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La VOCE ANNO XVIII N°8

aprile 2016

PAGINA 4

Grossi guai a Fukushima

Robert Hunziker | counterpunch.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/02/2016

Il disastro della centrale nucleare di Fukushima Daiichi rischia di essere censito come una delle tragedie della storia, senza confini, non solo a causa della fusione nucleare ma piuttosto per la funesta perdita dell’anima di una nazione.

Immaginate uno scenario in cui 207 milioni di scatole di cartone, in fila indiana, circondassero il pianeta come binari ferroviari. Riempite ciascuna scatola con rifiuti radioattivi. Questa è la quantità di rifiuti radioattivi stivati all’aperto in sacchi neri da una tonnellata in tutta la prefettura di Fukushima, per l’ammontare di 9.000.000 di metri cubi.

Ma non è tutto: devono essere ancora gestiti altri 13 milioni di metri cubi di terreno radioattivo. (Fonte: Voice of America News, Problems Keep Piling Up in Fukushima, 17 febbraio 2016).

E c’è ancora di più, le operazioni di pulizia vanno solo 50-100 piedi oltre le strade. In più, una catena montuosa di 100 miglia lungo la costa e le colline intorno a Fukushima sono contaminate ma del tutto ignorate. Di conseguenza, la terra decontaminata sarà probabilmente avvelenata di nuovo dal flusso radioattivo proveniente dalle colline e dalle montagne.

Indubbiamente, come e dove stoccare milioni di metri cubi di rifiuti radioattivi stipati in sacchi neri da una tonnellata non è un problema da poco. È un problema super colossale. Che cosa succede se si deteriorano i sacchi? Che cosa succede se uno tsunami colpisce la zona? I "cosa-se" sono infiniti.

"I sacchi neri di terreno radioattivo, ora sparsi in 115.000 siti di Fukushima, dovranno essere spostati in strutture provvisorie ancora da costruire, coinvolgendo un’area di 16 chilometri quadrati, in due città vicine alla centrale nucleare distrutta" (Ibid).

Di per sé, 115.000 siti ciascuno contenente molti, ma molti sacchi da una tonnellata di rifiuti radioattivi è un incubo logistico: il solo trasporto è un compito colossale, per decenni a venire.

Secondo fonti governative e dell’industria giapponese, per ripulire tutto e smantellare i reattori distrutti ci vorranno almeno 40 anni e 250 miliardi di dollari, supponendo che tutto vada per il verso giusto. Ma sfortunatamente qualsiasi cosa avesse potuto andare storto per la Tokyo Electric Power Company ("TEPCO") negli ultimi 5 anni, è andato storto: non un buon record.

E il Giappone ospita le Olimpiadi del 2020?

L’impianto nucleare di Fukushima Daiichi rimane totalmente fuori controllo con un epilogo ancora lontano a venire. E mentre è in atto questo dramma, ospitare gli eventi olimpici accanto una fusione nucleare fuori controllo appare incomprensibile.

Non più tardi del 30 ottobre 2015, The Japan Times riportava: "I livelli estremamente elevati di radiazione e l’incapacità di sapere con precisione dettagli sul combustibile nucleare fuso rendono impossibile tracciare la rotta della disattivazione programmata dei reattori della centrale".

D’altra parte, secondo la TEPCO, è in corso la preparazione della rimozione del combustibile nucleare fuso, prevista a partire dal 2021. "Ma è difficile sapere cosa sta succedendo all’interno dei reattori e non ci sono modi per saperlo... non sarebbe difficile introdurre una telecamera all’interno del reattore. Il problema è che la telecamera si romperebbe a causa degli alti livelli di radiazioni" dice Toru Ogawa, direttore dei Laboratori delle scienze avanzate per lo smantellamento dell’Agenzia per l’energia atomica giopponese (Kiyoshi Ando, Long Road Ahead for Fukushima Cleanup, Nikkei Asian Review, 19 febbraio 2016).

