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La VOCE ANNO XXX N°6 | febbraio 2025 | PAGINA G - 39 |
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Si riaccende la guerra in Congo. Una tragedia dai risvolti neo-colonialisti quasi dimenticataTra
le notizie riportate dai nostri mass media è comparsa anche la
segnalazione del riaccendersi della guerra nella parte orientale
della Repubblica Democratica del Congo. I ribelli della formazione
M23, sostenuti dall’esercito del Rwanda, si sono impossessati della
città di Goma, capoluogo della regione del Nord Kivu e massima città
del Congo orientale.
Roma, 29 gennaio 2025, Vincenzo Brandi |
Roger Waters - Il buono, il brutto e il cattivoCome sempre, Roger Water, semplicemente straordinario. Ci opporremo a Donald. Ci opporremo ai genocidi. Ci opporremo e io vi prometto, fratelli e sorelle in Palestina, non ce ne andremo mai finché non sarà fatta giustizia e la pace regni in Terra Santa." Israele sta concludendo una guerra, ma si sta preparando per la successiva![]() di Alexander Svarants - NEO Uno degli eventi globali più significativi degli ultimi tempi è stata la notizia della cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza e il raggiungimento di una tregua tra Israele e Hamas. L'accordo di armistizio, raggiunto il 15 gennaio con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, è composto da 8 capitoli e 20 paragrafi. La parte principale dell'accordo è la fine del conflitto armato, il ritiro delle unità dell'IDF dalla Striscia di Gaza (ad eccezione della “zona cuscinetto” a sud e a ovest), la fornitura di assistenza umanitaria alla popolazione palestinese e lo scambio di ostaggi e prigionieri. Naturalmente, qualsiasi guerra finirà con la pace (o tregua). Secondo la tregua, Israele, dopo aver ricevuto tutte le donne e i bambini tenuti in ostaggio, permetterà l'apertura del checkpoint di Rafah, al confine con l'Egitto, per i civili e i feriti. L'entità dei problemi umanitari è molto grave, ed è diventata una conseguenza oggettiva della natura distruttiva della guerra. Tuttavia, utilizzando tale forza per reprimere la resistenza di Hamas, Israele ha perseguito non solo un obiettivo militare, ma anche politico, ossia creare condizioni di vita insopportabili per i palestinesi della Striscia di Gaza e costringerli a un esodo di massa. In poche parole, si tratta di una politica di pulizia etnica e di eliminazione di una nuova minaccia territoriale nel sud di Israele. Non è un caso che l'amministrazione del presidente statunitense D. Trump, particolarmente impegnata in un'alleanza strategica con Israele, non escluda il trasferimento di alcuni palestinesi dalla Striscia di Gaza all'Indonesia. La conclusione di un accordo di armistizio alla vigilia dell'insediamento del 47° Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, testimonia il ruolo significativo di Washington e la politica di Trump annunciata durante il periodo elettorale di porre fine ai conflitti militari dopo il suo successo. A quanto pare, le forti pressioni statunitensi hanno influenzato la decisione del governo di Benjamin Netanyahu, causando il malcontento dei membri radicali della coalizione di governo. ..segue ./.
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