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La VOCE 1904

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La VOCE ANNO XXI N°8

aprile 2019

PAGINA c         - 27

segue da pag.26: ispettori dell'onu chiedono a israele di rivedere le "regole d'ingaggio" nell'imminenza dell'anniversario delle proteste a gaza. una gravissima preoccupazione è dovuta all'"esaurimento delle fonti naturali di acqua potabile a gaza e all'impossibilità per i palestinesi di avere accesso alla maggior parte delle loro sorgenti in cisgiordania," ha detto il relatore speciale. l'agenzia onu per la salute avverte che il livello di necessità delle vittime di gaza è enorme . in concomitanza con gli sviluppi al consiglio per i diritti umani di lunedì, l'organizzazione mondiale della salute (oms) ha chiesto 5,3 milioni di dollari per aiutare le molte migliaia di gazawi feriti e menomati durante le manifestazioni. "la vastità delle necessità traumatologiche a gaza è enorme: ogni settimana continuano ad arrivare agli ospedali pazienti feriti, che necessitano di complesse cure a lungo termine," ha detto il dottor gerald rockenschaub, capo dell'ufficio del oms per i territori palestinesi occupati. l'oms ha ripetuto la preoccupazione che l'imminente anniversario di un anno della "grande marcia del ritorno" il 30 marzo possa avere come risultato ulteriori vittime e un incremento di persone che hanno bisogno di cure traumatologiche e di servizi di riabilitazione. (traduzione di amedeo rossi) . un'impennata della censura: nel 2018 israele ha censurato in media un articolo al giorno. marzo 17, 2019 . 15 marzo 2019. lo scorso anno la censura dell'esercito israeliano ha vietato la pubblicazione di più notizie che in quasi ogni altro anno in questo decennio. mentre meno articoli che negli anni precedenti sono stati sottoposti alla verifica, la percentuale di articoli che sono stati parzialmente o totalmente censurati è stata notevolmente più alta. nel 2018 la censura militare israeliana ha vietato la pubblicazione di 363 articoli, più di 6 alla settimana, mentre ha parzialmente o totalmente cancellato un totale di 2.712 notizie che le sono state sottoposte a controllo preventivo. secondo i dati, forniti in risposta a una richiesta relativa alla libertà di informazione presentata da +972 magazine [sito web israeliano di sinistra in inglese, ndt.], da "local call" [versione in ebraico di +972, ndt.] e dal "movimento per la libertà d'informazione" [associazione israeliana per la trasparenza nell'informazione, ndt.], nel 2018 il censore ha vietato la pubblicazione di notizie più che in qualunque altro anno del decennio. è aumentato anche il numero di notizie pubblicate con l'intervento della censura, in quanto la percentuale di informazioni censurate nel 2018 è stata più alta che in qualunque anno dal 2011. solo il 2014 – l'anno dell'ultima guerra israeliana contro gaza – ha visto una censura altrettanto significativa sulla stampa, quando il censore dell'idf [l'esercito israeliano, ndt.] ha parzialmente o totalmente cancellato 3.122 notizie e ha completamente bloccato la pubblicazione di altri 597 articoli. rispetto al 2017 il picco di interventi censori è significativo: nell'ultimo anno il censore dell'idf ha impedito la pubblicazione di 92 articoli in più rispetto all'anno precedente, mentre ha parzialmente o totalmente cancellato altre 625 notizie. negli ultimi otto anni il censore ha impedito che venisse stampato un totale di 2.661 informazioni. in israele viene chiesto a tutti i mezzi di comunicazione di sottoporre al controllo della censura dell'idf gli articoli riguardanti la sicurezza e le relazioni internazionali prima della loro pubblicazione. il censore ricava la propria autorità dalle "disposizioni d'emergenza" messe in atto dopo la fondazione di israele e che sono rimaste in vigore fino ad oggi. queste disposizioni consentono al censore di cancellare totalmente o parzialmente un articolo, vietando ai mezzi di comunicazione di segnalare in qualche modo se un articolo è stato modificato. negli ultimi anni, tuttavia, sempre più giornalisti in israele hanno utilizzato il termine "approvato dalla censura" nei loro articoli. negli ultimi anni il censore ha anche cercato di estendere il raggio del proprio potere per controllare informazioni prima della pubblicazione in rete, anche notificando a