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La VOCE ANNO XVIII N°6

febbraio 2016

PAGINA 1         - 17

Palestina denuncia all’ONU più di 2500 assassinati in sei anni

Unite, 26 gen (Prensa Latina) Palestina denunciò oggi nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU che negli ultimi sei anni la violenza israeliana riscosse la vita di più di 2500 persone nella Striscia di Gaza e l’occupata Cisgiordania.


Come ha fatto notare in un intervento l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour, centinaia di bambini si contano tra le vittime fatali delle aggressioni a Gaza e le operazioni militari in Cisgiordania, includendo Gerusalemme Orientale.

Inoltre, decine di migliaia di civili risultarono feriti e migliaia arrestati e maltrattati dalle forze occupanti dal 2009, mentre continuò la colonizzazione ed il suo saldo di sfollati è aumentato spaventosamente, segnalò in un dibattito sulla situazione del Medio Oriente nel Consiglio, dove pronunciò il suo discorso a nome del cancelliere palestinese, Riad Malki.

A partire dalle ricorrenti crimini israeliani, Mansour criticò l’inazione dell’organo dei 15 membri nel momento in cui dovrebbe rispondere alle ingiustizie.

Il mondo è stato testimone mediante trasmissioni dal vivo in televisione dei crimini di guerra commessi contro il popolo palestinese. Mentre parliamo qui, i nostri giovani sono assassinati per la strada e l’Israele applica la sua politica di punizioni collettive ed ostacola la ricostruzione di Gaza, sottolineò.

Mansour reclamò la sospensione degli oltraggi e misure concrete per fermarli.

Non possiamo permettere che la comunità internazionale chiuda gli occhi davanti agli orrori contro il nostro popolo, e non possiamo neanche accettare che l’impunità continui a dominare, condannò.

L’ambasciatore della Palestina ha esatto alle Nazioni Unite la protezione dei civili nei territori occupati, in sintonia con le leggi internazionali e varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

Ig/wmr

Guatemala chiede agli Stati Uniti di investigare gli abusi agli emigranti minori


Guatemala, 26 gen (Prensa Latina) Il Ministero delle Relazioni Estere del Guatemala (Minex) ha chiesto oggi al Governo degli Stati Uniti di investigare i presunti abusi sessuali e fisici commessi negli USA contro emigranti di questo paese minorenni, per definire le responsabilità.


Secondo testimonianze di adolescenti guatemaltechi che entrarono a questo territorio a partire dal 2014, il delitto fu commesso da familiari e persone adulte che diventarono loro responsabili o a chi li consegnò il Dipartimento di Salute ed Assistenza Sociale.

Esperienze di questi minorenni, abusati fisicamente, sessualmente e psicologicamente da chi avrebbero dovuto proteggerli, sono stati divulgati dalla stampa in entrambi i paesi.

In virtù di questo, la cancelleria precisò in un comunicato che sollecitò si realizzi un’investigazione su queste denunce e che i responsabili di commettere questi delitti siano presentati davanti alle autorità corrispondenti, facendo luce, secondo la legge, sulle responsabilità in ogni caso.

Allo stesso modo informò che istruì la rete consolare negli Stati Uniti a stare attenti su questa situazione deplorevole, informare la comunità guatemalteca e mettere a disposizione i servizi di assistenza necessaria davanti a qualunque caso che possa presentarsi.

Dati del Dipartimento di Stato rendono conto dell’entrata illegale al paese settentrionale a partire dal secondo semestre del 2014 di almeno 65 mila infanti ed adolescenti di meno di 18 anni di età,
cifra che diminuì sensibilmente alla chiusura di dicembre del 2015, quanto si registrarono poco più di 25 mila.

Frei Betto: non è necessario vivere negli USA per conoscere le sue viscere

26 gen (Prensa Latina) L’imperia-lismo nord-americano è un mostro che continua allo stesso modo e non dobbiamo vivere negli Stati Uniti per conoscere le sue viscere perché sappiamo che c’è un’egemonia ideologica capitalista e neoliberale nel pianeta, riflette Frei Betto.

L’affermazione è stata fatta dal domenicano brasiliano, teologo della liberazione, in un’intervista sostenuta con giornalisti di Prensa Latina nel Palazzo delle Convenzioni de L’Avana, dove partecipa alla II Conferenza Internazionale Con tutti e per il bene di tutti, sulla validità del pensiero politico di Josè Martì.

Fu proprio ispirato in quella frase di Martì sull’espansionismo statunitense, nella lettera incompiuta al suo amico Manuel Mercado, nella quale esprime che “vissi nel mostro e ne conosco le viscere” che Betto mette in allerta sull’offensiva della destra continentale appoggiata dagli Stati Uniti e sui pericoli che incombono sui processi rivoluzionari.

Il mostro continua lì, ripete, e la prova più forte è stato il crollo dell’Unione Sovietica e del campo socialista dell’est, e dovremmo ancora domandarci come e perché è accaduto.

Betto indica che il pensiero politico martiano è vigente nell’America di oggi perché dalla sua realtà storica disegnò linee universali come il senso di indipendentismo, l’etica nella politica, la valutazione della spiritualità e l’antimperialismo.

Leggere Martì, segnala, è fare luce sulla realtà di oggi in una relazione molto complicata perché l’America Latina è sempre stato un continente sfruttato e colonizzato, prima dalle potenze europee e dopo dagli Stati Uniti.

Frei Betto considera che si è avanzato abbastanza negli ultimi anni, che molti paesi riuscirono a scegliere capi di Stato progressisti, e si sono conquistati connessioni continentali molto importanti come l’Alba, la Celac, l’Unasur.

Ma ricorda che si commisero errori, e dal punto di vista umano il più forte fu non dare abbastanza potere all’organizzazione popolare, si abbandonò il lavoro politico e lì entra Martì, perché si preoccupò sempre del tema ideologico.

“Raccomando apprendere la lezione dagli errori”, assicura che non basta che ci sia un gruppo di dirigenti che abbia coscienza rivoluzionaria perché questa deve esistere in ogni individuo, in ogni giovane e che la gente possa avere una buona autostima del socialismo. “Martì sempre ha insistito sulla necessità di questa formazione politica”, ha concluso.

Ig/lma

Considerano un omaggio a Martì la riapertura di una sala cubana di concerti

Matanzas, Cuba, 26 gen (Prensa Latina) Il famoso pianista Frank Fernandez catalogò come un regalo culturale ed un omaggio all’Eroe Nazionale cubano, Josè Martì, la riapertura qui il prossimo giorno 28 della sala di concerti Josè White.

In quella data 163 anni fa nacque Martí, l’Apostolo da Cuba che cadde in combattimento contro le forze colonialiste spagnole il 19 maggio 1895 nella località di Dos Rios, nell’oriente dell’isola.

Fernandez e l’Orchestra Sinfonica di Matanzas, che sarà diretta dal maestro Enrique Perez Mesa, offriranno una gala culturale il prossimo giovedì nella sala rimodernata White ubicata in questa città, a 100 chilometri all’est de L’Avana.

Mi sento molto felice di condividere un momento tanto importante, in un locale tanto bello. La Sala White trascende la provincia di Matanzas, è un centro di cultura importante, assicurò il prominente musicista.

In uno scambio con la stampa che ha assistito ad una delle prove, Fernandez sottolineò l’importanza politica della cultura e ringraziò che le autorità locali e gli abitanti di Matanzas l’abbiano invitato allo spettacolo inaugurale.

Ig/wap

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