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ebbe un'immensa risonanza e vaste ripercussioni. Con la vittoria di Lipsia, si apre praticamente il periodo della unità d'azione, del fronte unico, del fronte popolare per la lotta contro il fascismo e la guerra, si inizia la controffensiva delle classi lavoratrici e delle forze democratiche, raggruppate attorno alla classe operaia.
Alla testa di questo grande movimento popolare non poteva esserci che il partito della classe operaia, l'Internazionale Comunista. E Dimitrov, dopo la vittoria di Lipsia, tenne, nelle sue mani esperte, il timone dell'Internazionale. La sua formazione di militante si era compiuta attraverso lunghi decenni di milizia nel movimento operaio bulgaro e precisamente, fin dall'adolescenza, in quel partito socialista degli e «stretti» (tesniaki), partito rivoluzionario che sempre si oppose fermamente al partito opportunista dei e «larghi» e che fu in tutte le fasi del suo sviluppo il più sensibile all'esempio del Partito bolscevico, tanto che nel 1919, quando prese il nome di Partito comunista e si affiliò alla III Internazionale, venne riconosciuto valido per i suoi iscritti, agli effetti dell'anzianità di partito, il periodo trascorso nelle file della II Internazionale. In quel partito, alla testa dei lavoratori bulgari, Dimitrov si era temprato come rivoluzionario, aveva rapidamente sviluppato le sue qualità di grande dirigente e capo della classe operaia bulgara. Costretto nel 1923 a prendere la via dell'esilio, egli aveva continuato a guidare dall'estero il Partito comunista e il movimento operaio bulgaro, ma, ben presto, il campo della sua attività era diventato immensamente più vasto. A stretto contatto col Partito bolscevico, la mente e l'animo aperti agli insegnamenti del leninismo, sotto la guida diretta di Stalin, Dimitrov si avviava a grandi passi verso il suo completo sviluppo ideologico e politico. Quando fu arrestato a Berlino, egli era ormai uno dei migliori dirigenti dell'Internazionale Comunista.
A Lipsia, tutto il mondo ne ebbe la rivelazione e, qualche tempo dopo, al VII Congresso dell'Internazionale Comunista, la luminosa conferma: il vecchio operaio tipografo bulgaro, meritava pienamente di essere il segretario generale dell'Internazionale Comunista in uno dei periodi più ardui del movimento operaio e della lotta dei popoli per la libertà e per la pace. I due rapporti di Dimitrov e di Ercoli al VII Congresso, elaborati in stretta e continua collaborazione dai due relatori, suscitarono un immenso entusiasmo nel campo del movimento operaio e della democrazia, diedero un impulso potente all'organizzazione del fronte unico e del fronte popolare, crearono le condizioni per la vittoria del fronte popolare in Francia, per una potente ripresa della lotta di liberazione in Cina, per la gloriosa resistenza del popolo spagnolo durata più di due anni e mezzo, per l'intensificazione della lotta contro il fascismo in tutti i paesi. Oggi si può dire, sulla base degli avvenimenti dell'ultimo decennio che la resistenza, la lotta partigiana, le vittoriose insurrezioni popolari contro il fascismo sono state preparate dalla politica tracciata dal VII Congresso dell'Internazionale Comunista. Dimitrov fu il grande e geniale animatore di quella politica, ne fu il realizzatore tenace, combattivo, paziente. Perciò la memoria di Giorgio Dimitrov rimarrà viva in eterno nella storia del movimento operaio di tutto il mondo, nella storia dei popoli.
Durante la guerra, la sua forte voce giungeva incitatrice, ricca di insegnamenti preziosi, attraverso la radio, ai combattenti della libertà che, in tutti i paesi, affrontavano gli aggressori e gli oppressori fascisti. La sua grande e più ambita ricompensa fu certo di poter rientrare nella sua patria, liberata dall'oppressione domestica e straniera con l'aiuto degli eserciti del paese del socialismo, di fondare, con la sua opera e con la sua dottrina, alla testa del popolo bulgaro, il nuovo Stato popolare della Bulgaria, di aprire al suo popolo la via del socialismo, di difenderne con mano ferma le grandi conquiste. olpito durante la guerra da una tremenda sventura familiare, la quale aggravò repentinamente il male che da anni metteva a dura prova la sua fibra e che doveva portarlo a fine immatura, Giorgio Dimitrov ebbe il supremo conforto di veder coronata la sua opera dalla libertà del suo popolo, dallo schiacciamento del fascismo e dai passi giganteschi compiuti in tutto il mondo dalla causa del socialismo.
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