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La VOCE ANNO XIX N°6

settembre 2017

PAGINA d         - 28

Segue da Pag.27: L’EX MINISTRA ISRAELIANA TZIPI LIVNI INTERCETTATA IN BELGIO PER CRIMINI DI GUERRA?

E’ stata ministra degli esteri al momento dell’operazione militare israeliana “Piombo fuso” nella striscia di Gaza, tra il 27 dicembre 2008 e 18 gennaio 2009.
Il 23 giugno del 2010, un gruppo di vittime aveva presentato una denuncia in Belgio nelle mani del Procuratore federale nei confronti di alcuni militari e civili israeliani, fra cui Tzipi Livni, responsabili all’epoca, di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nella striscia di Gaza.
Gli autori della denuncia hanno logicamente chiesto, questa settimana, al procuratore federale l’arresto di Tzipi Livni non appena sarà scesa dall’aereo al momento dell’arrivo in Belgio il 23 gennaio.
Il Procuratore federale ha confermato che Tzipi Livni sarà bloccata dalla polizia giudiziaria federale durante il suo soggiorno in Belgio per essere ascoltata riguardo alla denuncia presentata contro di lei e che le saranno riservati provvedimenti conseguenti utili e necessari.
Come promemoria, durante le tre settimane dell’operazione militare “Piombo Fuso”, 1.500 tonnellate di bombe furono sganciate dal cielo sui quartieri residenziali della striscia di Gaza e decine di migliaia di proiettili di artiglieria furono sparati da carri armati, distruggendo migliaia di case, ma anche ospedali, scuole e moschee. Le statistiche elaborate da varie organizzazioni non governative – e riprese dalle Nazioni Unite – stimano il numero di vittime palestinesi, in 23 giorni di offensiva, tra 1.387 e 1.434, tra cui 960 civili, più di 410 bambini e centinaia di donne. Il numero dei feriti è stimato in 5.303, molti dei quali rimarranno invalidi fino alla fine dei loro giorni. Oltre alla natura intenzionale di alcuni attacchi contro i civili, le truppe israeliane hanno utilizzato anche armi il cui uso o le condizioni d’uso sono condannati dal diritto internazionale, come il fosforo bianco, piroforico all’impatto, ma anche fortemente cancerogeno a medio e lungo termine.
Il Rapporto della Missione per l’accertamento dei fatti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza, commissionato e approvato dallONU, meglio conosciuto come il “Rapporto Goldstone” affermava quanto segue: “E’ necessario indagare su coloro che sono sospettati di violazioni gravi e, se del caso, perseguirli se vogliamo garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario e impedire la creazione di un clima di impunità. Gli Stati hanno il dovere, in virtù del diritto internazionale, di indagare sulle accuse di violazioni.”
La decisione finale per far scattare l’operazione “Piombo fuso” è stata presa venerdì mattina 26 dicembre 2008, nel corso di un incontro tra il ministro della Difesa Ehud Barak, il capo di stato maggiore Gabi Ashkenazi, il capo del servizio di sicurezza Shin Bet/Shabak Yuval Diskin e il capo dell’intelligence militare Amos Yadlin. Alcune ore più tardi, il ministro della Difesa Ehud Barak incontrò il primo ministro Ehud Olmert e la ministra degli esteri Tzipi Livni per un’ultima riunione, durante la quale il trio diede gli ordini alle forze aeree di lanciare l’offensiva.
Durante l’operazione “Piombo fuso”, le dichiarazioni fatte da alcuni rappresentanti politici o portavoce dell’esercito sono schiaccianti. A questo proposito, il rapporto Goldstone afferma: La Missione ha inoltre preso atto con preoccupazione delle dichiarazioni pubbliche di funzionari israeliani, compresi funzionari militari di alto livello, secondo i quali gli attacchi contro la popolazione civile e la distruzione di proprietà civili sono mezzi legittimi per raggiungere gli obiettivi militari e politici di Israele. La Missione ritiene che tali dichiarazioni, oltre a minare l’intero regime del diritto internazionale, sono incompatibili con lo spirito della Carta delle Nazioni Unite e di conseguenza meritano di essere formalmente denunciate.
Tzipi Livni, l’ex ministra degli esteri, e come tale responsabile delle decisioni prese durante l’ “Operazione Piombo Fuso” quanto Ehud Olmert e Ehud Barak , dichiarerà che “non saranno fatti prigionieri.” Questa espressione, utilizzata in un tal contesto, costituisce di per sé un crimine di guerra, ai sensi dell’articolo 136quater, § 1, 28 ° del Codice penale belga.
Tzipi Livni dichiarerà anche, il 19 gennaio 2009, nel corso di un’intervista su Channel 10 News Israele: “Israël demonstrated real hooliganism during the course of the recent operation, which I demanded”.
Traduzione libera: “Israele ha dimostrato reale teppismo durante la recente operazione, come ho chiesto.”
L’uso sproporzionato della forza è senza dubbio una dottrina pianificata e approvata dalle Forze di Difesa israeliane. La responsabilità dei presunti autori identificati nella denuncia deve essere analizzata attraverso il vaglio di questa ammissione.
Il 10 marzo 2010, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede l’attuazione delle raccomandazioni del rapporto Goldstone. La risoluzione invita gli Stati membri e l’Alto rappresentante per gli affari esteri a chiedere pubblicamente l’applicazione delle raccomandazioni del rapporto Goldstone e “la responsabilità per tutte le violazioni del diritto internazionale, tra cui presunti casi di crimini di guerra”. Infine, la risoluzione invita gli stati dell’Unione Europea ad adottare una “posizione comune ferma” sul seguito da dare alla relazione Goldstone e domanda inoltre che il blocco di Gaza sia tolto, definendolo “contrario al diritto umanitario internazionale”.
Il caso vuole che sia esattamente al momento della sua venuta al Parlamento europeo che Tzipi Livni sarà arrestata dalla polizia federale questo 23 gennaio 2017.

