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La VOCE ANNO XX N°1

settembre 2017

PAGINA b         - 30

Assolutamente da leggere la sottostante intervista a Tim Anderson riportata (persino) da Repubblica.
Il suo informatissimo libro "La sporca Guerra contro la Siria" è semplicemente magnifico e tutti lo dovrebbero leggere, V. Brandi

Siria, Tim Anderson: "Le accuse americane contro Assad sono solo propaganda"

L’autore del libro ’La sporca guerra contro la Siria’ demolisce le minacce americane alla Siria definendole "un normale teatro di propaganda"



di GIAMPAOLO CADALANU

Alle accuse contro il regime di Damasco, Tim Anderson non crede: lo studioso australiano, autore del documentatissimo pamphlet “La sporca guerra contro la Siria” (appena portato nelle librerie italiane dalla casa editrice Zambon), è convinto che il governo di Assad sia al centro di una manipolazione complessiva, di cui fanno parte anche le minacce di Donald Trump riferite a possibili attacchi chimici.

Professore, lei non crede alle accuse statunitensi?
"Ancora una volta, sono accuse prive di sostanza reale, cioè sono normale teatro di propaganda, e sono utilizzate per tentare di coprire l’aggressione illegale e l’invasione della Siria".

La lettura mainstream del conflitto attribuisce al governo di Damasco l’uso di armi di sterminio. Ci spiega perché lei la rifiuta?
"Ho esaminato tante di queste affermazioni e sono sempre basate su prove false. Nel mio libro si parla ampiamente di due di questi casi: il massacro di Houla nel 2012 e l’attacco chimico di Ghouta nell’agosto 2013. Ci sono tante prove indipendenti che smentiscono le accuse contro le Forze armate siriane. Poi ci sono altri “massacri”, commessi dai jihadisti ma di cui è stato accusato l’esercito siriano: una versione che poi è stata smentita da giornalisti occidentali, come il massacro di Daraya (smentito da Robert Fisk) e il massacro di Aqrab (smentito da Alex Thompson), entrambi nel 2012. Non c’erano motivi credibili né prove indipendenti accettabili: dopo un po’ è facile individuare un meccanismo che si ripete. Lo stesso vale per l’attacco con le armi chimiche a Khan Sheikhoun, abilmente e rapidamente smentito dall’analista indipendente Ted Postol".

Insomma, la narrazione dei gruppi ribelli è sempre manipolatoria?
"Il problema non è tanto che i gruppi qaedisti commettono atrocità e dicono bugie, è che gli Stati occidentali e i media sembrano aver abbandonato le proprie critiche, almeno per questa guerra. Ripetono le storie fabbricate da al Qaeda, mostrando disprezzo per ogni versione siriana".

Lei già aveva espresso perplessità sulla vicenda di Saydnaya, dove dovrebbe esserci una serie di forni destinati ad annullare le prove sui massacri compiuti dal regime siriano. Perché?
"Bastava sentire quello che l’ex ambasciatore britannico in Siria, Peter Ford, ha detto sui rapporti di Amnesty International usati dagli Usa per sostenere le accuse: “Chiaramente nessuno degli autori del rapporto è mai stato a Saydnaya, io invece sì. Quando ero ambasciatore britannico a Damasco ho avuto occasione di andarci diverse volte. Non sono mai entrato nella prigione, ma ho visto l’edificio, che non ha nessuna possibilità di accogliere 10-20.000 prigionieri tutti assieme. Ne poteva ospitare al massimo un decimo". Insomma, i rapporti che gli Usa adoperano per sostanziare queste accuse sono quanto meno fuorvianti".