blogs indipendenti e a pubblicazioni digitali, come +972 magazine, che devono sottoporre a controllo certi articoli. mentre i criteri giuridici che definiscono il mandato della censura militare sono sia stringenti che decisamente ampi, la decisione su quali articoli sottoporre al controllo rimane a discrezione dei direttori dei mezzi di informazione israeliani. nel 2018 i giornalisti hanno sottoposto a controllo 10.938 articoli, meno che nell'anno precedente (11.035). la diminuzione degli articoli presentati, insieme all'aumento degli interventi censori, potrebbe indicare che i redattori hanno imparato cosa sia o non sia di reale importanza per il censore, diventando più selettivi riguardo a quello che presentano [alla censura]. oppure la riduzione può essere il risultato del fatto che i mezzi di comunicazione pubblicano meno articoli su problemi riguardanti la sicurezza. mentre il censore dell'esercito israeliano non rivela quali articoli ha revisionato con maggiore frequenza, è probabile che il significativo aumento della censura lo scorso anno sia legato alle attività dell'esercito israeliano, sia palesi che occulte, contro l'iran in siria e in libano, o ad articoli sulle unità israeliane in incognito nella striscia di gaza denunciate da hamas lo scorso novembre. israele è l'unico paese del mondo democratico in cui ai giornalisti e alle pubblicazioni è legalmente richiesto di sottoporre a controllo i propri articoli prima della pubblicazione e l'unico in cui questa censura può essere imposta penalmente. oltretutto i poteri della censura militare israeliana si estendono al di là dei mezzi di informazione e includono l'autorità di controllare prima della loro pubblicazione e censurare libri e documenti negli archivi di stato. nel 2018 gli editori israeliani hanno sottoposto 83 libri alla censura militare israeliana, di cui solo 34 sono stati approvati senza nessun intervento. nel contempo lo scorso anno il censore ha parzialmente o totalmente censurato 49 libri. nel 2017 sono stati presentati alla censura dell'idf 84 libri, 53 dei quali sono stati censurati e 31 approvati. negli ultimi anni il censore dell'idf ha anche controllato documenti negli archivi di stato, presumibilmente come parte di un tentativo di rendere disponibili questi documenti al pubblico. il personale degli archivi di stato ha sempre usato la propria discrezionalità riguardo a quali documenti rendere pubblici e quali potessero eventualmente rappresentare una minaccia per il prestigio internazionale o per la sicurezza nazionale. nel 2018 gli archivi di stato hanno sottoposto a controllo solo 2.908 documenti, rispetto ai 7.770 del 2016 e ai 5.213 del 2017. la censura dell'idf, tuttavia, ha rifiutato di comunicare il numero di documenti su cui è intervenuta. il censore dell'idf è escluso dalla legge sulla libertà di informazione e quindi non è affatto obbligato a pubblicare i propri dati. nel corso degli anni si è anche modificata l'ampiezza delle informazioni condivise. prima che nel 2015 il generale di brigata ariella ben avraham assumesse l'incarico di capo censore, eravamo abituati a ricevere risposte su quanto materiale di archivio fosse stato censurato, così come su quanto spesso i censori avessero chiesto di eliminare o modificare le informazioni che erano già state pubblicate senza essere sottoposte a controllo. in una lettera del 2018 il generale di brigata ben avraham ha scritto che questi dati non sono più raccolti e di conseguenza non possono più essere divulgati al pubblico. in merito racheli edri, direttrice esecutiva del "movimento per la libertà di informazione" ha chiesto che il censore tenga nota di questi dati e li renda pubblici in futuro, ma non ha ricevuto risposta.
