La VOCE | COREA | CUBA | JUGOSLAVIA | PALESTINA | RUSSIA | SCIENZA |
Stampa pagina |
Stampa inserto |
La VOCE 1706 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°30 | giugno 2017 | PAGINA d - 32 |
Il re Salman dell’Arabia Saudita e il presidente russo Vladimir Putin a Mosca, il 5 ottobre 2017. (Alexei Nikolsky, Reuters/Contrasto) ARABIA SAUDITA La visita del re saudita a Mosca dimostra la nascita di nuove alleanzeRe Salman dell’Arabia Saudita è in visita a Mosca, dove compra armi russe, firma contratti in serie e cerca il modo di regolare, insieme a Vladimir Putin, il prezzo del petrolio. Il viaggio di Salman dice molto sullo stato del mondo. Comunista e atea, la Russia è stata a lungo per Riyadh la succursale terrestre dell’inferno. La caduta del muro di Berlino non aveva cambiato le cose, anche perché i legami tra americani e sauditi erano profondi. Ma poi l’America di Bush decise di rovesciare Saddam Hussein in Iraq, affidando il comando del paese alla maggioranza sciita, la stessa corrente islamica degli iraniani, nemici giurati dei sauditi. Nonostante l’opposizione di Riyadh, Barack Obama ha realizzato il compromesso sul nucleare che ha permesso all’Iran di sfuggire alla morsa delle sanzioni internazionali che asfissiavano la sua economia. Con la loro astensione dal conflitto siriano, gli Stati Uniti hanno inoltre riaperto le porte del Medio Oriente alla Russia, e così, malgrado il corteggiamento di Donald Trump nei confronti di Riyadh, i sauditi hanno deciso di trattare con Mosca. Gli interessi oltre il petrolio La situazione regionale li spingeva in questa direzione, a cominciare dal petrolio, principale risorsa di russi e sauditi che, in una fase di difficoltà economica, condividono l’interesse a controllare i prezzi al barile. Lo avevano già fatto nel dicembre 2016, trovando un accordo che prevedeva un taglio della produzione (dunque dell’offerta) da parte dei paesi esportatori. Oggi Putin cerca di prolungare l’accordo, che dovrebbe scadere l’anno prossimo. È per questo che ha già ricevuto il presidente venezuelano e adesso ospita il re Salman. Ma contrariamente a quanto credono i complottisti, al mondo non c’è solo il petrolio. Il re Salman dell’Arabia Saudita e il presidente russo Vladimir Putin a Mosca, il 5 ottobre 2017. (Alexei Nikolsky, Reuters/Contrasto) ARABIA SAUDITA La visita del re saudita a Mosca dimostra la nascita di nuove alleanze Bernard Guetta, France Inter, Francia 6 ottobre 2017 15.30 FacebookTwitterEmailPrint Re Salman dell’Arabia Saudita è in visita a Mosca, dove compra armi russe, firma contratti in serie e cerca il modo di regolare, insieme a Vladimir Putin, il prezzo del petrolio. Il viaggio di Salman dice molto sullo stato del mondo. Comunista e atea, la Russia è stata a lungo per Riyadh la succursale terrestre dell’inferno. La caduta del muro di Berlino non aveva cambiato le cose, anche perché i legami tra americani e sauditi erano profondi. Ma poi l’America di Bush decise di rovesciare Saddam Hussein in Iraq, affidando il comando del paese alla maggioranza sciita, la stessa corrente islamica degli iraniani, nemici giurati dei sauditi. Nonostante l’opposizione di Riyadh, Barack Obama ha realizzato il compromesso sul nucleare che ha permesso all’Iran di sfuggire alla morsa delle sanzioni internazionali che asfissiavano la sua economia. Con la loro astensione dal conflitto siriano, gli Stati Uniti hanno inoltre riaperto le porte del Medio Oriente alla Russia, e così, malgrado il corteggiamento di Donald Trump nei confronti di Riyadh, i sauditi hanno deciso di trattare con Mosca. Gli interessi oltre il petrolio La situazione regionale li spingeva