* https://www.facebook.com/events/239579466483381/ ; http://antisemitism-europe.blogspot.be/2017/01/europe-pro-israel-christian-group.html

traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina
fonte: http://www.association-belgo-palestinienne.be/infos/breves/lancienne-ministre-israelienne-tzipi-livni-interceptee-pour-crimes-de-guerre/


ABU RUDEINEH: ANNETTERE MA’ALE ADUMIM STA PER CONDURRE A CONSEGUENZE DRASTICHE

RAMALLAH, 19 gennaio 2017 (WAFA) – L’Autorità Palestinese giovedì ha avvertito che se Israele andrà avanti con l’intenzione di annettere l’insediamento di Ma’ale Adumim, costruito a est di Gerusalemme nei Territori occupati della Cisgiordania, ciò condurrà a drastiche conseguenze.

“Ogni decisione di Israele per quanto riguarda l’annessione dell’insediamento di Ma’ale Adumim sarà vista come un’escalation pericolosa e non sarà accettata”, ha detto Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente Mahmoud Abbas.

Il ministro israeliano di destra della Pubblica Istruzione Naftali Bennet ha presentato un disegno di legge al parlamento israeliano, la Knesset, chiedendo l’annessione di Ma’ale Adumim.


Bennet ha deciso di presentare il disegno di legge domenica, il giorno dopo che Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, avrà assunto l’incarico. Trump e il suo team hanno espresso sostegno agli insediamenti illegali israeliani e al trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme.

“Questo passo metterà fine a qualsiasi proposito di un qualsiasi processo di pace, specialmente se accompagnato dal trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme”, ha detto Abu Rudeineh. “Questa misura porterà ad una nuova fase che non potrà essere controllata.”

Il portavoce presidenziale ha aggiunto: “Stiamo di nuovo in guardia contro ogni passo che viola le risoluzioni delle Nazioni Unite, in particolare la recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza che considera gli insediamenti illegittimi in tutti i territori occupati nel 1967, compresa Gerusalemme Est.”

Ha detto che “se Israele attraverserà questa linea rossa, allora tutte le linee rosse saranno distrutte”, sottolineando che non ci sarà “nessuna pace e nessuna stabilità senza la creazione di uno stato indipendente (palestinese) sui confini del 1967 con Gerusalemme Est come la sua capitale.”

Traduzione Invictapalestina.org

Fonte: http://english.wafa.ps/page.aspx?id=ReZzBwa52142739858aReZzBw

Israele pianifica l’evacuazione del quartier generale ONU da Gerusalemme

L’ex parlamentare del knesset Yair Gabai ha chiesto l’evacuazione del quartier generale ONU a Jebal Mukaber nella Gerusalemme occupata, secondo quanto riferisce il giornale israeliano Yerushalaim.

Il quartier generale ONU, che venne utilizzato come sede delle autorità britanniche durante il periodo del Mandato, è costruito su terreni che danno sull’area di Jabal Mukaber.
Il giornale afferma che la terra è di proprietà di Israele e che la Nazioni Unite non ha diritto su di essa.
Il quartier generale è usato dagli Osservatori ONU dalla guerra del 1967 per monitorare l’accordo di tregua tra Israele e la Giordania.
Gabai si oppone fermamente alla presenza ONU, lanciando petizioni per la sua evacuazione.

