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La VOCE 1709

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La VOCE ANNO XX N°1

settembre 2017

PAGINA 7

Segue da Pag.6: L’esternalizzazione delle frontiere, criminale politica dell’imperialismo

Con l’esternalizzazione delle frontiere e dei controlli si afferma una estensione neocoloniale del dominio degli stati imperialisti e una completa negazione della sovranità degli stati dipendenti e semicoloniali.
Questa politica – mascherata da un falso umanitarismo - tuttavia non ha conseguito tutti i suoi obiettivi. Il flusso migratorio, alimentato da cause potenti, non ha registrato quel decremento e quel controllo che le borghesie speravano.
Di conseguenza è l’opzione militare diretta che sta avanzando: navi militari, elicotteri, aerei da ricognizione, droni, tecnologie militari e truppe specializzate per bloccare le imbarcazioni cariche di migranti, respingimenti in mare e in terra, creazione di “hotspot galleggianti”, ignorando completamente le ragioni della migrazione di massa.
L’operazione “Sophia”, diretta dall’Italia imperialista, è un ulteriore passaggio dell’utilizzo della forza militare UE nel Mediterraneo. Questa missione navale -pilota della nuova politica aggressiva di “difesa” europea - si è proposta di derogare al diritto internazionale del mare e di entrare nelle acque territoriali e sul suolo della Libia per bloccare il flusso dei migranti. E’ il preludio di nuove disastrose avventure militari in Libia, miranti alla spartizione dello “Stato collassato” nordafricano e delle sue riserve di petrolio e gas naturale.
Parallelamente, all’interno dei paesi UE si implementano politiche securitarie, si sviluppa una vergognosa offensiva ideologica diffondendo il razzismo e la xenofobia, si da impulso alla politica di “preferenza nazionale”, supportando partiti e movimenti populisti, sciovinisti, diestrema destra e fascisti che servono per indirizzare il malcontento dei lavoratori nativi contro i migranti che fuggono dalla guerra e dalla fame, per dividerli e sottometterli entrambi.
Per i diritti dei migranti, per la solidarietà fra lavoratori sfruttati e popoli oppressi!
I migranti hanno pienamente ragione quando denunciano i muri sempre più alti che vengono eretti per escluderli, le politiche discriminatorie dell’imperialismo e dei suoi vassalli, gli assassinii e le deportazioni di Stato, le condizioni disumane nei centri di “accoglienza” gestiti dai regimi e dalle mafie, le ingiustizie e le violenze che subiscono, la xenofobia e il razzismo propagati dalle classi dominanti.
Nostro dovere è cooperare alla lotta e all’unità dei migranti, aiutare lo sviluppo della coscienza di classe, la loro integrazione combattiva con le organizzazioni dei lavoratori nativi, la partecipazione alla lotta di classe degli sfruttati contro gli sfruttatori.
I lavoratori dei paesi europei e del mondo intero devono unirsi per porre fine alle politiche criminali e discriminatoria dell’imperialismo.
Esigiamo una politica di accoglienza dignitosa e rispettosa dei migranti e dei loro diritti.
Esigiamo l’apertura di canali sicuri di accesso per i migranti.
Abrogazione delle leggi e delle misure razziste contro i migranti.
NO ai centri di espulsione e alla detenzione “amministrativa”.
Permesso di soggiorno ai richiedenti e documenti di viaggio per i migranti.
Asilo politico per tutte le vittime delle guerre e delle persecuzioni fasciste.
Regolarizzazione e parità salariale e di diritti per i lavoratori immigrati.
Nessuna collaborazione con regimi reazionari e fascisti!
NO all’UE e all’Italia gendarmi dei confini europei, NO all’esternalizzazione delle frontiere e ai respingimenti!
NO alle missioni militari, alle guerre imperialiste e alla militarizzazione dei nostri paesi!
Sviluppiamo la solidarietà internazionale dei lavoratori sfruttati e dei popoli oppressi!
1 luglio 2017
Piattaforma Comunista – per il Ppartito Comunista del Proletariato d’Italia

Claudio Borghi: la verità che nessuno racconta su Monte dei Paschi di Siena.

