Questioni della Scienza a cura di A. Martocchia
In
questo numero segnaliamo due articoli, il primo riguardante i passi
da gigante dell'astronautica cinese, il secondo che viceversa
illustra il declino dell'ambiente scientifico italiano, tanto
incurante del mondo attorno da entrare in rotta di collisione con la
popolazione e con le esigenze minime di salvaguardia dell'ambiente in
cui opera. (A.M.)
L’agenzia
spaziale cinese Cnsa ha annunciato che la sonda Chang’e-4 è
atterrata con successo sul lato nascosto della Luna. La missione
era iniziata il 7 dicembre con l’obiettivo di un risultato mai
ottenuto prima nell’area inesplorata del satellite
terrestre.
La missione lunare Chang’e, chiamata così
in onore della divinità lunare della mitologia cinese, era
stata lanciata a dicembre dalla città sudoccidentale di
Xichang, dove c’è un centro spaziale di lancio. E’
la terza sonda lunare cinese che raggiunge la Luna. La prima era
stata Yutu (Coniglio di giada) del 2013.
Poi
un’altra sonda cinese si era posata sulla Luna il 6 dicembre
2016 con la missione cinese Chang’e-3. In quel caso c’era
stato anche il primo veicolo spaziale a posarsi sulla Luna dopo 40
anni dall’ultima missione, la missione sovietica Luna 24,
del 1976.
L’obiettivo
della missione è raccogliere nuovi dati che aiutino a
ricostruire l’evoluzione della Luna e tentare la coltivazione
di piante in vista della costruzione di una futura base lunare. Il
rover cinese si trova sull’altra faccia della Luna ,
fattore che impedisce un contatto diretto con la Terra. A tale scopo
viene utilizzato il satellite Queqiao, lanciato nel maggio 2018.
Secondo una notizia diffusa in primavera dall’agenzia cinese
Xinhua, ala sonda Chang’e-4 porta sulla Luna anche una
mini “biosfera” con semi di patata e Arabidopsis, una
pianta da fiore e uova del baco da seta, per testarne la
coltivazione, un esperimento progettato da 28 università
cinesi.
Lanciata il 7 dicembre 2018 dall’agenzia spaziale
cinese (Cnsa) la sonda Chang’e-4, era entrata nell’orbita
lunare il 12 dicembre scorso. La missione prevedeva 27 giorni di
viaggio, al termine dei quali era previsto che il lander e il rover
a bordo della sonda riuscissero a posarsi nel cratere Von
Karman, all’interno del bacino Polo Sud-Aitken.
L’avvicinamento
della sonda cinese alla Luna era cominciato il 30 dicembre, quando il
veicolo era sceso su un’orbita più bassa di 15
chilometri.
Secondo
l’Afp/Askanews Pechino intende inviare una seconda sonda
lunare, Chang’e-5, quest’anno per raccogliere campioni
e riportarli sulla Terra. E’ uno dei progetti ambiziosi di
Pechino, che includono un lanciatore riutilizzabile entro il 2021,
un razzo superpotente che dovrebbe portare carichi superiori a quelli
della NASA e del lanciatore privato SpaceX, una base lunare, una
stazione spaziale permanente e un rover per
Marte.
Gran
Sasso, le accuse all’Istituto di fisica: “Rischio
contaminazione da composti chimici per acqua di 700mila
cittadini”
A
preoccupare il gip, che ha disposto il sequestro di alcune aree
dell'Istituto di fisica nucleare, è soprattutto “lo
stato di generale abbandono, se non di degrado, di alcuni tratti
delle gallerie dei
laboratori", dove “viene raccolta
la maggior parte delle portate poi destinate all’uso
idropotabile” che
serve 700mila cittadini abruzzesi. "Non
è in grado di garantire la collettività", scrive
il giudice.
|
Nell'inchiesta, chiusa negli scorsi giorni e che
coinvolge anche Ruzzo Reti e Strade dei Parchi, si contano 10
indagati
Gravi “rischi
di contaminazione” delle
falde acquifere, dovuti a una struttura, quella dei laboratori
del Gran Sasso,
“fragile”, in uno stato di “generale abbandono”
e quindi “non
in grado di garantire la collettività” poiché,
sostengono i magistrati, non c’è stata “la
necessaria separazione” tra le condotte destinate alle acque
per consumo umano e quelle di ‘scarto’. È una
situazione allarmante quella tratteggiata dalla procura
di Teramo nell’inchiesta
sul presunto rischio d’inquinamento delle falde acquifere sotto
il massiccio dell’Appenino per il quale sono indagate 10
persone ai vertici dell’Istituto
nazionale di fisica nucleare,
che gestisce i laboratori, delle Strade
dei Parchi e
di Ruzzo
Reti.
