Il governo Renzi e il PD stanno boicottando il referendum popolare sulle trivellazioni in mare che si terrà domenica 17 aprile. In questo modo favoriscono gli interessi di ENI, Edison, Shell e degli altri monopoli del settore, gli stessi che spingono per le guerre di rapina in Libia, in Medio Oriente, etc.
Renzi, e le forze che lo sostengono, in primo luogo il PD neoliberista, temono che attorno a questo referendum cresca il dissenso popolare e si coaguli un arco di forze popolari e di sinistra che prosegua la battaglia in vista del referendum costituzionale del prossimo ottobre 2016.
Perciò il governo ha evitato l’accorpamento del referendum sulle trivelle con le elezioni amministrative, sprecando denaro pubblico. Perciò lo passa sotto silenzio, mentre manovra per cancellare la volontà popolare espressa nel referendum sull’acqua pubblica del 2011. Perciò il PD invita vergognosamente all’astensione.
E’ necessario dare una risposta a questo disegno reazionario andando a votare in massa SI’ al referendum del prossimo 17 aprile.
Nello specifico il referendum mira a far sì che il divieto di estrazione entro le 12 miglia marine sia assoluto, per tutelare il mare e le coste dalla corsa al profitto dei monopoli capitalistici.
Tutti coloro che vivono sulla propria pelle la pericolosa realtà di centri oli, raffinerie, hub portuali, pozzi petroliferi, centri di stoccaggio, oleodotti e gasdotti; i lavoratori che coltivano la terra con acque provenienti da falde inquinate; gli operai, i pescatori, i piccoli contadini e allevatori colpiti dalla nocività del capitalismo; le donne e i giovani che hanno una consapevolezza ambientalista, non possono avere il minimo dubbio: bisogna VOTARE SI’ per bloccare le trivelle in mare e bisogna continuare a lottare.
Lottare per farla finita con leucemie, tumori, avvelenamento di acqua, aria, suolo, cibo, per farla finita con il modello energetico capitalistico, fondato sul fossile e finalizzato al massimo profitto, che sta alterando in maniera catastrofica l’ambiente naturale.
Per il SI’ a questo referendum si sono già espressi centinaia di organizzazioni, comitati, associazioni, collettivi, i sindacati degli operai e le associazioni ecologiste, i comitati No Tav e il movimento per l’acqua pubblica. Ma non basta, la mobilitazione deve estendersi e crescere.
Il voto del 17 Aprile è un voto politico con il quale gli operai, i lavoratori, i giovani e i movimenti che si battono per la salvaguardia dell’ambiente e i beni comuni possono contrastare e sconfiggere la strategia energetica della borghesia che devasta i nostri territori e calpesta i nostri diritti.
Sui posti di lavoro e nei territori, attraverso i media sociali e i contatti personali, diamo vita a una campagna collettiva per convincere i lavoratori e le masse popolari ad andare a votare SI’ il 17 aprile.
Continuiamo la mobilitazione fino al referendum costituzionale del prossimo ottobre per sbarrare la strada alla politica antipopolare e antidemocratica del governo Renzi, che è una politica di servilismo totale nei confronti dell’oligarchia finanziaria, di difesa della sacralità e dell’intangibilità del profitto.
Saldiamo la lotta per lunico altro mondo possibile - la società collettivista fondata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione - alle lotte quotidiane per difendere lambiente naturale.
Tutti a votare SI’ il 17 aprile per fermare le trivelle e prepariamoci a seppellire sotto una valanga di NO la controriforma costituzionale di Renzi e Verdini!
19 marzo 2016
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Chiediamo al Governo di informare sul referendum del 17 aprile!
Il referendum del 17 Aprile viene tenuto segreto!
I mass media sono obbligati a rendere reale una democrazia: devono informare sul referendum del 17 aprile!
Il servizio pubblico faccia ciò che è nel suo obbligo: informi i cittadini del Referendum da subito!
Il governo faccia ciò che è in suo potere: informi gli italiani della scadenza referendaria.
Renzi faccia un tweet al giorno!
L’ 11 giugno 2004, in relazione allo svolgimento delle elezioni politiche europee del 12 e 13 giugno, L’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi “ricordò” agli italiani lo svolgimento dell’appuntamento elettorale con un sms firmato “Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Una cosa sbagliata per un appuntamento politico, diviene un obbligo morale e sociale per un appuntamento referendario: un appuntamento che la stampa, le televisioni commerciali, il servizio pubblico, stanno ignorando.