Pubblicato il 28 dic 2016
Monte dei Paschi di Siena. Cosa è davvero successo? La verità che nessuno racconta sulle vere responsabilità di Mario Draghi e della Banca d’Italia, passando per Massimo D’Alema e per l’Opus Dei, nell’intervista fiume a Claudio Borghi Aquilini.

Allego qui la locandina della mostra
CHRONO-GRAPHIA. Visioni spazio temporali
(collettiva di incisioni di 24 autori)
che sarà allestita presso l’Osservatorio Astronomico di Monteporzio Catone dal 9 giugno al 7 luglio.



Andrea Martocchia

Due giugno 2017

VIVA LA REPUBBLICA!

..e memoria di tutti coloro che si sono battuti per Lei, dal Risorgimento ai nostri giorni,
..e riconoscenza a tutti coloro che ancora la difendono

Ma il 2 giugno è anche il giorno in cui moriva un grande uomo : Giuseppe Garibaldi. Per ricordarlo, riportiamo due pensieri pervenuti in redazione da Gianni Fazzini e dal Gruppo Laico di Ricerca

“In questa giornata, un ricordo mesto e deferente – ma orgoglioso di Lui e della sua azione – va all’Eroe dei Due Mondi, che è sempre vivo e presente nella nostra Storia e coscienza di Patria.

Con orgoglio garibaldino
Gianni Fazzini

Il 2 giugno 1882 muore nella sua casa nell’isola di Caprera (Olbia-Tempio Pausania) dopo una breve malattia GIUSEPPE GARIBALDI (74 anni) patriota Risorgimentale condottiero rivoluzionario uomo politico e Padre della Patria. Fu Padre e difensore della Repubblica Romana del 1849.

Noto anche con l’appellativo di “Eroe dei due mondi” per le sue imprese militari compiute sia in Europa sia in America Meridionale è la figura più rilevante ( insieme a Mazzini e a Cavour) del Risorgimento e protagonista controverso dell’unificazione italiana. Lo scrittore francese Victor Hugo ( 1802- 1882) che lo conobbe scrisse di lui:

“Garibaldi cos’è Garibaldi? E’ un uomo niente altro che un uomo. Ma un uomo in tutta l’accezione sublime del termine. Uomo della libertà uomo dell’umanità. ”Vir“ direbbe il suo compatriota Virgilio.”

La popolarità di Garibaldi la sua capacità di sollevare le folle e le sue vittorie militari diedero un contributo determinante all’unificazione dello Stato italiano premiandolo con una popolarità enorme tra i contemporanei – solo a titolo di esempio si possono citare le trionfali elezioni (nel 1860 poi nel 1861 al Parlamento subalpino e poi italiano e nel 1874 eletto deputato del Regno d’Italia) e il trionfo che gli venne tributato a Londra nel 1864. Numerose furono anche le sconfitte fra le quali particolarmente brucianti furono quelle di Roma (1849) dell’Aspromonte (1862) e di Mentana (1867): queste ultime due lo opposero a una parte rilevante dell’opinione pubblica italiana che in tutti gli altri episodi della sua vita lo aveva grandemente amato.

Nonostante la sua profonda stima di Mazzini ( Garibaldi aveva iniziato la sua avventura di patriota subito dopo aver aderito alla Giovine Italia nel 1833) ebbe forti dissidi con lui circa l’atteggiamento da tenere nei confronti di Casa Savoia: infatti Garibaldi accondiscese a divenire sostenitore della monarchia sabauda ( pur essendo convinto repubblicano) finché questa dimostrasse di credere fermamente nella causa italiana e assumendo la guida dell’esercito piemontese contro l’Austria (1858-59).