questi dettagli non sono stati inclusi nell'ultima serie di dati diffusi dal censore nel 2019. "tutti sanno che, di questi tempi, tutta l'istituzione della censura militare deve essere in qualche modo rivista," dice edri. "poiché cerchiamo di capire l'ampiezza del lavoro di revisione dei censori, ci rivolgiamo a loro con l'intesa non scritta che rispondano davvero. tuttavia, quando non condividono le informazioni con noi, i nostri strumenti per impugnare la loro decisione sono molto scarsi, quasi inesistenti." edri spiega che in un certo senso ciò crea una specie di censura doppia: "prima loro censurano, poi non forniscono le informazioni sull'ampiezza della censura." (traduzione di amedeo rossi) . rapporto ocha del periodo . 26 febbraio – 11 marzo (due settimane). (mustafa hassona/anadolu agency/getty images). marzo 17, 2019 . a gaza, durante il periodo di riferimento, le dimostrazioni e gli scontri del venerdì lungo la recinzione perimetrale, hanno provocato l'uccisione di due palestinesi, entrambi 23enni, ed il ferimento di altri 556; inoltre un palestinese di 22 anni è morto per le ferite riportate il venerdì precedente (22 febbraio). i due palestinesi di cui sopra, sono stati uccisi con armi da fuoco l'1 e l'8 marzo, durante le proteste svolte nelle zone di deir al balah e di rafah. dal 30 marzo 2018, data di inizio delle proteste collegate alla "grande marcia di ritorno", 193 palestinesi sono stati uccisi e 26.625 sono stati feriti. secondo il ministero della sanità palestinese, dei [556] feriti registrati nel periodo di riferimento, 269 sono stati ricoverati in ospedale; 79 di questi hanno riportato ferite da armi da fuoco. al lancio da parte di palestinesi di proiettili, palloncini incendiari e ordigni esplosivi verso israele, hanno fatto seguito diversi attacchi aerei israeliani e bombardamenti contro siti militari appartenenti, secondo quanto riferito, a gruppi armati palestinesi e contro porti: risultano danneggiati due siti e tre barche da pesca. il 6 marzo, nel corso di ulteriori proteste e azioni correlate con la "grande marcia di ritorno", è stato ucciso un 15enne e altri 66 palestinesi sono rimasti feriti. queste ulteriori proteste includono le dimostrazioni tenute sulla spiaggia, vicino alla recinzione perimetrale, nella parte nord della striscia, e il tentativo, da parte di una flottiglia di barche, di rompere il blocco navale, nonché le attività notturne presso la recinzione; nel corso di queste ultime si è fatto uso di ordigni esplosivi contro le forze israeliane. nelle aree ad accesso riservato, imposte da israele sia sulla terraferma che al largo della costa di gaza, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento in almeno 32 occasioni estranee alle dimostrazioni sopraccitate. in tre casi, quattro pescatori palestinesi sono stati feriti, altri sette pescatori sono stati arrestati e due imbarcazioni sono state confiscate dalle forze navali israeliane. in un altro caso, le forze israeliane hanno arrestato due palestinesi che, secondo quanto riferito, tentavano di infiltrarsi in israele attraverso la recinzione perimetrale. in tre casi, le forze israeliane sono entrate nella striscia, nelle aree di beit lahiya e beit hanoun, ed hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e scavi in prossimità della recinzione perimetrale. in cisgiordania, in due occasioni, tre palestinesi sono stati uccisi e due membri delle forze israeliane sono rimasti feriti [di seguito il dettaglio]. nelle prime ore del 4 marzo, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi che percorrevano in auto la strada principale vicino al villaggio di kafr ni'ma (ramallah). le autorità israeliane sostengono che si sarebbe trattato di un tentativo deliberato di speronamento. fonti locali palestinesi hanno segnalato che i due palestinesi, insieme ad un altro che è stato arrestato, hanno investito una jeep militare accidentalmente, provocando il ferimento di due membri delle forze israeliane. i corpi dei due palestinesi sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane. il 10 marzo, nella zona di jericho, a un posto di blocco volante sulla strada 90, un altro automobilista palestinese di 22 anni è stato colpito ed ucciso dalla polizia israeliana; a quanto riferito, il giovane avrebbe ignorato l'alt della polizia. altri due passeggeri sono fuggiti. le autorità israeliane hanno aperto un'indagine, nella convinzione che l'autista non si sia fermato perché i passeggeri erano implicati in attività criminali. queste ultime morti portano a dieci il numero di palestinesi uccisi in cisgiordania dalle forze israeliane dall'inizio del 2019 ad oggi. il 5 marzo, nel quartiere di as salaymeh nella zona h2 di hebron controllata da israele, tre minori, di età compresa tra uno e quattro anni, sono morti nell'incendio della loro casa. secondo fonti palestinesi, i servizi di soccorso sono stati ritardati dal fatto che, per le ambulanze e i vigili del fuoco, l'accesso all'area richiede