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La VOCE 1905 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXI N°9 | maggio 2019 | PAGINA 8 |
festa della liberazione.
ora e sempre resistenza!
per la pace, il lavoro, la libertà, i diritti e l'accoglienza .
mercoledi 24 aprile.
aspettando la liberazione.
porta un fiore ai partigiani .
ore 17 monumento ai caduti del trullo (via del trullo 372) .
ore 18,30 piazza b. romano (alla targa dedicata a franco bartolini - palladium garbatella) .
parole e musiche per ricordare tutti insieme lotta partigiana e la conquista della libertà .
giovedì 25 aprile ore 9,30 corteo cittadino da largo bompiani a porta s. paolo .
tutti in piazza per l'applicazione della costituzione .
se fosse da rifare faremmo lo stesso cammino.
grazie all'esito referendario che ha respito, il 4 dicembre scorso, l'ennesimo assalto dei poteri forti che volevano stravolgere lo spirito della costituzione italiana, dopo averne per troppi anni boicottato l'attuazione, l'associazione nazionale partigiani d'italia rivendica ora più che mai un ruolo fondamentale nelle vicende del nostro paese.
però oggi la memoria non basta più. per i tempi che viviamo ricordare non è sufficiente. dobbiamo indignarci e stare all'erta perché la follia dell'uomo non si manifesti più, perché mai più si verifichi l'abominio del secolo scorso. la follia del mondo sembra invece essere dietro l'angolo. ritornano i nazionalismi, c'è chi istiga a vedere come minaccia i poveri del mondo in migrazione da sempre, il capitaliso sente la minaccia delle maggioranze diseredate e propone antistoriche revisioni delle carte fondanti dei paesi, i muri di separazione assurgono a icona del nostro tempo. abbiamo l'obbligo di vigilare soprattutto perché il nazismo non è morto e il fascismo ha solo smesso il manganello e l'olio di ricino ma è ancora vivo nelle logiche di sopraffazione di precise minoranze e classi sociali.
dobbiamo vigilare sui progetti di dominio dell'alta finanza, sui progetti imperialistici, sui mercanti di armi che fomentano le guerre. dobbiamo vigilare perché la minaccia dello sterminio è sempre anidata nel lato oscuro dell'uomo. per sconfiggere questo nuovo disordine mondiale va prospettato un mondo solidale e un futuro fondato sul rispetto dell'umanità.
per questo l'associazione nazionale partigiani d'italia è più di settant'anni che non tradisce i propri ideali scolpiti nella lotta di liberazione e scritti nella costituzione col sangue versato della resistenza, per questo è importante iscriversi e continuare a lottare per un futuro migliore, difendere e conquistare nuove e vecchie libertà, come chi semina odio e paure come una nuova peste che distrugge coscienze, impegno civile e sociale, riducendo l'esistenza in un piatto volgere del tempo. l'anpi non mancherà di dare il suo contributo, ispirandosi ai principi, ai valori della carta costituzionale soprattutto là dove si esalta il valore del lavoro, la dignità della persona, la tutela della salute, dell'ambiente, dei beni culturali, in una prospettiva di sviluppo del paese, in un contesto di libertà e di uguaglianza, di migliori condizioni di vita per la collettività.
salvini contestato a marsala il 25 aprile.
matteo salvini contestato a marsala. non scende dall'auto per il comizio .
ci sono ancora dei siciliani che ci tengono alla propria dignità .
in sicilia salvini scappa dalla piazza .
pubblicato da messaggi africani in italia .
25 aprile: libertà e liberazione.
di francesco erspamer - controanalisi.wordpress.com- notizia del: 26/04/2019 .
c’è un’enorme differenza fra la festa della liberazione che per alcuni decenni gli italiani hanno celebrato il 25 aprile e la festa della libertà nella quale i liberisti la stanno trasformando o forse già l’hanno trasformata, quest’anno con l’autorevole avallo del presidente della repubblica. la liberazione è un atto collettivo, in cui un popolo riscopre e afferma la propria identità e diversità rifiutando le imposizioni esterne e il dominio straniero sul proprio territorio e sulla propria cultura.
l’obiettivo di una lotta di liberazione è l’autodeterminazione, ossia la possibilità di un popolo di essere quello che gli pare e di decidere il proprio futuro, quale che sia, senza tutele da parte di poteri esterni, inclusi quelli che si arrogano il monopolio della correttezza morale e politica e dunque il diritto di parlare in nome, se non di dio, di altrettanto assoluti princìpi universali o umani (guarda caso, i loro) o di presunte necessità storiche o economiche (i destini manifesti che li avvantaggiano).
la libertà invocata dai liberisti e da mattarella, invece, è un diritto individuale e individualistico, impostosi nelle rivoluzioni borghesi di fine settecento e diventato, dopo la vittoria globale del neocapitalismo, il valore unico del pensiero unico. mattarella è esplicito: “c’è bisogno di donne e uomini liberi”, sostiene; mentre i popoli, aggiunge, non possono “barattare la propria libertà in cambio di promesse di ordine”. la libertà insomma va bene finché è personale e privata, e per imporla o difenderla sarebbe legittimo, secondo il presidente, cancellare la libertà collettiva, di un intero popolo, di stabilire autonomamente le proprie strategie di sopravvivenza e di scegliere le proprie priorità.
