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La VOCE ANNO XXI N°6

febbraio 2019

PAGINA 4         - 20

Segue da Pag.19: La Rivoluzione Cubana si è sempre dovuta al suo popolo

rivoluzionario attaccavano le prime e necessarie misure che si adottavano contro gli autori di tali azioni criminali del Governo recentemente crollato.

Il 22 gennaio del 1959 si realizzò nei saloni dell’hotel Riviera, a archL’Avana, quella che Fidel chiamò la conferenza stampa più grande del mondo. Photo: Archivo

Il popolo che non solo chiedeva, ma che esigeva giustizia, si concentrò rispondendo al richiamo del suo leader e quasi un milione di cubani si riunirono davanti alla terrazza nord del Palazzo Presidenziale.
Così iniziava l’Operazione Verità. Lì c’erano 380 giornalisti stranieri che erano accorsi alla convocazione, così come il Corpo Diplomatico e altri invitati.
In un momento del suo intervento Fidel disse : « Quelli che sono d’accordo con la giustizia che si sta applicando qui, quelli che sono d’accordo che gli sbirri siano fucilati, che alzino la mano. (La folla alzò la mano all’unanimità).
Signori rappresentanti del corpo diplomatico, signori giornalisti di tutto il continente, la giuria di un milione di cubani di tutte le idee e di tutte le classi sociali ha votato! »
Il mondo riocnobbe che quell’azione era il grande giuramento del popolo che diceva Sì alla giustizia rivoluzionaria . Era il 21 gennaio del 1959 e la Rivoluzione sentì come il popolo le offriva tutto il suo appoggio.
Fidel assicurava da allora: «Io non devo rendere conto a nessun congressista degli Stati Uniti nè a nessun governo straniero. Io rendo conto ai popoli e prima di tutto al mio popolo ».
Rispondeva così a un gruppo di congressisti che si opponevano – con quale diritto ? - alle condanne dei criminali di guerra batistiani e chiedevano che il Dipartimento di Stato intervenisse nel tema.
Da qui giorni vengono le sanzioni economiche contro il nostro paese, prima con la sospensione della quota dello zucchero, poi il blocco commerciale e, se necessario, l’invio di truppe.
Il 22 gennaio, il giorno dopo, si realizzò nei saloni dell’Hotel Riviera a L’Avana quella che il Comandante chiamò la conferenza stampa più grande del mondo.
Giornalisti e analisti di quel fatto inedito risaltarono il precedente che due grandi agenzie nordamericane di Notizie, la Associated Press e la United Press, con la Società Interamericana di Stampa (SIP) e vari congressisti nordamericani , avevano scatenato la più ingiusta e infame campagna contro l’Isola.
Fidel convocò a L’Avana tutti i giornalisti stranieri che volevano conoscere la realtà cubana, fatto che è passato alla storia con il nome di Operazione Verità.
In un articolo pubblicato al rispetto, il collega Juan Marrero ricorda che ritornando nei loro paesi molti giornalisti che erano venuti a Cuba non poterono pubblicare i loro articoli. Alcuni furono da allora amici e collaboratori vicini al nostro processo, anche al prezzo di restare senza posto di lavoro e d’essere perseguitati. (GM – Granma Int.)

Maduro ricorda Gramsci: «I suoi ideali ci chiamano a continuare la lotta contro il fascismo»



Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, ha reso omaggio al rivoluzionario italiano Antonio Gramsci a 128 anni della sua nascita e posto in rilievo la sua eredità nella lotta contro il fascismo.

"Ricordiamo i 128 anni della nascita di uno dei più grandi rivoluzionari della storia, Antonio Gramsci. Filosofo e teorico italiano, che nonostante le circostanze a cui è stato sottoposto, non si è inchinato. I suoi ideali ci chiamano a continuare la lotta contro il fascismo", ha scritto il capo dello stato su Twitter.

Gramsci nacque ad Ales in Sardegna, Italia, nel 1891 e morì a Roma in una prigione fascista il 27 aprile 1937, a causa di un'emorragia cerebrale all'età di 46 anni.

Fu il fondatore del Partito Comunista Italiano, lavorò per il Comintern (la Terza Internazionale Comunista) a Mosca, in Russia e a Vienna, in Austria. Fu uno dei principali promotori della rivoluzione culturale marxista del XX secolo.

Fu arrestato nel 1926 e trascorse il resto della sua vita in carcere condannato dal governo di Mussolini a 20 anni di carcere. Fu anche sottoposto a vessazioni e maltrattamenti, combinati con una tubercolosi portandolo alla morte, come riferiscono fonti storiche.

