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La VOCE 1706 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°10 | giugno 2017 | PAGINA 1 - 17 |
Le sole due alternative |
in paesi terzi ad appoggiare candidati di estrema destra in elezioni presidenziali senza che nessuno sia molestato dalle autorità. Curiosa dittatura quella di Maduro! Tutte queste proteste e i loro istigatori hanno un unico obiettivo: garantire la vittoria della controrivoluzione e restaurare il vecchio ordine pre-chavista attraverso il caos scientificamente programmato da gente come Eugene Sharp e altri consulenti della CIA che hanno scritto vari manuali di istruzione su come destabilizzare governi. [1] Il modello di transizione a cui aspira la controrivoluzione venezuelana non è il "Patto della Moncloa" né alcun pacifico accordo istituzionale ma lapplicazione pedissequa del modello libico. E naturalmente, costoro non hanno la minima intenzione di dialogare, per quante concessioni gli si facciano. Hanno chiesto una Costituente e quando viene concessa accusano Maduro di attuare un colpo di Stato. Violano la legalità istituzionale e la stampa dellimpero li esalta come se fossero la quintessenza della democrazia. Non sembra che la riabilitazione di Henrique Capriles e anche la liberazione di Leopoldo López possano fare in modo che un settore dellopposizione consenta a sedersi a un tavolo di dialogo politico per uscire dalla crisi in modo pacifico perché il posto di comando lo ha il settore insurrezionale. La destra e limpero vogliono il sangue e misure pacificatrici come queste li incoraggerebbero ancora di più, sebbene ammetto che la mia analisi potrebbe essere equivocata. Da fuori, gentaglia come Luis Almagro, che emerge coperta di sterco dalle cloache dellimpero, orchestra una campagna internazionale contro il governo bolivariano. E paesi che mai hanno avuto una costituzione democratica e nata da una consultazione popolare in tutta la loro storia, come il Cile, hanno il coraggio di impartire lezioni di democrazia al Venezuela, che ha una delle migliori costituzioni del mondo e, per di più, approvata da un referendum popolare. Maduro ha offerto niente di meno che convocare una Costituente per evitare la guerra civile e la disintegrazione nazionale. Se lopposizione confermasse il suo rifiuto a questo gesto patriottico e democratico lunica strada che rimarrebbe aperta al governo sarà quella di accantonare leccessiva e imprudente tolleranza verso gli agenti della controrivoluzione e scaricare su costoro tutto il rigore della legge, senza alcuna concessione. Lopposizione non violenta sarà rispettata fino a quando opererà nellambito delle regole del gioco democratico e secondo quanto è stabilito dalla Costituzione; laltra, lala insurrezionale dellopposizione, dovrà essere repressa senza indugio e senza clemenza. Il governo bolivariano ha avuto una pazienza infinita di fronte ai sediziosi, che negli Stati Uniti sarebbero stati arrestati fin dal 2014 e alcuni, come Leopoldo López, condannati allergastolo o alla pena capitale. Il suo maggior peccato è di essere stato troppo tollerante e generoso con quelli che solo vogliono la vittoria della controrivoluzione a qualsiasi prezzo. Ma quel tempo è finito. Linesorabile dialettica della rivoluzione stabilisce, con la logica implacabile della legge di gravità, che ora il governo deve reagire con tutta la forza dello stato per impedire in tempo la dissoluzione dellordine sociale, la caduta nellabisso di una cruenta guerra civile e la sconfitta della rivoluzione. Per impedire quella "fine terribile" di cui parlava Marx. Se il governo bolivariano adotterà questa linea di azione potrà salvare la continuità del processo iniziato da Chávez nel 1999, senza preoccuparsi delle grida assordanti della destra e delle sue spudorate invenzioni mediatiche che in tutti i modi vengono urlate, mentendo e insultando la rivoluzione e i suoi protagonisti. Se, al contrario, vacillasse e cadesse nellintollerabile illusione che i violenti si possono solo placare con gesti patriottici e recitando sette Ave Maria, il suo futuro avrebbe il volto della sconfitta, con due possibili varianti. Una, un poco meno traumatica, finire come il Sandinismo, sconfitto "costituzionalmente" nelle urne nel 1989. Solo che il Venezuela siede su un immenso mare di petrolio e il Nicaragua no, e per questo va bandita lillusione che, se i sandinisti sono tornati al governo, i chavisti potrebbero farlo anchessi, dieci o quindici anni dopo leventuale sconfitta. No! La vittoria della controrivoluzione trasformerebbe di fatto il Venezuela nello stato numero 51 dellunione, e se Washington per più di un secolo non è stata disposta a lasciare Porto Rico, non se ne andrà dal Venezuela neppure tra mille anni una volta che i suoi "peones" avranno sconfitto il chavismo e si impadroniranno della sua immensa riserva petrolifera. La rivoluzione bolivariana è sociale e politica e, cosa da non dimenticare, una lotta di liberazione nazionale. La sconfitta della rivoluzione si tradurrebbe nellannessione informale del Venezuela agli Stati Uniti. La seconda variante di una possibile sconfitta configurerebbe il peggiore scenario. Incapace di contenere i violenti e di ristabilire lordine e una certa normalità economica, linsurrezione violenta applicherebbe il modello libico per farla finita con la rivoluzione bolivariana. Non dimentichiamo che ora il numero due del Comando Sud è niente di meno che un personaggio così sinistro e senza scrupoli come Liliana Ayalde, che è stata ambasciatrice degli Stati Uniti in Paraguay e Brasile e che in questi due paesi è stata lartefice principale dei colpi di Stato. Una donna in armi a cui non tremerebbe la mano al momento di lanciare le forze del Comando Sud contro il Venezuela, a rovesciare il suo governo e, come in Libia, a fare in modo che una marmaglia organizzata dalla CIA compia il linciaggio di Maduro, come era successo a Gheddafi, e lo sterminio fisico dello stato maggiore della rivoluzione. La dirigenza bolivariana, lopera di Chávez e la causa dellemancipazione latinoamericana non meritano nessuno di questi due esiti, nessuno dei quali è inevitabile se si rilancia la rivoluzione e si schiaccia senza pietà le forze della controrivoluzione. [1] Il più completo di questi infami manuali, scritto da Eugene Sharp, è "Dalla dittatura alla Democrazia" pubblicato a Boston dalla Albert Einstein Institution, una ONG specchio della CIA. Sharp è considerato il creatore della teoria della "non violenza strategica". Per comprendere che cosa ciò significhi, e per comprendere anche che cosa sta succedendo oggi in Venezuela, consiglio vivamente di leggere questo libro e soprattutto lAppendice, dove lautore enumera 197 metodi di azione non violenta, tra cui "creare blocchi economici", "falsificare denaro e documenti", "occupazioni e invasioni", ecc. Tutte azioni non violente, come si vede. |
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