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La VOCE 1809

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La VOCE ANNO XXI N°1

settembre 2018

PAGINA 2

IN QUESTO NUMERO:

Dedicato a Karl Marx


Roberto Gessi
Alé, vai col bicentenario! Massimo Cacciari, tanto per prenderne uno nel mazzo: "L’economico vale per Marx come figura dello spirito... Marx è pensatore del Tutto, fedele in questo al suo maestro Hegel... Marx sembra non avvedersi che tale risoluzione [l’affermarsi del cervello sociale] riproduce esattamente le conclusioni della Fenomenologia hegeliana." Ma via, prof, lo sanno persino i suoi allievi che Marx è critico di Hegel fino a rovesciarlo come un calzino. Nel 1844 scrive la critica alla dialettica hegeliana, dove considera Feuerbach "superatore" di Hegel, e sé stesso superatore di Feuerbach. Superare vuol dire negare, dicono i professori di filosofia, quindi Marx nega due volte Hegel. A meno di non tirare fuori la faccenda che la negazione della negazione è affermazione, appunto la maniera puerile di intendere la dialettica.

1959: Appunti sui Manoscritti di Marx del 1844
2014: Storia di una discontinuità


Maledetta socialdemocrazia

È stata la socialdemocrazia tedesca a canonizzare l’idea che ci fosse una continuità fra Hegel e Marx. In realtà si capisce già dalla lettera al padre del 1837 che Marx abbandona Hegel e i suoi allievi abbracciando una concezione del mondo derivata dalla "filosofia della natura", cioè della scienza. Una scoperta così devastante di fronte al mondo filosofico tedesco di allora da fare ammalare seriamente il diciannovenne rivoluzionario. Il quale scriverà nel 1844: "Feuerbach è l’unico che si trovi in un rapporto serio, in un rapporto critico con la dialettica hegeliana ed abbia fatto in questo campo vere e proprie scoperte: in generale è il vero superatore della vecchia filosofia. La grandezza della sua opera e la semplicità senza chiasso con cui Feuerbach l’ha offerta al mondo, stanno in uno stupefacente contrasto col procedimento inverso degli altri." (Manoscritti). Gli "altri" son trattati maluccio, come "rivoluzionari della frase".

1921: La funzione della socialdemocrazia in Italia
2004: Critica alla filosofia. Escursione con il metodo di Marx intorno alla teoria borghese della conoscenza e alla non-scienza d’oggi


Il film

"Il giovane Karl Marx", film di Raoul Peck è senz’altro un film da vedere. Dedicato al bicentenario, non è un gran film ma è piuttosto raro che un regista si occupi di rivoluzione facendola parlare attraverso i suoi protagonisti senza metterci troppo del suo. Probabilmente intimidito dalla responsabilità, ha adottato una sceneggiatura basata su citazioni. Così Marx, Engels, Proudhon e altri protagonisti recitano sé stessi con un curioso "effetto teatro". Perdonabili alcuni effetti dickensiani quando la cinepresa fa carrellate sui raccoglitori di legna o entra negli slum londinesi, ma errore fastidioso il ricostruito ambiente della tessitura Engels, a Manchester, dove le operaie si aggirano fra riproduzioni di telai che non esistevano più nemmeno nel medioevo. La rivoluzione è strettamente legata al macchinismo, e la Mule Jenny o il telaio programmabile Jacquard erano già stati inventati.

1957: Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo
2005: Tessile cinese e legge del valore

