Pranzo per i poveri al circolo Arci Benassi, Bologna
Soffre soprattutto il Mezzogiorno, ma anche le metropoli del Nord. Più di 1,2 milioni di minori si trovano in questa condizione. Lincidenza della povertà assoluta sugli stranieri supera il 32%, 1,61 milioni di persone coinvolte
MILANO - Nonostante la timida ripresa economica che ha caratterizzato gli ultimi anni, le persone che vivono in povertà assoluta in Italia hanno sfondato quota 5 milioni nel 2017. E il valore più alto registrato dallIstat dallinizio delle serie storiche, nel 2005, e in qualche senso un antipasto lavevamo assaggiato con le cifre sul boom di domande per il Reddito di inclusione, delle quali lInps ne ha accolte solo la metà e in due terzi dei casi ha destinato gli assegni per combattere la povertà al Sud.
Oggi lIstituto di statistica definisce ancor meglio i contorni del fenomeno e stima che le famiglie in povertà assoluta siano 1 milione e 778mila; al loro interno, vivono 5 milioni e 58 mila individui. Lincidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell8,4% per gli individui (da 7,9%). Gli statistici attribuiscono allinflazione due decimi di punto della crescita annua di entrambi i valori, che sono i più alti della serie storica e il vicepremier Luigi Di Maio rilancia subito su Facebook la partita: "Record di poveri in Italia! Il reddito di cittadinanza è un diritto da riconoscere subito!", dice il leader M5s.
Per "poveri assoluti", lIstat intende coloro che non possono affrontare la spesa mensile sufficiente ad acquistare beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile (e che varia dunque in base ai componenti del nucleo e al territorio). Di fatto, si tratta di avere unalimentazione adeguata, unabitazione - di ampiezza consona alla dimensione del nucleo familiare, riscaldata, dotata dei principali servizi, beni durevoli e accessori - e il minimo necessario per vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute. Ad esempio, per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 826,73 euro mensili se risiede in unarea metropolitana del Nord, a 742,18 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 560,82 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno. La soglia della povertà relativa è invece - per una famiglia di due componenti - pari alla spesa media per persona nel Paese: nel 2017 è stata di 1.085,22 euro mensili.
Ancora una volta, a soffrire maggiormente è il Mezzogiorno dove lincidenza della povertà assoluta aumenta sia per le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia per gli individui (da 9,8% a 11,4%), "soprattutto per il peggioramento registrato nei comuni Centro di area metropolitana (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti (da 7,8% del 2016 a 9,8%)". Ma, annota lIstituto, anche nelle aree metropolitane del Nord - sia nei centri che nelle periferie - la povertà aumentata.
La povertà colpisce di più i maschi e i giovani
Incidenza di povertà assoluta tra gli individui per sesso e classe di età. Anni
2016-2017, valori percentuali
Senza sorprese si nota che la povertà aumenta tra i non occupati e quando il capo-famiglia ha un livello distruzione minore. Nei nuclei con persona di riferimento operaio, lincidenza della povertà assoluta (11,8%) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento in pensione (4,2%). Soffrono maggiormente gli stranieri. Come ci spiegano dallIstituto, 1,61 milioni di individui stranieri sono colpiti dalla povertà assoluta: lincidenza di povertà assoluta tra gli individui stranieri si attesta dunque al 32,3%. Anche se si guarda alla rielaborazione dei dati per famiglie e nazionalità è chiaro il quadro: lincidenza della povertà assoluta - che come visto era in generale al 6,9% - sale al 29,2% tra le famiglie di soli stranieri e nel Mezzogiorno supera addirittura il 40%. Per le famiglie miste il valore dellincidenza è del 16,4%, in calo rispetto al 2016. Per quelle di soli italiani, la povertà assoluta incide al 5,1% (in salita dal 4,4% del 2016).
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PRESENZA DI STRANIERI IN FAMIGLIA | Nord | Centro | Mezzogiorno | Italia |
2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 |
Famiglie di soli Italiani | 2,6 | 3,1 | 3,5 | 3,3 | 7,5 | 9,1 | 4,4 | 5,1 |
Famiglie miste | 22,9 | 20,3 | * | * | * | * | 27,4 | 16,4 |
Famiglie di soli stranieri | 27,9 | 27,7 | 20,0 | 23,8 | 29,7 | 42,6 | 25,7 | 29,2 |
Anche la povertà relativa cresce rispetto al 2016: lanno scorso ha riguardato 3 milioni e 171mila famiglie residenti (12,3%, contro 10,6% nel 2016), e 9 milioni 368mila individui (15,6% contro 14,0% dellanno precedente). Come la povertà assoluta, è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (19,8%) o 5 componenti e più (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è un under35, mentre scende al 10,0% nel caso di un ultra sessantaquattrenne. Si confermano le difficoltà per le famiglie di soli stranieri: lincidenza raggiunge il 34,5%, con forti differenziazioni sul territorio (29,3% al Centro, 59,6% nel Mezzogiorno).
