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La VOCE ANNO XIX N°10

giugno 2017

PAGINA 2         - 18

"1° MAGGIO"


Cari amici:

Questo 1° Maggio, “Giorno Internazionale dei Lavoratori”, il Collettivo di Radio Avana Cuba celebra, insieme voi, il 56° Anniversario della fondazione dell’emittente, con il ricordo presente del nostro eterno Comandante, Fidel Castro Ruz e l’unità del popolo cubano.

Saranno per sempre vivi in noi Fidel e il 1° Maggio!

Rosario Lafita Fernández
J` Dpto. de Corrispondenza Internazionale
Radio Avana Cuba

Con il 1° Maggio ricordiamo l’eterno Comandante, Fidel Castro Ruz, che ha combattuto per la liberazione dallo sfruttamento di un intero popolo e ricordiamo le atrocità degli Stati Uniti d’America che hanno impiccato 4 sindacalisti, in ricordo dei quali il 1° Maggio si celebra la loro memoria e l’unione di tutti i popoli fruttati e oppressi dagli Stati Uniti d’America e dai loro lacchè capitalisti.
Miriam Pellegrini Ferri, presidente G.A.MA.DI.
Roberto Gessi, direttore La VOCE, organo di diffusione del G.A.MA.DI.

Dichiarazione del Ministero delle Relazioni Estere di Cuba

FALLISCE UNA PROVOCAZIONE ANTICUBANA

Mezzi di stampa internazionali hanno diffuso nelle ultime settimane l’intenzione del Segretario Generale dell’OEA, Luis Almagro Lemes, di viaggiare a La Habana per ricevere un "premio" inventato da un gruppuscolo illegale anticubano che opera in combutta con la Fondazione per la Democrazia Panamericana, di estrema destra, creata nei giorni del VII Vertice delle Americhe di Panama, per convogliare sforzi e risorse contro governi legittimi e indipendenti nella "Nuestra América".
Il piano, tramato in vari viaggi tra Washington e altre capitali della regione, consisteva nel montare a La Habana un’aperta e grave provocazione contro il governo cubano, generare instabilità interna, danneggiare l’immagine internazionale del paese e, contemporaneamente, danneggiare il buon andamento delle relazioni diplomatiche di Cuba con altri Stati. Forse alcuni hanno fatto male i calcoli e hanno pensato che Cuba avrebbe sacrificato l’essenza all’apparenza.
Allo spettacolo sarebbero stati trascinati lo stesso Almagro e alcuni altri personaggi di destra che fanno parte della cosiddetta Iniziativa Democratica per Spagna e le Americhe (IDEA), la quale ha agito in modo aggressivo negli ultimi anni anche contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela e altri paesi con governi progressisti e di sinistra in America Latina e nei Caraibi.
Il tentativo ha contato sulla connivenza e l’appoggio di altre organizzazioni con pesanti credenziali anticubane, come il Centro Democrazia e Comunità e il Centro di Studi e Gestione per lo Sviluppo dell’America Latina (CADAL); e l’Istituto Interamericano per la Democrazia, del terrorista e agente della CIA Carlos Alberto Montañer. Inoltre, dall’anno 2015, si conosce il legame che esiste tra questi gruppi e la Fondazione Nazionale per la Democrazia degli Stati Uniti (National Endowment for Democracy - NED) che riceve fondi dal governo di quel paese per attuare i suoi programmi sovversivi contro Cuba.
Dopo aver appreso di questi piani e facendo valere le leggi che sostengono la sovranità della nazione, il governo cubano ha deciso di negare l’entrata nel territorio nazionale a cittadini stranieri legati ai fatti descritti.
In un irreprensibile atto di trasparenza e di aderenza ai principi che reggono le relazioni diplomatiche tra gli Stati, le autorità cubane si sono messe in contatto con i governi dei paesi da dove avrebbero viaggiato queste persone e hanno informato, hanno cercato di dissuadere e di prevenire la realizzazione di quegli atti.
Come stabiliscono i regolamenti dell’aviazione civile internazionale, le linee aeree hanno cancellato le prenotazioni dei passeggeri venendo a conoscere che questi non sarebbero stati i benvenuti. Alcuni sono stati reimbarcati. C’è stato chi ha cercato di manipolare i fatti in funzione di meri interessi politici dentro il loro paese, di fronte ai processi interni che si svolgono al loro interno.
Non sono mancate dichiarazioni di difensori di falsi perseguitati, soci di passate dittature e di politici disoccupati disposti ad allearsi con volgari mercenari, al servizio e sul libro paga di interessi stranieri che non godono di alcun riconoscimento all’interno di Cuba, vivono di calunnie insostenibili, posano come vittime e agiscono contro gli interessi dal popolo cubano e del sistema politico, economico e sociale che questo ha scelto liberamente e ha difeso in modo eroico.
In quanto ad Almagro e all’OEA, non ci sorprendono le loro dichiarazioni e atti apertamente anticubani. Da pochissimo tempo a capo di questa organizzazione, si è messo in evidenza creando, senza alcun mandato degli stati membri, un ambizioso programma di auto-promozione con attacchi contro governi progressisti come Venezuela, Bolivia ed Ecuador.
In quel periodo si sono ripetuti gli assalti imperialisti e oligarchici contro l’integrazione latinoamericana e caraibica e contro l’istituzionalità democratica in vari dei nostri paesi. In un’offensiva neoliberista milioni di latinoamericani sono ritornati alla povertà, centinaia di migliaia hanno perso il lavoro, sono stati costretti ad emigrare, o sono stati assassinati o fatti scomparire da mafie e trafficanti mentre si espandono nell’emisfero idee isolazioniste e protezionistiche, il deterioramento ambientale, le deportazioni, la discriminazione religiosa e razziale, l’insicurezza e la repressione brutale.
Dove era l’OEA che ha sempre mantenuto un silenzio complice di fronte a queste realtà? Perché tace? Bisogna essere un sorpassato per cercare di vendere i cubani i valori e principi del sistema interamericano di fronte alla dura ed antidemocratica realtà generata per quello stesso sistema. Bisogna avere scarsa memoria per non ricordare che, in febbraio di 1962, Cuba si sollevò solitaria di fronte a quello conclave immorale, come lo denominò Fidel nella Seconda Dichiarazione di L’Avana. Cinquanta e cinque anni dopo e con la compagnia di paesi e governi di tutto il mondo, è necessario reiterare, come assicurò il Presidente Raúl Castro che Cuba non ritornerà mai all’OEA.
Ci vuole che ha passato la notte in bianco per cercare di vendere ai cubani, "i valori e i principi del sistema interamericano" di fronte alla dura e antidemocratica realtà generata da quello stesso sistema. Bisogna avere la memoria corta per non ricordare che, nel febbraio del 1962, Cuba si è alzata sola contro quel "conclave immorale", come Fidel lo ha chiamato nella Seconda Dichiarazione di La Habana. Cinquantacinque anni dopo e con la società di persone e governi di tutto il mondo, dobbiamo ribadire, come ha detto il presidente Raúl Castro, che Cuba non rientrerà mai nell’OEA.
José Martí aveva messo in guardia che "né i popoli né gli uomini rispettano chi non si fa rispettare (…) uomini e popoli vanno in giro per il mondo conficcando il dito nella carne altrui per vedere se è morbida o se resiste, e bisogna opporre la carne dura, in modo che respinga le dita sfrontate".
A Cuba non dimentichiamo le lezioni della storia.
La Habana, 22 febbraio 2017