Il governo invii un SMS informativo ora attraverso i gestori di telefonia mobile per garantire la conoscenza della scadenza referendaria.
Il Presidente della Repubblica faccia un richiamo ufficiale al Governo, al Parlamento, alla Rai all’intero mondo dell’informazione.
Il 17 aprile 2016 gli italiani, infatti, saranno chiamati a votare per una cosa che raramente accade: il modello del nostro sviluppo. Spesso cittadini, economisti, politici, commentatori si sbizzarriscono nelle critiche e nelle constatazioni che il mondo così com’è non possa andare avanti. Inquinamento, qualità dell’aria, malattie, spesa sanitaria alle stelle, bombe d’acqua e siccità, clima “impazzito” e industrializzazione della vita, drammi personali e collettivi, distruzione di quelle poche certezze spesso costruite con i sacrifici di una intera vita.
Ora abbiamo la possibilità di scegliere!
Insomma, come per il referendum sull’acqua, i cittadini possono dire finalmente la loro non su questo e quel politico, su questo o quello
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schieramento, ma su un tema preciso: dobbiamo ancora puntare sul modello di sviluppo basato sul petrolio e gli idrocarburi e, nel fare questo, dobbiamo consentire alle industrie petrolifere di far diventare il nostro mare un campo di estrazione petrolifera? Mettendo a repentaglio la vita dei nostri mari e il nostro futuro?
L’informazione relativa al referendum del 17 Aprile è negata ai cittadini. La Presidenza del Consiglio, così solerte a informare su tutto, sembra scegliere la strada del disinteressamento.
Per questo motivo, è opportuno che ogni cittadino solleciti conoscenti ed amici a informare sulla scadenza referendaria: utilizziamo i social, gli SMS, le nostre bacheche per informare i cittadini del loro diritto a votare sul loro futuro.
Un gesto di autoinformazione della società in assenza di quello istituzionale.
Questo il testo del messaggio che possimo far circolare:
“Il 17 aprile si voterà per il referendum contro le trivellazioni petrolifere nei nostri mari. Invia questo messaggio ad almeno 10 amici, pubblicalo sul tuo profilo social, rilancialo sulle pagine dei giornali e dei siti di informazione”.
Renzi è riuscito a far approvare dal Parlamento la sua riforma reazionaria dell’attuale Costituzione. Il precedente tentativo di riformare in senso autoritario la Costituzione italiana fu quello compiuto da Silvio Berlusconi, uno degli uomini più ricchi d’Italia e del mondo, rappresentante di una parte importante del mondo capitalistico e finanziario italiano. Proprietario di “Forza Italia”, partito di maggioranza relativa in Parlamento, e proprietario, attraverso Mediaset, del più potente mezzo di informazione e di disinformazione, la televisione. Oggetto di numerose indagini giudiziarie e di alcune condanne (anche se il cosiddetto “lodo Schifani” lo aveva messo al riparo da ogni azione giudiziaria finché fosse stato a capo del governo).
Con la sua concezione dello Stato come azienda, cercò di governare l’Italia come l’amministratore delegato di un’impresa capitalistica, pensando di poter decidere tutto, una volta che fosse stato votato dal popolo e insediato al governo.
Il suo tentativo di riforma autoritaria, basato sul premierato e sul rafforzamento del potere esecutivo con indebolimento delle prerogative del Parlamento, sottoposto nel giugno 2006 a un referendum confermativo popolare, fu clamorosamente bocciato: NO 15.783.000 (il 61,29 %); SI 9.970.000 (il 38,71 %).
Renzi rappresenta un altro settore di interessi capitalistici e finanziari, che hanno finanziato l’ascesa politica e governativa dell’ex boy-scout democristiano per puntare anch’essi al rafforzamento dell’esecutivo e a una politica che dia sempre più mano libera al capitale contro gli interessi economici e sociali fondamentali del proletariato e delle masse popolari.
Renzi, e l’attuale governo da lui presieduto, ripetono continuamente che l’Italia è l’unico paese al mondo in cui esiste il Bicameralismo perfetto. E’ falso. Nella maggior parte delle democrazie borghesi oggi esistenti (Stati Uniti, Canada, Messico, Brasile, India, Giappone, Australia e molte altre) qualsiasi legge, per entrare in vigore, deve essere approvata da entrambe le Camere.
