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La VOCE 1704 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°8 | aprile 2017 | PAGINA c - 27 |
ANPI DI SEPRIO: PROIBITO PARLARE DI PALESTINA NEL GIORNO DELLA MEMORIA!!!![]() IL MIO AMICO, AVV. UGO GIANNANGELI, ATTIVISTA DELLA CAUSA PALESTINESE, SI E DIMESSO DAL DIRETTIVO DELLANPI DI SEPRIO. NEL TESTO, CON CUI MOTIVA LA SUA DECISIONE, VI SONO GLI ELEMENTI DI CRITICA CHE PIU VOLTE ABBIAMO RIVOLTO AI VERTICI DELLANPI, ORMAI ALLA CODA DEL PD E DEL SIONISMO Caro Sandro, Venerdì sera a Carbonate hai avuto l’ultima occasione per evitare questa lettera di dimissioni e non l’hai colta. Non hai voluto coglierla. Lo scambio di mail all’interno del direttivo dal 27/1 in poi faceva prevedere questa mia decisione, quasi la preannunciava. Forse era da te auspicata. Ero lì tra il pubblico con il mio foglietto in tasca, pronto a leggere la poesia palestinese e le mie poche righe di introduzione se fossi stato invitato a farlo; non mi hai invitato ed io ho deciso di non forzare la situazione. All’inizio di serata hai detto che non sarebbero stati consentiti interventi non programmati (una sorta di monito personale a me rivolto). Lo avevi già detto chiaramente nelle mail. Leo nel suo bell’intervento ha insistito sulla necessità di attualizzare il significato della memoria e ha accennato, elencando le derive in atto (da Le Pen a Trump, transitando per Salvini, Polonia, Ungheria), alla “Palestina espropriata” ( parole sue). Mi è stato offerto ancora un bell’”assist” quando Leo ha parlato della Storia che si ripete: mi sarebbe stato facile riprendere questa affermazione spiegando che, però, talvolta si ripete a ruoli invertiti e in Palestina le vittime di allora sono i carnefici di oggi (l’intellettuale di padre ebreo Bruno Segre ha definito anni fa i palestinesi come “gli ebrei del nostro tempo”). Peraltro il mio intervento sul rapporto tra memoria ed indifferenza sarebbe stato perfettamente in tema e molto più in linea con la serata che non quello del giovane relatore che ha parlato di tre minoranze perseguitate da governi dittatoriali; sappiamo, infatti, che tutte le vittime del nazifascismo sono state tali non in quanto minoranze ma per odio razziale e per eugenetica. Ma torniamo a noi. Per me è stato doloroso non essere stato autorizzato a leggere la poesia “Devi dimenticare” ( l’invito sionista rivolto alle nuove generazioni palestinesi, di cui fa parte Faten, la 27enne poetessa, cresciuta a Berlino). Ho provato l’intervento a casa: 4 minuti. La scelta di escludermi è stata solo politica, non certamente dettata da ragioni di tempo o organizzative. Del resto lo hai scritto chiaramente in una mail: ”sembrava poco opportuno affiancare lo sterminio degli ebrei alla persecuzione del popolo palestinese (da parte degli ebrei)”. Parlare di Palestina nella Giornata della memoria è, invece, esattamente quello che volevo fare quella sera e che faccio da anni, abbinando al valore della memoria il disvalore della indifferenza: lo scorso anno, il 27 gennaio, ero al liceo Berchet di Milano a parlare di Palestina su invito degli studenti in cogestione e due docenti, venuti all’evidenza a controllare il mio intervento, non hanno avuto nulla da eccepire. E’ la prima volta che non riesco a fare qualcosa per la Palestina in questo periodo dell’anno in cui si scatena la propaganda sionista sfruttando la Shoah. Tra pochi giorni ci sarà anche la “commemorazione delle foibe” e si scatenerà ancora la destra: paradossalmente queste commemorazioni diventano occasioni non di riflessione ma di propaganda fascista e razzista, sino al colmo di Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, che il 10/2 lascerà profanare la Palazzina