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La VOCE ANNO XIX N°10

giugno 2017

PAGINA a         - 29

Vescovo cattolico a Damasco: "Se non fosse stato per la Russia ci avrebbero massacrato"

Intervista esclusiva a Jano Battah, vescovo cattolico a Damasco.
“Il vero problema sono le politiche sbagliate americane e la debolezza della posizione europea. L’Europa è debole e non possiede una capacità autonoma di decisione”.

Traduzione Monica Ricatti

Sugli Elmetti bianchi...un video in Italiano da non perdere


Gentile redazione di Amici,

Apprendiamo con stupore che l’onnipresente Roberto Saviano utilizzerà la trasmissione "Amici" di questa sera per un ennesimo panegirico degli Elmetti Bianchi. Occupandovi di talent musicali soprattutto, forse non avete avuto modo di approfondire l’origine e le gesta di quet’organizzazione.

Ci permettiamo di attirare la vostra attenzione sulla sua natura equivoca, sulla collateralità di molti suoi membri con gruppi terroristi e sul lavoro di propaganda e mistificazione che questo gruppo tanto osannato porta avanti. Ecco un video in italiano (in inglese ce ne sono molti) e se siete interessati potremmo inviare decine e decine di documentazioni che in questi mesi abbiamo raccolto sulle "gesta" degli Elmetti bianchi:

Prevenire le guerre di aggressione, come le tante che Occidente e paesi del Golfo hanno condotto in questi decenni, è un modo sicuro per evitare oceani di dolore e il disfacimento di interi paesi, che poi costringe a moltiplicare le organizzazioni addette all’emergenza umanitaria, bellica e post-bellica.

Per prevenire le guerre occorre anche combattere le menzogne che le favoriscono perché offrono pretesti di intervento a chi intende far guerra, in modo diretto o per procura, per ragioni geopolitiche o "religiose". Quando - e solo ogni tanto - le menzogne sono smascherate, è troppo tardi e un paese è già distrutto.

Per questo, secondo noi, cercare la verità è aiutare la pace. E, questa sera, purtroppo, la vostra trasmissione andrà nella direzione opposta.

Un cordiale saluto,
La Redazione de l’AntiDiplomatico

Di cosa hanno discusso Putin e Abe a Mosca

L’ultima visita del Primo ministro giapponese Shinzo Abe a Mosca, avvenuta il 27 aprile, è stata senza dubbio un evento cruciale per le future relazioni bilaterali tra Mosca e Tokyo, tali da influenzare la situazione geopolitica del grande scenario politico. Va notato che non più di quattro mesi prima il leader russo Vladimir Putin compiva una visita ufficiale a Tokyo. Se si considera che Putin e Abe hanno avuto 17 colloqui in varie occasioni, è sicuro che di tutti i capi occidentali, ed Abe rientra in questa categoria dato l’allineamento di Tokyo, il primo ministro è stato il più aperto ai colloqui.

