La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1902

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XXI N°6

febbraio 2019

PAGINA c         - 27

Segue da Pag.26: I casi di “terrorismo ebraico” contro i Palestinesi sono triplicati nel 2018

di sicurezza (alcuni casi di vandalismo non erano mai stati documentati in passato). Tuttavia, è evidente una certa debolezza nel modo in cui le forze di sicurezza trattano gli atti di terrorismo e di violenza ebraica; in qualche caso i sospettati vengono rapidamente rilasciati senza che siano prese altre misure legali.

Le autorità dell’esercito hanno stimato a circa 300 persone il numero degli attivisti della destra più estrema, la cosiddetta gioventù delle colline, la maggior parte dei quali vive in avamposti della Cisgiordania. Qualche dozzina di questi sono sospettati di partecipazione ad atti di violenza. La maggior parte dei sospettati è molto giovane, sui 15 o 16 anni. La maggior parte degli atti di violenza sembra siano stati commessi nella zona degli avamposti della Shiloh Valley tra Ramallah e Nablus, vicino alle colonie di Yitzhar vicino a Nablus e intorno agli avamposti sgomberati di Amona vicino a Ramallah. In alcuni casi, specialmente nei pressi di Yitzhar, sembra che anche i Palestinesi cerchino deliberatamente lo scontro con i residenti delle colonie.

Rif. - Traduzione di Donato Cioli

Conferenza stampa al Parlamento europeo denuncia la criminalizzazione della solidarietà con la Palestina e del BDS



Il 6 novembre, rappresentanti delle organizzazioni ebraiche europee e deputati del Parlamento europeo della GUE/NGL (Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica) e dei Verdi hanno organizzato una conferenza stampa al Parlamento europeo esprimendo le loro preoccupazioni sull'organizzazione di un convegno a Bruxelles sostenuto dal governo israeliano, con l'obiettivo di etichettare come forme di antisemitismo le legittime critiche e proteste contro le politiche governative israeliane, comprese le tattiche di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

L'incontro, co-organizzato dall'European Jewish Association e da due ministeri israeliani, aveva come obiettivo di persuadere tutti i partiti politici europei ad aderire alle "linee rosse" che definiscono “fondamentalmente antisemite" le legittime richieste di esercitare pressioni su Israele, anche attraverso le tattiche di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).

“Il BDS è una lotta pacifica e non violenta che ha contribuito a rovesciare il sistema di apartheid in Sud Africa. Lo farà anche in Palestina”, ha dichiarato l’europarlamentare Miguel Urban (GUE/NGL) alla conferenza stampa al Parlamento europeo a Bruxelles.

L'eurodeputata Ana Miranda (Verdi) ha affermato che "la criminalizzazione della solidarietà è aumentata negli ultimi anni: un esempio è stato il momento in cui alcuni parlamentari europei sono stati sequestrati (da Israele NdT) a bordo di una imbarcazione della Gaza flotilla (...)”, e ha aggiunto, “dichiaro il mio pieno sostegno al movimento BDS, faccio parte di questo movimento a guida palestinese per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza che chiama all’azione per spingere Israele a rispettare il diritto internazionale”.

“Siamo molto preoccupati per i recenti tentativi di usare false accuse di antisemitismo per limitare e criminalizzare le legittime critiche alle politiche del governo israeliano da parte di organizzazioni pacifiche della società civile”, ha affermato Bart Staes, deputato europeo (Verdi). “Ogni volta che torno dalla Palestina, devo ammettere che la situazione sta peggiorando, ecco perché la richiesta di boicottaggio sta diventando sempre più urgente.”, ha concluso.

“Non nel nostro nome”

Arthur Goodman, rappresentante del gruppo Ebrei europei per la giustizia per i palestinesi, ha denunciato i recenti tentativi di alcuni paesi europei e istituzioni europee di adottare la definizione di “antisemitismo” dell’International Holocaust Alliance (IHRA).

“La definizione di antisemitismo dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che viene sempre più adottata o presa in considerazione dai governi occidentali, è formulata in modo tale da essere facilmente adottata dai governi occidentali al fine di equiparare intenzionalmente all'antisemitismo le legittime critiche a Israele e la difesa dei diritti dei palestinesi, come mezzo per sopprimerle. È un passo molto pericoloso”, ha aggiunto.