Al di là della remota possibilità di individuare il nocciolo nucleare fuso, anche detto corium, gli ingegneri non hanno ancora capito come estrarre il nucleo fuso, ammesso che possa mai essere localizzato e gestito in qualche modo. Nel frattempo, cosa succede se il nucleo fuso filtra nella terra attraverso i vasi di contenimento in calcestruzzo armato? Un disastro per i secoli a venire! Ma, per quanto riguarda le Olimpiadi?

Se per caso il nocciolo nucleare fuso penetra il suo contenitore in cemento armato e filtra nel terreno, il risultato è la probabile diffusione incontrollabile di isotopi mortali sia nel suolo che nelle acque sotterranee circostanti. E’ difficile immaginare che gli eventi olimpici si disputino in prossimità di un nocciolo nucleare fuso.

"Gli eventi sportivi delle Olimpiadi di Tokyo 2020 si terranno nella zona giapponese di Fukushima... Agli spettatori e agli atleti del villaggio olimpico sarà servito cibo della zona come parte di un tentativo di ristabilire la reputazione di Fukushima, in passato una delle regioni agricole più fertili del Giappone" (Fukushima to Host Olympic 2020 Events, The Times, 25 febbraio 2015).

La tragedia taciuta delle innumerevoli morti di lavoratori

La questione se Fukushima potrà mai tornare a essere un luogo adeguatamente sicuro e decontaminato resta aperta e sfocia logicamente nella questione di chi fa il lavoro sporco, quanti lavoratori sono assunti e quale sia il loro stato di salute. Secondo la stampa mainstream giapponese, i lavoratori stanno lavorando bene, si stima siano coinvolti 45.000 lavoratori in tutto e procedono senza grossi problemi.

Ma fonti affidabili al di fuori della stampa dominante dicono altrimenti, una su tutti Mako Oshidori, giornalista freelance giapponese, direttrice di Free Press Corporation/Japan, ex studente della Scuola di Scienze della vita presso la Tottori University Faculty of Medicine, in un saggio intitolato "La verità nascosta su Fukushima", consegnato al convegno internazionale "Effetti delle catastrofi nucleari sull’ambiente naturale e la salute umana", tenutasi in Germania nel 2014, co-organizzato da Medicina Internazionale per la Prevenzione della guerra nucleare.

Free Press Corporation/Japan si è costituita dopo il grande terremoto di Sendai nel 2011 come contrappeso ai media dominanti giapponesi influenzati dal governo. "C’è una cosa che mi ha veramente sorpreso qui in Europa. E’ il fatto che la gente qui pensa che il Giappone sia un paese molto democratico e libero". (Mako Oshidori)

Secondo Mako, la TEPCO e il governo coprono deliberatamente le morti dei lavoratori di Fukushima, e non solo. A seguito di una sua indagine sulle morti non dichiarate, agenti del governo hanno iniziato a sorvegliarla: "Quando desideravo parlare con qualcuno, notavo l’agente avvicinarsi e provare a origliare la conversazione" (Exposed: Death of Fukushima Workers Covered-Up by TEPCO and Government, NSNBC International, 21 marzo 2014).

Mako Oshidori: "... A ora, ci sono molti decessi tra i lavoratori del NPP (NPP - Nuclear Power Plant); ma solo i deceduti sul lavoro vengono conteggiati. Quelli che muoiono improvvisamente mentre non sono sul posto di lavoro, per esempio, durante il fine settimana o nel sonno, non sono computati tra le morti segnalate".

"… Per esempio, ci sono alcuni lavoratori che hanno lasciato il lavoro dopo una elevata esposizione alle radiazioni, 50, 60, 70 milli Sievert, e muoiono un mese più tardi: nessuna di queste morti è riportata e nemmeno inclusa nel conto delle morti sul lavoro. Questa è la realtà dei lavoratori NPP".

