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La VOCE ANNO XX N°3

novembre 2017

PAGINA A         - 33

ECOLOGIA, SCIENZA, GLOBALIZZAZIONE: UN’ENCICLICA PAPALE, LA VIA DELLA SETA, ED IL PENSIERO “JUCHE”.

Un ponderoso ed interessante libro sull’ecologia scritto dall’amico e collega Giancarlo Paciello, ingegnere in pensione e grande sostenitore della causa palestinese; due interessanti convegni svoltisi in ottobre a Roma sul pensiero “Juche” diffuso nella Corea Democratica e sulla nuova Via della Seta proposta dalla Cina; infine un interessante articolo proposto da Andrea Martocchia che troverete in questo stesso numero de “La VOCE” mi spingono a qualche breve riflessione su ecologia, scienza e globalizzazione.

Paciello, autore di numerosi saggi sull’occupazione sionista della Palestina e sul diritto dei Palestinesi all’indipendenza e alla libertà, ha dedicato un libro, ricco di considerazioni politiche, economiche e filosofiche, all’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si”, in cui viene sviluppato il concetto di “Ecologia Integrale”. Il libro dal titolo “No alla Globalizzazione dell’Indifferenza” (frase pronunciata dal Papa a Lampedusa”) illustra i pericoli di una catastrofe globale dovuta all’uso improprio ed indiscriminato della tecnologia con le sue conseguenze sul clima, l’inquinamento, la desertificazione, la distruzione delle risorse naturali. Il libro di Giancarlo intenderebbe instillare nei giovani, con particolare riferimento alla figlia, un’utopia ispirata al rispetto della Natura nell’ambito di una società più giusta, che si opponga alla globalizzazione capitalista..

Conoscendo l’amico Giancarlo, e pur condividendo la sua aspirazione ad un’ideologia egualitaria, umana e rispettosa dell’ambiente, che dovremmo lasciare non deteriorato in modo irreversibile alle nuove generazioni, mi ha sinceramente sorpreso la sua appassionata difesa di una filosofia tipicamente cattolica ed ispirata ai valori tradizionali della Chiesa come quella aristotelico-scolastica sviluppata da Tommaso d’Aquino. Mi ha anche meravigliato una critica apparentemente generalizzata contro il pensiero scientifico, la tecnologia e l’economia, viste sempre come capitalistiche e borghesi, e contro l’Illuminismo, contro l’idea stessa del “Progresso” e le morali laiche, viste sempre come morali puramente “utilitaristiche”.

Ritengo invece che l’umanità non possa rinunciare alla scienza ed alla tecnologia ed ai progressi concreti conseguiti, anche senza illudersi con il mito di un inevitabile progresso infinito. Ritengo che l’economia non sia di per sé qualcosa di sporco. Al contrario, il problema è quello di utilizzare la grande scienza di Archimede, Galilei, Newton, Darwin, Maxwell, Boltzmann, Planck, Einstein, e le tecnologie che ne sono derivate, non per il profitto, ma per il bene dell’umanità e con una nuova organizzazione internazionale e sociale che lo permetta, e con una nuova concezione più giusta ed egualitaria dell’economia. È necessario anche servirsi di un pensiero filosofico più vicino alla realtà in continuo movimento, da quello degli antichi filosofi della Natura, come Anassimandro, Democrito ed Eraclito, fino alla “Dialettica della Natura” di Engels..

Si tratta quindi di battere la globalizzazione capitalista e la sua sempre più accentuata militarizzazione ed aggressività esercitata dall’imperialismo contro lo sviluppo delle

nazioni indipendenti, con guerre, sanzioni, e ricatti. Si tratta di sostituire questa politica e questa economia con un’economia pianificata a livello mondiale, basata su una catena di stati sovrani in un regime multipolare, non rinunciando a lottare per il socialismo nei singoli stati, visto che le borghesie “compradore” locali al servizio dell’imperialismo non ne possono assicurare una reale indipendenza ed un’azione a favore dell’eguaglianza e della giustizia sociale. La resistenza della Siria, con l’aiuto della Russia e del Fronte della Resistenza antimperialista ed antisionista ne sono un luminoso esempio.

Un convegno del 13 ottobre scorso a Roma sulla “Via della Seta”, idea di una nuova strategia di collaborazione pacifica tra nazioni lanciata dalla Cina, ci permette di aprire una prospettiva concreta di cambiamento, non basata su concetti moralistici come quello di “santità della Natura, dono di Dio” contenuti nell’Enciclica papale, tanto ricca di slogan di questo genere, ma tanto povera di proposte concrete. Quando si vanno ad analizzare le proposte concrete si trovano le solite sparate antiscientifiche di stampo controriformistico (come non ricordare le condanne di Galilei e Giordano Bruno?) e addirittura paragoni tra Comunismo e Nazismo, che si sarebbero entrambi impegnati nell’uso di orribili tecnologie per il massacro di milioni di uomini.

L’esperienza cinese ci mostra come l’uso corretto di tecnologie tradizionali possa far uscire centinaia di milioni di persone dalla povertà. Non si può nemmeno dimenticare il successo del tanto criticato programma di controllo pianificato delle nascite realizzato in Cina in un mondo che sarà abitato nel 2050 da oltre 8 miliardi di persone, con conseguenze imprevedibili come migrazioni apocalittiche e destabilizzazione di interi continenti. Questo problema è, invece, completamente ignorato nell’Enciclica perché non in linea con l’ideologia della Chiesa. Oggi la Cina è divenuta il massimo produttore mondiale di beni, superando gli USA, ed è passata ad una nuova fase “ecologica” di riforestazione dell’intero territorio nazionale e sviluppo pianificato delle fonti rinnovabili. La Cina controlla già il 50% del mercato fotovoltaico per la produzione elettrica e – come risulta dall’articolo segnalato da A. Martocchia – conta di produrre il 90% dell’energia necessaria con fonti rinnovabili “pulite” nel 2050.

Ma un altro esempio di uso corretto di scienza e tecnologia ci viene dato da un altro piccolo paese indipendente, la Repubblica Popolare Democratica di Corea, seguendo l’ideologia “Juche”, come illustrato in un altro convegno organizzato a Roma il 7 ottobre. Questa ideologia mette al primo posto il lavoro scientifico ed intellettuale rappresentato nella stessa bandiera nazionale dal pennello per la scrittura ideografica che si accompagna alla falce ed al martello per indicare l’alleanza tra operai, contadini e lavoratori intellettuali. Lo sviluppo scientifico coreano ha permesso al paese di sviluppare tecnologie avanzate che gli permettono anche un vasto volume di esportazioni aggirando le sanzioni imposte, e la messa a punto di armi sofisticate di dissuasione, assolutamente necessarie per fronteggiare la minaccia del potente imperialismo USA che già distrusse il paese nella guerra del 1950-53 prima di essere ricacciato indietro, e che ancora occupa militarmente la parte meridionale della Corea.




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