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LA VOCE 1311

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La VOCE ANNO XVI N°3

novembre 2013

PAGINA 2         - 22

segue: Priebke, preti, suore, frati.

* Argentina: dopo l’apertura degli archivi sui nazisti. Quei 47 dossier mancanti
di Alvaro Ranzoni, su "Panorama" del 29/8/2003
"... A Buenos Aires agivano i cardinali Antonio Caggiano e Santiago Copello... Mai erano emerse tanto chiare le accuse al regime peronista e alla Santa sede (più volte ricorre il nome di Giovanni Battista Montini, poi Papa Paolo VI)..."
* Mi manda il Cupolone
di Giovanni De Luna, su "La Stampa" del 3/11/2003
"... la Chiesa cattolica non fu solo un complice dell’«operazione Odessa» ma la sua protagonista indiscussa: oltre a monsignor Montini i suoi vertici furono i cardinali Eugène Tisserant e Antonio Caggiano..."
* Priebke e l’"Operazione Odessa"
su "Liberazione" del 14-15/3/2004
"... Il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta di ritirare dal commercio il volume di Uki Goni "Operazione Odessa" (Garzanti). A chiedere il ritiro del libro era stato Erich Priebke..:"
* DOSSIER DRAGANOVIC
fonti: GenovaNotizie, Wikipedia
"... tacita complicità, circa la copertura di criminali di guerra, fra i quali, oltre ad Ante Pavelic, figurano Stjepan Hefer, che raccoglie l’eredità di Pavelic alla guida del Movimento per la Liberazione della Croazia, e altri come Ljotic, Nedic, Save Radonic (ministro della Giustizia e uno capi separatisti del Montenegro). A tutti questi personaggi venivano forniti falsi documenti d’identità, denaro e collegamento con la Spagna... Dal collegio di San Girolamo passano Steve Vujovic ministro separatista del Montenegro; Lazar Soskic capo della polizia del Montenegro; Stevan Ivanic direttore dell’Istituto di Igiene di Belgrado; il ministro del commercio Valiljevic; Marisav Petrovic, colonnello delle SS bosniache; i fratelli Vrioni, membri del governo filonazista albanese; Jusuf Kosovac, sicario per conto della polizia politica del governo collaborazionista montenegrino e albanese, già condannato a 20 anni per omicidio prima della guerra; Isa Noljetinac, capo della polizia nel governo collaborazionista albanese e responsabile di oltre 200 omicidi fra la popolazione serba di Pristina; tale dottor Hefer, ministro del governo Pavelic; i generali Vilko Pecnikar e Eugen Kvarternik, e altri ancora compresi nelle liste dei servizi segreti alleati come ricercati per crimini contro l’umanità e complicità con il Terzo Reich... Tutto questo dal proprio ufficio del collegio di San Girolamo, in collegamento con la commissione Pontificia per i Rifugiati diretta da padre Elias Ivica, con sede in via Piave a Roma, organismo ben visto dal movimento Ustascia..."

* Le ratlines patrocinate da mons. Alois Hudal e da padre Krunoslav S. Draganovic per l’espatrio clandestino degli ex gerarchi nazisti e ustascia
di Giovanni Preziosi (2011)

* Sulle "Ratlines" e sulla organizzazione, frutto della collaborazione tra Vaticano e ustascia, per la fuga dei criminali nazisti, si veda la documentazione raccolta alla nostra pagina, ed in particolare: odessa e ratlines

Contro l’introduzione del reato di "negazionismo"