MIGLIAIA DI UNITÀ | Nord | Centro | Mezzogiorno | Italia |
2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 |
FAMIGLIE POVERE | 609 | 661 | 311 | 271 | 699 | 845 | 1619 | 1778 |
FAMIGLIE RESIDENTI | 12.306 | 12.338 | 5.299 | 5.315 | 8.192 | 8.212 | 25.797 | 25.865 |
PERSONE POVERE | 1.832 | 1.928 | 871 | 771 | 2.038 | 2.359 | 4.742 | 5.058 |
PERSONE RESIDENTI | 27.562 | 27.538 | 12.001 | 11.995 | 20.763 | 20.688 | 60.326 | 60.220 |
COMPOSIZIONE PERCENTUALE | Nord | Centro | Mezzogiorno | Italia |
2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 |
FAMIGLIE POVERE | 37,6 | 37,2 | 19,2 | 15,3 | 43,2 | 47,5 | 100,00 | 100,00 |
FAMIGLIE RESIDENTI | 47,7 | 47,7 | 20,5 | 20,5 | 31,8 | 31,7 | 100,00 | 100,00 |
PERSONE POVERE | 38,6 | 38,1 | 18,4 | 15,2 | 43,0 | 46,6 | 100,00 | 100,00 |
PERSONE RESIDENTI | 45,7 | 45,7 | 19,2 | 19,2 | 34,4 | 34,4 | 100,00 | 100,00 |
INCIDENZA DELLA POVERTÀ (PERCENTUALE) | Nord | Centro | Mezzogiorno | Italia |
2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 |
FAMIGLIE | 5,0 | 5,4 | 5,9 | 5,1 | 8,5 | 10,3 | 6,3 | 6.9 |
PERSONE | 6,7 | 7,0 | 7,3 | 6,4 | 9,8 | 11,4 | 7,9 | 8,4 |
INTENSITÀ DELLA POVERTÀ (PERCENTUALE) | Nord | Centro | Mezzogiorno | Italia |
2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 | 2016 | 2017 |
FAMIGLIE | 21,8 | 20,1 | 18,6 | 18,3 | 20,5 | 22,7 | 20,7 | 20,9 |
Un sguardo preoccupato va ai minori, tra i quali la povertà assoluta seppur in lieve miglioramento "permane elevata e pari al 12,1% (1 milione 208mila, 12,5% nel 2016); si attesta quindi al 10,5% tra le famiglie dove è presente almeno un figlio minore, rimanendo molto diffusa tra quelle con tre o più figli minori (20,9%)". A questo aspetto si somma unaltra indicazione preoccupante per i più giovani, ovvero che lincidenza della povertà assoluta ha un livello maggiore quando più è bassa letà della persona di riferimento in famiglia: sotto i 35 anni si arriva al 9,6%
Il rapporto Istat sui livelli distruzione. Troppo pochi i laureati, appena il 18,7% contro il 31,4% della Ue a 28. Ed è allarme per i giovani che lasciano gli studi
ROMA - Sono oltre due milioni in Italia i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti neet (Neither in employment nor in education and training). Per lesattezza 2 milioni e 189 mila, pari al 24,1%. A dirlo è lIstat nel suo rapporto 2017 sui livelli di istruzione. Una condizione minima tra i 15-19enni, in gran parte ancora studenti (11,9%), ma che arriva al 31,5% tra i 25-29enni.
La quota di neet in Italia resta la più alta tra i 28 Paesi dellUnione europea ed è decisamente superiore non solo alla media Ue (13,4%) ma anche a quella dei più grandi Paesi europei: anzi, rispetto a questi ultimi, il differenziale è aumentato.
Chi ha studiato verso luscita dalla crisi
In Italia, la percentuale degli scoraggiati è cresciuta in modo costante dallinizio della crisi, toccando un picco nel 2014. Poi ha iniziato a scendere, in concomitanza con i primi segnali di ripresa, ma è ancora molto al di sopra dellultima rilevazione pre-crisi del 2008, quando i neet erano il 19,3%. Le
cose, negli ultimi tre anni, sono migliorate soprattutto per i giovani con un titolo di studio "medio" (qui i neet sono passati dal 28,3% al 25,5%) o "alto" (dal 26,4% al 21,4%). Il calo è minimo invece tra i ragazzi che hanno solo il diploma di terza media (dal 23,9% al 23,4%).
Record di giovani che lasciano gli studi
Nel 2017, la quota di 18-24enni che hanno abbandonato precocemente gli studi si attesta al 14%; per la prima volta dal 2008 il dato non è migliore rispetto allanno precedente. Le differenze territoriali sono forti e non accennano a ridursi: il tasso di abbandono è del 18,5% nel Mezzogiorno, del 10,7% al Centro, dell11,3% al Nord.
..segue ./.
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