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La VOCE ANNO XX N°2

ottobre 2017

PAGINA a         - 29

"GRAZIA DIPLOMATICA"

maal52tv
Pubblicato il 08 set 2017
A costo di mangiare erba, i coreani del nord non rinunceranno al nucleare; propositi giustificabili dopo le lunghe trattative di pace regolarmente boicottate dagli Stati Uniti pronti a prendere tutto senza nulla dare.

Non la Russia ma gli Stati Uniti interferiscono nelle campagne elettorali di tutto il mondo

PandoraTV - Pubblicato il 27 set 2017
Putin parla delle accuse statunitensi sulle presunte ingerenze di Mosca nelle elezioni

L’arte della guerra

Russia e Cina contro l’impero del dollaro

Manlio Dinucci

Un vasto arco di tensioni e conflitti si estende dall’Asia orientale a quella centrale, dal Medioriente all’Europa, dall’Africa all’America latina. I «punti caldi» lungo questo arco intercontinentale – Penisola coreana, Mar Cinese Meridionale, Afghanistan, Siria, Iraq, Iran, Ucraina, Libia, Venezuela e altri – hanno storie e caratteristiche geopolitiche diverse, ma sono allo stesso tempo collegati a un unico fattore: la strategia con cui «l’impero americano d’Occidente», in declino, cerca di impedire l’emergere di nuovi soggetti statuali e sociali.

Che cosa Washington tema lo si capisce dal Summit dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) svoltosi il 3-5 settembre a Xiamen in Cina. Esprimendo «le preoccupazioni dei Brics sull’ingiusta architettura economica e finanziaria globale, che non tiene in considerazione il crescente peso delle economie emergenti», il presidente russo Putin ha sottolineato la necessità di «superare l’eccessivo dominio del limitato numero di valute di riserva».

Chiaro il riferimento al dollaro Usa, che costituisce quasi i due terzi delle riserve valutarie mondiali e la valuta con cui si determina il prezzo del petrolio, dell’oro e di altre materie prime strategiche. Ciò permette agli Usa di mantenere un ruolo dominante, stampando dollari il cui valore si basa non sulla reale capacità economica statunitense ma sul fatto che vengono usati quale valuta globale.

Lo yuan cinese è però entrato un anno fa nel paniere delle valute di riserva del Fondo monetario internazionale (insieme a dollaro, euro, yen e sterlina) e Pechino sta per lanciare contratti di acquisto del petrolio in yuan, convertibili in oro.

I Brics richiedono inoltre la revisione delle quote e quindi dei voti attribuiti a ciascun paese all’interno del Fondo monetario: gli Usa, da soli, detengono più del doppio dei voti complessivi di 24 paesi dell’America latina (Messico compreso) e il G7 detiene il triplo dei voti del gruppo dei Brics.

Washington guarda con crescente preoccupazione alla partnership russo-cinese: l’interscambio tra i due paesi, che nel 2017 dovrebbe raggiungere gli 80 miliardi di dollari, è in forte crescita; aumentano allo stesso tempo gli accordi di cooperazione russo-cinese in campo energetico, agricolo, aeronautico, spaziale e in quello delle infrastrutture.

L’annunciato acquisto del 14% della compagnia petrolifera russa Rosneft da parte di una compagnia cinese e la fornitura di gas russo alla Cina per 38 miliardi di metri cubi annui attraverso il nuovo gasdotto Sila Sibiri, che
entrerà in funzione nel 2019, aprono all’export energetico russo la via ad Est mentre gli Usa cercano di bloccargli la via ad Ovest verso l’Europa.

Perdendo terreno sul piano economico, gli Usa gettano sul piatto della bilancia la spada della loro forza militare e influenza politica. La pressione militare Usa nel Mar Cinese Meridionale e nella penisola coreana, le guerre Usa/Nato in Afghanistan, Medioriente e Africa, la spallata Usa/Nato in Ucraina e il conseguente confronto con la Russia, rientrano nella stessa strategia di confronto globale con la partnership russo-cinese, che non è solo economica ma geopolitica.

Vi rientra anche il piano di minare i Brics dall’interno, riportando le destre al potere in Brasile e in tutta l’America latina. Lo conferma il comandante dello U.S. Southern Command, Kurt Tidd, che sta preparando contro il Venezuela l’«opzione militare» minacciata da Trump: in una audizione al senato, accusa Russia e Cina di esercitare una «maligna influenza» in America latina, per far avanzare anche qui «la loro visione di un ordine internazionale alternativo».

