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della Serbia nella NATO. Fino all'ultimo giorno della sua esistenza ha continuato la battaglia di verità e giustizia, per il popolo serbo e in difesa del Kosovo Metohija.
A cura del Forum Belgrado Italia
Febbraio 2010
Un ricordo di Mihajlo Markovic dal sito cnj.it
Comunista e partigiano sin da giovanissimo, poi filosofo, docente all'Università di Belgrado, autore di una Dialettica della prassi, Mihajlo Markovic è stato negli anni Sessanta animatore con molti altri della rivista Praxis, di area neomarxista e "francofortese", e dunque un critico del marxismo-leninismo e della linea portata avanti dalla Lega dei Comunisti in Jugoslavia. Gli intellettuali di Praxis promuovevano regolarmente meeting filosofico-politici nella incantevole cornice dell'isola di Korcula... Forse anche per questo motivo piacevano tantissimo alla "nuova sinistra" di tendenza in quegli anni in Occidente, in Italia soprattutto. Eppure la gran parte di loro furono ben presto gettati nel dimenticatoio dagli ex-neomarxisti ed ex-francofortesi nostrani. Diversamente da molti suoi vecchi compagni di Praxis, Markovic rimase un socialista ed un antifascista conseguente anche nel tempo del "riflusso". Cosicchè, a partire dagli anni Ottanta, dalle nostre parti egli non fu più visto come l' "intellettuale dissidente di un paese dell'Est", da vezzeggiare, ma piuttosto come un socialista serbo, perciò da ignorare, evitare, stigmatizzare.
Quegli intellettuali radical-chic nostrani che avevano apprezzato Praxis erano gli stessi che si apprestavano a fare da mosche cocchiere dei bombardieri della NATO. A metà degli anni Ottanta Markovic fu tra gli estensori del "Memorandum" dell'Accademia Serba delle Scienze, tanto vituperato quanto poco letto e compreso in Occidente; e nei primi anni Novanta fu vicepresidente del Partito Socialista della Serbia (SPS) guidato da Miloevic. Fu co-estensore del Programma del Partito, che mentre si poneva in totale sintonia con la Dichiarazione di Stoccolma dell'Internazionale Socialista, sottolineava i valori della sovranità nazionale e l'opposizione all'imperialismo e alla disgregazione della patria jugoslava. Markovic non fu "recuperato" dalla sinistra europea nemmeno dopo la sua rottura con Miloevic, nel 1995: in quanto antimperialista, rimaneva un indesiderato.
Continuò a differenziarsi da Miloevic anche in occasione degli eventi del 2000, quando il colpo di Stato promosso in Occidente impose in Serbia e Montenegro governi di destra, che avrebbero portato allo scioglimento dello Stato e al massacro sociale causato dalle politiche ultraliberiste. Nonostante la difficoltà di collocazione politica, Markovic fu sempre lucido nell'analizzare quello che stava succedendo e denunziò sempre le manovre internazionali ed i pericoli di ulteriore smembramento che il suo paese correva. In seguito al rapimento di Miloevic e durante il processo-farsa dell'Aia ne prese le difese; dopo l'assassinio di Miloevic, fu tra le figure più autorevoli a commemorarlo.
Nei testi che abbiamo raccolto alla pagina http://www.cnj.it/documentazione/mihajlomarkovic.htm si riconosce gran parte del percorso politico e personale di Mihajlo Markovic, che abbiamo fin qui sintetizzato: un percorso non privo di incongruenze e di limiti, ma vissuto con la generosità di un uomo di sinistra - per davvero, non nel senso "italiano" -, un socialista che ha sinceramente amato il suo paese e la sua gente e per essi avrebbe voluto la pace e la giustizia sociale. Perciò riteniamo non necessario commentare le opinioni espresse da Markovic, e dai suoi interlocutori, nei testi riportati alla pagina http://www.cnj.it/documentazione/mihajlomarkovic.ht m, anche laddove tali opinioni potrebbero differenziarsi dalle nostre. Lasciamo al lettore le sue considerazioni: gli argomenti trattati restano di eccezionale interesse per chi voglia ricostruire le cause profonde della crisi jugoslava ed europea degli ultimi decenni.
(A cura di Italo Slavo)
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