Ciò può essere parzialmente spiegato dall’attenzione particolare che Tokyo presta al cosiddetto “problema dei Territori del Nord”, mentre Mosca è particolarmente interessata a perseguire la cooperazione economica con il Giappone. Recentemente, entrambi i Paesi affrontano sempre più sfide in politica estera, costringendoli ad adattarsi alla situazione. Poiché la situazione nella regione asiatico-pacifica si fa sempre più complicata, soprattutto sulla fascia che si estende dalla penisola coreana allo Stretto di Malacca, i principali attori sono spinti a stringere i contatti per reagire rapidamente a sfide imminenti; ed è difficile dubitare che Federazione Russa e Giappone siano in prima linea nella politica regionale attuale. Le crisi che si verificano ogni anno nella regione sembrerebbero sorprendenti per chi non abbia familiarità con la situazione nella regione asiatico-pacifica. Tuttavia, dalla fine del 2016, le attuali tensioni nella penisola coreana sono al centro della maggior parte dei media internazionali e degli analisti politici. Pertanto, la seria crisi sulla sicurezza che potrebbe rapidamente divenire un problema globale, è stato il principale argomento discusso da Putin e Abe. Tuttavia, va notato che né Russia né Giappone sono il primo violino nel “grande gioco politico” della penisola coreana. I principali attori del fronte coreano sono Stati Uniti e Cina. Pertanto, sembra naturale che il leader del Giappone, che gode di stretti legami con gli Stati Uniti, sia giunto a Mosca con una posizione approvata da Washington. Non c’è dubbio che l’esito dei colloqui di Abe con Vladimir Putin sarà portato all’attenzione della Casa Bianca una volta che il primo ministro del Giappone sarà a Londra. L’ultima posizione di Washington sulla situazione nella penisola coreana fu formulata poche giorni prima del viaggio di Abe in Russia, secondo cui la RPDC sarà considerata violare regolarmente le varie risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Al fine di porre fine a queste “violazioni”, Stati Uniti e loro alleati prevedevano maggiore pressione diplomatica ed economica su Pyongyang. Non c’è dubbio che la Casa Bianca esorterà tutti gli attori regionali ad osservare questa posizione. Tuttavia, va aggiunto che questa “pressione” è accompagnata da varie provocazioni militari, l’ultima delle quali è il sottomarino nucleare statunitense ospitato in un porto sudcoreano. A loro volta, Cina e Russia, riconoscendo la validità delle rivendicazioni contro Pyongyang, sottolineano che quest’ultima è sotto la pressione del possibile confronto militare con la Corea del Sud. Pertanto, un aggravamento pericoloso della situazione nella penisola coreana, che può essere evitato solo dal blocco temporaneo del programma missilistico e nucleare nordcoreano e dalla sospensione simultanea delle grandi manovre militari statunitensi-sudcoreane attuate presso il confine della RPDC.
In linea di principio, questo periodo potrebbe essere usato per risolvere vari problemi fondamentali nella penisola coreana. Tuttavia, la crisi non può essere completamente risolta senza che Washington cambi sull’aggressività nell’arena internazionale. Tuttavia, l’amministrazione statunitense ha deciso di dedicarsi ai tentativi di risolvere vari problemi interni. Ciò significa che Washington avrà bisogno dell’immagine del “regime imprevedibile della Corea del nord”, anche se essi stessi sono stati accusati d’”imprevedibilità” per l’improvviso attacco missilistico contro la Siria. Pertanto, la discussione sul problema della crisi coreana tra Abe e Putin era essenzialmente un tentativo di riavviare i colloqui nel formato più ampio che includa Stati Uniti, la Cina, Russia, Giappone e Coree. I colloqui in questo quadro furono interrotti nel 2008 per l’ulteriore aggravamento della crisi. Sulle relazioni bilaterali, la discussione continua sui preparativi per la firma di un trattato di pace tra Russia e Giappone, non essendo stato firmato alcun documento dalla seconda guerra mondiale. Inoltre, numerosi accordi su progetti economici congiunti sono stati conclusi con successo. L’autore ritiene che la discussione sui recenti negoziati serva da sfondo perfetto per alcuni pensieri personali sul posizionamento della Russia nell’Asia-Pacifico. Innanzitutto, la Russia deve fare perno sull’Asia molto più esplicitamente. Tuttavia, questo processo è complicato da una serie di problemi che riguardano le difficili relazioni tra Turchia e Cina, in cui tuttavia alcuni segni positivi potrebbero osservarsi. La Russia non è interessata al ritiro (ipotetico) di Washington dall’Asia nordorientale, per cui i principali attori, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone, dovrebbero collaborare per coordinarvisi. Nel formato esistente delle relazioni russo-cinesi, non ci dovrebbero essere tracce di legami bilaterali che offrano a terzi l’opportunità d’inserire un cuneo tra Pechino e Mosca.


Vladimir Terekhov, esperto sulla regione Asia-Pacifico, in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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