Liberty, luogo storico della sinistra milanese grazie a Dario Fo e Franca Rame, da un gruppo musicale dichiaratamente di estrema destra. Torniamo ancora a noi. Mi sono chiesto in questi tre giorni di riflessione che mi sono dato: che ci faccio io nell’Anpiseprio dopo la morte di Pino? Ho vissuto con lui, e grazie a lui, una stagione felice della sezione, che ha coinciso anche con la ribellione dell’ANPI nazionale al dictat del PD sul referendum. Con te la linea del PD torna egemone in sezione e per me non c’è spazio, come dimostra il tuo intervento censorio alla prima occasione che hai avuto. Io sono attivista dei movimenti antisionisti e contro la guerra. Il PD è filosionista ( da Napolitano a Renzi, la dirigenza tutta e la stragrande maggioranza della base, come mi ha confermato, sconsolata, a Monza la moderatrice PD del dibattito con Amira Hass). Il PD è per le missioni estere, ovviamente definite umanitarie: da pochi giorni ha aumentato il loro finanziamento; la Pinotti ha presentato il Libro bianco della difesa prima al Pentagono e poi al governo italiano e potrei andare avanti a lungo con gli esempi. Queste missioni sono operazioni di guerra; non è che cambiandogli il nome non si viola più la Costituzione. Ora questo partito sembra essere sull’orlo di una scissione; la scelta dovrebbe essere tra l’ex bombardiere di Belgrado e il saccentello toscano salvabanchieri? No, grazie! Torno dai miei amici: anarchici, cattolici di Pax Christi, comboniani di Zanotelli, reduci dalle galere, comunisti. Venerdì sera una signora dal pubblico ha detto: “ Non siamo riusciti a trasmettere”. Io ci provo, nei centri sociali, nelle università, nella Scuola dei diritti umani, coi giovani. Non so che cosa riuscirò a concludere ma almeno la mia coscienza sarà a posto. Certamente non sarò stato indifferente. Nei miei ambiti tutti hanno diritto di parola, tranne i fascisti. |
Per queste ragioni comunico le mie dimissioni dal direttivo di Anpiseprio. Chiedo, quale (per ora, ancora) iscritto ANPI, la pubblicazione di questa lettera nel sito della sezione insieme al mio intervento e alla poesia che torno ad allegare. Non essendoci nulla di personale nel tema da me trattato, che è solo politico, invio questa lettera a vari destinatari coi quali ci siamo proficuamente relazionati in questi ultimi anni durante la gestione di Pino. Ugo Giannangeli Veniano, 6/2/2017 Ndr.: ANPI RAZZISTA? - ANPI SIONISTA? - ANPI FASCISTA? Giornata della memoria 2017I palestinesi, vittime delle vittime, non dimenticano, nè quelli cacciati nel 1948,nè quelli cacciati nel 1967, né quelli che non hanno mai visto la loro terra, come Faten El-Dabbas, nata nel 1990 in Germania. Laureata in scienze politiche, è anche una poetessa; una sua raccolta di poesie sta per essere tradotta in italiano e pubblicata. E’ stata in Palestina solo nel 2012 ma conosceva la storia della sua terra d’origine soprattutto per i racconti di suo nonno e per le opere di Mahmud Darwish. Ho scelto una sua poesia che, non a caso, si intitola “Devi dimenticare”. quel luogo lontano quel suolo mai toccato i momenti che non hai vissuto E comunque vedi quel luogo e quegli eventi dinnanzi ai tuoi occhi. Devi dimenticare il dolore che ha afflitto la tua famiglia le ferite impresse nella tua memoria tutti i racconti che rafforzano il tuo anelito e sfociano nei sogni in cui si cela la speranza. Devi dimenticare il profumo nel giardino di tuo nonno che vi piantava un futuro florido che però non è fiorito ma ha sanguinato. E ti dicono: “Devi dimenticare” Ma tu rispondi: “Datemi una memoria per l’oblio” Carbonate, 3/2/2017 Sale la protesta contro la violenza della polizia palestineseCisgiordania. Domenica manifestanti pestati a Ramallah e