Che pensa della repressione del dissenso da parte del regime siriano? Esiste in Siria un dissenso "civilizzato", o ci sono solo persone che combattono per altri interessi?
"In Siria c’è un’opposizione politica e civile, ma i media occidentali li ignorano. Fanno riferimento solo ai gruppi armati vicini ad Al Qaeda e ai Fratelli musulmani come "opposizione". Ma in nessun altro Paese questi gruppi sarebbero considerati come opposizione. Sarebbero definiti per quello che sono: terroristi. Il resto dei gruppi di opposizione non viene nemmeno preso in esame dai media occidentali. Sono critici con il governo, eppure hanno condannato gli attacchi armati».

La guerra civile siriana sembra un perfetto esempio di guerra degli inganni. Le bugie, le operazioni con falsa bandiera, la manipolazione estesa, le operazioni segrete. Perché tutto questo succede in Siria?
"La Siria era semplicemente la prossima nell’elenco, dopo le invasioni dell’Afghanistan (2001), dell’Iraq (2003), del Libano del sud (2006), della Libia (2011) e i falliti tentativi di neutralizzare l’Iran. L’amministrazione Obama ha proseguito il piano di Bush per un ’nuovo Medio Oriente’ ma con nuove tecniche, durante la ’primavera araba’, con guerra psicologica e jihadisti come armate interposte".

L’Occidente, Europa e Stati Uniti in particolare, hanno imparato qualcosa dalla guerra in Libia? Oggi molti sembrano rimpiangere Gheddafi.
"Dopo che l’obiettivo è raggiunto, gli aggressori occidentali non si occupano se i loro falsi pretesti vengono smascherati. George W. Bush e altri si permettono persino di scherzare sulle leggendarie ’armi di distruzione di massa’ dell’Iraq. La Libia poi aveva i più alti standard di vita e lo status più elevato d’Africa nel trattamento delle donne. Qualcosa vorrà dire. Ma mentre la guerra in Siria è in corso, non possono ammettere la portata delle loro menzogne".

In un contesto di manipolazione, come possono i lettori farsi un’idea corretta di ciò che sta succedendo nel mondo?
"Devono cercare fonti indipendenti e allontanarsi dai media neo-coloniali. Questo significa superare l’indottrinamento che dice ’non puoi leggere i media russi, siriani, iracheni, iraniani ecc.’ E’ indispensabile leggere "l’altro lato" per capire qualsiasi conflitto".

STRATEGIA NATO DELLA TENSIONE

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
28 GIU 2017 — Manlio Dinucci

Che cosa avverrebbe se l’aereo del segretario Usa alla Difesa Jim Mattis, in volo dalla California all’Alaska lungo un corridoio aereo sul Pacifico, venisse intercettato da un caccia russo dell’aeronautica cubana? La notizia occuperebbe le prime pagine, suscitando un’ondata di preoccupate reazioni politiche.

Non si è invece mossa foglia quando il 21 giugno l’aereo del ministro russo della Difesa Sergei Shoigu, in volo da Mosca all’enclave russa di Kaliningrad lungo l’apposito corridoio sul Mar Baltico, è stato intercettato da un caccia F-16 statunitense dell’aeronautica polacca che, dopo essersi minacciosamente avvicinato, si è dovuto allontanare per l’intervento di un caccia Sukhoi SU-27 russo. Una provocazione programmata, che rientra nella strategia Nato mirante ad accrescere in Europa, ogni giorno di più, la tensione con la Russia.

Dall’1 al 16 giugno si è svolta nel Mar Baltico, a ridosso del territorio russo ma con la motivazione ufficiale di difendere la regione dalla «minaccia russa», l’esercitazione Nato Baltops con la partecipazione di oltre 50 navi e 50 aerei da guerra di Stati uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia e altri paesi tra cui Svezia e Finlandia, non membri ma partner della Alleanza.

Contemporaneamente, dal 12 al 23 giugno, si è svolta in Lituania l’esercitazione Iron Wolf che ha visti impegnati, per la prima volta insieme, due gruppi di battaglia Nato «a presenza avanzata potenziata»: quello in Lituania sotto comando tedesco, comprendente truppe belghe, olandesi e norvegesi e, dal 2018, anche francesi, croate e ceche; quello in Polonia sotto comando Usa, comprendente truppe britanniche e rumene.