un coordinamento preventivo con le autorità israeliane. in cisgiordania, durante il periodo di riferimento, in numerosi scontri con le forze israeliane sono complessivamente rimasti feriti 26 palestinesi: un calo significativo di circa l'82%, rispetto alla media di ferimenti (146 ogni due settimane) registrata finora nel 2019. dei 26 citati, 13 sono rimasti feriti negli scontri scoppiati nel villaggio di kafr qaddum (tulkarm) durante le proteste settimanali contro l'espansione degli insediamenti israeliani; otto hanno subìto lesioni nel corso di un'altra protesta svolta a beit sira (ramallah) per chiedere il rilascio dei corpi dei due palestinesi uccisi vicino a kafr ni'ma [vedi sopra]. infine, altri cinque sono rimasti feriti negli scontri avvenuti durante due operazioni di ricerca-arresto condotte dalle forze israeliane nella città di nablus. complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 173 operazioni di questo tipo, il 45% delle quali è culminato in scontri. la metà delle lesioni è stata causata da inalazione di gas lacrimogeno richiedente cure mediche, circa il 38% da proiettili di gomma, l'8% da aggressioni fisiche e il 4% da proiettili di arma da fuoco. inoltre, le forze israeliane, sostenendo che erano stati piantati su "terra di stato" [dichiarata tale da israele], hanno sradicato 135 ulivi appartenenti a [palestinesi del] campo profughi di arub e della zona di khallet ad dab'a. sette attacchi attribuiti a coloni israeliani hanno provocato il ferimento di tre palestinesi e danni a proprietà palestinesi [di seguito il dettaglio]. nel villaggio di jaba (gerusalemme), coloni israeliani hanno lanciato pietre contro un veicolo che viaggiava sulla strada 60, ferendo due palestinesi, mentre nella zona h2 della città di hebron hanno causato lesioni ad un altro palestinese spruzzandogli liquido al peperoncino. in altri tre episodi, i residenti di burin e di urif (entrambi a nablus) e far'ata (qalqiliya) hanno riferito che i coloni hanno danneggiato circa 50 ulivi di proprietà palestinese. nell'episodio avvenuto in ‘urif, dopo che coloni avevano lanciato pietre contro la scuola e case circostanti, si sono innescati scontri tra palestinesi e coloni sostenuti dalle forze israeliane che li accompagnavano. in un altro caso nel villaggio di far'ata, palestinesi hanno riferito che coloni provenienti dall'avamposto di gilad hanno gettato diversi animali morti in un pozzo; sul caso i palestinesi hanno presentato una denuncia alle autorità israeliane. in un altro episodio, avvenuto in khirbet nella zona di tawamin, coloni israeliani dell'insediamento di susiya (hebron) hanno distrutto un tratto di una recinzione di 200 metri che delimitava terreni agricoli, un cancello e dieci serbatoi d'acqua; anche in questo caso il proprietario ha presentato una denuncia alla polizia israeliana. nell'area della valle del giordano, un cane di proprietà di coloni ha attaccato e ferito un vitello di proprietà di una famiglia palestinese della comunità di ein al hilweh. sono stati segnalati altri due episodi avvenuti il 10 ed 11 marzo nella zona h2 di hebron: coloni israeliani hanno molestato attivisti internazionali che accompagnavano dei bambini alla scuola di qurdoba. la polizia israeliana presente sul luogo ha disperso sia i coloni che gli attivisti. sono state demolite 18 strutture di proprietà palestinese, sfollando 42 persone e creando danno ad altre 67: tutte le strutture, tranne una, sono state demolite per la mancanza di permessi rilasciati da israele. 12 di queste strutture, erano nell'area c e 5 a gerusalemme est. la struttura rimanente, una abitazione situata nel villaggio di kobar (ramallah) in zona b, è stata demolita il 7 marzo; apparteneva alla famiglia di un palestinese arrestato e accusato di aver compiuto un attacco che, nel dicembre 2018, provocò la morte di due soldati israeliani: si è trattato quindi di una demolizione "punitiva". dall'inizio del 2019 questa è la seconda demolizione punitiva; nel 2018, con la stessa motivazione furono demolite sei abitazioni. il 7 marzo, nella comunità beduina di arab ar rashaydiya (betlemme) le forze israeliane hanno confiscato sette latrine ricevute in donazione. ..segue ./.
Segue da Pag.26: Ispettori dell'ONU chiedono a Israele di rivedere le "regole d'ingaggio" nell'imminenza dell'anniversario delle proteste a Gaza.