“Siamo contro ogni forma di oppressione, ma il fatto che l'oppressione contro i palestinesi sia esercitata nel nostro nome è particolarmente intollerabile per noi, poiché chiediamo un giudaismo cosmopolita e internazionalista che sostenga le altre minoranze” ha detto Henri Goldmann della Progressive Jewish Organization of Belgium.

In una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana, 14 organizzazioni europee ebraiche hanno invitato le istituzioni europee, tra cui la Commissione europea, l'Agenzia per i diritti fondamentali (FRA) e i membri del Parlamento europeo, a "sfuggire ai tentativi del governo israeliano di usare false accuse di antisemitismo per limitare e criminalizzare il lavoro delle organizzazioni della società civile, comprese quelle di diverse comunità ebraiche d'Europa, nel perseguire la pace e la giustizia in Israele/Palestina.”

Nella loro dichiarazione hanno affermato: “Nel contesto di crescenti legami del governo israeliano con leader razzisti, sessisti e xenofobi, gruppi e partiti politici in Europa e negli Stati Uniti (alcuni dei quali con un passato segnato da palese antisemitismo), vi è una vera minaccia di emergente antisemitismo. La conferenza governativa israeliana organizzata a Bruxelles non cerca le soluzioni pur necessarie a questa minaccia. Purtroppo, cerca invece di sfruttare l'antisemitismo per mantenere uno status quo insostenibile di occupazione, oppressione e paura in Israele/Palestina. Siamo contro questo loro obiettivo.”

A cura di ECCP (European Coordination of Committees and Associations for Palestine)

Striscia di Gaza,
Grande Marcia del Ritorno:
16 palestinesi feriti dalle forze israeliane

Venerdì 18 gennaio 2019, 16 palestinesi sono stati feriti dalle forze di occupazione israeliane durante la loro partecipazione alle manifestazioni della Grande Marcia del Ritorno a est della Striscia di Gaza, tra cui diversi giornalisti e paramedici.

Le forze israeliane hanno aperto il fuoco e sparato lacrimogeni contro decine di migliaia di persone che hanno partecipato alle marce nella Striscia di Gaza.

Il portavoce del ministero della Sanità a Gaza, Ashraf al-Qidra, ha dichiarato in un comunicato che 11 manifestanti, 3 paramedici e 2 giornalisti sono stati feriti con proiettili durante le marce.

Ha aggiunto che le forze di occupazione hanno preso di mira un’ambulanza.

Dall’inizio della Grande Marcia, il 30 marzo 2018, 258 civili sono stati uccisi dalle forze di occupazione. I feriti sono 26 mila, tra cui 500 in pericolo di morte.

( Fonte: Infopal.it )

Colonizzazione sionista di tutta la Cisgiordania occupata

Il ministro sionista per la Scienza e la Tecnologia Ofir Akunis ha chiesto l’imposizione della sovranità sulla Cisgiordania occupata subito dopo le elezioni della 21ª Knesset (il parlamento del regime sionista), che si terranno in aprile.

“Dobbiamo accelerare il ritmo di costruzione in Samaria e in Giudea, in primo luogo per garantire il nostro diritto naturale alla nostra terra …”, ha affermato Akunis.

Ha chiesto un aumento dei fondi stanziati alle forze d’occupazione in Cisgiordania.

“Uno dei primi passi del 21º parlamento israeliano sarà l’applicazione della sovranità israeliana sulle aree ebraiche in Giudea e Samaria (Cisgiordania occupata)”, ha aggiunto il ministro della Scienza e della Tecnologia.

( Fonte: parstoday.com )

Fino al 22 gennaio raduni e manifestazioni per la liberazione di Ahmed Saadat

di Stefano Mauro

Nei Territori palestinesi occupati, in Europa e negli Stati Uniti viene ricordato il 17° anniversario dell’arresto del Segretario generale del Fplp da parte dell’Autorità nazionale palestinese. Saadat nel 2006 fu preso con la forza da un commando israeliano.

