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La VOCE ANNO XXI N°1

settembre 2018

PAGINA 5

Oltre 5 milioni di persone in povertà assoluta in Italia:
record dal 2005


Pranzo per i poveri al circolo Arci Benassi, Bologna

Soffre soprattutto il Mezzogiorno, ma anche le metropoli del Nord. Più di 1,2 milioni di minori si trovano in questa condizione. L’incidenza della povertà assoluta sugli stranieri supera il 32%, 1,61 milioni di persone coinvolte

MILANO - Nonostante la timida ripresa economica che ha caratterizzato gli ultimi anni, le persone che vivono in povertà assoluta in Italia hanno sfondato quota 5 milioni nel 2017. E’ il valore più alto registrato dall’Istat dall’inizio delle serie storiche, nel 2005, e in qualche senso un antipasto l’avevamo assaggiato con le cifre sul boom di domande per il Reddito di inclusione, delle quali l’Inps ne ha accolte solo la metà e in due terzi dei casi ha destinato gli assegni per combattere la povertà al Sud.

Oggi l’Istituto di statistica definisce ancor meglio i contorni del fenomeno e stima che le famiglie in povertà assoluta siano 1 milione e 778mila; al loro interno, vivono 5 milioni e 58 mila individui. L’incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell’8,4% per gli individui (da 7,9%). Gli statistici attribuiscono all’inflazione due decimi di punto della crescita annua di entrambi i valori, che sono i più alti della serie storica e il vicepremier Luigi Di Maio rilancia subito su Facebook la partita: "Record di poveri in Italia! Il reddito di cittadinanza è un diritto da riconoscere subito!", dice il leader M5s.

Per "poveri assoluti", l’Istat intende coloro che non possono affrontare la spesa mensile sufficiente ad acquistare beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile (e che varia dunque in base ai componenti del nucleo e al territorio). Di fatto, si tratta di avere un’alimentazione adeguata, un’abitazione - di ampiezza consona alla dimensione del nucleo familiare, riscaldata, dotata dei principali servizi, beni durevoli e accessori - e il minimo necessario per vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute. Ad esempio, per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 826,73 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del Nord, a 742,18 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 560,82 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno. La soglia della povertà relativa è invece - per una famiglia di due componenti - pari alla spesa media per persona nel Paese: nel 2017 è stata di 1.085,22 euro mensili.

Ancora una volta, a soffrire maggiormente è il Mezzogiorno dove l’incidenza della povertà assoluta aumenta sia per le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia per gli individui (da 9,8% a 11,4%), "soprattutto per il peggioramento registrato nei comuni Centro di area metropolitana (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti (da 7,8% del 2016 a 9,8%)". Ma, annota l’Istituto, anche nelle aree metropolitane del Nord - sia nei centri che nelle periferie - la povertà aumentata.

La povertà colpisce di più i maschi e i giovani

Incidenza di povertà assoluta tra gli individui per sesso e classe di età. Anni 2016-2017, valori percentuali


Senza sorprese si nota che la povertà aumenta tra i non occupati e quando il capo-famiglia ha un livello d’istruzione minore. Nei nuclei con persona di riferimento operaio, l’incidenza della povertà assoluta (11,8%) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento in pensione (4,2%). Soffrono maggiormente gli stranieri. Come ci spiegano dall’Istituto, 1,61 milioni di individui stranieri sono colpiti dalla povertà assoluta: l’incidenza di povertà assoluta tra gli individui stranieri si attesta dunque al 32,3%. Anche se si guarda alla rielaborazione dei dati per famiglie e nazionalità è chiaro il quadro: l’incidenza della povertà assoluta - che come visto era in generale al 6,9% - sale al 29,2% tra le famiglie di soli stranieri e nel Mezzogiorno supera addirittura il 40%. Per le famiglie miste il valore dell’incidenza è del 16,4%, in calo rispetto al 2016. Per quelle di soli italiani, la povertà assoluta incide al 5,1% (in salita dal 4,4% del 2016).

PRESENZA DI STRANIERI IN FAMIGLIANordCentroMezzogiornoItalia
20162017201620172016201720162017
Famiglie di soli Italiani2,63,13,53,37,59,14,45,1
Famiglie miste22,920,3****27,416,4
Famiglie di soli stranieri27,927,720,023,829,742,625,729,2
Anche la povertà relativa cresce rispetto al 2016: l’anno scorso ha riguardato 3 milioni e 171mila famiglie residenti (12,3%, contro 10,6% nel 2016), e 9 milioni 368mila individui (15,6% contro 14,0% dell’anno precedente). Come la povertà assoluta, è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (19,8%) o 5 componenti e più (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è un under35, mentre scende al 10,0% nel caso di un ultra sessantaquattrenne. Si confermano le difficoltà per le famiglie di soli stranieri: l’incidenza raggiunge il 34,5%, con forti differenziazioni sul territorio (29,3% al Centro, 59,6% nel Mezzogiorno).