FIDEL CASTRO E LA SUA LOTTA PER LA PACE

Il 19 marzo del 1962, Fidel pronuncia un discorso di ringraziamento nel teatro Chaplin, a La Habana, per essergli stato conferito il Premio Lenin della Pace. Dice:
"La lotta per la pace significa anche la lotta per l’indipendenza dei popoli, significa la lotta per la libertà delle colonie, significa la lotta per lo sviluppo dei paesi più poveri, significa la lotta per liberare i popoli dallo sfruttamento e dal dominio imperialista".
Riflette sull’importanza della pace per i popoli e la definisce come "quella millenaria aspirazione dell’umanità". E aggiunge che questa aspirazione è nata da quando sono nate le guerre, e le guerre sono nate da quando è nato lo sfruttamento. Più avanti dice:
"Ognuno deve lottare per la pace alla sua maniera, ognuno deve lottare per la pace con quel che può e come può. Così, l’America Latina, affrontando sempre di più gli imperialisti, lotta per la pace".
Nel 1972, il 19 marzo, Fidel chiude la prima Riunione Plenaria Nazionale dell’organismo conosciuto come Desarrollo Agropecuario del País (Sviluppo Agro-zootecnico del Paese), DAP, effettuata nel Teatro della Centrale dei Lavoratori di Cuba. Segnala:
"Tutti nella vita abbiamo dovuto imparare dai fallimenti, dai colpi, dalle avversità. Anche la stessa guerra abbiamo dovuto imparare a farla soffrendo e imparando dalle avversità e dai fallimenti. E così anche questa lotta che è più dura di una guerra, che è una guerra delle più complesse e delle più difficili, dovremo impararla sulla base delle critiche".
Tre anni più tardi in questo giorno fa la chiusura della terza Riunione Ministeriale dell’Ufficio di Coordinamento dei Paese Non Allineati, a Santa María del Rosario, La Habana, dove afferma:
"L’esperienza storica dimostra che l’unione salda dei popoli e l’opinione mondiale, oltre alla volontà di resistere energicamente all’aggressione, sono fattori che possono fermare le minacce imperialiste. Cuba lo ha dimostrato affrontando questi rischi e minacce a 90 miglia dagli Stati Uniti".
E nel 1980 Fidel parla nella scuola "Agostinho Neto", nell’Isola della Gioventù, in occasione della visita a Cuba di José Eduardo Dos Santos, Presidente del MPLA Partito del Lavoro, Presidente della Repubblica Popolare dell’Angola e Comandante in Capo delle FAPLAA.
"Per il movimento progressista e rivoluzionario del mondo e per il popolo dell’Angola, la morte di Neto è stato un tragico colpo, una perdita enorme, che ha privato il paese, che aveva appena raggiunto la sua indipendenza, del capo che aveva iniziato la lotta e aveva condotto il suo popolo alla vittoria".
Segnala anche che dopo la morte di Neto, José Eduardo Dos Santos, con competenza, serenità e saggezza aveva guidato il Partito e il Governo angolano con successo. Inoltre, in questo discorso esprime una considerazione significativa sul ruolo della Rivoluzione in senso generale, poiché afferma:
"La rivoluzione è il popolo, è forza del popolo; la rivoluzione è quella che voi rappresentate. E le idee rivoluzionarie, le cause giuste, la forza del popolo, sono invincibili!"