Carrarmati Abrams della 3a Brigata corazzata Usa, trasferita in Polonia lo scorso gennaio, sono entrati in Lituania attraverso il Suwalki Gap, un tratto di terreno piatto lungo un centinaio di chilometri tra Kaliningrad e Bielorussia, unendosi ai carrarmati Leopard del battaglione tedesco 122 di fanteria meccanizzata. Il Suwalki Gap, avverte la Nato riesumando l’armamentario propagandistico della vecchia guerra fredda, «sarebbe un varco perfetto attraverso cui i carrarmati russi potrebbero invadere l’Europa».

In piena attività anche gli altri due gruppi di battaglia Nato: quello in Lettonia sotto comando canadese, comprendente truppe italiane, spagnole, polacche, slovene e albanesi; quello in Estonia sotto comando britannico, comprendente truppe francesi e dal 2018 anche danesi.

«Le nostre forze sono pronte e posizionate nel caso ce ne fosse bisogno per contrastare l’aggressione russa», assicura il generale Curtis Scaparrotti, capo del Comando europeo degli Stati uniti e allo stesso tempo Comandante supremo alleato in Europa.

Ad essere mobilitati non sono solo i gruppi di battaglia Nato «a presenza a-vanzata potenziata». Dal 12 al 29 giugno si svolge al Centro Nato di addestramento delle forze congiunte, in Polonia, l’esercitazione Coalition Warrior il cui scopo è sperimentare le più avanzate tecnologie per dare alla Nato la massima prontezza e interoperabilità, in particolare nel confronto con la Russia. Vi partecipano oltre 1000 scienziati e ingegneri di 26 paesi, tra cui quelli del Centro Nato per la ricerca marittima e la sperimentazione con sede a La Spezia.

Mosca, ovviamente, non sta con le mani in mano. Dopo che il presidente Trump sarà stato in visita in Polonia il 6 luglio, la Russia terrà nel Mar Baltico una grande esercitazione navale congiunta con la Cina.

Chissà se a Washington conoscono l’antico proverbio «Chi semina vento, raccoglie tempesta».

(il manifesto, 27 giugno 2017)

USA tornano a minacciare Damasco

Non è solo questione di "indici di gradimento". I falchi USA ed Israele sono costernati per le avanzate travolgenti dell’esercito siriano che sta riconquistando rapidamente il terreno perduto in anni precedenti, specialmente ai danni di Daesh.

Dato per ormai perso lo Stato Islamico, gli USA stanno tentando di sostituirlo nella Siria Orientale con i mercenari kurdi (che hanno persino tagliato l’acquedotto che portava l’acqua dell’Eufrate ad Aleppo!) e aprono basi sul confine Siria-Iraq per cercare di bloccare il ricongiungimento tra esercito siriano e milizie irachene.

Intanto bombardano spudoratamente le truppe siriane (per la quinta volta) ed abbattono un aereo siriano impegnato contro Daesh, mentre i loro amici sionisti accorrono in aiuto dei loro alleati di Al Qaida, attaccando le posizioni dell’esercito nel Golan.

La nuova minaccia non è da sottovalutare. E’ un vero avvertimento mafioso fatto nello stesso momento in cui il premio Pulitzer Seymour Hersh rivela che i servizi segreti USA avevano informato la presidenza che il 4 aprile scorso a Khan Sheikun non vi era stato alcun "attacco chimico" dell’aviazione siriana.

Cerchiamo di informare il più possibile e di organizzare qualche forma di protesta. Comunque non mi sembra che Siriani, Russi, Iraniani, Iracheni ed Hezbollah si siano fatti intimidire più di tanto, V.B.

L'arte della guerra - La strategia NATO della tensione !

Dal convegno:"Scenari di strategie energetiche per un’Italia sovrana."
Organizzato dalla Senatrice Paola De Pin, 18.. -Aumenta l’infleunza..

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