(il manifesto, 12 settembre 2017)

Siria. Verso lo showdown. II puntata

La mia ultima email finiva con una previsione che però era più che altro un desiderio: l’Esercito Arabo Siriano avrebbe attraversato l’Eufrate a Deir-Ezzor.
Così è stato. Dopo continue voci, adesso ci sono le conferme ufficiali e i telegiornali russi le corredano con reportage dal posto. Cose che ovviamente noi non vedremo mai in TV.
Gli effetti di questa (doverosa e legittima) mossa sono molteplici:

a) Gli USA, visto che sarà molto difficile per i loro ascari dell’YPG/SDF raggiungere Deir-Ezzor da Nordest, ha quindi deciso che è meglio negoziare e ha perciò chiesto alla Russia di indire un meeting per discutere del futuro della città. Sembra che la Russia abbia già risposto inviando agli USA una cartina geografica. Non si sa come sia stata disegnata. Un’altra risposta evidente, comunque, è la copertura aerea russa ai militari siriani che stanno attraversando l’Eufrate (con somma irritazione degli USA che hanno accusato l’aviazione russa di aver attaccato anche reparti dell’YPG/SDF e persino statunitensi - chissà! forse per dargli una sveglia visto che negli ultimi giorni hanno lasciato quasi completamente in pace l’ISIS, molto probabilmente nella speranza che esso contrasti l’avanzata dell’Esercito Arabo Siriano e dei suoi alleati).

b) I curdi dell’YPG/SDF stanno perdendo il raziocino. Col risultato che non hanno più nessun pudore a mostrarsi per quelli che sono, ovvero il Califfato 2.0.
Oggi hanno infatti esortato i militanti "ribelli" di Idlib a non onorare gli accordi di de-escalation. Ovvero stanno chiedendo ad al-Qaida e ai suoi satelliti di continuare nella loro opera di terrorismo in quella provincia siriana. D’altra parte nella provincia di al-Raqqa stanno imbarcando direttamente spezzoni di ISIS.
Il motivo della richiesta dell’YPG ai "ribelli" di Idlib è stravagante, anche se nella sua stravaganza rivela molte cose: la Turchia coi colloqui di Astana starebbe "vendendo al regime di Damasco" (sic!) Idlib e altre zone controllate dai "ribelli" dopo essere stata colpevolmente incapace di rovesciare Assad (sic!).
Questo Califfato 2.0, "laico, anticapitalista e femminista" recluta praticamente su base giornaliera sconsiderati provenienti dal mondo gauchista europeo, specialmente anarchici e "Antifa" tedeschi, francesi e spagnoli innanzitutto. Evidentemente questi utili idioti pensano di far parte di brigate internazionali come nella guerra civile spagnola (non era poi quello che voleva la Rossanda quando gli USA e la Nato coadiuvati da Turchia e Arabia Saudita attaccarono la Libia? Eccola accontentata!). La differenza è che questi pseudo-internazionalisti combattono a mo’ di Legione Straniera sotto il comando niente poco di meno del Pentagono e della CIA (Che Guevara - sia sempre onore a lui! - si starà rivoltando nella tomba), a fianco di milizie che si dedicano alla pulizia etnica e devono rendere servigi all’Arabia Saudita e a Israele - i peggiori Stati di tutto il Medio Oriente - loro sponsor finanziari e politici e in the process, rendere ricchi i loro capi mafiosi e senza onore, come è successo nel Kurdistan iracheno.
Il mondo gauchista occidentale attuale si sta rivelando essere uno degli impasti politici, culturali e antropologici più miserabili dai tempi in cui lo stesso mondo applaudiva alla sanguinaria repressione della Comune di Parigi (sia sempre onore ai Comunardi!) e qualche decennio dopo sosteneva gli assassini di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht che si opponevano all’imperialismo e alle sue guerre (e anche ai due rivoluzionari tedeschi sia sempre tributato onore!).
Questi gauchisti sono l’esatto contrario della parte nobile del movimento operaio e comunista, sono suoi acerrimi nemici. Un gauchismo fascistoide nei modi, filoimperialista negli atti pratici, idiota nelle formulazioni ideologiche, che ha disseminato la politica europea e statunitense di Masanielli opportunisti, arroganti e ambiziosi al di là di ogni pur minimo livello di decenza. Un gauchismo che è andato oltre le più pessimistiche previsioni che Pier Paolo Pasolini aveva fatto su di esso.
Se in linea teorica potrei essere indulgente con questi "idealisti", nella cruda realtà non posso avere nessuna comprensione per questi imbecilli, perché hanno e continueranno ad avere sulla coscienza migliaia e migliaia di morti e sofferenze senza fine!

Piotr

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