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La VOCE ANNO XIX N°6

febbraio 2017

PAGINA d         - 32


La “Pravda” fa il punto sulle violazioni ucraine degli accordi di Minsk

Pravda”, Organo del Partito Comunista della Federazione Russa | da kprf.ru

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Con il nuovo anno la presidenza dell’OSCE è passata all’Austria, e questo evento è stato accolto con impazienza e grande entusiasmo dal Ministero degli Affari Esteri Ucraino. Tuttavia, nel corso della sua prima visita nel Donbass, il ministro degli Esteri dell’Austria Sebastian Kurz ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno molto turbato il ministro degli Esteri ucraino Pavel Klimkin e, per ragioni comprensibili, non sono state riportate dalla maggior parte dei media.


Il nuovo presidente dell’OSCE, il ministro austriaco Sebastian Kurz, si è rivolto all’opinione pubblica con parole che hanno spaventato molti in Ucraina, quasi fosse un incubo. “La pace nel nostro continente ci può essere solo con la Russia, e non contro la Russia, e non importa quanto ciò sia difficile, ma in questo conflitto siamo necessari gli uni agli altri e abbiamo bisogno di intraprendere nuovi sforzi anche con la Russia, dal momento che in caso contrario non ci sarà mai soluzione pacifica”, ha dichiarato al canale televisivo ZDF.

E’ naturale che le parole di Kurz abbiano causato la preoccupazione di Kiev, che ha dichiarato che “andare dai russi è l’ultima cosa che vogliono gli ucraini”.

Il ministro austriaco è sembrato sostenitore dell’indebolimento delle sanzioni contro la Russia, e ciò, per ovvie ragioni, non può non causare l’irritazione di Kiev. Durante l’ultima riunione dell’OSCE ad Amburgo Kurz ha dichiarato che “vuole contattare Mosca, sebbene Mosca abbia spostato alcune “linee rosse”. Secondo quanto è scritto nella sua intervista al giornale austriaco Kurier, il ministro ha chiesto “una graduale de-escalation attraverso un simultaneo allentamento delle sanzioni” e “per queste ragioni, a Kiev si è cominciato a guardare criticamente alla presidenza austriaca dell’OSCE”.

Un altro segnale della posizione più propositiva della missione dell’OSCE nel Donbass è la dichiarazione del rappresentante del suo servizio stampa sull’importanza del gruppo di monitoraggio speciale. I rappresentanti dell’OSCE hanno “considerato non conforme alle norme degli accordi di Minsk la dislocazione dell’equipaggiamento militare ucraino”. Nel comunicato si afferma che i carri armati e la difesa aerea delle forze armate dell’Ucraina “si trovano fuori dal luogo assegnato come linea di contatto”. I carri armati T-64 sono stati trovati non lontano dalla città di Konstantinovka, a 60 chilometri a nord di Donetsk. Sono state anche individuate due rampe di missili anti-aerei del tipo “Wasp”, spostate ad ovest, vicino al villaggio di Novoaydar, a 49 chilometri da Lugansk.

Il 7 gennaio, unità dell’esercito ucraino hanno tentato di sfondare il fronte in direzione Mariupol nei pressi del villaggio Vodjanoe. Secondo quanto ha comunicato il vice-comandante del comando operativo della Repubblica Popolare di Donetsk, Eduard Basurin, negli ultimi giorni è aumentato il numero degli attacchi e delle provocazioni condotti dall’esercito ucraino sulla linea di contatto.

Nei giorni scorsi “ci sono state provocazioni da parte dei gruppi di sabotaggio e ricognizione ucraini nel distretto di Vodjanoe, e le forze di sicurezza hanno tentato di entrare nel territorio della Repubblica Popolare di Donetsk e di conquistare posizioni favorevoli”.