in questa direzione, a cominciare dal petrolio, principale risorsa di russi e sauditi che, in una fase di difficoltà economica, condividono l’interesse a controllare i prezzi al barile. Lo avevano già fatto nel dicembre 2016, trovando un accordo che prevedeva un taglio della produzione (dunque dell’offerta) da parte dei paesi esportatori. Oggi Putin cerca di prolungare l’accordo, che dovrebbe scadere l’anno prossimo. È per questo che ha già ricevuto il presidente venezuelano e adesso ospita il re Salman. Ma contrariamente a quanto credono i complottisti, al mondo non c’è solo il petrolio. L’ARTICOLO CONTINUA DOPO LA PUBBLICITÀ Sulla scena mediorientale, russi e sauditi sono in contrasto, perché Mosca è alleata dell’Iran e del regime siriano, due nemici dell’Arabia Saudita. Riyadh e Mosca non fanno fronte comune nella regione, ma il referendum per l’indipendenza dei curdi iracheni cambierà molte cose in Medio Oriente. Gli stati della regione stanno rapidamente scoprendo che al di là delle loro rivalità e dello scontro tra sciiti e sunniti, devono trovare il modo di coesistere per impedire un cambiamento dei loro confini nazionali. Ci sono cittadini curdi in quattro di questi paesi, sunniti nell’Iraq a maggioranza sciita e sciiti in Arabia Saudita, dove sono concentrati nelle regioni più ricche di petrolio. La ragion di stato rende inevitabile un’alleanza tra le potenze mediorientali, e così, in Russia, il sovrano saudita si trova a trattare con un alleato dell’Iran. (Traduzione di Andrea Sparacino) |
Mosca è tra le città del mondo più sicure per le donneAleksandr Scherbak/TASS Lo rivela uno studio realizzato dalla Fondazione Thomson Reuters. La capitale russa si posiziona al secondo posto dopo Tokyo per i pochi casi di violenze e aggressioni È Mosca una delle città più sicure per le donne. Lo rivela un’indagine condotta dalla Fondazione Thomson Reuters. Secondo gli studiosi, la capitale russa, la cui popolazione si aggira intorno ai 12 milioni di persone, è tra le città meno pericolose per le donne, soprattutto se si prendono in considerazione realtà in cui sono ancora diffuse “pratiche culturali pericolose come la mutilazione genitale femminile o i matrimoni combinati”. Mosca si classifica al secondo posto, dopo Tokyo, come sicurezza per quanto riguarda la violenza e le aggressioni sessuali. Gli esperti fanno anche notare che le donne nella capitale russa hanno facile accesso al sistema sanitario, all’educazione e ad altre opportunità economiche. NORDCOREA Giovedì 19 ottobre 2017 - Putin su Corea Nord, applichiamo decisioni Onu ma è stato sovranoNORDCOREA Lunedì 16 ottobre 2017 - Nordcorea: non rinunceremo a nucleare con politica ostile UsaRoma, 16 ott. (askanews) – La Corea del Nord ha detto oggi alle Nazioni unite che non negozierà mai lo smantellamento delle proprie armi nucleari, a meno che gli Stati Uniti non cambino la loro politica “ostile”. Si tratta di una formulazione già in passato espressa dal leader nordcoreano Kim Jong Un. Il vice ambasciatore all’Onu Kim In Ryong ha detto alla Commissione sul Disarmo dell’Assemblea generale che la situazione nella Penisola coreana ha “raggiunto un punto limite e una guerra nucleare può esplodere in qualsiasi circostanza”. “A meno che la politica ostile e la minaccia nucleare degli Usa – ha aggiunto – non verranno completamente sradicate, noi non porremo mai sul tavolo negoziale le nostre armi nucleari e i nostri missili balistici in nessuna circostanza”. (con fonte Afp) |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
Stampa pagina | Stampa inserto | La VOCE 1706 |
La VOCE | COREA | CUBA | JUGOSLAVIA | PALESTINA | RUSSIA | SCIENZA |