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P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°8 | aprile 2017 | PAGINA G - 39 |
Segue da Pag.38: Deir
ez Zor, Siria. Un nome che dovrebbe far vergognare tutto l’Occidente.![]() ![]() Forse bisognerebbe dire che la resistenza di questi centomila civili e dei 4000 soldati dell’EAS che li difendono è in Siria considerata leggendaria. Non si deve dire, non si deve sapere, potrebbe far pensare troppi onesti occidentali.
Il primo massacro di massa in questa città era avvenuto il 14 agosto 2014, dopo che le forze locali erano riuscite a respingere e a scacciare dalla città le forze ribelli e l’ISIS. Questo dopo una lunga battaglia e grazie soprattutto alla Milizia sunnita Shaitat, espressione delle comunità e tribù sunnite locali, la quale nonostante forti pressioni e allettamenti economici, si era schierata senza indugi per la difesa della Siria araba e sovrana, pagando fino ad oggi un altissimo tributo di sangue. Come reazione l’ISIS crocifisse e decapitò in tre giorni circa 700 prigionieri in gran parte di Shaitat. Oppure come il 17 gennaio 2016 quando l’ISIS ha riportato di aver ucciso oltre 400 civili in un tentativo di spezzare la resistenza di un area orientale della città, difesa dalle milizie locali di autodifesa dei cittadini e da un contingente di soldati.
La tragedia di Deir ez Zor era cominciata fin dall’inizio dell’aggressione alla Siria, quando nella città si verificarono scontri armati tra l’Esercito Arabo Siriano, polizia e gruppi del cosiddetto Esercito Libero Siriano, dell’ISIL, di Al Nusra con la presenza di mercenari stranieri. Nel Maggio 2015 dopo una pesante offensiva con oltre 14.000 combattenti, l’ISIS prese il controllo delle aree esterne della città, lasciando solamente a trasporti aerei e di |
elicotteri la possibilità di rifornimenti alimentari e aiuti, oltre al controllo dell’aereoporto militare a pochi chilometri dall’abitato e presidiato da un contingente della 104° Brigata Aviotrasportata, un corpo di elite della Guardia Repubblicana guidata dal Generale druso Issam Zahreddine, un comandante leggendario dell’EAS. La Russia, il governo siriano e il WFP hanno fornito finora via aerea centinaia di tonnellate di aiuti umanitari; nel 2016 il governo siriano è riuscito a far arrivare cibo e medicine attraverso la Croce Rossa Siriana. La città ha un ruolo strategico, sia perché è la più ricca provincia petrolifera delal Siria orientale, e perché se cadesse l’ISIS unificherebbe i suoi territori iracheni con quelli siriani, e da un punto di vista militare avrebbe notevoli benefici tattici.
Attualmente la situazione militare è in una fase di intensificazione degli scontri, sia sul terreno che dal cielo. Dopo la liberazione di Palmira nei primi di marzo 2017 da parte delle forze governative, ora l’EAS insieme con le milizie popolari e le forze alleate sta dirigendo massicce forze e armamenti verso Deir ez Zor, ponendo l’obiettivo della sua liberazione come prossima tappa per la cacciata dei criminali e terroristi dal paese. Già a metà gennaio altre unità delle forze di elite della Guardia Repubblicana dell’EAS erano state trasportate con elicotteri alla guarnigione dell’aereoporto militare vicino alla città, andando a rinforzare la presenza militare governativa.
Nel frattempo la popolazione siriana della provincia di Deir ez Zor si rivolta contro i mercenari e terroristi e chiede la liberazione al Governo siriano e a Assad.
Il 18 gennaio 2017 nelle cittadine di al-Mayadeen e al-Ashareh, nel sudest di Deir ez Zor, la popolazione stremata dalla situazione e dall’occupazione dei terroristi e mercenari dell’ISIS e Al Nusra è scesa in piazza attaccando le sedi dei terroristi. Innalzando bandiere della Siria araba e sovrana, cartelli e foto di Assad hanno marciato per le strade prima di essere dispersi. A al-Mayadeen la gente ha anche incendiato alcuni veicoli della cosiddetta polizia speciale dell’ISIS. Il 19 gennaio anche ad Hatleh, un villaggio vicino alla città, un gruppo guerrigliero formato da cittadini del posto, ha attaccato e ucciso 9 terroristi dopo che questi avevano decapitato alcuni civili per una rappresaglia. Dato il terrore instaurato nelle aree occupate, questi sono segnali che la situazione in prospettiva sta cambiando. Come per Aleppo, Palmira, Maaloula e le altre aree liberate, si avvicina anche per il popolo di Deir ez Ezor e della Siria la liberazione, nonostante il silenzio vergognoso della “stampa libera” occidentale. ![]() ![]() 14 marzo 2017, a cura di Enrico Vigna – SOS SIRIA/CIVG |
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