Secondo Basurin, “sono incessanti i tentativi da parte delle formazioni più avanzate delle forze armate ucraine di conquistare posizioni nella regione di Donetsk, il che assume il significato di una flagrante violazione degli accordi. 3.365 è il numero totale degli attacchi sferrati la scorsa settimana. Il fuoco contro il territorio della repubblica è stato aperto dall’artiglieria, dai carri armati e dai mortai (…)

Nel frattempo, la Missione Speciale di Monitoraggio dell’OSCE ha pubblicato il suo ultimo rapporto, in cui si indica che il maggior numero di violazioni del cessate il fuoco si è registrato nei distretti di Svetlodarsk e Debaltsevo.

Gli osservatori dell’OSCE hanno sentito 66 esplosioni, dovute ai tiri di artiglieria calibro 152 mm.

I militari ucraini hanno sparato la sera del 10 gennaio nei dintorni di Jasinovataya, provocando danni al deposito ferroviario RPCH-12. Senza luce, a seguito dei danni alla linea di alimentazione, è rimasto il villaggio Krasnij Partizan. Lo ha annunciato il vice-sindaco Oleg Morgun.

Il giorno successivo, unità del corpo di occupazione dell’esercito ucraino, divise in gruppi di 10 uomini ciascuna, hanno tentato, sostenute dal fuoco di mortai e di due carri armati, di conquistare posizioni nella Repubblica Popolare di Donetsk vicino al centro abitato di Spartak. alla periferia di Donetsk.

Le formazioni della Repubblica Popolare di Donetsk sono state così costrette a rispondere al fuoco con armi di piccolo calibro. Il nemico si è ritirato, subendo perdite.

Il 9 gennaio sono passati esattamente 1.000 giorni dall’inizio della guerra civile nel Donbass. In tutto questo periodo le autorità ucraine hanno promosso sette mobilitazioni della popolazione maschile del paese. Ogni mobilitazione si è conclusa con un fiasco – per carenze e per le diserzioni. Ora, nelle forze armate ucraine prestano servizio circa 200.000 uomini. In questi 1.000 giorni l’esercito ucraino ha sferrato decine di operazioni offensive nel tentativo di conquistare insediamenti nei territori delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.

Secondo le ultime statistiche ufficiali dell’ONU, al 30 settembre 2016 le vittime del conflitto in Ucraina erano 31.805: 9.574 morti e 22.231 feriti. Entro novembre 2016 avevano lasciato il paese 1,5 milioni di persone, la maggior parte delle quali si è trasferita in Russia e Bielorussia.

Il governo ucraino ha paura della risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa

Dichiarazione di Petro Simonenko, leader del Partito Comunista di Ucraina | da kpu.ua

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Il governo ucraino ha paura della risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa sul “funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina”. E’ l’opinione espressa nel commento rilasciato a GolosUA dal leader del Partito Comunista di Ucraina Petro Simonenko.

“Il modo con cui il potere attraverso i propri scagnozzi ha cominciato a diffondere informazioni e commenti secondo cui la risoluzione dell’Assemblea Parlamentare avrebbe solo “carattere di raccomandazione”, suggerisce la conclusione inequivocabile che le cose si stanno facendo serie per i governanti del paese”, ha affermato Simonenko.

Il politico ha osservato che la risoluzione approvata sul “funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina” testimonia di un cambiamento nell’approccio agli eventi che si sono svolti in Ucraina dopo il colpo di Stato armato del febbraio 2014.

“Nella risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa si riconosce esplicitamente che il regime al potere in Ucraina viola pesantemente i diritti costituzionali e le libertà dei cittadini, impedisce la libera espressione e l’attività dei partiti politici e dei movimenti sociali di opposizione al regime. In particolare la risoluzione richiede di allineare alle norme del diritto internazionale e alle conclusioni della Commissione di Venezia le cosiddette leggi sulla “decomunistizzazione” e la “lustrazione”, sulla cui base il regime cerca di proibire l’attività del Partito Comunista di Ucraina. Del partito che si è pronunciato per la fine della guerra civile, per l’interruzione del genocidio sociale, per un’indagine obiettiva e la chiamata in giudizio di coloro che hanno ordinato e organizzato le uccisioni nel Majdan e a Odessa”, ha sottolineato il leader del KPU.

