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Il Congresso del PCC lancia la sfida della Parte di un documento della Rete dei comunisti
Da pochi giorni si è concluso il VI Congresso del Partito Comunista Cubano. Il precedente che si tenne quattordici anni fa, nel 1997, dovette misurarsi con il cambiamento epocale seguito alla dissoluzione dell'URSS e affrontò le pesantissime conseguenze (il tremendo "periodo especial") prodotte dal venir meno del rapporto di mutuo aiuto economico, di interrelazione e di interscambio, non solo con L'Unione Sovietica, ma con l'intero blocco dei paesi socialisti (Comecon) che garantiva l'85% del commercio estero cubano. Il Partito, il popolo e il Governo cubano dovettero fare i conti con una caduta del Pil del 35%; che comportò anni durissimi di povertà e di straordinaria emergenza, per far fronte alle quali, dovendo necessariamente acquisire valuta estera per le transazioni internazionali; intrapresero la strada, obbligata, di una grande apertura al turismo di massa e alla conseguente introduzione della doppia circolazione della moneta. Questo, tuttavia, senza mai rinunciare al carattere socialista e rivoluzionario del processo di transizione. Allora come oggi, è stata mantenuta la piena gratuità del sistema sanitario così come dell' istruzione pubblica, e la ridistribuzione di ciò che viene prodotto avviene in maniera uniforme ed egualitaria in tutto il paese, senza distinzioni e alcuna forma di privilegio per classi e settori sociali. Ma il primo problema economico che da anni si trova ad affrontare Cuba sta nel fatto che, visto che il socialismo si differenzia dal capitalismo perché non è basato su una semplice migliorata redistribuzione dei redditi ma è incentrato sulla più equa ridistribuzione della ricchezza sociale, allora bisognerà giungere ad una ottimizzazione della realizzazione di tale ricchezza sociale facendo si che migliori qualitativamente e quantitativamente, diminuendo da subito la dipendenza dalle importazioni e rafforzando l'export. Il VI Congresso che si è concluso con la ferma determinazione e l'impegno generale a "migliorare il sistema socialista e a non permettere mai il ritorno del regime capitalistico", si è incentrato sull'adozione di importanti misure di aggiustamento e perfezionamento del sistema economico. Scelte che oltre a fare i conti con lo storico e drammatico problema del blocco economico statunitense e con le contraddizioni sociali dovute alla doppia circolazione della moneta, e degli errori compiuti nella realizzazione del processo di pianificazione, devono misurasi con gli effetti dalla profondissima crisi sistemica del modo di produzione capitalista a livello globale. Ma prima ancora di entrare nel merito delle scelte che il processo rivoluzionario cubano sta adottando per adeguare la pianificazione economica socialista alle difficoltà straordinarie della fase attuale, non si può ancora una volta non sottolineare come il Congresso e il suo dibattito preparatorio abbiano rappresentato un esempio concreto di democrazia reale e partecipativa sul piano politico, economico e sociale. Oltre 163.000 (centosessantatremila) riunioni hanno preceduto l'assise generale, con la partecipazione di 8 milioni 913. 838 cubani, dalle scuole alle università, ai posti di lavoro, al Partito, al Sindacato, fino ai CDR e a tutte le strutture di base del paese. 620.000 sono state le proposte di modifiche, di aggiunte, tagli e correzioni al Progetto delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e della Rivoluzione ( le tesi ), che hanno avuto una grandissima risonanza nei mesi precedenti su tutti gli organi di informazione cubani e che sono state prese in esame e tradotte in importanti decisioni, nei lavori delle 5 commissioni congressuali. Chi pensa che questi numeri facciano parte di un rituale si sbaglia di grosso: ai cubani non è stata chiesta l'unanimità, ma il contributo critico, le espressioni di contrarietà e le proposte di modifica sulle scelte da intraprendere. Questo ha fatto sì che nel documento originale che conteneva 291 Linee, 16 sono state integrate in altre, 94 hanno mantenuto la loro iniziale redazione, in 181 è stato modificato il contenuto e ne sono state incorporate 36 nuove, con il risultato di un totale di 311, nell'attuale progetto. In pratica poco più dei due terzi delle Linee, esattamente il 68%, sono state riformulate. Su molti dei temi e delle questioni che sono state al centro del dibattito congressuale, come Rete dei Comunisti abbiamo nei mesi scorsi prodotto diversi documenti, articoli ed elaborazioni che avevano lo scopo di rendere evidente che le misure per l'incremento della produzione e dell'efficienza economica, ad esempio nel settore non statale dell'economia, non avevano nulla a che vedere con una presunta privatizzazione della proprietà e che le linee di politica economica e sociale rappresentano un aggiustamento, una modernizzazione della pianificazione socialista, che tiene conto delle difficili e critiche condizioni politico-sociali-economiche interne al paese e presenti nel contesto internazionale sia in termini di oggettività della crisi sistemica sia degli assolutamente sfavorevoli rapporti di forza considerate le soggettività di classe e comuniste in campo. Le misure di perfezionamento e i cambiamenti in corso richiamano e attualizzano il dibattito sulla transizione al socialismo, sui diversi modelli di pianificazione e sulla inevitabilità che il passaggio dal sistema capitalista a quello socialista, mai ha potuto prescindere dalle questioni teoriche applicate però
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