La "realtà dei lavoratori delle centrali nucleari... che muoiono un mese dopo" non trova accordo nell’insistenza dell’amministrazione Abe per riaprire gli impianti nucleari, anche se il paese ha continuato a funzionare per cinque anni senza il nucleare.

Nel suo racconto, Mako parla dei problemi per i giornalisti a causa delle interferenze del governo "un ex agente, a cui sono noti i metodi di lavoro dell’Agenzia di Intelligence di Pubblica Sicurezza ("PSIA"), ha detto che quando sei visibilmente seguito, l’obiettivo è l’intimidazione. Se c’è una persona visibile, allora ce ne sono altre dieci invisibili, qualcosa di analogo agli scarafaggi. Così, se si intraprende una circoscritta e seria indagine sull’incidente nucleare, si è sotto pressione e diventa più difficile intervistare la gente".

Mako è riuscita a intervistare le madri di Fukushima, ad esempio: "... Queste madri (e padri) vivono nella città di Iwaki, Fukushima. Sono attive sul tema della refezione scolastica. Attualmente, la produzione di Fukushima non è venduta a causa della sospetta contaminazione. Così la politica della prefettura è quella di incoraggiarne l’uso nelle mense scolastiche, tentando di fare appello alla sua sicurezza... le madri contestano come attualmente in Giappone venga misurato solo il cesio e non hanno idea se vi sia traccia di stronzio-90 nel cibo. Si oppongono all’uso della produzione locale per le mense scolastiche per paura di scoprire, dieci anni più tardi, che vi era in realtà del plutonio nel cibo mangiato dai bambini".

Alle madri che si oppongono alla politica nutrizionale della prefettura è stato detto di lasciare la regione se sono preoccupate della contaminazione. L’intervista completa di Mako si trova qui.

Tutto questo ci riporta alla domanda su chi fa il lavoro sporco. Secondo Michel Chossudovsky, direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione (Canada), il criminale sindacato giapponese Yakuza, è attivamente coinvolto nel reclutamento. Il personale qualificato per il lavoro di pulizia radioattiva comprende persone sottoccupate, povere, indigenti, disoccupate, senza fissa dimora, barboni, disperati: persone disposte a intraprendere lavori sotto-pagati, ad alto rischio. I senza nome sono assoldati.

Come denunciato da Mako Oshidori, le leggi governative sulla segretezza e le tecniche di intimidazione mistificano di gran lunga l’entità della tragedia, una nuvola nera opprimente che non si dissipa. Le persone hanno paura di raccontare per paura di rappresaglie, del carcere, di esser schedate. Il nome di Mako Oshidori è nella lista nera.

Di conseguenza, è istruttivo rilevare l’emanazione di una nuova legge sul segreto di Stato del Giappone (Act on the Protection of Specially Designated Secrets - SDS): la legge n. 108 del 2013 approvata sulla scia del tracollo di Fukushima, molto simile alle dure disposizioni adottate nella seconda guerra mondiale sul controllo dell’ordine e della quiete pubblica in Giappone. Secondo la legge n. 108, "la fuga di notizie" è sufficiente per avviare un procedimento penale, indipendentemente da come, quando e perché.

Allora, Susumu Murakoshi, presidente della Federazione giapponese dell’ordine degli avvocati dice: "La legge dovrebbe essere abolita perché mette in pericolo la democrazia e il diritto del popolo di sapere" (Abe’s Secrets Law Undermines Japan’s Democracy, The Japan Times, 13 dicembre 2014).

L’opinione pubblica è formata dalla pubblica conoscenza degli eventi, ma l’emanazione da parte del governo Abe di una legge sulla segretezza così ignobile e straordinariamente ampia (quasi chiunque può essere arrestato) che minaccia pene detentive fino a 10 anni, mina la fiducia nella credibilità del governo giapponese. Ma categoricamente, il Giappone ha bisogno di nutrire fiducia.


Posted by: Andrea Martocchia

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