Una gravissima preoccupazione è dovuta all'"esaurimento delle fonti naturali di acqua potabile a Gaza e all'impossibilità per i palestinesi di avere accesso alla maggior parte delle loro sorgenti in Cisgiordania," ha detto il relatore speciale.

L'agenzia ONU per la salute avverte che il livello di necessità delle vittime di Gaza è enorme

In concomitanza con gli sviluppi al Consiglio per i Diritti Umani di lunedì, l'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) ha chiesto 5,3 milioni di dollari per aiutare le molte migliaia di gazawi feriti e menomati durante le manifestazioni.

"La vastità delle necessità traumatologiche a Gaza è enorme: ogni settimana continuano ad arrivare agli ospedali pazienti feriti, che necessitano di complesse cure a lungo termine," ha detto il dottor Gerald Rockenschaub, capo dell'ufficio del OMS per i Territori Palestinesi Occupati.

L'OMS ha ripetuto la preoccupazione che l'imminente anniversario di un anno della "Grande Marcia del Ritorno" il 30 marzo possa avere come risultato ulteriori vittime e un incremento di persone che hanno bisogno di cure traumatologiche e di servizi di riabilitazione.

(traduzione di Amedeo Rossi)

Un'impennata della censura: nel 2018 Israele ha censurato in media un articolo al giorno



MARZO 17, 2019



15 marzo 2019,

Lo scorso anno la censura dell'esercito israeliano ha vietato la pubblicazione di più notizie che in quasi ogni altro anno in questo decennio. Mentre meno articoli che negli anni precedenti sono stati sottoposti alla verifica, la percentuale di articoli che sono stati parzialmente o totalmente censurati è stata notevolmente più alta.

Nel 2018 la censura militare israeliana ha vietato la pubblicazione di 363 articoli, più di 6 alla settimana, mentre ha parzialmente o totalmente cancellato un totale di 2.712 notizie che le sono state sottoposte a controllo preventivo. Secondo i dati, forniti in risposta a una richiesta relativa alla libertà di informazione presentata da +972 Magazine [sito web israeliano di sinistra in inglese, ndt.], da "Local Call" [versione in ebraico di +972, ndt.] e dal "Movimento per la libertà d'informazione" [associazione israeliana per la trasparenza nell'informazione, ndt.], nel 2018 il censore ha vietato la pubblicazione di notizie più che in qualunque altro anno del decennio.

È aumentato anche il numero di notizie pubblicate con l'intervento della censura, in quanto la percentuale di informazioni censurate nel 2018 è stata più alta che in qualunque anno dal 2011. Solo il 2014 – l'anno dell'ultima guerra israeliana contro Gaza – ha visto una censura altrettanto significativa sulla stampa, quando il censore dell'IDF [l'esercito israeliano, ndt.] ha parzialmente o totalmente cancellato 3.122 notizie e ha completamente bloccato la pubblicazione di altri 597 articoli.

Rispetto al 2017 il picco di interventi censori è significativo: nell'ultimo anno il censore dell'IDF ha impedito la pubblicazione di 92 articoli in più rispetto all'anno precedente, mentre ha parzialmente o totalmente cancellato altre 625 notizie. Negli ultimi otto anni il censore ha impedito che venisse stampato un totale di 2.661 informazioni.

In Israele viene chiesto a tutti i mezzi di comunicazione di sottoporre al controllo della censura dell'IDF gli articoli riguardanti la sicurezza e le relazioni internazionali prima della loro pubblicazione. Il censore ricava la propria autorità dalle "disposizioni d'emergenza" messe in atto dopo la fondazione di Israele e che sono rimaste in vigore fino ad oggi. Queste disposizioni consentono al censore di cancellare totalmente o parzialmente un articolo, vietando ai mezzi di comunicazione di segnalare in qualche modo se un articolo è stato modificato. Negli ultimi anni, tuttavia, sempre più giornalisti in Israele hanno utilizzato il termine "approvato dalla censura" nei loro articoli.

Negli ultimi anni il censore ha anche cercato di estendere il raggio del proprio potere per controllare informazioni prima della pubblicazione in rete, anche notificando a blogs indipendenti e a pubblicazioni digitali, come +972 Magazine, che devono sottoporre a controllo certi articoli.