lo capisco, mattarella, figlio di papà e da sempre parte dell’élite; come capisco che i ricchi, i privilegiati e i vincenti diano la precedenza all’affermazione di sé stessi, al di sopra dei fastidi e delle miserie dell’esistenza ordinaria, anonima; del resto la distinzione è ciò che usano per giustificare la loro supremazia e la distinzione richiede libertà. ma perché mai gli altri, i lavoratori, la classe media affossata dalla globalizzazione, non dovrebbero innanzi tutto esigere sicurezza, economica ma anche morale, sociale, culturale? perché non dovrebbe essere loro consentito di chiedere e ottenere (democraticamente) ordine e stabilità, in cambio per esempio di drastiche limitazioni alla libertà dei pochi di appropriarsi dei beni comuni o di dissolvere le tradizioni e i costumi che per secoli hanno dato senso e radici alla vita di tanti?
una lotta di liberazione serve a portare libertà, sì, ma prima e soprattutto eguaglianza, solidarietà, dignità, identità. per questo ci fu la resistenza, non per affermare i miti liberal e liberisti del libero mercato, della libera iniziativa, della libera concorrenza, del libero consumismo. temo che ne servirà un’altra e che sarà molto più dura e difficile di quella vittoriosa settantaquattro anni fa.
Festa della Liberazione |
Salvini contestato a Marsala il 25 AprileMatteo Salvini contestato a Marsala. Non scende dall'auto per il comizio Ci sono ancora dei siciliani che ci tengono alla propria dignità In Sicilia Salvini scappa dalla piazza Pubblicato da messaggi africani in italia 25 aprile: libertà e Liberazionedi Francesco Erspamer - controanalisi.wordpress.com- Notizia del: 26/04/2019 C’è un’enorme differenza fra la festa della Liberazione che per alcuni decenni gli italiani hanno celebrato il 25 aprile e la festa della libertà nella quale i liberisti la stanno trasformando o forse già l’hanno trasformata, quest’anno con l’autorevole avallo del presidente della Repubblica. La liberazione è un atto collettivo, in cui un popolo riscopre e afferma la propria identità e diversità rifiutando le imposizioni esterne e il dominio straniero sul proprio territorio e sulla propria cultura. L’obiettivo di una lotta di liberazione è l’autodeterminazione, ossia la possibilità di un popolo di essere quello che gli pare e di decidere il proprio futuro, quale che sia, senza tutele da parte di poteri esterni, inclusi quelli che si arrogano il monopolio della correttezza morale e politica e dunque il diritto di parlare in nome, se non di Dio, di altrettanto assoluti princìpi universali o umani (guarda caso, i loro) o di presunte necessità storiche o economiche (i destini manifesti che li avvantaggiano). La libertà invocata dai liberisti e da Mattarella, invece, è un diritto individuale e individualistico, impostosi nelle rivoluzioni borghesi di fine settecento e diventato, dopo la vittoria globale del neocapitalismo, il valore unico del pensiero unico. Mattarella è esplicito: “c’è bisogno di donne e uomini liberi”, sostiene; mentre i popoli, aggiunge, non possono “barattare la propria libertà in cambio di promesse di ordine”. La libertà insomma va bene finché è personale e privata, e per imporla o difenderla sarebbe legittimo, secondo il presidente, cancellare la libertà collettiva, di un intero popolo, di stabilire autonomamente le proprie strategie di sopravvivenza e di scegliere le proprie priorità. Lo capisco, Mattarella, figlio di papà e da sempre parte dell’élite; come capisco che i ricchi, i privilegiati e i vincenti diano la precedenza all’affermazione di sé stessi, al di sopra dei fastidi e delle miserie dell’esistenza ordinaria, anonima; del resto la distinzione è ciò che usano per giustificare la loro supremazia e la distinzione richiede libertà. Ma perché mai gli altri, i lavoratori, la classe media affossata dalla globalizzazione, non dovrebbero innanzi tutto esigere sicurezza, economica ma anche morale, sociale, culturale? Perché non dovrebbe essere loro consentito di chiedere e ottenere (democraticamente) ordine e stabilità, in cambio per esempio di drastiche limitazioni alla libertà dei pochi di appropriarsi dei beni comuni o di dissolvere le tradizioni e i costumi che per secoli hanno dato senso e radici alla vita di tanti? Una lotta di liberazione serve a portare libertà, sì, ma prima e soprattutto eguaglianza, solidarietà, dignità, identità. Per questo ci fu la Resistenza, non per affermare i miti liberal e liberisti del libero mercato, della libera iniziativa, della libera concorrenza, del libero consumismo. Temo che ne servirà un’altra e che sarà molto più dura e difficile di quella vittoriosa settantaquattro anni fa. |
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