Fonte: AVN - Notizia del: 22/01/2019

Marco Papacci - 24 gennaio alle ore 01:05

Il 20 maggio il popolo venezuelano ha confermato Nicolas Maduro alla presidenza con circa due terzi dei votanti e una partecipazione elettorale non inferiore a quella di molti altri Paesi.
La legittimità di Maduro viene oggi contestata da uno schieramento internazionale capeggiato dagli Stati Uniti di Trump e con in prima fila governi di destra come quello brasiliano e quello colombiano. Costoro vogliono il caos e la guerra civile in Venezuela per mettere fine a un’importante esperienza democratica che ha realizzato negli ultimi vent'anni risultati fondamentali su tutti i piani e fa fronte oggi a un boicottaggio politico, economico e mediatico che vede impegnate le forze capitaliste e imperialiste tuttora dominanti a livello mondiale.
Ironicamente, la legittimità di Maduro è contestata da governi come quello colombiano, un Paese dove non passa giorno senza che venga ucciso un dirigente popolare, o quello brasiliano, capeggiato da un individuo apertamente fascista e nostalgico della dittatura come Bolsonaro. Per non parlare di Trump che tenta di restaurare il tradizionale dominio statunitense su tutta l’America Latina, trovando nel Venezuela Bolivariano un ostacolo da distruggere.
Ma altri Stati latinoamericani e non solo contrastano questo attacco imperialista.
Il Venezuela di Maduro non finirà come il Cile di Allende.
Ribadiamo la nostra solidarietà al popolo venezuelano e al suo legittimo governo!
Chiediamo al Governo Italiano e all’Unione Europea di dissociarsi dal forsennato attacco all'autodeterminazione del Venezuela.

Presidio Sabato 26 gennaio - ore 12.00 - via Nicolò Tartaglia 11, Roma - (Davanti all’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela).

Italia- Venezuela Bolivariana
Per aderire inviare una mail a comitatoivb@gmail.com
Adesioni (la lista viene aggiornata man mano):
- Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba circolo di Roma
- Patria Socialista
- Giuristi Democratici
- Altrenotizie.org
- Libera TV
- Associazione Italia-Nicaragua

Cuba respinge energicamente la minaccia d'attivazione del Titolo III della Legge Helms Burton

Dichiarazione del Ministero delle Relazioni Estere - 17/01/2019

Il 16 gennaio del 2019, il Dipartimento di Stato degli Stati Uiti ha annunciato la decisione di sospendere solo per 45 giorni l'applicazione del Titolo III della legge Helms-Burton, "per realizzare un'accurata revisione … alla luce degli interessi nazionali degli Stati Uniti e degli sforzi per accelerare una transizione verso la democrazia in Cuba e includere elementi tali come la brutale oppressione del regime contro i diritti umani e le libertà fondamentali e l'appoggio imperdonabile ai regimi sempre più autoritari e corrotti del Venezuela e del Nicaragua".

Il governo del Presidente Donald Trump minaccia un nuovo passo che rafforzerebbe in maniera pericolosa il blocco contro Cuba, violerebbe in maniera flagrante il Diritto Internazionale, attaccherebbe direttamente la sovranità e gli interessi di terzi paesi.

Cuba respinge questa minaccia in modo energico, fermo e categorico e la assume come un'azione ostile d'estrema arroganza e irresponsabilità e inoltre condanna il linguaggio senza rispetto e calunniatore del messaggio pubblico del Dipartimento di Stato.

La Legge Helms-Burton è entrata in vigore nel 1996 ed è stata concepita per indurire la politica di blocco economico, commerciale e finanziario imposta ufficialmente nel 1962 con l'obiettivo di sovvertire e far cadere il governo di Cuba e imporre un regime gradito al Governo degli Stati Uniti.

Consta di quattro titoli e si applica dalla sua promulgazione. Si caratterizza per la sua estrema portata extraterritoriale, per le sue violazione delle norme e dei principi del Diritto Internazionale, perchè contravviene le regole del commercio e delle relazioni economiche internazionali e perché lede la sovranità di altri Stati, soprattutto per l'applicazione delle sue disposizioni contro le compagnie e le persone stabilite nei territori di questi.

È stata respinta dalla comunità internazionale quasi unanimemente nelle Nazioni Unite e in organismi internazionali specializzati e nelle organizzazioni regionali come la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici e L'Unione Africana.

Vari paesi contano con leggi nazionali per affrontare gli effetti extraterritoriali di questa legge.

Tra i fini centrali della legge Helms-Burton c'è quello d'intorpidire le relazioni economiche, commerciali e finanziarie di Cuba con terzi paesi e danneggiare la sua capacità d'attrarre investimenti diretti di capitali stranieri per il suo sviluppo. A questo proposito sono dedicati espressamente i titoli III e IV della legge.

Il titolo III stabilisce l'autorizzazione a nazionali statunitensi di presentare in tribunali degli Stati Uniti denunce contro ogni straniero che "traffichi" con proprietà statunitensi nazionalizzate in Cuba nel decennio del 1960, in un processo legittimo, come riconobbe la Corte Suprema degli Stati Uniti , realizzato dal governo cubano con totale rispetto del Diritto Internazionale.

Tra le aberrazioni più significative, questo titolo estende questa autorizzazione a proprietari che non erano cittadini degi Stati Uniti al momento in cui avvennero le nazionalizzazioni e le cui presunte proprietà non sono mai state certificate.

In virtù di quanto disposto dalla legge Helms-Burton, tutti i Presidenti statunitensi dal 1996, includendo Trump nel 2017 e 2018, hanno fatto uso consecutivamente della facoltà esecutiva di sospendere l' applicazione del titolo III ogni sei mesi, riconoscendo che consiste nell'aspetto più duro e inaccettabile di questo contro il Diritto Internazionale e la sovranità di altri Stati.

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