Accuse, quelle della procura teramana, respinte dall’Infn,
che assicura di “aver sempre agito
con onestà personale e correttezza
istituzionale”.
“Grave
rischio contaminazione” – A
preoccupare il giudice per le indagini preliminari, che ha vagliato
le risultanze investigative dei carabinieri del Noe coordinati
dai magistrati, è soprattutto “lo stato di generale
abbandono,
se non di degrado, di alcuni tratti delle gallerie dei
laboratori del Gran Sasso, come il nodo
B”,
dove “viene raccolta la maggior parte delle portate poi
destinate all’uso
idropotabile”.
La grande struttura scientifica all’interno del massiccio del
Gran Sasso, fiore all’occhiello della ricerca italiana,
sarebbe, “sotto numerosi aspetti, fragile,
non sufficientemente impermeabilizzata e non in grado di garantire la
collettività dai gravi
rischi di contaminazione delle
falde acquifere”. Scrive il gip
Roberto Veneziano nel
suo lungo decreto
di sequestro:
“Non riteniamo che ci sia stata la necessaria
separazione tra
le reti di condotte destinate alla raccolta e al convogliamento delle
acque per un uso non
idropotabile e quelle,
molto più delicate e complesse, finalizzate al consumo
umano”.
E queste ultime avrebbero, in più, una “scarsa
resistenza alle
azioni sismiche che purtroppo caratterizzano l’intera area del
Gran Sasso, e sono quindi facilmente
lesionabili”
e “un funzionamento a ‘pelo libero’ per cui, nel
caso di lesioni o di scarsa tenuta dei giunti (circostanza assai
frequente in questo tipo di tubazioni) l’acqua può
uscire o entrare dalle stesse”.
“Rischio
contatto tra composti chimici e acqua destinata a umani”
– L’impianto
accusatorio – costruito dal pool di magistrati della procura
di Teramo composto
dai pm Stefano
Giovagnoni, Greta
Aloisi e Davide
Rosati e
coordinata dal procuratore capo Antonio
Guerriero
–
parla chiaro: sia i laboratori di questo centro conosciuto in tutto
il mondo che le contigue gallerie dell’autostrada
A24-A25 avrebbero
contribuito a “deteriorare,
in modo permanente, le acque sotterranee”, da cui attingono
gli acquedotti e
i rubinetti domestici di 700mila
cittadini abruzzesi.
Acqua destinata al consumo umano, nonostante il rischio concreto di
contatto con “composti
chimici di
varia composizione, gasolio in
cisterne interrate e altre sostanze
con potere corrosivo”.
Nel corso dei ripetuti sopralluoghi sono stati trovati “pozzetti
superiormente aperti, dal fondo dei quali emergeva la falda freatica”
e “cascate d’acqua a pochi metri dal
cosiddetto esperimento
Borexino”.
Desta inquietudine pure la contaminazione da cloroformio dell’acqua
sottostante: secondo la procura di Teramo, non può non
scaturire dai Laboratori nazionali di fisica e dall’impiego,
“nelle loro attività
sperimentali,
di rilevanti quantità di reagenti e sostanze chimiche”.
“Pericolo
inquinamento significativo” – Il pericolo
di inquinamento,
rimarca il gip, è “significativo
e misurabile”,
tenendo conto, tra l’altro, che quello del Gran Sasso è
uno dei bacini
idrici più
importanti
d’Europa. “Si è potuto constatare che
le opere
di captazione e
convogliamento delle acque sotterranee destinate al consumo umano
presentano un insufficiente
grado di isolamento dall’esterno,
anomalia che espone tali acque a rischio di
..segue ./.
|