Ufficio stampa del Partito Comunista di Ucraina


Financial Times: l’uscita della Moldavia dall’associazione con l’Ue sarà trionfo di Putin

Mondo 18.01.2017
Durante la sua visita a Mosca il presidente della Moldavia, Igor Dodon, non ha escluso l’annullamento degli accordi di associazione con l’UE in favore di una entrata nell’UEE, il che potrebbe seriamente minare il piano del “partenariato orientale” con l’UE, il che diventerebbe una vittoria da parte delle autorità russe, scrive il Financial Times.

Il presidente della Moldavia Igor Dodon ha dichiarato che il suo paese potrebbe uscire dall’associazione con l’Unione Europea in favore dell’entrata nell’Unione Economica Euroasiatica (UEE). Come scrive il Financial Times, questa dichiarazione potrebbe essere considerata come un "trionfo" di Vladimir Putin, il quale vorrebbe ripristinare l’influenza di Mosca nello spazio posto-sovietico.

"Questo accordo di associazione con l’Unione Europea non ha dato nessun vantaggio alla Moldavia. Abbiamo perso il mercato russo, e, stranamente, il volume delle esportazioni verso l’Unione Europea è calato" ha detto Dodon in una conferenza stampa congiunta con il presidente russo. Egli, inoltre, non ha escluso che se il partito Socialista, da lui guidato, dovesse vincere le elezioni parlamentari del prossimo anno, "il contratto verrà annullato".

Secondo la testata il commento del leader moldavo farà scattare l’allarme nelle capitali europee. Questo passo potrebbe rappresentare una seria minaccia per il piano del "partenariato Orientale", il quale prevede una associazione di libero scambio con le sei ex repubbliche sovietiche. Solo la Georgia, l’Ucraina e la Moldavia hanno firmato questo accordo.

Dodon ha dichiarato anche di aver chiesto a Mosca di prendere in considerazione l’adesione della Moldavia all’Unione Economica Euroasiatica in qualità di osservatore. Questa scelta del leader ricorda "l’inatteso cambio di rotta" di Viktor Yanukovich, che nel 2013 rifiutò di firmare l’accordo di associazione con l’UE "sotto la pressione di Putin". Questo portò alle proteste pro-Europa a Kiev, al susseguente rovesciamento del presidente ucraino, all’annessione russa della Crimea e all’intervento militare nella parte orientale dell’Ucraina".

L’opinione di Dodon sull’accordo con l’UE è ambigua, sostiene il Financial Times All’inizio della sua campagna elettorale ha sostenuto l’uscita dall’associazione, ma dopo la vittoria ha cominciato a dire di voler supportare l’accordo.

Può essere che il nuovo presidente moldavo abbia "preparato appositamente" il suo discorso per Mosca. Ma Putin, a quanto pare, ha deciso di adottare un approccio simile a quello della carota e bastone contro Dodon, come è stato per il caso di Yanukovich.

Ha dichiarato che il Cremlino sostiene l’economia della Moldavia, da accesso al proprio mercato alle aziende moldave e facilita la prassi per molti moldavi che vanno a lavorare in Russia.
Tuttavia, il presidente russo ha sottolineato che molto dipende da come Chisinau costruirà il suo rapporto con Bruxelles. Egli ha espresso la speranza che ai negoziati sull’entrata della Moldavia nella UUE partecipi anche l’Ue. Putin ha avanzato una simile richiesta nel caso dell’Ucraina, ma al momento è stata respinta dall’UE, ricorda la testata.

I presidenti hanno anche discusso anche dello stato non riconosciuto della Transnistria, dichiaratosi indipendente da Chisinau nel 1990 e aiutato da Mosca. Putin ha dichiarato che sostiene l’integrità territoriale della Moldavia e che la Russia è pronta a mediare tra il governo moldavo e Tiraspol, al fine di ritornare alla proposta di una decisione politica, discussa nel 2003. Allo stesso tempo, sottolinea il Financial Times, Mosca ha ignorato gli appelli delle autorità della Transnistria di entrare a far parte della Federazione Russa.



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