Renzi e il suo governo mentono perché vogliono introdurre una riforma dell’attuale Costituzione che trasformi il bicameralismo in un monocameralismo di fatto che non ha eguali nella storia costituzionale italiana.
Il piano di Renzi, appoggiato dalla “P4” di Verdini, consiste in una perversa combinazione, in un mix reazionario di una riforma costituzionale e di una legge elettorale fortemente maggioritaria, l’Italicum.
I contenuti di questa combinazione saranno, nella Camera dei deputati quale unica Camera effettivamente legislativa, i seguenti:
- premio di maggioranza (il 54 % dei seggi al partito che vince le elezioni);
- soglia di sbarramento (il 3% su base nazionale o il 20% in un’unica regione);
- liste bloccate (i capilista nei 100 collegi sono eletti senza preferenze).
Risultati: - i piccoli e piccolissimi partiti non saranno neppure presenti nell’unica Camera legislativa, a causa della soglia di sbarramento;
- un gran numero di parlamentari non avrà alcuna legittimazione popolare perché essi saranno nominati quali capilista dai rispettivi partiti;
- la maggioranza assoluta della Camera e, quindi, il Governo, saranno appannaggio del partito vincente (il più votato o il vincitore del ballottaggio);
- la funzione legislativa ordinaria sarà tutta e sempre in mano al partito vincente, che dispone di 340 seggi sui 630 della Camera. Il Senato potrà eccepire sulle leggi fatte dalla Camera, ma, in caso di contrasto fra i due organi, vincerà sempre la Camera;
- il partito che ha vinto le elezioni avrà sempre il controllo delle Commissioni parlamentari e - se lo riterrà politicamente opportuno - potrà anche assegnarsele tutte;
- poiché il nuovo Senato non dà la fiducia al governo, quest’ultimo potrà essere formato dal partito vincitore alla Camera senza necessità di particolari accordi con altre forze politiche e potrà cadere, sul piano parlamentare, solo per effetto di lotte intestine al partito vincitore;
- per quanto riguarda le leggi di revisione costituzionale, la riforma Renzi non modifica l’art. 138 della Costituzione vigente, e quelle leggi saranno adottate a maggioranza assoluta delle due Camere. Ma alla Camera dei deputati il partito vincitore avrà sempre, secondo la riforma Renzi, un numero di voti superiore alla maggioranza assoluta, e potrà quindi modificare la Costituzione da solo e a suo piacimento; a maggior ragione, se avrà più della maggioranza assoluta anche al Senato. Solo se alla Camera i voti favorevoli alle modifiche non raggiungessero i 2/3 di 630 = 420, e al Senato i 2/3 di 100 = 66, quelle modifiche dovrebbero obbligatoriamente essere sottoposte al referendum confermativo del popolo italiano.
Dunque, passaggio dal bicameralismo perfetto all’autoritarismo perfetto, trasformazione dell’attuale Repubblica italiana a democrazia borghese in una Repubblica borghese autoritaria.
Ma la legge di riforma renziana è stata approvata dal Parlamento con un numero di voti inferiore ai due terzi.
Quindi, come quella di Berlusconi, dovrà anch’essa essere sottoposta (art. 138 Cost.) a un referendum confermativo popolare.
Per bocciarla, non è necessario nessun quorum. Basterà che il numero dei NO superi semplicemente il numero dei SI.
Renzi ha legato le sue sorti politiche alla conferma referendaria della sua riforma costituzionale. Ha più volte dichiarato pubblicamente: «Se perdo, vado a casa. E non solo vado a casa, ma mi ritiro dalla vita politica». Altre forze politiche borghesi, non meno reazionarie di lui, si appresteranno a prendere il suo posto, in assenza di un’ondata di lotta di classe rivoluzionaria.
Per il proletariato e per la parte più avanzata delle masse popolari la lotta dovrà quindi continuare oltre il risultato del referendum, a un livello più alto e più decisivo.
Dunque per cominciare: Fare il bis del 2006! Formare Comitati per il NO nei posti di lavoro e nel territorio! Dare vita a una campagna ampia e capillare per respingere con una valanga referendaria di “NO” la controriforma costituzionale! Fare della sconfitta di Renzi la precondizione perché, sotto la spinta rivoluzionaria di un grande movimento proletario e popolare, si giunga a formare in Italia un Governo Operaio nel quale il ruolo dirigente sia nelle mani di forze coerentemente e conseguentemente comuniste.
Da: Scintilla, n. 67 – marzo 2016
Organo di Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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