Dheishe. Ieri corteo contro la cooperazione di sicurezza tra Anp e Israele «Si fanno varie ipotesi sulla violenza della polizia palestinese contro i dimostranti. È possibile che lAnp abbia voluto dare una dimostrazione di forza, per smentire la sua debolezza». Hamada Jaber, analista del Palestinian Center for Policy and Survey Research (Psr), offre chiave di lettura del brutale intervento due giorni fa dei reparti antisommossa dellAnp, prima contro dimostranti e giornalisti a Ramallah e poi nei confronti di un corteo partito dal campo profughi di Dheisheh (Betlemme). «Abu Mazen – aggiunge non vuole mostrarsi fragile ora che ha ricevuto da Trump linvito ad andare alla Casa Bianca, segnala di avere il controllo della situazione e che non è in discussione il coordinamento di sicurezza tra lAnp e Israele». Una ipotesi concreta, rafforzata dal prossimo arrivo alla Muqata, il quartier generale del presidente palestinese, di Jason Greenblatt, inviato di Trump per la questione israelo-palestinese, che ieri sera ha incontrato a Gerusalemme il premier israeliano Netanyahu, con il quale ha discusso degli insediamenti coloniali in Cisgiordania. La tensione generata dalla cooperazione tra i servizi dellAnp e quelli israeliani, si è fatta acuta per la vicenda di Basel al Araj, prima arrestato dallAnp e poi, dopo la sua scarcerazione, finito nellelenco dei ricercati da Israele e infine ucciso qualche giorno fa a Ramallah dallesercito di occupazione. Per Israele era un «terrorista» e nella sua abitazione-rifugio di Ramallah sarebbero state trovate delle armi. Tutto falso, ribattono i palestinesi. Al Araj era un intellettuale e un attivista che aveva preso parte a raduni, proteste, iniziative politiche e non ad attività armate. I suoi guai, ricordano molti, sono cominciati un anno fa quando fu arrestato assieme ad altri cinque palestinesi dalla polizia dellAnp con laccusa di possesso di armi e di aver progettato attacchi contro Israele. Accuse che lAnp non accreditò con prove e i sei furono messi agli arresti amministrativi (la carcerazione senza processo). Liberati dopo sei mesi e un lungo sciopero della fame, quattro degli arrestati furono subito arrestati dallesercito. Al Araj invece riuscì a darsi alla latitanza durata fino al blitz israeliano della scorsa settimana a Ramallah. La commozione generata dalla sua uccisione si è trasformata in rabbia dopo l’annuncio dellinizio di un processo a Ramallah a carico degli altri cinque palestinesi arrestati e liberati un anno fa con al Araj (quattro sono in un carcere israeliano). Da qui le proteste di domenica davanti al Tribunale. Decine di persone sono state allontanate dalla polizia con violenti colpi di manganello e gas lacrimogeni. Presi di mira anche i giornalisti. Tra i contusi ci sono il padre di al Araj e Khader Adnan, un ex detenuto politico in Israele divenuto noto un paio danni fa per un lungo sciopero della fame contro la sua detentione. Ad Artas dove, sempre domenica, era giunto un corteo di protesta partito da Dheisheh, la polizia palestinese avrebbe sparato anche munizioni vere contro i dimostranti. Centinaia di manifestanti ieri sono tornati a gremire Manara, la piazza centrale di Ramallah, per scandire slogan contro Abu Mazen e la cooperazione di sicurezza con Israele. Il premier dellAnp Rami Hamdallah ha annunciato unindagine sulle violenze della polizia ma non è servito a placare gli animi. Khalida Jarrar, deputata del Fronte popolare (Fplp), ha comunicato che, in segno di protesta, la sua organizzazione potrebbe rinunciare a partecipare alle amministrative palestinesi previste il 13 maggio. © 2017 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE |
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