L’iniziativa parlamentare recentemente rilanciata (dopo l’opportuno "blocco" della Legge Mancino nel 2007), con la quale si vorrebbe introdurre uno specifico reato di "negazionismo", ci trova in totale e completo disaccordo. E’ una iniziativa molto pericolosa e suscettibile di prestare il fianco ad ogni abuso nella strumentalizzazione della Storia... Alle menzogne in campo storico si deve ribattere con gli argomenti, cioè con i fatti; la credibilità di chi "fa storia" si valuta con gli stessi strumenti di valutazione usati in altri campi scientifici ("peer review"), altrimenti abbiamo solo una "storiografia ufficiale" o "di regime" ovvero una "storiografia del più forte"... Altri sono i reati che dovrebbero essere considerati, ed in base ai quali si dovrebbe molto più spesso condannare e punire: è curioso invece che in Italia reati come quello di "incitamento all’odio razziale" o l’altro di "ricostituzione del partito fascista" siano applicati rarissimamente.
Il problema, come al solito, non è solo italiano ma dipende da imposizioni incombenti a livello europeo. Sono iniziative liberticide che "lor signori" cercano di attuare da anni, con il preciso scopo di tappare la bocca alle interpretazioni non-ortodosse dei fatti attuali, più ancora che sui fatti del passato: una minaccia concretissima è che ad es. siano vietati i libri che abbiamo prodotto su Srebrenica, caso sul quale esistono già "pezze d’appoggio" giuridiche come le sentenze del "Tribunale" dell’Aia o le deliberazioni del Parlamento Europeo.
In Italia la questione sembrava essere stata chiusa, ragionevolmente, nel 2007. Da rileggere in proposito:
L’appello degli storici contro l’introduzione del reato di "negazionismo", pubblicato anche su "l’Unità" del 23 gennaio 2007
CONTRO IL NEGAZIONISMO PER LA LIBERTÀ DI RICERCA
La ricerca storica è ricerca scientifica
di A. Martocchia - su "La Voce" del Gruppo Atei Materialisti Dialettici di aprile 2007, (riprodotto sull’inserto scientifico di questo numero), ed anche l’articolo seguente del 24 gennaio 2007:
Negazionismo e Stato. La verità storica non s’impone per legge
Angelo d’Orsi
(Storico, docente dell’Università di Torino)
Ho firmato con convinzione l’appello promosso da tre colleghi (Marcello Flores, Simon Levis Sullam, Enzo Traverso), contro la proposta del ministro Mastella volta a dichiarare reato il negazionismo, e dunque a perseguirne i teorici penalmente. Mesi or sono, in occasione dell’arresto in Austria di David Irving, l’esponente forse più dignitoso del negazionismo (nel suo caso, dopo molte capriole, si deve parlare forse di “riduzionismo”), avevo avviato, su “HM”, notiziario on line dell’Associazione Historia Magistra, un dibattito tra studiosi, interpellandoli proprio sul tema della risposta giudiziaria al lavoro storiografico, e pubblicistico che giungeva alla negazione dell’Olocausto perpetrato dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. Ebbene, quasi tutti gli intervenuti (molti dei quali oggi firmano l’Appello contro la proposta Mastella), si dichiararono fervidamente contrari all’arresto dello storico britannico, pur ribadendo tutti la loro più ferma condanna di non solo del negazionismo, ma di ogni revisionismo oltranzistico e “rovescistico”. Colgo ora l’occasione per ribadire i punti essenziali di quella discussione, ovviamente dal mio punto di vista, che è, però, largamente condiviso. Ma naturalmente una premessa si impone. Di che cosa parliamo, quando parliamo di “negazionismo”?
Il recente raduno di Teheran ha attirato l’attenzione su un fenomeno finora rimasto ai margini del dibattito politico, avendo posto soltanto nella storia della storiografia e delle ideologie contemporanee. Irrilevante sul piano scientifico, il negazionismo ha assunto, anche mediaticamente, un peso sul piano politico-culturale: insomma, non si può fingere che non esista, e occorre tenerlo a bada. Ma come? L’ultimo episodio – per ora – del “caso Irving” – ha costretto alcuni studiosi a scendere in campo per ribadire che non si può reagire con il tribunale penale a operazioni che debbono essere sanzionate invece, severamente, dal tribunale storiografico.
Che cosa nega, il negazionismo? Esso è una forma estrema del revisionismo, il cui obiettivo è scardinare verità acquisite nella storia, che altro non sono che le verità accertate dalla storiografia, attraverso un lavoro plurisecolare, fondato su metodi condivisi, uno statuto scientifico e tecniche che vengono via via perfezionate. Come il rovescista si dà l’obiettivo (che ha un significato innanzi tutto commerciale, e in subordine politico-ideologico) di rovesciare verità assodate, per fare colpo, vendere copie dei propri libri, e finire in prima pagina, e contribuire, magari, a un’azione politica volta a delegittimare chi viene individuato come “avversario”; come il revisionista si pone non il compito di mostrare quel che la Storia nasconde nelle sue ampie viscere, ma di “dimostrare” i propri punti di vista, programmaticamente volti a mettere in discussione le verità che non piacciono, in una linea nella quale il significato politico prevale su quello storiografico; così, il negazionista nega per partito preso, mosso da fini ideologici, direttamente politici, con un forte connotato decisamente razzista e, specificamente, antisemita.

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