( Fonte: : Infopal.it)

Comunicato stampa della Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese

LA RETE ROMANA DI SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE HA INVIATO LA SEGUENTE LETTERA:

Al Ministro degli Esteri Angelino Alfano
Alla Presidente della Camera Laura Boldrini
Al Presidente del Senato Pietro Grasso
A tutti i membri della delegazione italiana al Parlamento Europeo

Signor Ministro, onorevoli Presidenti e Parlamentari,

ci rivolgiamo a voi in seguito al trasferimento dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, minacciata durante la campagna elettorale e confermata dopo l’elezione dall’attuale Presidente degli USA, Donald Trump. Il trasferimento non è ancora avvenuto, è invece già stato nominato il nuovo ambasciatore in Israele, David Friedman, sostenitori dei coloni israeliani, che potrebbe incominciare a lavorare a Gerusalemme senza aspettare che vi sia trasferita l’Ambasciata.

Il trasferimento dell’Ambasciata americana sarebbe foriero di gravi conseguenze, cambierebbe lo status giuridico di Gerusalemme, riconoscendola di fatto capitale di Israele. Verrebbe così accettato il punto di vista israeliano, non condiviso dall’ONU, né dal Vaticano, né dalla maggior parte degli stati, compresa l’Italia, che hanno infatti le loro ambasciate a Tel Aviv e dintorni e spesso un Consolato a Gerusalemme. Tale mutamento provocherebbe inevitabilmente un lungo periodo di instabilità e di violenze, sia per l’evidente ingiustizia nei confronti dei palestinesi, sia per l’alto valore simbolico, oltre che politico, di questa città per i due popoli che la abitano e per le tre religioni che la considerano una loro città sacra. Sarebbe perciò opportuno che l’Italia e l’Europa cercassero al più presto di esporre al Presidente degli Stati Uniti le molteplici ragioni che rendono inopportuna e pericolosa questa sua intenzione, per fortuna non ancora attuata.

La maggioranza degli stati e quasi tutte le organizzazioni internazionali non riconoscono l’annessione a Israele di Gerusalemme-est né degli altri territori palestinesi occupati nel 1967. Perciò le colonie insediate nei territori occupati, compresa Gerusalemme-est, sono considerate illegali dal diritto internazionale e l’Unione Europea ha approvato più di una risoluzione a conferma di tale illegalità.

A ciò si aggiunge la risoluzione 2334 contro l’estensione delle colonie approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu il 23 dicembre 2016, con l’ astensione degli Stati Uniti, alla quale Netanyahu ha risposto con provocatoria arroganza annunziando la costruzione di altre 560 case per israeliani a Gerusalemme-est e poi, a un mese dalla risoluzione, autorizzando la costruzione di 2.500 case in diversi insediamenti israeliani in Cisgiordania, che toglieranno altra terra ai palestinesi. Parlando di questa risoluzione, l’Ambasciatore Sebastiano Cardi, Rappresentante permanente d’Italia alle Nazioni Unite, ha confermato il sostegno dell’Italia alla soluzione dei due stati, aggiungendo poi che questa soluzione potrebbe essere inattuabile a causa della continua costruzione di insediamenti israeliani e della demolizione di case palestinesi nei territori occupati.

Se Israele disattende tutte le risoluzioni dell’ONU, si fa beffe del diritto internazionale e basa la sua politica solo sulla forza militare, l’Italia e l’Europa debbono cercare di far valere il loro punto di vista con gli strumenti della politica e dell’economia, non certo con le armi.

Scriviamo questa lettera non per informarvi di fatti che conoscete meglio di noi, e da lungo tempo. Vogliamo ricordare che molte cose giuste sono state dette e scritte e mai le parole sono state seguite da fatti concreti. Da qui deriva la certezza dell’impunità di Israele.

Se per i governanti di Israele conta solo la supremazia militare, è bene non intrattenere rapporti militari con questo paese.

Se i governanti di Israele mostrano indifferenza verso l’isolamento internazionale è bene che incomincino a sentire il peso di un reale isolamento.

A voi ci rivolgiamo con la speranza che si compia finalmente qualche passo perché anche le decisioni dell’Europa, quando sono giuste, possano avere un peso nelle relazioni internazionali.

Roma 27 gennaio 2017



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