Il Vallo Atlantico

Era il sistema fortificato costruito dalla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale contro ogni tentativo di invasione da parte degli Stati Uniti. E pensare che proprio la Germania aveva sviluppato la dottrina militare della guerra lampo (blitzkrieg), guerra di unità corazzate mobili che aveva permesso ai tedeschi di neutralizzare la Linea Maginot. Come tutte le Muraglie Cinesi della storia, il Vallo Atlantico non servì allo scopo per cui era stato costruito e fu superato proprio dalle unità corazzate mobili degli Alleati. Oggi non sono sul campo carri armati ma merci e capitali in esubero. La direzione attacco-difesa si è invertita e le fortificazioni sono elevate da Washington invece che da Berlino. Gli Stati Uniti sono l’unico grande paese capitalistico che, grazie alla sua posizione dominante, è riuscito a mantenere alti i consumi della propria popolazione. Era inevitabile che gli altri paesi puntassero al mercato americano per smaltire le proprie merci. Adesso Washington tenta di alzare barriere protettive, ma le odierne divisioni corazzate sono già penetrate in profondità sul territorio conquistato: se il gigantesco deficit commerciale americano dovesse essere davvero cancellato dalla costruzione di un nuovo Vallo Atlantico, questa volta americano, le merci oggi importate dovrebbero essere sostituite da merci prodotte in America, con una tensione devastante su tutti i parametri economici.

1947-1957: America
2016: Donald Trump e l’isolazionismo americano

Organizzazione Mondiale per il Commercio

Non ci sono dubbi: il 2018 è l’anno in cui la WTO così come la conoscevamo è morta. Ciò è avvenuto nel momento in cui a Washington si è deciso di imporre tariffe sull’importazione di acciaio e alluminio non concordate a Ginevra. Quando il membro più importante di un organismo internazionale fa il contrario di ciò per cui l’organismo è nato, non rimane che discutere sulle modalità del funerale per quest’ultimo. Infatti, è perfettamente inutile tentare di compattare un inesistente fronte anti-Washington. Ogni paese che avesse un interscambio con il mercato americano può solo cercare di minimizzare il danno varando a sua volta, unilateralmente, misure protettive. Europa, Cina e Giappone hanno già praticamente rifiutato di far resuscitare il cadavere della WTO, nonostante le raccomandazioni degli economisti.

2006: Capitalismo senile e piano mondiale
2016: Donald Trump e la politica estera di un ex colosso imperialista


Giganti?

Apple ha appena annunciato di aver superato un valore, cioè una capitalizzazione, di mille miliardi di dollari. Nessuno ci era mai arrivato. Chi volesse acquistare in borsa tutte le azioni del colosso informatico dovrebbe pagare quella cifra. Ciò non significa che qualcuno lo possa fare sul serio. A meno che… non entri nell’ordine di idee secondo il quale "valore" è il prezzo spuntato da una merce (anche una merce colossale è
sempre una merce) in un certo momento, indipendentemente dalla quantità di lavoro incorporato. Viene in mente la battuta che circolava nel 2000 al tempo della prima bolla informatica: "Ho comprato un magnifico cagnolino da un milione di dollari" dice tizio; "un mucchio di quattrini", commenta caio. "No", precisa tizio, "l’ho pagato con due gattini da 500.000 dollari l’uno".

2000: Massimo di centralizzazione
2005: L’autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche

Su tre continenti

La Cina continua la sua penetrazione silenziosa sui mercati esteri. È un’avanzata dall’apparenza molto tradizionale: in un determinato paese prima arrivano le merci, poi i capitali, in ultimo gli accordi specifici. Non fa rumore l’acquisto del porto di Atene, capitale di un paese disastrato bisognoso di liquido. È quasi passato inosservato anche l’acquisto di quantità enormi di terreni in Africa, continente che ha bisogno di tutto. Un accordo "strategico" con il Montenegro non è di quelli che prendono le prime pagine dei giornali. E anche le tre o quattro "vie della seta" aperte in Asia centrale, ferroviarie e autostradali, sono in paesi che sentiamo nominare di rado. Del resto ha appena interessato qualche militare la costruzione di isole artificiali lungo le rotte del Pacifico e la costruzione di una base militare a Gibuti. Adesso The Economist pubblica un servizio con eloquentissima cartina: Pechino ha piantato bandierine ovunque su tre continenti. E non sono piantate a caso, seguono dorsali geopolitiche evidentissime, comprese quelle marittime, finora saldamente controllate dal paese-guida del mondo imperialistico.

