La città
prima e dopo gli scontri
La città era
famosa sopratutto per un bellissimo antico ponte sull’Eufrate
ora distrutto, e per la “Chiesa Memoriale del Genocidio
Armeno”, una chiesa che ricordava il massacro di decine di
migliaia di armeni, avvenuto proprio sulle rive del fiume, i quali
erano sopravvissuti al genocidio turco, che ogni anno il 24 aprile
ospitava migliaia di pellegrini armeni per commemorare il genocidio.
Il memoriale è
stato distrutto dai terroristi di ISIS e di Al Nusra il 21 settembre
2014.
Anche il Ministro
degli Esteri armeno Nalbandian ha denunciato questa distruzione e ha
invitato la comunità internazionale a intervenire al fianco
della Siria contro il terrorismo.

Vi
era anche l’importante Museo dove erano custoditi migliaia di
pezzi archeologici risalenti al tempo della antica Mesopotamia,
anch’esso attaccato e semi distrutto; nel 2015 il governo aveva
portato via molti pezzi. Oltre a due Università e un
Politecnico, tutto distrutto dai terroristi.
Una
città dove oltre 100.000 persone sono intrappolate da tre anni
da un assedio dei terroristi dell’ISIS; oltre centomila
bambini, donne, anziani senza acqua, cibo, medicine, luce,
riscaldamento se non quei pochi approvvigionamenti che l’Esercito
Arabo Siriano e le Forze di Difesa Nazionale riescono, mediante via
aerea, a far arrivare alla popolazione periodicamente.
Quanti,
in questi anni nel nostro paese o in occidente, hanno sentito levarsi
voci, articoli, denunce, indignazioni, presidi per questa città
martoriata da 5 anni!
Una catastrofe umanitaria occultata.
Forse
per i cantori dei “diritti umani”, della democrazia, dei
“diritti civili”, della “pace” nostrani,
queste donne, questi bambini, questi civili di Deir ez Zor, non sono
esseri umani?
Forse
per i nostri giornalisti “democratici” narrare e
documentare la tragedia, non fa indici di ascolto bene accolti? Forse
perché in questi anni oltre alla popolazione civile che ha
subito orridi massacri di massa, ha avuto a sua difesa e scudo,
perdendo centinaia di eroici soldati, soltanto l’EAS, le Forze
di Difesa Nazionale e le milizie popolari dei villaggi.
O
forse perché dovrebbero raccontare che il 17 settembre 2016
gli USA hanno fatto dei raid aerei su obiettivi ISIS, ma in realtà
hanno colpito unità dell’Esercito siriano, uccidendo 62
soldati, nonostante la Russia avesse avvisato i comandi USA, che
quello era un sito controllato del governo di Damasco e ferendone
altre decine. Subito dopo
(che casualità),
l’ISIS ha attaccato l’area conquistandola e tagliando in
due la città.
..segue ./.