Ahmed Sa’adat è diventato segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), il più importante partito della sinistra radicale palestinese, nel 2001 dopo l’assassinio di Abu Ali Mustafa, ucciso da due razzi lanciati da un elicottero israeliano contro il suo ufficio a Ramallah. Come risposta un commando del Fplp uccise l’anno seguente Rahavam Zeevi, ministro israeliano e ideologo della deportazione dei palestinesi. L’Autorità nazionale palestinese fece arrestare il 15 gennaio 2002 Sa’adat che, nonostante il parere contrario dell’Alta Corte di giustizia Palestinese, rimase nel carcere di Gerico fino al 2006.

Dopo un violento attacco alla prigione di Gerico, dove Sa’adat era detenuto sotto il controllo di militari inglesi e americani, il segretario generale del Fplp ed i suoi compagni vennero prelevati da un commando militare israeliano e deportato nelle carceri di Tel Aviv, in violazione di qualsiasi convenzione internazionalmente riconosciuta sulla detenzione.

Sa’adat fu condannato a 30 anni di carcere come «referente politico» di un’organizzazione considerata da Tel Aviv come «terrorista». Da allora vive nelle carceri israeliane e periodicamente viene tenuto in regime di isolamento per lunghi periodi, il che ha provocato una campagna di solidarietà (#FreeAhmedSa’adat) da parte della sinistra internazionale che ne chiede il suo rilascio.

Da martedì 15 fino al 22 Gennaio nei Territori Occupati, in Europa e negli Stati Uniti viene celebrato il 17° anniversario dell’arresto di Sa’adat da parte dell’Autorità palestinese a causa anche degli Accordi di Oslo sulla “cooperazione per la sicurezza” con l’occupazione israeliana. Un coordinamento relativo alla sicurezza che, nonostante le dichiarazioni di facciata dell’attuale presidente Abu Mazen, ha portato e porta tutt’ora al ripetuto imprigionamento di numerosi esponenti politici palestinesi, principalmente appartenenti al Fplp e ad Hamas, con deportazioni, incarcerazioni ed assassini mirati come nel caso, lo scorso anno, dell’attivista Basil al Araj.

Le manifestazioni a favore della liberazione di Sa’adat sono un primo banco di prova del nuovo soggetto politico, l’Unione Democratica, che comprende 5 partiti della sinistra palestinese: Il Fronte popolare Liberazione Palestina (Fplp), Il Fronte democratico Liberazione Palestina (Fdlp), il partito Mubadara (INP), il Partito Popolare Palestinese (Ppp) e il partito Fida (Udp). L’obiettivo da parte dell’Unione Democratica è quello di mostrare alla popolazione palestinese una valida alternativa politica alle divisioni di questi anni da parte delle due principali formazioni politiche in Palestina: Fatah e Hamas.

In una dichiarazione congiunta Abu Ahmed Fuad, vice segretario del Fplp e Qais Abdel Karim, vice segretario del Fdlp, hanno esposto quali possono essere le linee guida dell’Unione Democratica. Per prima cosa «l’abbandono delle divisioni e delle lotte interne tra Fatah e Hamas» per l’egemonia politica ed il conseguente ritiro di tutti gli accordi di collaborazione per la sicurezza tra gli apparati di sicurezza palestinesi e l’esercito di occupazione israeliano. Successivamente una radicale riforma dell’Olp che sia frutto della reale e concreta volontà del popolo palestinese ed includa anche quelle forze politiche islamiste, Hamas e Jihad Islamico, che rappresentano la resistenza palestinese all’occupazione ed alla colonizzazione israeliana.

Proprio in quest’ottica lo stesso Sa’adat ha recentemente dichiarato in un’intervista:«Il nostro impegno è quello di ricostruire il fronte di liberazione nazionale, cioè l’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina): noi ci vediamo in mezzo tra Fatah e Hamas per creare un equilibrio e salvare l’unità nazionale, portando la nostra idea progressista, di sinistra e di rappresentanza di popolo. Tutte le classi palestinesi devono essere parte di questo processo di unità e le classi popolari non devono essere escluse dalla leadership del movimento, come lo sono state negli ultimi 40 anni».

( Fonte: NenaNews )

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1902

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.