Mentre i criteri giuridici che definiscono il mandato della censura militare sono sia stringenti che decisamente ampi, la decisione su quali articoli sottoporre al controllo rimane a discrezione dei direttori dei mezzi di informazione israeliani. Nel 2018 i giornalisti hanno sottoposto a controllo 10.938 articoli, meno che nell'anno precedente (11.035). La diminuzione degli articoli presentati, insieme all'aumento degli interventi censori, potrebbe indicare che i redattori hanno imparato cosa sia o non sia di reale importanza per il censore, diventando più selettivi riguardo a quello che presentano [alla censura]. Oppure la riduzione può essere il risultato del fatto che i mezzi di comunicazione pubblicano meno articoli su problemi riguardanti la sicurezza.

Mentre il censore dell'esercito israeliano non rivela quali articoli ha revisionato con maggiore frequenza, è probabile che il significativo aumento della censura lo scorso anno sia legato alle attività dell'esercito israeliano, sia palesi che occulte, contro l'Iran in Siria e in Libano, o ad articoli sulle unità israeliane in incognito nella Striscia di Gaza denunciate da Hamas lo scorso novembre.

Israele è l'unico Paese del mondo democratico in cui ai giornalisti e alle pubblicazioni è legalmente richiesto di sottoporre a controllo i propri articoli prima della pubblicazione e l'unico in cui questa censura può essere imposta penalmente. Oltretutto i poteri della censura militare israeliana si estendono al di là dei mezzi di informazione e includono l'autorità di controllare prima della loro pubblicazione e censurare libri e documenti negli archivi di Stato.

Nel 2018 gli editori israeliani hanno sottoposto 83 libri alla censura militare israeliana, di cui solo 34 sono stati approvati senza nessun intervento. Nel contempo lo scorso anno il censore ha parzialmente o totalmente censurato 49 libri. Nel 2017 sono stati presentati alla censura dell'IDF 84 libri, 53 dei quali sono stati censurati e 31 approvati.

Negli ultimi anni il censore dell'IDF ha anche controllato documenti negli archivi di Stato, presumibilmente come parte di un tentativo di rendere disponibili questi documenti al pubblico. Il personale degli archivi di Stato ha sempre usato la propria discrezionalità riguardo a quali documenti rendere pubblici e quali potessero eventualmente rappresentare una minaccia per il prestigio internazionale o per la sicurezza nazionale. Nel 2018 gli archivi di Stato hanno sottoposto a controllo solo 2.908 documenti, rispetto ai 7.770 del 2016 e ai 5.213 del 2017. La censura dell'IDF, tuttavia, ha rifiutato di comunicare il numero di documenti su cui è intervenuta.

Il censore dell'IDF è escluso dalla legge sulla libertà di informazione e quindi non è affatto obbligato a pubblicare i propri dati. Nel corso degli anni si è anche modificata l'ampiezza delle informazioni condivise. Prima che nel 2015 il generale di brigata Ariella Ben Avraham assumesse l'incarico di capo censore, eravamo abituati a ricevere risposte su quanto materiale di archivio fosse stato censurato, così come su quanto spesso i censori avessero chiesto di eliminare o modificare le informazioni che erano già state pubblicate senza essere sottoposte a controllo.

In una lettera del 2018 il generale di brigata Ben Avraham ha scritto che questi dati non sono più raccolti e di conseguenza non possono più essere divulgati al pubblico. In merito Racheli Edri, direttrice esecutiva del "Movimento per la Libertà di Informazione" ha chiesto che il censore tenga nota di questi dati e li renda pubblici in futuro, ma non ha ricevuto risposta.

Questi dettagli non sono stati inclusi nell'ultima serie di dati diffusi dal censore nel 2019.

"Tutti sanno che, di questi tempi, tutta l'istituzione della censura militare deve essere in qualche modo rivista," dice Edri. "Poiché cerchiamo di capire l'ampiezza del lavoro di revisione dei censori, ci rivolgiamo a loro con l'intesa non scritta che rispondano davvero. Tuttavia, quando non condividono le informazioni con noi, i nostri strumenti per impugnare la loro decisione sono molto scarsi, quasi inesistenti."

Edri spiega che in un certo senso ciò crea una specie di censura doppia: "Prima loro censurano, poi non forniscono le informazioni sull'ampiezza della censura."

