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La VOCE ANNO XX N°2

ottobre 2017

PAGINA 4         - 24

Segue da Pag.23: IL NAZISMO CONTEMPORANEO COME FORZA MOTRICE DELLE INTEGRAZIONI EUROATLANTICHE

Tale reazione, independentemente dalla sua giustificazione e manifestazione concreta, è stata accusata di essere un progetto di grande Serbia e di destabilizzazione della regione. Questo aveva a sua volta permesso alla politica occidentale di mettere in moto la terza fase dell'intervento, creando la necessaria base propagandistica per l'azione armata sotto l'ombrello dell'ONU (in Bosnia ed Erzegovina) o addirittura senza di esso (RF Jugoslavia nel 1999). Inoltre, un simile approccio ha permesso lo sviluppo di un'ampia forgiatura dell'opinione pubblica locale, mettendole di fronte il dilemma: “O la Serbia … (Russia, Oriente) o l'Unione Europea (NATO, civiltà occidentale).

Uno scenario del genere si sta realizzando in questo momento da parte dell'Occidente anche nei confronti dell'Ucraina. Sarebbe ingenuo credere che le dirigenze occidentali, le organizzazioni della società civile e i mezzi d'informazione non abbiano informazioni sull'operato del “Settore Destro” e di altre forze al potere a Kiev dal 2014. Soprattutto considerato che l'attività dei nazionalisti ucraini rappresenta una minaccia diretta per la sopravvivenza e l'esistenza stessa di numerosi gruppi etnici aventi legami stretti con i propri connazionali in Ungheria, Slovacchia, Romania, Grecia e in altri paesi membri dell'UE. Cionostante, il piano d'azione occidentale richiede dall'UE di chiudere gli occhi davanti a questa minaccia assolutamente evidente, per poter sfruttare le forze apertamente nazionaliste e fasciste in modo da mobilitare al massimo il fattore antirusso ucraino. Il tutto sempre sotto gli stessi slogan euroatlantisti. Tale approccio prevede il posizionamento dei nazisti contemporanei nella funzione di “combattenti per la democrazia e i valori europei”, e i loro avversari, nella forma dei cittadini dellUcraina orientale, come sostenitori del totalitarismo, quinte colonne russe e addirittura veri e propri terroristi. Allo stesso tempo, l'assolutamente legale azione della Federazione Russa sulla questione della fornitura degli aiuti politici e umanitari agli abitanti del Donbass, viene etichettata come azione antiucraina e atto di ingerenza negli affari interni di uno stato sovrano e democratico. In un'intervista alla rivista russa Kommersant, pure la parlamentare americana Dana Rohrabacher, nota per le sue posizioni bilanciate, ha invitato la Russia ad astenersi dal "immischiarsi negli affari interni dei paesi baltici" (Kommersant, 27/4/2015).
Uno scenario analogo si realizza non solo in Ucraina, ma anche in altri territori postsovietici. Dall'inizio degli anni '90, le dirigenze degli USA ed UE chiudono ininterrottamente gli occhi di fronte alle azioni dei movimenti fascisti e delle organizzazioni neonaziste nei paesi baltici. E tutti i tentativi della Russia di attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale e delle organizzazioni internazionali in merito al ripristino del nazismo e la violazione dei diritti della popolazione russofona nei paesi baltici, vengono nuovamente qualificati come “ingerenza negli affari interni” da parte della Russia.
È chiaro come da Bruxelles e Washington è ingenuo aspettarsi la rinuncia all'uso del nazismo come forza trainante e difesa propagandistica dei processi di integrazione europea, mentre l'idea di questa integrazione sta palesemente perdendo attrazione politica, finanziaria e politico-sociale, e nella stessa UE si moltiplicano i conflitti e possibili scismi interni.  Ad ogni modo, la crescita del sentimento anti-Bruxelles nei paesi membri dell'UE forza i centri dell'occidente ad iniziare a correggere le proprie posizioni.

Bisogna anche notare l'oggettiva capacità delle forze fasciste e neonaziste di fuoriuscire dal controllo dei propri finanziatori e mandanti. Pure ora, una serie di capitali europee inizia ad esprimere preoccupazione verso singoli passi delle autorità di Kiev. Soprattutto in Germania, la quale ha già richiesto dal governo ucraino una spiegazione a riguardo dell'adozione della legge sulla “eroizzazione” dell'OUN-UPA (il collaborazionismo ucraino del III Reich) da parte della Vrhovna Rada, minacciando che in caso contrario la Germania non ratificherà l'accordo di associazione dell'Ucraina all'UE. “Ancora prima, il ministro degli esteri ucraino Klimkin sarebbe dovuto venire a Praga e riferire come stanno le cose con i banderisti” – aveva dichiarato in merito il ministro degli esteri ceco Ljubomir Zaoralek (Fondo della Cultura Strategica – fondsk.ru, 28/4/2015).

Si assume che dal ministro degli esteri di quel paese che nel 1938 fu vittima dell'accordo di Monaco tra l'Occidente e Hitler, ci si sarebbe potuto aspettare una formulazione più dura, specie per quanto riguarda la decisione delle autorità di Kiev di “equiparare” la Germania di Hitler con l'URSS. Ecco come ha commentato il direttore del centro Simon Wiesenthal, Efraim Zurof: “La decisione di proibire sia il fascismo che il comunismo rappresenta l'equiparazione del regime genocida più terribile della storia, con il regime che ha liberato Auschwitz e contribuito alla fine del regime del terrore del Terzo Reich (Jerusalem Post, 14/4/2015).
Pure nei mezzi di comunicazione occidentali si può incontrare dell'obiettività. Il giornale svedese Aftonbladet ricorda che “alla dirigenza dell'Unione Sovietica non può essere negata una cosa – il desiderio di distruggere il regime di Hitler … l'Armata Rossa ha dovuto pertanto cacciare i tedeschi dai territori occupati. I russi avevano dovuto addirittura conquistare la Germania stessa. In questo senso, l'Armata Rossa ha combattuto davvero per la liberazione dell'Europa orientale dal fascismo” (Inosmi.ru, 28/4/2015).
Ad ogni modo, il continuo saccheggio nazista in Ucraina minaccia di far rinascere conflitti armati non solo all'est, ma anche all'ovest del paese. Ciò a sua volta può spingere i governi dei paesi dell'UE ad intervenire nei conflitti. A condizione che gli interessi dei loro compatrioti residenti in Ucraina siano più importanti dei giochi geopolitici fatti con i nazisti contemporanei nel nome dell'euroatlantismo.

(Traduzione di Andrea Degobbis)

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