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La VOCE  ANNO XIV  N° 1

SETTEMBRE  2011

PAGINA  2

al reale contesto economico-sociale e dalle condizioni storicamente date.  Fra tali questioni c'è quella del sistema di direzione dell'economia socialista e dell'uso, nel sistema, delle categorie mercantili, come strumento per il passaggio dal capitalismo al socialismo per poi costruire la società comunista.
Proprio per questo motivo, è necessario procedere all'analisi dell'evoluzione storica del socialismo nel ventesimo secolo, che ha approntato modelli di organizzazione economica funzionali ma s'è anche imbattuta, in diversi casi, con alcune contraddizioni irrisolte della pianificazione socialista.
Riprendere ad esempio il "Gran Debate" sulla transizione tra Cuba e l'Unione Sovietica degli anni 60[1], e i successivi modelli applicativi di pianificazione, anche molto diversi tra loro adottati a Cuba negli anni successivi, permette di inquadrare gli attuali processi in corso non in maniera ideologica o basandoli su un "religioso" e acritico assenso, ma riconducendoli alla realtà delle cose, che non sono purtroppo un costante e progressivo cammino verso l'ideale comunista, ma implicano a volte anche scelte sofferte e sul piano teorico transitori passi indietro che si chiamano scelte tattiche, ma mantenendo l'orizzonte strategico.
Cosa si intende per economia politica? E cosa è la teoria del valore ; negli anni 1963-1964 a Cuba si dibatte sulla teoria del valore, sulla concezione marxista e la concezione materialista della storia; la materialità del marxismo è la materialità delle relazioni sociali all'interno delle quali è racchiuso il destino della storia dell'uomo. Tentare di cambiare il mondo senza una rivoluzione è impensabile perché si tratterebbe di trasformazioni , anche positive, ma sempre all'interno del sistema economico capitalistico
Sia per Marx e poi per Lenin, sia per Che Guevara l'applicazione della legge del valore e le categorie mercantili nel socialismo costituiscono un problema teorico, pratico e ideologico; per cui i grandi "padri" rivoluzionari comunisti possono considerarsi oppositori del concetto di socialismo "di" mercato, sostenendo che l'autogestione e le relazioni mercantili, in un contesto politico-economico "con" mercato, devono essere applicate su vasta scala come manifestazione piena delle leggi economiche e sono dell'idea che la proprietà sociale acquisisce il suo significato reale nel quadro della relazione sociale che la riguarda.
Quando Ernesto Guevara formula la teoria del "Sistema budgetario di Finanziamento", in cui viene accentuata fortemente la centralizzazione della pianificazione, pensa in primo luogo che il mantenimento delle relazioni monetario-mercantili nel nuovo Stato rendano impraticabile la creazione dell'"uomo nuovo". E che la costruzione di nuovi rapporti sociali, non quindi un semplice potenziamento delle forze produttive, ma una trasformazione qualitativa dei rapporti sociali di produzione, non può realizzarsi se non eliminando in tempi brevi le categorie capitalistiche ed elevando la coscienza socialista e rivoluzionaria dei lavoratori.
Facciamo notare anche in questo caso come il fattore di sviluppo quantitativo e qualitativo della base economica sia funzionale alla trasformazione qualitativa soggettiva. Le forze produttive non vanno solo potenziate bensì vanno radicalmente trasformati gli stessi rapporti sociali di produzione. Ciò implica appunto trasformazioni di tipo quantitativo e qualitativo.
E' utile però ricordare che lo stesso Che Guevara pur criticando la teoria del "calcolo economico", che prevedeva, come in parte si sta determinando, oggi nell'attuale modernizzazione della pianificazione, l'autogestione finanziaria delle imprese e gli incentivi economici ai lavoratori, ha sempre riconosciuto l'impossibilita di eliminare dall'oggi al domani la legge del valore, che invece continua ad operare per forza di cose, date le condizioni stesse della transizione.
Una sorta di economia socialista "con" mercato ma non "di" mercato. C'è comunque da precisare che sebbene sia vero che il Che ritenesse che sin dalle prime forme di transizione al socialismo la legge del valore dovesse essere posta in "crisi", dovesse essere compressa, limitata, è pur vero che egli ritenesse che la legge continuasse ad operare per forza di cose, date le condizioni stesse della transizione. Insomma il Che riconosce l'operare della legge del valore, l'impossibilità della sua eliminazione dall'oggi al domani con un decreto ministeriale, e però riconosce la necessità di una sua limitata operatività.
Aldilà degli apprezzamenti teorici, le relazioni monetario-mercantili sopravvivono nel socialismo e tutto sembra indicare che lo faranno per periodi prolungati di tempo, la cui determinazione non è chiara né in termini teorici né pratici.
Del resto che la soggettività rivoluzionaria non possa mai prescindere nel suo operato dalle condizioni oggettive storicamente determinate è ben chiaro sia nell'analisi che nell'azione pratica di due grandi rivoluzionari come il Che e Vladimir Ilyich Ulyanov.
Sia Lenin che il Che infatti, hanno sostenuto che per uscire dal "comunismo di guerra", quando nelle condizioni economiche disperate dell'Unione Sovietica degli anni '20 fu adottato un modello di crescita economica la NEP (Nuova Politica Economica) che reintroduceva modelli mercantili capitalistici, questa era la dimostrazione emblematica della capacità di adattamento del marxismo alle condizioni oggettive della società; ma che allo stesso tempo non poteva certo rappresentare un "modello universale" di sviluppo del socialismo. La NEP viene appunto interpretata come un mezzo temporaneo, in un determinato contesto storico, per realizzare la necessaria crescita economica e lo sviluppo delle forze produttive.
Anche oggi il PCC ha la necessità di valutare e correggere alcuni limiti di un modello economico eccessivamente centralizzato e la volontà di favorire una maggiore partecipazione dei lavoratori attraverso un sistema decentrato, si riferisce al bisogno di adeguare la pianificazione socialista alle tendenze presenti oggi nel mercato, per contribuire alla flessibilità e alla incisività dell'attuale piano quinquennale di fronte alle problematiche economico-sociali generate dalla crisi globale. Queste linee di perfezionamento e di aggiornamento sono dovute al fatto che il socialismo cubano subisce da oltre 50 anni il blocco, è immerso in una crisi sistemica del capitale che piega le ginocchia agli Stati Uniti, al Giappone, alla Francia, alla stessa Germania, per non parlare della Spagna, Grecia, Irlanda e dell'Italia, pensate quindi ad un paese bloccato, un paese del Terzo Mondo, al quale tra l'altro il Fondo Monetario Internazionale, gli organismi internazionali, fanno pagare il fatto che sia indipendente, autodeterminato e che segua la strada del socialismo.
Naturalmente davanti all'attuale crisi globale è d'obbligo fare degli aggiustamenti al sistema economico ma in tutti i dibattiti, in tutte le discussioni, si parte sempre dall'interno della tenuta e rafforzamento della pianificazione socialista continuando la transizione socialista bisogna attuare e attualizzare la pianificazione in una fase che è diversa da quella di 50 anni fa, di 30 anni fa o del periodo

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