(traduzione di Amedeo Rossi)

Rapporto OCHA del periodo
26 febbraio – 11 marzo (due settimane)



(Mustafa Hassona/Anadolu Agency/Getty Images)
MARZO 17, 2019

A Gaza, durante il periodo di riferimento, le dimostrazioni e gli scontri del venerdì lungo la recinzione perimetrale, hanno provocato l'uccisione di due palestinesi, entrambi 23enni, ed il ferimento di altri 556; inoltre un palestinese di 22 anni è morto per le ferite riportate il venerdì precedente (22 febbraio).

I due palestinesi di cui sopra, sono stati uccisi con armi da fuoco l'1 e l'8 marzo, durante le proteste svolte nelle zone di Deir al Balah e di Rafah. Dal 30 marzo 2018, data di inizio delle proteste collegate alla "Grande Marcia di Ritorno", 193 palestinesi sono stati uccisi e 26.625 sono stati feriti. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, dei [556] feriti registrati nel periodo di riferimento, 269 sono stati ricoverati in ospedale; 79 di questi hanno riportato ferite da armi da fuoco. Al lancio da parte di palestinesi di proiettili, palloncini incendiari e ordigni esplosivi verso Israele, hanno fatto seguito diversi attacchi aerei israeliani e bombardamenti contro siti militari appartenenti, secondo quanto riferito, a gruppi armati palestinesi e contro porti: risultano danneggiati due siti e tre barche da pesca.

Il 6 marzo, nel corso di ulteriori proteste e azioni correlate con la "Grande Marcia di Ritorno", è stato ucciso un 15enne e altri 66 palestinesi sono rimasti feriti. Queste ulteriori proteste includono le dimostrazioni tenute sulla spiaggia, vicino alla recinzione perimetrale, nella parte nord della Striscia, e il tentativo, da parte di una flottiglia di barche, di rompere il blocco navale, nonché le attività notturne presso la recinzione; nel corso di queste ultime si è fatto uso di ordigni esplosivi contro le forze israeliane.

Nelle Aree ad Accesso Riservato, imposte da Israele sia sulla terraferma che al largo della costa di Gaza, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento in almeno 32 occasioni estranee alle dimostrazioni sopraccitate. In tre casi, quattro pescatori palestinesi sono stati feriti, altri sette pescatori sono stati arrestati e due imbarcazioni sono state confiscate dalle forze navali israeliane. In un altro caso, le forze israeliane hanno arrestato due palestinesi che, secondo quanto riferito, tentavano di infiltrarsi in Israele attraverso la recinzione perimetrale. In tre casi, le forze israeliane sono entrate nella Striscia, nelle aree di Beit Lahiya e Beit Hanoun, ed hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e scavi in prossimità della recinzione perimetrale.

In Cisgiordania, in due occasioni, tre palestinesi sono stati uccisi e due membri delle forze israeliane sono rimasti feriti [di seguito il dettaglio]. Nelle prime ore del 4 marzo, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi che percorrevano in auto la strada principale vicino al villaggio di Kafr Ni'ma (Ramallah). Le autorità israeliane sostengono che si sarebbe trattato di un tentativo deliberato di speronamento. Fonti locali palestinesi hanno segnalato che i due palestinesi, insieme ad un altro che è stato arrestato, hanno investito una jeep militare accidentalmente, provocando il ferimento di due membri delle forze israeliane. I corpi dei due palestinesi sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane. Il 10 marzo, nella zona di Jericho, a un posto di blocco volante sulla strada 90, un altro automobilista palestinese di 22 anni è stato colpito ed ucciso dalla polizia israeliana; a quanto riferito, il giovane avrebbe ignorato l'alt della polizia. Altri due passeggeri sono fuggiti. Le autorità israeliane hanno aperto un'indagine, nella convinzione che l'autista non si sia fermato perché i passeggeri erano implicati in attività criminali. Queste ultime morti portano a dieci il numero di palestinesi uccisi in Cisgiordania dalle forze israeliane dall'inizio del 2019 ad oggi.

Il 5 marzo, nel quartiere di As Salaymeh nella zona H2 di Hebron controllata da Israele, tre minori, di età compresa tra uno e quattro anni, sono morti nell'incendio della loro casa. Secondo fonti palestinesi, i servizi di soccorso sono stati ritardati dal fatto che, per le ambulanze e i vigili del fuoco, l'accesso all'area richiede un coordinamento preventivo con le autorità israeliane.