MIGLIAIA DI UNITÀNordCentroMezzogiornoItalia
20162017201620172016201720162017
FAMIGLIE POVERE60966131127169984516191778
FAMIGLIE RESIDENTI12.30612.3385.2995.3158.1928.21225.79725.865
PERSONE POVERE1.8321.9288717712.0382.3594.7425.058
PERSONE RESIDENTI27.56227.53812.00111.99520.76320.68860.32660.220
COMPOSIZIONE PERCENTUALENordCentroMezzogiornoItalia
20162017201620172016201720162017
FAMIGLIE POVERE37,637,219,215,343,247,5100,00100,00
FAMIGLIE RESIDENTI47,747,720,520,531,831,7100,00100,00
PERSONE POVERE38,638,118,415,243,046,6100,00100,00
PERSONE RESIDENTI45,745,719,219,234,434,4100,00100,00
INCIDENZA DELLA POVERTÀ (PERCENTUALE)NordCentroMezzogiornoItalia
20162017201620172016201720162017
FAMIGLIE5,05,45,95,18,510,36,36.9
PERSONE6,77,07,36,49,811,47,98,4
INTENSITÀ DELLA POVERTÀ (PERCENTUALE)NordCentroMezzogiornoItalia
20162017201620172016201720162017
FAMIGLIE21,820,118,618,320,522,720,720,9
Un sguardo preoccupato va ai minori, tra i quali la povertà assoluta seppur in lieve miglioramento "permane elevata e pari al 12,1% (1 milione 208mila, 12,5% nel 2016); si attesta quindi al 10,5% tra le famiglie dove è presente almeno un figlio minore, rimanendo molto diffusa tra quelle con tre o più figli minori (20,9%)". A questo aspetto si somma un’altra indicazione preoccupante per i più giovani, ovvero che l’incidenza della povertà assoluta ha un livello maggiore quando più è bassa l’età della persona di riferimento in famiglia: sotto i 35 anni si arriva al 9,6%

Neet, l’Italia maglia nera in Europa: due milioni i ragazzi che non studiano e non lavorano

Il rapporto Istat sui livelli d’istruzione. Troppo pochi i laureati, appena il 18,7% contro il 31,4% della Ue a 28. Ed è allarme per i giovani che lasciano gli studi

ROMA - Sono oltre due milioni in Italia i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti neet (Neither in employment nor in education and training). Per l’esattezza 2 milioni e 189 mila, pari al 24,1%. A dirlo è l’Istat nel suo rapporto 2017 sui livelli di istruzione. Una condizione minima tra i 15-19enni, in gran parte ancora studenti (11,9%), ma che arriva al 31,5% tra i 25-29enni.

La quota di neet in Italia resta la più alta tra i 28 Paesi dell’Unione europea ed è decisamente superiore non solo alla media Ue (13,4%) ma anche a quella dei più grandi Paesi europei: anzi, rispetto a questi ultimi, il differenziale è aumentato.


Chi ha studiato verso l’uscita dalla crisi
In Italia, la percentuale degli scoraggiati è cresciuta in modo costante dall’inizio della crisi, toccando un picco nel 2014. Poi ha iniziato a scendere, in concomitanza con i primi segnali di ripresa, ma è ancora molto al di sopra dell’ultima rilevazione pre-crisi del 2008, quando i neet erano il 19,3%. Le cose, negli ultimi tre anni, sono migliorate soprattutto per i giovani con un titolo di studio "medio" (qui i neet sono passati dal 28,3% al 25,5%) o "alto" (dal 26,4% al 21,4%). Il calo è minimo invece tra i ragazzi che hanno solo il diploma di terza media (dal 23,9% al 23,4%).

Record di giovani che lasciano gli studi
Nel 2017, la quota di 18-24enni che hanno abbandonato precocemente gli studi si attesta al 14%; per la prima volta dal 2008 il dato non è migliore rispetto all’anno precedente. Le differenze territoriali sono forti e non accennano a ridursi: il tasso di abbandono è del 18,5% nel Mezzogiorno, del 10,7% al Centro, dell’11,3% al Nord.

..segue ./.

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