Garibaldi pur ritenendo lecita l’uccisione di nemici in battaglia e traditori in tempo di guerra a partire dal 1861 si batté per l’abolizione della pena di morte proponendo varie volte una legge che la abolisse del Codice penale vigente. Un altro grande impegno di Garibaldi fu quello per la pace tra i popoli: nonostante le numerose guerre egli riteneva lecito usare la forza militare solo per liberare le nazioni e difendersi dai nemici manifestando altrimenti una forte convinzione pacifista e umanitaria. Per questo avversò sempre con forza le mire espansionistiche coloniali che da subito animarono il giovane Regno d’Italia affermando che se l’italia avesse tolto la libertà e la sovranità ad un altro popolo egli avrebbe combattuto con lui contro gli italiani.

Garibaldi criticò le misure prese contro il brigantaggio meridionale postunitario dal nuovo governo italiano come l’uso della legge marziale e la feroce repressione nonché la rigida estensione della leva militare obbligatoria piemontese al sud Italia che giudicava controproducente preferendo l’entusiasmo volontaristico che aveva animato i suoi eserciti. Nel 1868 scrisse all’attrice Adelaide Ristori: “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale temendo di essere preso a sassate essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio.”

Garibaldi fu un grande amante della natura e degli animali: questo grande amore si palesò quando nel 1871 anno nel quale Giuseppe Garibaldi su esplicito invito di una nobildonna inglese lady Anna Winter contessa di Southerland incaricò il suo medico personale di costituire una Società per la Protezione degli Animali annoverando la signora Winter e Garibaldi come soci fondatori e presidenti onorari; oggi la società è nota come Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA). Attualmente l’ENPA è il più antico e importante ente di protezione e salvaguardia animale in Italia. In seguito a queste riflessioni e azioni animaliste Garibaldi divenne quasi vegetariano in tarda età e rinunciò alla caccia (che era stata una sua grande passione fin da giovane) in nome del rispetto della vita degli animali.

Garibaldi fu notoriamente uomo di costumi semplici e quasi vicino alla povertà non avendo mai in alcun modo approfittato in senso personale di vittorie militari e politiche e della fama straordinaria di cui godeva. Cercò di guadare qualcosa per vivere scrivendo libri e con il lavoro agricolo nella sua Caprera e usò lo stipendio di parlamentare per aiutare le famiglie dei reduci dei “Mille” che non avevano ricevuto nessun riconoscimento economico dallo Stato. E soprattutto conservò un forte tratto di umiltà e di rifiuto di apparire come “prima donna“: il 26 gennaio 1875 Garibaldi all’ età di 67 anni è a Roma per prendere possesso del suo scranno in Parlamento come deputato del Regno d’ Italia. Il giorno stesso del suo arrivo giunge a Montecitorio accolto dai deputati della Sinistra con grandi applausi che s’ interrompono solo quando il generale pronunzia il giuramento. Poi chiamato al balcone dell’albergo in via San Nicola da Tolentino dagli applausi scroscianti della folla e infastidito dall’eccessivo entusiasmo pronunciò la famosa frase: «Romani siate seri, seri, seri!».

Il 27 settembre 1880 Garibaldi si dimette dal Parlamento prevedendo la non attuazione dei suoi ideali politici e in segno di protesta si ritira definitivamente a Caprera. Nella lettera di dimissioni dichiara che non intende più far parte dei «legislatori in un Paese dove la libertà è calpestata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà ai gesuiti e ai nemici dell’ unità d’ Italia… Tutt’altra Italia io sognavo nella mia vita non questa miserabile all’interno e umiliata all’estero ed in preda alla parte peggiore della nazione.”

Ebbe tre mogli ( tra le quali spicca la prima ANITA GARIBALDI (1821- 1849) e sette figli.
FORZA E ONORE!
Gruppo Laico di Ricerca.
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