In Cisgiordania, durante il periodo di riferimento, in numerosi scontri con le forze israeliane sono complessivamente rimasti feriti 26 palestinesi: un calo significativo di circa l'82%, rispetto alla media di ferimenti (146 ogni due settimane) registrata finora nel 2019. Dei 26 citati, 13 sono rimasti feriti negli scontri scoppiati nel villaggio di Kafr Qaddum (Tulkarm) durante le proteste settimanali contro l'espansione degli insediamenti israeliani; otto hanno subìto lesioni nel corso di un'altra protesta svolta a Beit Sira (Ramallah) per chiedere il rilascio dei corpi dei due palestinesi uccisi vicino a Kafr Ni'ma [vedi sopra]. Infine, altri cinque sono rimasti feriti negli scontri avvenuti durante due operazioni di ricerca-arresto condotte dalle forze israeliane nella città di Nablus. Complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 173 operazioni di questo tipo, il 45% delle quali è culminato in scontri. La metà delle lesioni è stata causata da inalazione di gas lacrimogeno richiedente cure mediche, circa il 38% da proiettili di gomma, l'8% da aggressioni fisiche e il 4% da proiettili di arma da fuoco. Inoltre, le forze israeliane, sostenendo che erano stati piantati su "terra di stato" [dichiarata tale da Israele], hanno sradicato 135 ulivi appartenenti a [palestinesi del] Campo profughi di Arub e della zona di Khallet ad Dab'a.

Sette attacchi attribuiti a coloni israeliani hanno provocato il ferimento di tre palestinesi e danni a proprietà palestinesi [di seguito il dettaglio]. Nel villaggio di Jaba (Gerusalemme), coloni israeliani hanno lanciato pietre contro un veicolo che viaggiava sulla Strada 60, ferendo due palestinesi, mentre nella zona H2 della città di Hebron hanno causato lesioni ad un altro palestinese spruzzandogli liquido al peperoncino. In altri tre episodi, i residenti di Burin e di Urif (entrambi a Nablus) e Far'ata (Qalqiliya) hanno riferito che i coloni hanno danneggiato circa 50 ulivi di proprietà palestinese. Nell'episodio avvenuto in ‘Urif, dopo che coloni avevano lanciato pietre contro la scuola e case circostanti, si sono innescati scontri tra palestinesi e coloni sostenuti dalle forze israeliane che li accompagnavano. In un altro caso nel villaggio di Far'ata, palestinesi hanno riferito che coloni provenienti dall'avamposto di Gilad hanno gettato diversi animali morti in un pozzo; sul caso i palestinesi hanno presentato una denuncia alle autorità israeliane. In un altro episodio, avvenuto in Khirbet nella zona di Tawamin, coloni israeliani dell'insediamento di Susiya (Hebron) hanno distrutto un tratto di una recinzione di 200 metri che delimitava terreni agricoli, un cancello e dieci serbatoi d'acqua; anche in questo caso il proprietario ha presentato una denuncia alla polizia israeliana. Nell'area della Valle del Giordano, un cane di proprietà di coloni ha attaccato e ferito un vitello di proprietà di una famiglia palestinese della comunità di Ein al Hilweh. Sono stati segnalati altri due episodi avvenuti il 10 ed 11 marzo nella zona H2 di Hebron: coloni israeliani hanno molestato attivisti internazionali che accompagnavano dei bambini alla scuola di Qurdoba. La polizia israeliana presente sul luogo ha disperso sia i coloni che gli attivisti.

Sono state demolite 18 strutture di proprietà palestinese, sfollando 42 persone e creando danno ad altre 67: tutte le strutture, tranne una, sono state demolite per la mancanza di permessi rilasciati da Israele. 12 di queste strutture, erano nell'Area C e 5 a Gerusalemme Est. La struttura rimanente, una abitazione situata nel villaggio di Kobar (Ramallah) in zona B, è stata demolita il 7 marzo; apparteneva alla famiglia di un palestinese arrestato e accusato di aver compiuto un attacco che, nel dicembre 2018, provocò la morte di due soldati israeliani: si è trattato quindi di una demolizione "punitiva". Dall'inizio del 2019 questa è la seconda demolizione punitiva; nel 2018, con la stessa motivazione furono demolite sei abitazioni. Il 7 marzo, nella comunità beduina di Arab ar Rashaydiya (Betlemme) le forze israeliane hanno confiscato sette latrine ricevute in donazione.

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