Traduzione: Redazione di El Moncada

LA RIVOLUZIONE CUBANA CONTA SULLA MIGLIORE GIOVENTÙ DEL MONDO, AFFERMA RENÉ GONZÁLEZ


La Habana, 18 marzo 2017 - René González Sehwerert, Eroe della Repubblica di Cuba e uno dei Cinque combattenti antiterroristi, durante la Conferenza di Estensione Universitaria che si svolge nella provincia cubana di Sancti Spítitus, ha dichiarato la sua fiducia nei giovani affermando che la Rivoluzione conta sulla migliore gioventù del mondo.
Qui abbiamo una gioventù che ha a cuore la giustizia, gli altri, e questo è questo il miglior risultato della Rivoluzione, quello di avere formato e creato un essere umano inestimabile, con principi etici e morali, con l’impegno di lottare per la verità e per un mondo migliore, ha detto il combattente, che ha scontato 13 anni di ingiusta detenzione nelle carceri degli Stati Uniti, più un anno di libertà vigilata.
Continuo ad avere una fede cieca nei nostri universitari e nei giovani affinché questa Rivoluzione continui ad essere la speranza di altri paesi, l’alternativa che è per "i poveri della terra", ha affermato René González che è anche vicepresidente della Società Culturale José Martí, che ha confessato, inoltre, di detestare i monologhi e ha quindi esortato al dialogo e alla riflessione.
Negli Stati Uniti non ho trovato neanche la minima ragione per abbandonare i miei principi, ha affermato González Sehwerert davanti a un auditorium pieno di alunni e professori con cui ha condiviso alcune delle sue esperienze in carcere così come la mancanza di equilibrio morale del processo che ha fatto sì che nessuno dei Cinque Eroi si arrendesse.
Una delle bassezze del governo degli Stati Uniti, ha detto disse, è stato ciò che hanno fatto a Olguita (sua moglie) quando mi sono rifiutato di firmare la dichiarazione di colpevolezza e dove, in termini inequivocabili, mi hanno fatto capire che se non acconsentivo a questo avrebbero potuto espellerla.
Quando Olguita mi venne a visitare in carcere il giorno del mio compleanno l’ho avvertita di stare attenta e, effettivamente, poco tempo dopo, quando l’ho chiamata a casa, non rispondeva al telefono, mi sono preoccupato, e poi ho saputo che l’avevano presa per sottoporla alla procedura di espulsione, ha raccontato.
Poi mi vengono a cercare al piano e mi portano nell’edificio della procura e, entrando, la vedo con un’uniforme arancione, tutta macchiata; poi ho avuto solo due secondi per vedere quello che faceva, quando lei si è alzata mi si è accesa la lampadina rivoluzionaria, le ho girato intorno e le ho detto davanti a tutti: "Come ti sta bene l’arancione!", ha ricordato René, a che il pubblico ha risposto emozionato con un forte applauso.
González Sehwerert ha raccontato che dopo, quando ha incontrato l’avvocato e l’investigatore, gli hanno detto che Olguita era "guapa" (bella) - riferendosi alla sua forza di carattere - e gli aveva mandato un messaggio: "Dì a René che se non ha spifferato prima che ora spifferi ancor meno".
(ACN)

Traduzione: Redazione di El Moncada

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