulle guerre all’Afghanistan e all’Iraq
War Diaries è stato lanciato nel 2010 con quasi 400 mila resoconti riguardanti la guerra in Iraq dal 2004 al 2009. Possiamo trovare tutto, dalle attrezzature militari utilizzate dall'esercito USA in dettaglio, alle informazioni sugli obiettivi militari e civili uccisi, più abusi e torture di prigionieri di guerra nei rapporti. Per indagare sui file inviati, clicca qui.

3. Cablegate: una lente d’ingrandimento sulla diplomazia statunitense
Nel 2010, WikiLeaks ha lanciato milioni di cable diplomatici scritti tra il 1966 e il 2010 e pubblicati in diversi media internazionali che mostrano le opinioni dei capi della diplomazia di Washington (tra cui Henry Kissinger) e le istruzioni ai loro diplomatici per spiare politici stranieri, meglio noti come CableGate. I cable confermano la battuta: "Perché non ci sono golpe negli Stati Uniti? Perché non c'è un'ambasciata statunitense”. Puoi controllarli qui.

4. Collateral Murder
Gli archivi filtrati grazie a Chelsea Manning, nel 2010 WikiLeaks hanno portato alla luce un video dal titolo Collateral Murder che mostra come le forze armate statunitensi sparano dagli elicotteri Apache contro obiettivi civili a Baghdad (capitale dell'Iraq), tra cui un giornalista della Reuters, che cadono fulminati al suolo. La registrazione risale al 2007.

5. I documenti di Stratfor Tra il 2012 e il 2013, oltre 5 milioni di e-mail sono trapelate dall'intelligence statunitense Stratfor. I Global Intelligence Files hanno rilasciato numerosi documenti in cui abbiamo appreso alcuni dettagli della rete interna di sorveglianza di massa negli Stati Uniti con la NSA come protagonista, nonché le operazioni segrete svolte da Washington in Siria, tutte tra il 2004 e il 2011, lasciando anche a nudo l'intimo legame che esiste tra l'intelligence americana e la comunità di sicurezza e alcune aziende che funzionano come carri armati e organizzazioni non governative al servizio delle loro élite. Puoi immergerti nel file qui.

6. Svelati TPP, TTIP, TISA
Dal 2013 al 2016, WikiLeaks ha pubblicato documenti successivi denunciando che il governo degli Stati Uniti stava segretamente negoziando accordi di libero scambio noti come Transpacific of Economic Cooperation (TPP, il suo acronimo in inglese), Transatlantic Trade Association e il Investimento (TTIP, il suo acronimo in inglese) e l'Accordo sugli scambi di servizi (TISA, il suo acronimo in inglese).
Prima dell’ascesa di Donald Trump, Washington aveva come strategia un nuovo sistema economico e legale in cui persino i diritti civili sarebbero stati profondamente calpestati in quasi tutto il mondo, sulla base di quegli accordi che non furono mai annunciati fino a quando non ci furono i leak. Controlla le pubblicazioni qui.

7. Alcune corporation a nudo
Dalla sua fondazione nel 2006, WikiLeaks ha pubblicato diversi file declassificati di società multinazionali che contengono informazioni segrete, come le conseguenze della fuoriuscita tossica in Costa d'Avorio da parte della compagnia energetica Trafigura che ha colpito più di 100 mila persone; allo stesso tempo, è stato scoperto che i media britannici erano complici di ciò quando falsificavano gli eventi (scoprilo qui). Inoltre, le attività off-shore della banca svizzera Julius Bär Group (qui) e le connessioni con la Casa Bianca e il complesso industriale-militare della società giapponese Sony (qui) furono anch'esse soggette a fughe di notizie. Pertanto, la politica governativa, ma anche quella imprenditoriale, sono obiettivi della fondazione di Julian Assange.

8. Lo spionaggio globale come strumento geopolitico
Nel 2016, abbiamo appreso che l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale (NSA) ha intercettato i telefoni della cancelliera tedesca Angela Merkel e l'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, rubato cables della diplomazia italiana per conoscere quanto detto dall’ex premier Silvio Berlusconi con il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu su Barack Obama, ha spiato le comunicazioni dei ministri dell'Unione Europea e del Giappone per apprendere in dettaglio i loro accordi per evitare "l'ingerenza degli Stati Uniti" nel loro relazioni internazionali, tutto con uno scopo: accumulare dati per utilizzarli a vantaggio dei loro interessi come potere geopolitico in tutto il mondo. Tutto questo e altro ancora puoi scrutarlo qui.

9. La caduta di Hillary Clinton
Per tutto il 2016 sono state pubblicate circa 44.000 e-mail dal Comitato Nazionale del Partito Democratico, evidenziando la campagna di sabotaggio contro la candidatura di Bernie Sanders a favore di Hillary Clinton all'interno del partito. A loro volta, 30.000 di queste e-mail appartengono o sono state inviate a Clinton durante il suo mandato come Segretario di Stato, nell'era di Obama. Il suo ruolo nel golpe in Honduras nel 2009, gli affari corrotti della Fondazione Clinton ad Haiti, i suoi piani per intervenire segretamente nella guerra in Siria, i milioni di dollari che guadagna per dare lezioni a banche e compagnie americane, tutte queste informazioni hanno prodotto la caduta di Clinton durante la corsa contro Donald Trump per la Casa Bianca. Ancora molti analisti credono che il magnate sia stata l'opzione migliore. I file sono qui.

10. La CIA cibernetica
Nel 2017 è stato pubblicato Vault 7, la più grande pubblicazione di documenti della Central Intelligence Agency (CIA, il suo acronimo in inglese) fino ad oggi. Puoi leggere gli archivi di come la CIA possieda un immenso arsenale di computer hacking paragonabile a quello della NSA. La cosa più importante è che gli appaltatori e i funzionari dell'agenzia hacker hanno estratto migliaia di strumenti per il loro lavoro come "malware, virus, trojan, attacchi zero-day, sistemi di controllo remoto del malware e documentazione associata". Tutti questi dati sono ora al servizio degli hacker, che potrebbero persino conoscere il tuo indirizzo IP a causa della irresponsabilità della sicurezza della CIA. Puoi leggere i file qui.

(Traduzione dell’AntiDiplomatico)

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