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La VOCE 1711 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XX N°3 | novembre 2017 | PAGINA C - 35 |
un potenziale di 800-1.100 Kv e assicurano
la trasmissione su distanze fino a 2.300 chilometri con perdite inferiori al 5 per cento. «Perché non rimanga sulla carta, il progetto deve poggiarsi su delle reti innovative che abbiano grande velocità, grande capacità di trasporto e basse perdite. Le nuove reti supercritiche assicurano questo e hanno altri due vantaggi: occupano meno spazio delle linee tradizionali e non hanno un campo magnetico, per cui non determinano inquinamento elettromagnetico come le linee tradizionali», spiega a Linkiesta Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente italiano e docente di Scienze ambientali all’università Tsinghua di Pechino. Clini fa parte di un advisory board di una decina di esperti che stanno presentando il progetto nel mondo: vi fanno parte il responsabile delle smart grid della francese Edf, il presidente dello statunitense Edison Electric Institute (Usa), il capo-negoziatore per la Cina sul tema dei cambiamenti climatici e accademici tra Cina e Giappone. (...) In Italia è di questo tipo la nuova connessione tra Sardegna e Italia, inaugurata cinque anni fa. >> In realtà permangono alcune difficoltà tecniche, soprattutto per la dispersione che si ha nella fase di passaggio dalla corrente continua a quella alternata, ma c'è da essere fiduciosi che lo sviluppo dei nuovi sistemi dia un enorme impulso a nuove realizzazioni anche in questo campo. Le altre tecnologie su cui si basa il progetto sono le seguenti: – stoccaggio efficiente dell’energia (es. nuove batterie); – distribuzione locale dell’elettricità tramite smart grid, ossia reti intelligenti, che renderebbero in buona parte obsoleta la funzione delle attuali aziende municipalizzate; – cambio di paradigma nella produzione di auto, attraverso lo sviluppo di auto elettriche, su cui la Cina promette di conquistare la leadership. È stato quantificato che per far marciare il progetto ci vogliono 50mila miliardi di dollari di investimenti, che è una cifra veramente enorme. Ma se tale cifra da un lato può fare gola alle imprese che si inseriscono – eventualmente anche imprese statali –, dall'altro il piano può ledere vecchi interessi legati al combustibili fossili (la lobby del petrolio) ed alla supremazia geopolitica statunitense, che verrebbe veramente messa in crisi. Per quanto riguarda l'Italia, Terna deve già decidere se finanziare la rete fondamentale per far partire il progetto nel Sahara, quella cioè tra Tunisia e Italia. Il fatto che State Grid of China abbia acquisito il 35% di Cdp Reti, che a sua volta controlla quasi il 30% di Terna, è un incoraggiamento non da poco nella giusta direzione. Dobbiamo però purtroppo tenere presente i pregiudizi e le resistenze dei nostri "padrini" occidentali, in primis da parte della Unione Europea, cui l'Italia deve chiedere sempre il permesso su tutto, ed in secundis dagli Stati Uniti, che con l'amministrazione Trump c'è da scommettere faranno di tutto per far naufragare le promesse di innovazione provenienti dalla Cina, anche a costo di farci tutti morire asfissiati per CO2 e CO o alluvionati per i cambiamenti climatici, se non, ancora prima, di morte termonucleare.
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