2001: Il fiato sul collo
2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico
2018: L’eredità problematica


Governicchio

Nelle scherzose teorie del management in voga negli anni ’60, chiunque riuscisse a far carriera raggiungeva a un certo punto un "livello di incompetenza". Si saliva di gradino in gradino fino a quando non si era più in grado di capire che cosa fare, allora ci si fermava e non si ascendeva più nella scala gerarchica. Questo comportava grossi guai per l’industria, praticamente governata da funzionari giunti, appunto, al loro livello di incompetenza. Ma cosa succede a livello politico? Il politico di professione è già per conto suo arrivato a un livello di incompetenza: non sa fare altro. Se poi un voto lo spinge al governo, non è solo un incompetente al quadrato, è un disastro, perché non è neppure più in grado di capire cosa il capitale gli ordina di fare.

2011: La classe dominante italiana a 150 anni dalla formazione del suo stato nazionale
2018: Elezioni Pop


NEWS DAL WEB

Torino. Nessun dialogo con Glovo!
La protesta dei rider Foodora invade il centro di Torino
Cresce il lavoro: boom di occupazione «bassa» e contratti precari Appello a tutti i lavoratori di Amazon in Europa. A luglio... sciopero generale europeo!
#PrimeDay di lotta!
Amazon Workers’ Strike In Germany, Spain And Poland These U.S. industries can’t work without illegal immigrants The stress that kills American workers Brexit, il Regno Unito si prepara a uno "scenario da Apocalisse" Iran e nucleare, regime più debole per scioperi e caro vita Giordania in rivolta Nicaragua: sale a 317 (23 minori) il numero dei morti nelle proteste Argentina nel ciclone Spagna, legge sul copyright Internet "Multe record per tutelare i giornali" Il Grande Fratello cinese nelle strade e nelle case africane Cina, il Grande Fratello che controlla un miliardo e mezzo di cittadini A Nantes, vague de violences après la mort d’un jeune homme Mondiali, incidenti e saccheggi durante la festa per la vittoria Neet, l’Italia maglia nera: due milioni i ragazzi che non studiano e non lavorano Oltre 5 milioni di persone in povertà assoluta in Italia

IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO?

Il Governo riformista renziano del PD che è rimasto in carica circa 3 anni, ha spostato l’asse politico del paese sempre più a destra esaltando personaggi come Marchionne e calpestando lavoratori e sindacati, fino a portarci alla disastrosa situazione politica attuale governata dalla LEGA e dal M5S. All’insegna del sovranismo, del populismo e del cosiddetto superamento delle categorie di “destra e sinistra”, Salvini è impegnato a trascinare sempre più a destra il governo utilizzando il fenomeno migratorio e della sicurezza; mentre, Di Maio con il decreto Dignità ha mantenuto l’impianto strutturale del “Jobs act” senza risolvere il problema della precarietà del lavoro.
Anziché ripristinare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300 del 20 maggio 1970), per bloccare realmente i licenziamenti ingiusti, Di Maio passa alla via più facile monetizzando i licenziamenti ingiusti richiedendo ai padroni qualche mensilità in più, oltre a far ripristinare i voucher, che la CGIL era riuscita a far abolire e che sostituiranno, di fatto, anche i contratti stagionali.
Dalla propaganda elettorale in cui sono state dette certe cose prima delle elezioni del 4 marzo, fino al cosiddetto contratto tra la LEGA e il M5S in cui sono state scritte altre cose, oggi di fatto, vengono fatte, altre ancora.
Tutta la Sinistra e i Comunisti devono impegnarsi per costruire dei movimenti di massa e di lotta, in primo luogo tra i lavoratori, per far crescere una forte opposizione nel paese contro questo governo M5S-LEGA. È necessario sensibilizzare e far crescere la consapevolezza tra quei settori popolari e di lavoratori che hanno votato il M5S e la LEGA illudendosi che questi partiti potessero realmente portare avanti i loro interessi. Solo una sinistra di classe e un forte e ricostruito Partito Comunista possono difendere gli interessi della classe lavoratrice, ponendosi in alternativa a questo sistema ed alle sue classi dominanti. Soltanto attraverso questa via che potremo riprenderci tutto quello che avevamo conquistato con grandi e dure lotte e che ci hanno depredato, sia sul terreno dei diritti che su quello delle condizioni di vita e di lavoro. Rimettiamo in campo con forza, la lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per una società alternativa al capitalismo.

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